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Autore: MadAka    17/07/2013    2 recensioni
"Hei no! E' solo il mio coinquilino..."
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero fra due fuochi, anche se forse era l’esempio sbagliato. Era come se noi tre ci stessimo divertendo in quello strano gioco di sguardi, che per la verità non mi divertiva affatto.
Perché Roger guardava così me e perché Taylor fissava così Roger?
Mi sentivo come la protagonista di una di quelle commedie americane, guarda caso ambientate proprio a New York, in cui lei è contesa fra i due affascinanti protagonisti e in cui il finale, sotto sotto, è già chiaro.
Tuttavia io non ero la protagonista di un film e quella situazione mi stava facendo sentire decisamente a disagio. Capii che dovevo allontanarmene in fretta, così indicai verso Joshua:
-Penso che sia meglio che vada a ringraziare Josh- lo dissi senza rivolgermi specificatamente a qualcuno e mi avviai senza aspettare una risposta.
Cercai di farmi largo fra le persone il più garbatamente possibile, ma avevo fretta di allontanarmi dal punto in cui ero prima e non riuscii molto bene nel mio intento. Finalmente raggiunsi Joshua e appena lui si voltò verso di me mi sentii incredibilmente rassicurata. Lo abbracciai prima ancora che lui potesse dire qualcosa mentre ripetevo come una macchinetta “Grazie” senza sapere esattamente per cosa precisamente lo stavo ringraziando, ma consapevole che quella era la parola giusta, in quel momento, per tutto.
Fortunatamente ci perdemmo in una conversazione e iniziammo a dirci a vicenda che sarebbe rimasto tutto come sempre anche dopo il suo trasferimento, che avremmo continuato a collaborare e che saremmo rimasti amici. I cinque minuti che trascorsi con lui  mi rilassarono notevolmente e quando lo dovetti lasciare ad un’altra persona per tornare da Roger e Taylor ero stranamente tranquilla.
Il primo a parlare non appena tornai fu Taylor:
-Allora, tutto a posto?- mi chiese, chiaramente rivolgendosi al mio incontro-abbraccio con Joshua.
Gli sorrisi annuendo con la testa e aspettai che qualcun altro disse qualcosa.
Vidi Roger dare una rapida occhiata all’orologio che teneva al polso, per poi dire:
-Forse è meglio che io vada a vedere la vostra mostra, Jane. Non ho ancora avuto modo di farlo-
-Certo, vai pure. Ci trovi qui- risposi indicando me e il mio coinquilino.
Roger mi sorrise e si avviò, scomparendo poco dopo fra le persone e i pannelli.
Taylor rimase fermo a fissare il punto in cui l’altro era appena scomparso e poi si voltò verso di me, dicendo subito:
-Vuoi che me ne vada?-
Quella domanda mi lasciò decisamente a bocca aperta. Non ne capivo il motivo e soprattutto non capivo perché me lo avesse chiesto così. Non sembrava arrabbiato o infastidito da qualcosa, ma mi prese alla sprovvista. L’unica cosa di cui ero certa, in quel frangente, era proprio che non volevo vedere lui allontanarsi da me per lasciarmi in balia di sconosciuti e di Roger.
-Cosa? Perché dovresti andartene?- chiesi, forse apparendo più sconvolta del dovuto.
Lui si guardò un momento intorno e rispose:
-Non so quanto possa farvi piacere che io continui a girarvi intorno, o sbaglio?-
Inarcai un sopracciglio senza capire dove volesse andare a parare, poi la risposta mi arrivò di colpo, un po’ come un treno in faccia: Taylor non lo sapeva.
Non sapeva che io e Roger in verità non ci stavamo più vedendo, in quel senso, ma che l’invito era solo un modo patetico per cercare di rimanere un minimo amici. Lui era ancora convinto che noi due stessimo uscendo insieme, perché quella era l’ultima cosa che gli avevo detto quando volevo evitare che l’ultimo invito andasse in mano a Denise. Taylor era rimasto al “Più o meno…” che avevo sentenziato in risposta alla sua domanda sul mio ritorno a frequentare Roger.
“Oh cazzo!”.
Lo guardai un momento prima di mordermi preoccupata il labbro inferiore, senza sapere esattamente come spiegare nel modo migliore la situazione.
-Hei, ci sei?- mi chiese lui dopo un po’.
Alzai gli occhi e lo guardai, sentendomi veramente agitata:
-Sai, c’è una cosa che mi sono dimenticata di dirti…- esordii.
Lui drizzò la schiena e si mise ad ascoltarmi attentamente. Cercai le parole migliori, senza sapere se ci fossi riuscita o meno:
-In verità… io e Roger abbiamo accantonato la nostra relazione. Cioè, voglio dire che… che non ci frequentiamo più, ecco…-   
Lo guardai e vidi un’indecifrabile espressione comparirgli sul viso:
-Aspetta, vuol dire che non uscite più insieme?-
Feci sì con la testa un paio di volte e lui riprese a parlare:
-E allora come mai è qui?-
A quella domanda sapevo esattamente come rispondere:
-Diciamo che è un triste tentativo da parte mia di continuare ad essere amici. Visto che non siamo mai realmente stati insieme pensavo che almeno potevamo restare amici…. Anche se comincio a credere che non stia funzionando…-
-Quindi non uscite più insieme da un po’ ma vuoi comunque provare a rimanere sua amica?-
-Già…-
-Almeno le buone intenzioni le hai. Solo una domanda, perché non me lo hai detto?-
-Cosa?-
-Che non vi frequentavate più-
-Credevo di averlo fatto!- esclamai, finendo per sentirmi come lui quando mi aveva raccontato di Denise quel giorno nella sua camera da letto.
Parlai prima che lui potesse dire qualcos’altro:
-Ascolta Taylor, non puoi andartene, ok? Non so assolutamente come comportarmi in queste situazioni, se dovessi rimanere sola con lui chissà che cagate posso essere in grado di raccontargli! Tu non vuoi questo, vero?-
Lui mi fissò dubbioso per un istante poi scoppiò a ridere, mi mise una mano in testa e mi spettinò i capelli:
-Sei veramente un caso a parte- disse divertito
-Lo so, ma promettimi che non mi abbandoni, non stasera!- lo supplicai.
Alzò le mani e mi sorrise:
-Promesso, ora però vado a prendere qualcosa da bere- mi sorrise nuovamente e si allontanò.
Ritornò quasi subito e finimmo con il parlare di qualsiasi cosa ci potesse passare per la testa mentre Roger era scomparso dalla nostra vista e nessuno dei due sapeva dove fosse finito.
Ricomparve svariati minuti dopo e appena ci raggiunse si complimentò con me per la mostra, dicendomi di estendere gli elogi anche a Tess e Chris.
-Ti ringrazio, saranno sicuramente molto felici di sapere che hai apprezzato-
Lui sorrise. Si voltò un attimo verso Taylor e poi diede un’occhiata al suo orologio. Si avvicinò a me e mi mise una mano sulla schiena, per poi chinarsi leggermente e dirmi, a voce bassa:
-Possiamo parlare un momento?-
Acconsentii ed uscimmo dal locale, dove faceva meno caldo e dove c’era meno ressa e meno confusione, lasciando solo Taylor all’interno.
Fuori Roger si guardò intorno, prima di posare i suoi occhi su di me:
-Io devo andare- disse
-Di già?- mi uscii spontaneo chiedergli.
Lui annuì con la testa per poi dire:
-Ho una serie di cose da fare questa sera, sapevo che sarei rimasto poco ma sono voluto passare ugualmente per un saluto e per vedere tutto il vostro lavoro-
-Be, allora grazie. Se devi andare non ti trattengo- cercai di apparire disinvolta e leggermente dispiaciuta, anche se in realtà non vedevo l’ora che lui si allontanasse per porre fine a quella situazione di insicurezza che stavo vivendo.
-Volevo solo chiederti una cosa- fece lui subito dopo.
Venni assalita dal panico, cosa cavolo voleva sapere ancora?!
-Dimmi- mi sorpresi della mia nonchalance , perché in realtà ero terrorizzata.
-Avrei diverse fotografie che volevo fare sviluppare, alcune le avevo scattate con una macchina usa e getta, altre con una digitale. Posso passare da voi in studio?-
“Eh?!”. Rimasi imbambolata più del previsto, rendendomi perfettamente conto di aver capito bene, ma rendendomi anche conto che non mi aspettavo un’uscita del genere. Ero più pronta a frasi tipo “Non riesco a dimenticarti” o roba del genere, non a quello!
Improvvisamente il mio cervello mi diede una gomitata, imponendomi di rispondere:
-Oh…ehm, sì… sì certo, è il nostro lavoro in fin dei conti, no?-
-Ok, ho pensato che fosse meglio chiedertelo, dato che prima mi hai detto che avete un po’ di lavoro da fare, giusto per non sovraccaricarvi di roba-
-Tu non preoccuparti. Se passi domani mattina fallo sul tardi, io non penso che arriverò prima delle undici-
-D’accordo, ti ringrazio. Ora scusami ma devo proprio scappare-
-Certo, grazie mille per essere passato, significa molto-
-Nessun problema, ci tenevo a venire- detto questo si avvicinò e mi abbracciò, avvolgendomi nel suo profumo che mi era sempre piaciuto tantissimo, ma che in quel momento non significava niente di più che una semplice e piacevole aroma.
-A presto- mi salutò alla fine e poi si avviò lungo il marciapiede.
Lo guardai allontanarsi e ripensai al suo abbraccio. In verità mi bastò poco tempo per capire che ero finalmente guarita.  
 
Non passò molto che, una dopo l’altra, le persone cominciarono ad andarsene, lasciando il salone sempre più vuoto. Verso le dieci erano rimaste poche persone: un paio di amici intimi di Joshua, i suoi collaboratori, io, Taylor, Tess e Chris e il servizio di catering, che stava riordinando per andare. Tess fu la prima del nostro gruppo ad uscire, si grattò il naso e sbadigliò, per poi augurarci buonanotte, salutare Josh e accendersi una sigaretta appena uscita dal salone, diretta verso casa. Chris la imitò poco dopo, ma senza sbadigli e senza sigarette, riprese la sua borse in simil-pelle e ci salutò tutti quanti con un grande e dolcissimo sorriso. Poi venne il mio turno di dirigermi verso casa, guardai Taylor in faccia, mi parve assonnato anche lui:
-Che dici, andiamo?-
-E le foto? Non le riprendi?- mi chiese
-La mostra dura altri sei giorni, non le riprendo stasera di certo- dissi ridendo.
Lui fece una faccia strana e rispose:
-Ah, già. Scusa ma sono piuttosto stanco…-
-Lo vedo-
-Tu no? Con tutto questo lavoro che avete montato oggi?-
Alzai le spalle. Ero stanca, sì, ma non fremevo dalla voglia di rientrare a casa, anche se lo volevo. Mi piaceva l’idea di rimanere lì, in quel salone di tatuaggi in cui ero entrata sorridente tantissime volte, per fumare una sigaretta con il proprietario, per fare degli scatti a lui e ai suoi lavori, o anche solo per due chiacchiere. Avevo come la sensazione che rimanere lì dentro fosse come rivivere quei momenti per sempre, ecco perché non volevo uscire. Ma non potevo vivere di ricordi, dovevo andare avanti e il passo successivo lo avrei compiuto salutando Josh.
Mi avvicinai a lui:
-Io e Taylor andiamo…- esordii.
L’uomo si voltò a guardarmi, l’espressione stanca ma soddisfatta:
-D’accordo. Grazie ancora di tutto, Jane-
-Grazie a te Josh, ti dirò… è stato un onore- gli sorrisi ricevendo in cambio lo stesso gesto.
Poi ci abbracciammo, senza che nessuno facesse la prima mossa: avvenne spontaneamente.
-Ci vediamo- dissi infine.
Lui annuì con la testa e salutò Taylor a gran voce che rispose dalla porta con un gesto della mano e un “Alla prossima”.
Mi avviai all’uscita e una volta fuori respirai a pieni polmoni l’odore della città in quella sera di agosto, indecisa se accendere o no una sigaretta, cosa che alla fine non feci perché non mi piaceva fumare in presenza di Taylor. Lui mi sorrise e prima che potessimo avviarci verso il nostro appartamento mi porse un braccio, che stavolta afferrai come se fossi una ragazzina del liceo. Iniziammo a parlare di cose stupide, come facevamo spesso e prima di arrivare a casa, io, avevo già la testa appoggiata alla sua spalla.
  
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