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Autore: lamialadradilibri    17/07/2013    5 recensioni
Primo: io andrò in C.
È la classe più disastrata dell’intera scuola.
È terribile.
Lì è pieno di ragazzi e ... Sì, sono fighi in modo assurdo, ma fanno paura.
Secondo – perché non è finita così.
Dovrò aiutare uno di loro in latino, greco, matematica e storia.
Lui è Andrea. Lo conosco già – di “fama”.
E già lo odio.
(...)
Non so qual è la punizione peggiore.
Per lei è la mia anche se – parole sue! – “Andrea è figo”.
Poi però aggiunge una cosa che mi fa turbare. — Però c’è chi dice che non è esattamente normale ...
Le chiedo più spiegazioni, che non mi sa fornire.
Ottimo!
(...)
CRAC!
Sbarro gli occhi, portandomi una mano alle labbra per soffocare l’urlo, che resta imprigionato tra i miei denti.
O
Mio
Dio
Sara ha tirato un destro dall’aria molto potente – troppo potente – in piena mandibola a Amelia, che ha lasciato cadere la testa di lato, senza più muoverla.
Il cuore mi batte a mille.
No, no!
(...)
“Milady, ce la farò da sola.”
“Non ne dubito. Ma dubito che lei (...) sopravvivrà.”
“Non sono un’assassina.”
(...)
Serro i pugni
Deluso.
Amareggiato.
Solo.
Rinchiuso in una prigione
Odio
Amore
Come posso provarli entrambi?
*
L'amore cambia le persone, la vita cambia le persone
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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23

"Oggi qualcuno si farà male."
Chi?
Corri, dannazione, corri!
Dottor Rossi, con tutto il rispetto, correndo il corpo... La ragazza... Si sposterà di qua e di là, e questo potrebbe danneggiarla.
Il dottore non ferma la sua corsa.
E con ciò? Non la vedi?
La corsa si fa più frenetica. Il respiro di un uomo più veloce e pesante.
Dottore...
Sta morendo!
 
SBAM!
 
 
Diverse ore prima – Caterina.
Apro gli occhi stancamente. Ciò che vorrei fare è restare lì, dormire, riposare, e soprattutto non pensare a nulla. Né a ciò che ho fatto. Né a ciò che comporterà. Invece, devo tirarmi su.
Afferro il cellulare – guardo il display.
Le 6.57.
6.57.
Mi domando perché non ho sonno. Ho dormito all’incirca quattro ore, forse più ma molto più probabilmente meno, e sono certa che, per stare in piedi, me ne servirebbero almeno otto.
Otto, cazzo. Otto ore. Ma significherebbe perdere mezza giornata e così... Mi alzo, e vado in cucina a farmi un caffè. Ho ancora la vista oscurata dalle lacrime, ma cerco di ricordare dove Andrea ha preso, ieri sera, la mocca e la polvere. Quando trovo tutto, finisco l’ “opera” e metto sul fuoco il tutto.
Mia madre starà pensando che oggi io ed Andrea ci stiamo dando dentro, e mi farà un sacco di domande, quando tornerò. E io che potrò fare? Dirle la verità è escluso...
— Ehi. Già sveglia anche tu.
Quella voce mi fa tremare le gambe.
Vorrei andare lì ed urlargli che mi perdoni, perché mi ama troppo.
Perché lo amo troppo.
E invece, ancora girata verso il fuoco, mi limito ad un’alzata di spalle.
— Come hai dormito?
E tu perché vuoi far conversazione, se mi odi? — Male.
— Perché?
Già, come se dovessi anche spiegarlo! — Sono piuttosto preoccupata.
— Anch’io. — dice Andrea, mentre io alzo il livello del fuoco sotto la mocca, così che il caffè salga prima. — Andrà tutto bene.
Mi volto, a dir poco scioccata.
Ed Andrea è lì – non è tutto frutto della mia immaginazione. È seduto sulla stessa sedia dove sono stata io, singhiozzante, ieri notte, ed il suo sguardo è sì più cupo, ma anche più speranzoso rispetto a ieri. Ciò che gli ha detto sua madre deve aver avuto effetti positivi – anche se non posso saperlo perché lei non è più tornata di sotto, dopo. Non che io l’avessi aspettata: sono crollata sul divano proprio quando mi è arrivato l’ultimo sms di Nella.
Nella! Come ho potuto essere così stronza con lei ieri sera?
Sfilo il cellulare dalla tasca, e l’accendo. Leggo per primo l’ultimo messaggio – in tutto ce ne sono 74.74 messaggi che ho apertamente ignorato. 74.
Il messaggio è kilometrico, e lo leggo con frenesia, sotto lo sguardo di Andrea – che non perdo tempo a decifrare.
 
Caterina, devo darti un’orribile notizia (almeno, così credevo che l’avresti considerata, solo un po’ di tempo fa): e cioè, parto. Sì, vado via, lontano, perché mio papà ha trovato un altro lavoro, migliore, lontano da qua. Mamma lo seguirà, ed io? Beh, sono costretta ad imitarli. All’inizio pensavo che avrei sofferto per TE. Ed invece com’è finita? Soffro per Justin (quello che credevo d’odiare. Indovina un po’ chi odio ora?)
Non posso certo dire che sei stata un’amica cattiva ALL’INIZIO. Ti ricordi i pigiama party? E tutto il resto? Le risate? Il parco? Il cinema? Ah sì, vero: no, non t’interessa più perché sei troppo presa da SARA. Sai, sapevo che Andrea non ti avrebbe fatto bene ma indovina un po’? sono stata zitta perché tu ci tenevi! Non l’ho insultato, non l’ho chiamato “Justino”!! mentre tu diventi più orribile ogni secondo che passa io faccio le valigie.
Non dirò d’essere contenta che tu ed Andrea vi siete lasciati ... ma sicuramente triste non sono!
Detto ciò, non vedo perché continuare oltre. Hai letto gli altri 73 messaggi? No, vero?
Bene. è finita. Domani, alle 7,30, partirò. ADDIO Caterina. Addio.
Ed ora che ti scrivo, alle 3,40 di notte (partirò tra 3 ore ma sono sveglia x TE) sono certa k tu non risponderai. Ma va bene così. ogni cosa ha una fine (non sempre “lieta”). Ciao. Nella.
 
Rileggo l’sms mentre il mondo mi crolla addosso.
No! Nella, no!
Io, una cattiva amica!
73 messaggi non letti...
“Justino”...! Mi è scappato, ma come potrò mai dirglielo? È semplice, non potrò: tra meno di mezz’ora partirà ed io non sarò lì a fermarla.
Ha ragione. L’ho trascurata e lei è stata zitta.
Faccio schifo.
Digito più veloce che posso:
 
nella, semmai leggerai questo sms, credimi: non ti ho trascurata apposta. La mia vita si è NOTEVOLMENTE complicata dopo la punizione, ed ora che te ne andrai non farà che peggiorare. Ma che posso dirti? Ma come posso biasimarti? SCUSA. Scusa davvero, faccio schifo: non solo come amica, ma anche come persona, come fidanzata. Non verrò all’aeroporto, e sai perché? Perché non ti merito. Ti prego, vattene. C.
 
Invia.
 
Invio in corso ...
 
Messaggio inviato correttamente – per rileggerlo andare su: messaggi inviati.
 
Ecco.
L’ho fatto.
La verità è che non merito né Nella né Andrea.
Non dopo ciò che ho fatto ieri sera quando, sola, ho contattato il mio professore.
Lancio un’occhiata ad Andrea. — Il caffè è pronto — bisbiglio, anziché dirgli ciò ce provo. — ne vuoi un po’?
Lui annuisce e va un gesto annoiato con la mano per indicarmi la sua tazza. L’afferro e ci verso un po’ ci quel nettare degli dèi, che mi farà rimare in vita oggi.
Spero.
— A chi scrivevi? — domanda Andrea, quando lo raggiungo al tavolo, sorseggiando caffè amaro.
Alzo le spalle. — Nella.
— Avevi un’espressione piuttosto ... — esita, come se stesse cercando una parola più adatta — scioccata, sì.
— Perché sono scioccata.
— Immagino.
Beviamo i nostri caffè in silenzio, lanciandoci occhiatine di tanto in tanto.
È complicato ciò che stiamo vivendo.
È troppo per me.
È troppo per lui.
— Caterina.
Alzo lo sguardo dal marrone del caffè, curiosa. — Si?
— Sei dispiaciuta?
Guardo Andrea come se fosse impazzito. — Andrea. Come posso non esserlo? È come se l’avessi picchiata io. L’ho picchiata io, dentro me. E perché? — lo guardo dritto negli occhi. — Perché non volevo perderti. — restiamo tutt’e due un attimo in silenzio, ma poi io continuo: ho un fiume di parole, emozioni, azioni dentro, voglio tirarne fuori almeno un po’. O scoppierò. — E cos’ho ottenuto?
La risposta è ovvia, ma ci metto un po’ per riuscire a dirla. Così respiro profondamente e poi, con un po’ di coraggio in più, mormoro: — Ti ho perso.
Non scoppio in lacrime. Come ho già detto: non ne ho più.
Andrea gioca col bordo della sua tazza, passandoci l’indice. — Questo — comincia, con voce lieve — non è del tutto vero.
Il mio sguardo s’illumina.
Cosa?!
— Non so che fare — precisa Andrea guardandomi truce. — ma so che deciderò dopo aver visto Amelia.
Annuisco.
Vorrei dirgli “grazie”, ma che senso ha?
Vorrei dirgli “ti prego, amami”, ma non mi ascolterebbe.
Così sto zitta.
Semplicemente.
E ripenso a ciò che ho fatto ieri notte.
Stupidastupidastupida.
Perché richiamare il prof?
Prendo il cellulare e, stando attenta che Andrea non possa sbirciare, controllo gli sms. Non ricordo nemmeno più ciò che gli ho scritto e ciò mi mette ansia.
 
Professore, lei crede che io sia una brava persona?
 
Sì, certo, Caterina. Perché me lo chiedi?
 
Perché ho fatto una cosa orribile.
 
Cioè?
 
Non gli ho più risposto, grazie a dio. Sto già per scrivergli che non è successo nulla, quando mi arriva un altro SMS.
È Nella.
 
Sono felice che almeno tu l’abbia presa bene, sai, Caterina! E non venire all’aeroporto: TI FAREI CACCIARE!! Ti odio! Ti odio! Tutta la nostra amicizia cos’era? IL NULLA? addio! Stronza!! Tale e quale a SARA!
 
Non replico perché Nel non sa nemmeno ciò che dice.
Non mi va più di scrivere al prof.
Non mi va più di andare da Amelia o da Sara.
Solo che devo e  così io ed Andrea ci alziamo.
— Sai dove abita? — mi domanda senz’espressione, mentre mette via la colazione.
— No. La chiamo.
Compongo il numero e premo su “chiama”.
 
Tu...
 
Tu...
 
Tu...
 
Tu...
 
Sara! Sara dove cazzo sei?
 
Tu...
 
— CATERINA! Oddio Caterina!
— Sara. Sì? — non posso mostrarmi spaventata, non ora: qui c’è Andrea. — Dimmi.
— Amelié... Non si muove più... Oddio!
Dei singhiozzi le soffocano la voce.
I suoi singhiozzi.
Sara che piange?
Serro i pugni.
— Sssh, Sara. Arriviamo ora. Dimmi la via, per cortesia.
Mi dice tutto. — SBRIGATEVI!
Metto giù.
Un’altra parola e mi farei prendere dal panico.
Io ed Andrea scendiamo in garage, lì c’è una moto splendida. Mi porge il casco e senza una parola infila il suo. Non mi sembra affatto il momento d’essere goffa, ma proprio non riesco a salire su quest’affare, così Andrea è costretto ad aiutarmi.
Alla fine non lo ringrazio nemmeno e partiamo silenziosi.
 
Andrea.
Oh cristo.
Guardo Amelié un’altra volta. È stesa malamente su un letto e non si muove. Accanto a lei c’è Sara, disperata.
Amelié mi guarda, con gli occhi m’ implora. Di far cosa, poi?
È nella merda.
Siamo nella merda.
— Portiamola all’ospedale. — dico soltanto, senz’alcuna emozione.
Caterina, ferma sulla porta, mi guarda sgranando gli occhi , piena d’orrore.
Cosa? — esclama con voce acuta. — No. No! Vedrebbero che è strafatta — sbotta irrispettosamente. Be’, dove vuole andare a parare? — Forse scoprirebbero anche te!
Sara osserva la scena, sospirando. — Caterina non ha torto.
— Sì invece — sibilo. — Non la vedi? È messa malissimo. Mi beccheranno? Me ne fotto. Su portiamola via di qui.
 
Manuele.
Sto ancora dormendo, quando mi arriva un SMS.
È di Andrea, ed è piuttosto breve.
 
SIAMO ALL’OSPEDALE. VIENI. È PER AMELIA.
 
Oh cazzo.
Amy? E perché mai?
 
Cos’è successo?
 
La risposta arriva subito.
 
NON T’IMPORTA. VIENI!
 
M’infilo jeans, Tshirt e felpa, e parto sgommando in moto.
Oggi qualcuno si farà male. 

Eccomi qui, con il 23esimo capitolo della storia. Sì, aggiorno velocemente** Ad ogni modo, che ne dite? Prometto sinceramente che è uno degli ultimi capitoli così, poi ci sarà più azione che lacrime, okay? Ho messo diversi "P. O. V.", che ve ne pare? Comunque.. Che succederà, ORA? 
Andrea: scopre com'è messa davvero Amelia-é.
Sara: è scioccata.
Caterina: idem.
Nella: è andata via; perciò di Justin non se ne parlerà più.
Marco(prof):???
Manuele: incazzato nero, nero, nero!
La faccenda è molto complicata, e poi che succederà tra Andrea e Cate? E che vorrà dire quel paragrafo iniziale del capitolo? Chi è che sta per morire??
Kiss Kiss, alla prossima!
  
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