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Autore: Alexys88    16/07/2013    1 recensioni
«Non è assolutamente accettabile... non sono degni di ricoprire tale titolo!»
«Il loro ultimo scontro è stato a dir poco deludente... sono solo dei buoni a nulla...»
«Tsk... perchè farla tanto lunga e perdersi in chiacchiere? Stanno facendo un pessimo lavoro come Shinigami!»
«Tu cosa ne pensi...?»
«...»
«Credo sia arrivato il momento... di riprenderci il ruolo che ci appartiene di diritto...»

Una fanfiction a quattro mani mia e di Xemyd. Una saga ambientata durante i 17 mesi dopo la sconfitta di Aizen.
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Byakuya Kuchiki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Eccoci qui con un nuovo capitolo! :)
Vorremmo dire una cosa… abbiamo notato che la nostra storia viene letta, perché appunto si possono
controllare le visite! Ma quindi ci chiediamo… come mai non recensite? :(
Non è assolutamente necessaria la recensione, ovvio, ma almeno può aiutarci a capire se la storia vi piace o
no, se dobbiamo apportare dei cambiamenti o no, insomma, aiutateci con le recensioni a capire se vi
va bene come scriviamo o se dobbiamo cambiare qualcosa! :)
Detto questo, vi lasciamo al capitolo!

P.S. Piccolo avvertimento, alla fine del capitolo c'è un piccolo Spoiler per chi segue solo il Manga in italiano :) se invece seguite le scan allora non vi abbiamo spoilerato nulla!
Buona lettura!


SENTIMENTI CONTRASTANTI


♫♪♫♪ ~ Bleach OST 3 – Soundscape To Ardor

Byakuya, ancora una volta, era entrato nella stanza dove vi era l’altare della sua defunta moglie, Hisana.
Osservava immobile la foto della donna, cercando quasi un suggerimento sul come comportarsi.
Non poteva negare a sé stesso che l’aver constatato l’esistenza di una ragazza quasi identica ad Hisana
l’aveva scosso sin nel profondo, non riuscendo a credere a quello che i suoi occhi avevano visto.
Sua sorella Rukia, dopo l’accaduto, aveva provato a parlargli più e più volte, ma lui l’aveva deliberatamente ignorata.
Al momento, l’unica cosa che voleva era rimanere da solo a pensare.
Abbassò lo sguardo, tormentato anche lui da sentimenti contrastanti.
Scosse appena la testa, era consapevole del fatto che, al contrario di sua sorella, lui riusciva a controllare
meglio le sue emozioni.
Ma nonostante questo, era deciso più che mai a voler rivedere quella ragazza.
Non riusciva a capirne il motivo, ma doveva rivederla.
Non aveva nessuna intenzione di farsi vedere da lei, ma sentiva il bisogno di vederla, anche se ancora non
riusciva a comprenderne il perché.
Uscì con la sua solita compostezza dalla stanza, prima di dirigersi in totale silenzio fuori di casa e tornare,
ancora una volta, sulla terra.

*°*°*

La cercò quasi tutto il giorno, si diresse prima alla scuola, e successivamente al parco, ma solo al tramonto
riuscì finalmente a rivederla.
La vide entrare nel parco, con gli occhi velati da una profonda tristezza, rivolti al terreno, mentre le altre
mamme con i loro bambini iniziavano ad allontanarsi per tornare nelle loro rispettive abitazioni.
La osservava in silenzio, tenendosi lontano da lei e infine la vide sedersi sull’altalena e dondolare appena.
Si accorse persino del lieve sospiro che sfuggì dalle sue labbra.
«Tsubaki…»
Il sussurro, seppur lieve, non passò inascoltato alle orecchie del Capitano.
Tsubaki? Chi era?
All’improvviso un sussulto scosse il corpo dello Shinigami.
Forse la ragazza stava parlando della bambina uccisa senza la benchè minima pietà dall’Hollow.
Si ritrovò, senza accorgersene, ad abbassare appena lo sguardo anche lui, mentre il suo cuore venne
attraversato da un nuovo sentimento.
Cos’era?
Senso… di colpa?
Sì, probabilmente era quello.
Se solo avesse potuto percepire la presenza di quell’Hollow… forse sarebbe arrivato prima e avrebbe
impedito l’uccisione di una bambina innocente.
Scosse appena la testa, non poteva farci niente purtroppo.
Anche se era uno Shinigami, vi erano comunque delle limitazioni nei suoi poteri ed una di queste era il non
poter avvertire la presenza di un Hollow.
Alzò nuovamente gli occhi, avvicinandosi appena alla ragazza, scrutandola con attenzione.
Era davvero surreale la cosa, il suo volto era uguale a quello di Hisana, la sola differenza erano i capelli
lunghi. Ma il colore di quest’ultimi, quello degli occhi.. erano completamente identici a quelli della sua defunta moglie.
Un lieve moto di nostalgia si impadronì del suo cuore. Il vedere una ragazza così simile ad Hisana in vita gli
aveva fatto pensare a quanto, effettivamente, gli mancasse sua moglie.
Sapeva bene anche lui che doveva reagire, doveva continuare a vivere, sapeva che Hisana non avrebbe
voluto che lui vivesse in questo modo.
Ma, almeno per il momento, non riusciva a farlo.
Riusciva abilmente a controllare le sue emozioni, ma non riusciva a reagire completamente.
Fissò silente la ragazza, allontanandosi di qualche passo non appena la giovane si rialzò in piedi e cominciò
a camminare in silenzio, probabilmente verso casa.
Decise, quindi, di seguirla, probabilmente per controllare che nessun altro Hollow potesse attaccarla, ma in
cuor suo sapeva che stava solo mentendo a sé stesso.
Non sapeva nemmeno lui il motivo, ma sentiva solo il desiderio di seguirla, quasi volesse studiarla in ogni
singolo dettaglio.
Interruppe il suo andare non appena vide la ragazza entrare silenziosamente dentro un appartamento,
quindi annuì senza neanche accorgersene.
Dunque era quella casa sua. Bene, se ne sarebbe ricordato per il futuro.
Sospirò e, in un istante, utilizzò lo Shunpo per scomparire ancora una volta.

♫♪♫♪

*°*°*

Non appena arrivò a casa sussultò appena quando vide Rukia attenderlo all’ingresso.
«Nii-sama…»
Rimase immobile ad osservarla. Leggeva nei suoi occhi la stessa frustrazione che, al momento, stava
tormentando il suo cuore.
Le andò vicino, annuendo.
«Seguimi.»
Un singolo ordine, si limitò a questo mentre camminava con calma in direzione del giardino.
Si fermarono entrambi di fronte al laghetto, osservando la luna riflessa sulla superficie.
Nessuno dei due sembrava voler parlare per primo, ma Byakuya non ci mise molto a rompere il fastidioso
silenzio che si era creato.
«Comprendo il tuo stato d’animo, non hai torto nell’affermare che quella donna…»
Sospirò. Non sapeva con esattezza come continuare il discorso, ma doveva provarci.
Spostò lo sguardo in direzione di sua sorella, e vide che gli occhi di lei erano fissi sul laghetto, ancora una
volta offuscati da un velo di tristezza.
A quell’immagine anche i suoi occhi cedettero lievemente alla tristezza, facendolo sospirare nuovamente.
«Rukia… sappiamo entrambi che quella donna non è Hisana…»
La sorella annuì alle parole del Capitano.
«Sì… lo so… è solo che… per un attimo… ho pensato che fosse mia sorella… la sua anima…»
«Rukia….»
«Io… credo di dovermi scusare per il mio comportamento… ho permesso alle mie emozioni di prendere il
sopravvento su di me, facendomi pensare irrazionalmente… se Renji non fosse intervenuto per farmi
rinsavire… probabilmente avrei finito col commettere una sciocchezza… sono stata un’incosciente… e
di questo mi scuso…»
Byakuya la ascoltò in silenzio, prima di scuotere appena la testa e voltarsi completamente verso di lei.
«Non scusarti… comprendo appieno i tuoi desideri… io so controllarli solo perché ho imparato a farlo…»
Vide la Shinigami voltarsi verso di lui, quasi implorando aiuto.
Lui, di rimando, si limitò a osservarla, con un lieve cipiglio di tristezza ora fisso nei suoi occhi.
«Nii-sama… cosa… cosa dovrei fare io?»
«Tu… dovrai continuare semplicemente a svolgere i tuoi doveri, Rukia… ricordati che prima di qualunque
altra cosa sei e rimarrai uno Shinigami… e cerca, per quanto ti sarà possibile, di ignorare quella
ragazza… il fatto che somigli così tanto a Hisana, è solo una mera coincidenza…»
Vide Rukia abbassare lo sguardo alle sue parole e annuire silenziosamente.
Lui tornò a fissare in silenzio il riflesso della luna, con il cuore ancora ricolmo di sentimenti contrastanti.
Era sicuro di aver detto a Rukia la cosa giusta da fare, ma per ciò che riguardava lui… la storia era un’altra…
Continuava a non capirne il motivo, ma era intenzionato più che mai a continuare a tenere d’occhio quella
misteriosa ragazza.

*°*°*

Senza che Byakuya se ne rendesse conto era trascorso già un mese da quando aveva incominciato a tenere
d’occhio giorno dopo giorno la ragazza.
Sembrava una persona ormai abbandonata a sé stessa, ogni volta che la vedeva sollevare lo sguardo
distingueva senza problemi il perenne velo di tristezza che ormai le aveva offuscato gli occhi.
Continuava silenziosamente a seguirla mentre la vedeva, per la prima volta in queste quattro settimane,
prendere una direzione diversa da quella che prendeva di solito.
Sussultò appena quando la vide dirigersi al cimitero, con tra le braccia un mazzo di camelie bianche.
Sospirò lieve, non gli ci volle molto a capire dove stava andando.
Non appena arrivò di fronte alla tomba della piccolina, vide la ragazza inginocchiarsi davanti ad essa e
posizionare i fiori dentro il vaso che lei stessa aveva provveduto a portare.
«Ciao, Tsubaki…»
La guardò silente, attento a non farsi vedere.
La osservava mentre continuava a prendersi cura amorevolmente dei fiori che aveva portato alla piccolina,
dedicando un’incredibile attenzione nel sistemarli a dovere all’interno del vaso.
La mano della donna, poi, si posizionò in una dolce carezza sulla lapide dove vi era inciso il nome della bambina.
«Mi manchi tanto, tesoro… e mi dispiace davvero per ciò che è successo… se fossi stata più attenta… forse
tutto questo non sarebbe successo…»
Il Capitano a quelle parole scosse la testa, non era certo colpa di quella donna se la piccola era stata uccisa
da un mostro.
Ma lei questo, ovviamente, non poteva saperlo.
La vide mentre si sollevava di nuovo in piedi, porgendo un ultimo saluto, accompagnato da un triste sorriso,
alla tomba, prima di voltarsi ed iniziare ad incamminarsi verso casa.
Fece per seguirla ma sussultò appena quando lo spirito della bambina, con la catena ancora sul petto,
apparve di fronte a lui, scrutandolo curiosa.
«…Cosa?» chiese lui, freddamente.
«Sei un amico di Kimiko-chan?»
La voce della piccola arrivò alle orecchie di Byakuya come un eco. Lo Shinigami scosse la testa alla domanda.
«No…»
«Allora perché la stai seguendo? Sei uno di quei cattivoni che mi ha ucciso?»
Di nuovo fece cenno di diniego con la testa senza, tuttavia, proferire parola.
Il suo silenzio fece imbronciare la piccola, che incrociò le braccia scocciata e sbuffò sonoramente.
«Certo che sei proprio noioso… non parli!»
Byakuya allargò appena gli occhi alle parole della bambina che, nel notare il suo cambio di espressione,
ridacchiò divertita.
«Beh… non fa niente! Sei noioso ma so che non sei un cattivone! Ti ho visto l’altra volta aiutare Kimiko-chan!»
Lo Shinigami rimase in silenzio a fissare la piccola che ora trotterellava attorno a lui, quasi volesse giocare.
«Ehi, signore… proteggerai tu Kimiko-chan da oggi in poi?»
«Perché sei ancora qui sulla terra? Non ti ha fatto nessuno la dovuta sepoltura?» chiese, invece, lui.
La bambina, in tutta risposta, sollevò gli occhi al cielo, portando la manina sul suo mento, come se stesse
pensando a qualcosa.
«Uhm… ora che ci penso ho visto un altro buffo signore, era vestito simile a te, ma aveva degli strani
capelli rossi e dei strani segni in faccia… mi aveva detto che sarebbe tornato, ma alla fine non è più venuto.»

«Renji…»
Sospirò sonoramente. Una volta tornato nel Seireitei avrebbe sicuramente punito quell’irresponsabile che
trascurava i suoi doveri…
«Ehi! Io ho risposto a te! Ma ora è il tuo turno! Proteggerai Kimiko-chan?»
Byakuya sospirò, quella ragazzina gli stava facendo delle domande a cui lui, per primo, non sapeva trovare una risposta.
Proteggere Kimiko? Perché avrebbe dovuto?
Sì, era il dovere di ogni Shinigami proteggere gli esseri umani ma per questo lavoro bastavano i tenenti.
Perché un capitano si sarebbe dovuto scomodare?
Non sapeva rispondere, né alle domande della bambina né a quelle del suo cuore.
Sfoderò, quindi, la sua katana, poggiando delicatamente l’estremità dell’elsa sulla fronte della bambina,
effettuò rapidamente il Konso, e fissò in silenzio la bambina che ora gli sorrideva allegra, iniziando a scomparire.
«Mi raccomando! Prenditi cura di Kimiko-chan!»

*°*°*

Non appena tornò nel Seireitei, dopo aver fatto avere alla piccola il suo posto nella Soul Society, inarcò un
sopracciglio allo spettacolo che gli si parò davanti.
Sembravano tutti in agitazione e non riusciva a capirne il motivo.
Vide Renji accorgersi di lui e correre immediatamente nella sua direzione.
«Capitano Kuchiki!»
«Cosa sta succedendo?»
«Il Capitano Komamura...!»

*°*°*

Unohana sospirò lievemente, un attimo prima di entrare nella sala dove, come di consuetudine, si trovava
il Capitano Yamamoto.
Chinò appena la testa in segno di rispetto, avvicinandosi a lui.
«Capitano Yamamoto…»
«Dimmi… come sta il Capitano Komamura?»
Annuì alla domanda del vecchio, rassicurandolo.
«È ancora vivo… se la caverà, ma avrà bisogno di molto tempo per guarire completamente…»
Yamamoto sospirò appena, annuendo lievemente alle parole della donna.
«Capitano Yamamoto…»
La voce di Unohana attirò, ancora una volta, la sua attenzione.
«Cosa c’è?»
«Le ferite riportate dal Capitano Komamura… io... credo di averle già viste in passato…»

*°*°*

«Cos’è che ti tormenta?»
«Sono stanco di stare fermo ad aspettare… quello stronzo di Kuchiki deve pagare!»
Una lieve risata divertita riecheggiò nell’aria.
«Lo odi davvero così tanto?»
«Odio lui e tutta la sua schifosa famiglia… il Clan Kuchiki non merita assolutamente tutte le onorificenze che
ha ricevuto! »
«Comprendo il tuo astio, e non ho intenzione di frenarlo… tuttavia… ti invito solo a riflettere prima di
agire… Kuchiki Byakuya è pur sempre un Capitano del Seireitei… e, assieme a Zaraki Kenpachi, è uno
dei più forti… di conseguenza, per affrontarlo, è necessario disporre di un asso nella manica, qualcosa
da usare contro di lui al momento opportuno.»
L’interlocutore, a quelle parole, rispose con una lieve risata maligna.
«Credo, in tutta onestà, di averlo già trovato questo “asso nella manica”…»

*°*°*

♫♪♫♪ ~ Bleach Movie 3 OST – Fade To Black A02

Era ormai notte fonda.
Unohana stava camminando tranquilla in direzione di casa sua, dopo aver parlato a lungo con Yamamoto.
Non riusciva a non pensare alla particolarità di quelle ferite, era sicura di averle già viste in passato.
Sì, ma dove?
«Retsu Unohana…»
Bloccò immediatamente la sua camminata non appena sentì una voce alle sue spalle.
Si girò con calma, osservando con freddezza l’individuo che si era parato di fronte a lei.
«Chi saresti tu?»
Lo sconosciuto ridacchiò divertito e fece un lieve inchino di fronte alla donna, in segno di rispetto, ma quel
gesto, più che rispettoso, sembrava quasi canzonatorio.
«Il mio nome è Yuuma… e sono venuto qui per ucciderla.»
Unohana allargò appena gli occhi alle parole di quel ragazzo che aveva sfoderato la propria Zanpakuto.
«Capisco…»
Lentamente la donna portò una mano ai suoi capelli, sciogliendo lentamente la treccia che li legava e
rivelando, così, la cicatrice che di solito era celata dalla sua lunga chioma corvina.
In un attimo il suo sguardo, da tranquillo e gentile, divenne truce e intriso di malignità.
«Fammi dunque vedere ciò che sai fare, Yuuma…»

♫♪♫♪

   
 
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