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Autore: Arpiria    17/07/2013    3 recensioni
Una sera accaldata di un Luglio particolarmente secco e arido, Gilderoy Allock sedette come di consueto alla scrivania del suo studio. Aveva un libro da terminare, ma era conscio che l’opprimente calore di cui era gravida l’aria non gli avrebbe mai permesso di buttare giù qualcosa di decente. Rispondere agli ammiratori gli era sembrata, in quel momento, una delle poche cose che sarebbe stato in grado di fare.
{Terza classificata al contest "Dolci Momenti" di Saruccia97_LTD}
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gilderoy Allock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nickname autore (forum e EFP):One Sky One Destiny
Titolo: La stagione delle piogge
Personaggio: Gilderoy Allock
Genere: Fluff
Avvertimenti: Nessuno
Note: Ho cercato di trasmettere dolcezzautilizzando un personaggio a cui di solito non è associata. A me Allock è sempre piaciuto e credo che abbia pagato a sufficienza per i suoi errori! Si merita un po’ di fluff!  Questa flash-fic è ambientata poco prima che diventasse professore di Difesa contro le Arti Oscure a Hogwarts. 

 
 



La stagione delle piogge

 


 
Una sera accaldata di un Luglio particolarmente secco e arido, Gilderoy Allock sedette come di consueto alla scrivania del suo studio. Aveva un libro da terminare, ma era conscio che l’opprimente calore di cui era gravida l’aria non gli avrebbe mai permesso di buttare giù qualcosa di decente. Rispondere agli ammiratori gli era sembrata, in quel momento, una delle poche cose che sarebbe stato in grado di fare.
Avrebbe ripreso la scrittura della sua ennesima autobiografia non appena la notte gli avesse alitato un po’ di venticello fresco in faccia.
Sorrise al se stesso riflesso nello specchio appeso al muro, accanto alla sua scrivania, poi dette un’occhiata alla posta ricevuta quella mattina. Naturalmente aveva davanti a sé un bel malloppo di lettere, cosa che gli gonfiò il cuore d’orgoglio: niente lo appagava più che donare autografi ai suoi ammiratori.
Una volta che quei fogli di carta imbevuti di complimenti avevano ottenuto un’esauriente risposta, Gilderoy li gettava in un suo vecchio baule.
 Tutte le lettere finivano là, perché Allock non avrebbe saputo proprio in che altro luogo riporle. Gli piaceva ricordare a se stesso quanta pura e ingenua ammirazione ricevesse ogni giorno, così non ne gettava mai nemmeno una. Le accumulava e, di tanto in tanto, contemplava con un sorrisetto soddisfatto l’enorme catasta di fogli che traboccava dal suo baule.
Dopo essersi asciugato la fronte sudata con un elegante fazzolettino di seta, iniziò l’arduo compito che spetta a ogni personaggio illustre. Era un lavoraccio, pensava con un sorrisetto soddisfatto, aprire ogni lettera e ricevere tutti quei complimenti a cui rispondere con poco modesti ringraziamenti e con una foto autografata, ma era il prezzo della celebrità. Non era decisamente meglio che fosse lui ad avere l’arduo compito di essere bello e famoso, anziché tutti quegli insulsi maghi di cui aveva manipolato abilmente le memorie?
Era così accaldato che, dopo aver risposto a tre o quattro lettere, prese seriamente in considerazione l’idea di farsi una doccia fredda. Si immerse così nella lettura di quella che, aveva deciso, sarebbe stata l’ultima lettera prima di una meritata pausa per rinfrescarsi.

“ Caro Gilderoy,
Mi chiamo Kim e ho sei anni. Il mio papà è morto quando ne avevo due, ma io non me lo ricordo. Mamma dice che era molto coraggioso.
Io e lei siamo le tue ammiratrici più grandissime del mondo. Grazie, Gilderoy, perché grazie a te so come sarebbe stato avere un papà.”

Allock rimase a fissare la lettera scritta con una calligrafia grande e disordinata. Improvvisamente non aveva più caldo, come se la stagione delle piogge appena fiorita nel suo cuore fosse stata sufficiente a sedare le roventi zanne di Luglio.
Sapeva di non meritare l’affetto di quella bambina, ma la consapevolezza di aver fatto qualcosa di buono per lei lo fece sentire bene.
Quella lettera non conobbe mai il baule.
Con un gesto lento e premuroso della mano, come se stessa carezzando la guancia della bambina anziché il suo profumato foglio di carta, la spinse sotto il cuscino.
  
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