Prologo                                                                    



Grida... Erano grida di aiuto quelle che sentivo, lentamente aprii gli occhi ma incapace e quasi incoscente delle mie azioni li richiusi. Forse mi ero riaddormentata o forse no, ma i rumori assordanti che sembravano rottami in fiamme e le grida sconosciute dell'attimo prima erano cambiati. Ora sentivo solamente dei passi, alcuni più pesanti e profondi altri leggeri ma decisi, poi una macchina iniziò ad emettere dei suoni, simili a quelli di un cellulare quando scade la linea, simili ... Alle macchine che si trovano negli ospedali, quelle che fanno vedere a che velocità sta andando il tuo cuore.. E subito un pensiero o meglio una domanda si fece spazio nella mia mente "dove mi trovo?". Aprii gli occhi questa volta con meno fatica e più coscente. Mi guardai in torno per qualche istante: Quattro pareti bianche, tubi trasparenti che mi percorrono tutto il corpo e ancora quel rumore; Poi lentamente dei ricordi si insinuarono nella testa: Una macchina capovolta in fiamme, delle urla, poi un volto familiare a pochi metri da me che mi fissa con gli occhi spaventati, mi tende la mano come per chiedere aiuto ma io sono troppo debole, così mi lascio andare.. I miei occhi si chiudono. 

"Catlyn!" Gridai di colpo quando i miei ricordi riaffiorarono.

Era Catlyn, era lei il volto offuscato nella mia testa che mi chiedeva aiuto indicandomi e porgendomi la sua mano.

Mi tolsi di dosso tutti i tubicini trasparenti collegati alla mia pelle e uscii dalla stanza, ero in un ospedale.

La gente mi passava davanti senza curarsi di me, cercai disperatamente un dottore ma ogni dove mi girassi trovavo solo malati. 

"m-mi scusi signora, s-sono Primrose Stewart e sto cercando mia s-sorella Catlyn Stewart, abbiamo fatto un incidente in auto e..."

La donna davanti a me mi guardava attentamente mentre io esprimevo con amarezza quello che era accaduto qualche ora prima.

"mi segua signorina Stewart"

Non capivo, insomma aveva ricevuto il mio messaggio? Aveva capito che stavo cercando mia sorella probabilmente sul letto di ospedale come quello su cui stavo prima e che dovevo vederla?

Non dissi niente, la seguii e basta. Si fermò davanti a una porta con dei vetri trasparenti ma fatti apposta per offuscare le immagini dall'altra parte della stanza.

"Dietro questa porta c'è sua sorella" Fece un attimo di pausa poi riprese a muovere le labbra. "mi dispiace molto signorina Stewart"

Ancora non capivo, perchè le dispiaceva? E poi per cosa era dispiaciuta? 

Si fece spazio davanti a me con noncuranza e aprì la porta dietro la quale si trovava mia sorella.

La guardai che giaceva immobile sul letto, imparte a lei cera la nostra migliore amica Alexis... Piangeva, non smetteva di farlo ed era quello che faceva accrescere ancora di più l'ansia che c'era in me. Poi mi vide e mi venne in contro stringendomi in un abbraccio forte, quasi soffocante; ma in quel momento... Dal momento in cui capii che su quel letto giaceva immobile mia sorella col volto pallido e la pelle apparentemente fredda, era come se intorno a me non ci fosse più nessuno, non sentivo più nemmeno l'abbraccio soffocante di Alexis, non sentivo più il terreno sotto i miei piedi, non sentivo niente.. Solo delle lacrime che pendevano dai miei occhi.