Un giorno vidi una ragazzina piangere, le chiesi cose le fosse successo e lei mi disse che non aveva voglia di parlarne.

Io non dissi nulla, semplicemente rimasi lì, a pochi metri da lei.

Tutto a un tratto sbuffò, mi sembrò stanca e arrabbiata.

Cominciò a parlare, non fu necessario chiederla nulla, mi raccontò tutto, di come fosse confusa, di come la sua vita era pericolosamente in bilico, rischiava di sfasciarsi attimo dopo attimo.

Voleva fare l’avvocato, disse, per difendere chi ne aveva bisogno, per far valere la giustizia e non le importava di guadagnare tanto o poco

“Voglio fare la differenza” disse.

Mi sedetti accanto a lei e le chiesi cosa glielo stesse impedendo

“I miei genitori” fu la sua risposta.

Mi raccontò di come, ogni volta che discuteva con loro, si perdesse nella sua confusione, di come la sua sicurezza vacillasse.

Mi disse che non l’ascoltavano, almeno a lei sembrava così, che credevano che ogni sua scelta fosse sbagliata e che non la volevano lasciare andare

“Mi impediscono di scegliere dove studiare, ed io non riesco a decidere perchè so che mi precludono ogni scelta.” mormorò tra le lacrime.

Guardai bene quella ragazzina, era piccola e fragile, come qualsiasi adolescente, ma determinata.

Aveva solo bisogno di qualcuno che la incoraggiasse, aveva bisogno di qualcuno che sostenesse i suoi sogni.

Non bisogna essere sempre pragmatici nella vita, a volte è necessario lasciar vagare il cuore.

Non so cosa fece quella ragazzina, spero sia diventata un avvocato, che abbia seguito le sue idee, che abbia scelto col cuore.

Altrimenti la saprò per sempre infelice.