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Autore: AxXx    17/07/2013    4 recensioni
Un esperimento fallito porta poteri a diversi ragazzi nel mondo. L'ONU istituisce la I.S.A. (International Security Agency) E, nel presunto tentativo di fermare i nuovi terroristi Omega, cerca di distruggerli, rendendo loro legali l'uso della violenza e dell'uccisione.
In fuga da tutto e tutti, alcuni Omega si ritrovano a combattere contro criminali e forze dell'ordine, spesso anche tra loro tutti con un obbiettivo importante da raggiungere.
Salvarsi, aiutare, sacrificare, combattere: tutto si risolve in una cosa sola; fare una scelta.
Quale prenderanno?
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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                                      Risveglio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Registrazione dell’incontro tra l’agente foureyes e il dottor wolf]

 

 

 

“Dottor wolf… sono mortificata dello spiacevole incidente avvenuto alla base. Sono ancora ferita, ma l’infezione si è ritratta, ormai sono guarita…”

“Molto bene, perché avrò bisogno di te per un altro incarico, molto più pericoloso, questa volta. Il soggetto WX01, soprannominato ‘Zeus’ è stato catturato ed è stato trasferito su Empireo, insieme a WY01 e molti altri Omega.”

“Se mi sta chiedendo di andare a liberarlo, se lo scordi: Empireo non solo è la prigione perfetta, ma è anche una fortezza inespugnabile… se ci metto piede… non tornerò mai più indietro.”

“Lo so e non è questo che voglio che tu faccia… devi andare in Europa e assicurarti che tutto proceda normalmente… Ritcher non lo sa, ma X01 e Y01 hanno molte risorse, anche da prigionieri. Riusciranno a prendere il controllo di Empireo, ma ho bisogno dei piani di costruzione della prigione per potergli dare una mano. Sono in una base, nel nord della Francia.”

“Intende Bleu Marais, la base in Normandia? Lì ci sono solo una parte dei progetti… ma posso farcela, il mio contatto è già stato inviato lì, posso chiedere un trasferimento.”

“No! Ritcher non deve sapere che tu sei lì, attireresti l’attenzione. Andrai in incognito e ruberai i progetti.”

“Mi sta chiedendo molto… spero che ne valga la pena.”

“Quei progetti potrebbero valere sette miliardi di vite… credo che sia un prezzo equo.”

 

 

 

 

 

 

 

 

[Dal diario di Edward]

 

 

Erano passati due mesi da quando era avvenuta la battaglia di Mosca tra gli Omega e le truppe dell’I.S.A. e non ero ancora riuscito a trovare traccia di X01. I suoi compagni, e persino Alessio, si erano convinti della necessità di ritrovarlo, soprattutto per ripagare il debito che avevano con lui. Nel tentativo di aiutarci, anche Emile si era rifiutata di tornare dai genitori.

Alessio aveva provato in tutti i modi a convincerla, ma lei era stata inamovibile, convinta che dovesse aiutarci.

Casa mia, intanto, era diventata il covo di questi novelli ‘avenger’. Avevano tutti cercato di sistemarsi nel poco spazio a disposizione, ma alla fine erano tutti riusciti a sistemarsi, cercando di mantenere un certo contegno. Per mangiare ordinavamo, di solito, al ristorante, soprattutto perché raramente avevamo a disposizione ingredienti sufficienti per un pasto completo per tutti. Ma io avevo altro a cui pensare. Emile si era rivelata un abile hacker, quasi quanto me e, insieme, stavamo cercando di capire dove si trovasse questo ‘Empireo’. Avevamo cercato ovunque, hakerato tutti i siti militari, cercando le prigioni più all’avanguardia con i maggiori potenziamenti, ma nulla sembrava sufficiente a tenere imprigionato un ragazzo che aveva spento un intera città.

Inoltre le cose stavano peggiorando: un mese dopo la cattura di X01, il presidente degli Stati Uniti aveva fatto ‘l’annuncio del secolo’: aveva rivelato l’esistenza delle radiazioni Omega (anche se non specificato niente sui ‘soggetti Omega’). In poco tempo, gran parte dei paesi civili avevano adottato la legge marziale per ‘contenere le possibili infezioni da contaminanti Omega’. Un modo come un altro per dire che dovevano catturare tutti gli Omega in tutto il mondo.

L’aumento di squadre di pattuglia in città divenne esponenziale e spesso catturavano gente solo per il sospetto che fossero Omega. Alessio faceva del suo meglio per rimanere nascosto, ma spesso, lui e K07 non riuscivano proprio a resistere a attaccavano le squadre di cattura, finendo spesso con portare gli uomini dell’I.S.A. vicini al nostro covo. Certo, stavano sempre attenti e rendevano la città più vivibile. Tuttavia, negli altri stati dell’Europa e dell’America, si respirava un vero e proprio clima da dittatura.

Io mi trovavo davvero in difficoltà: era la prima volta che non riuscivo a risolvere un problema. Per settimane avevo cercato senza successo e l’unica cosa che avevo scoperto era che Empireo era una sorta di ‘Alcatraz’ per Omega; inespugnabile e a prova di evasione. Il problema era capire dove si trovasse.

Alla fine decisi di fare un ultimo tentativo, violando simultaneamente cinque computer militari, collegati alla rete in serie, ma anche li non trovai niente. Stavo per arrendermi, quando Emile mi fece notare qualcosa di strano.

“Guarda questo flusso di dati… non sembra provenire da nessuno dei computer che hai violato… pensi possa esserci una rete isolata?” Chiese, indicando qualcosa sul computer.

In effetti aveva ragione: dalla base militare francese di Bleu Marais, c’era uno strano flusso di dati, incompatibile con i computer che avevo violato.
“Hai ragione… dannazione è un flusso di dati in uscita, posso capire da dove viene, ma non posso violare il computer da cui proviene…” Sussurrai, nervoso, mentre aprivo altre finestre per analizzarli.

“Quindi? Cosa facciamo?” Chiese la ragazza, mentre si appoggiava alla mia sedia.

“Be’… un idea ce l’avrei… ma prima dovresti chiamare la Justice Force, perché avremo bisogno del loro aiuto.” Dissi, mentre subito mi mettevo all’opera.

“Certo… ma potresti smettere di chiamarli ‘Justice Force’? Non lo so, mi sembra un po’… fumettistico.” Mi riprese lei, incrociando le braccia.

“Ma lo sono: sono un gruppo di super uomini! Comunque, sono grandiosi.” Dissi, interrompendo un attimo il lavoro.

“Già… soprattutto Alessio… insomma…”

Dall’aria un po’ sognate che le si era stampata in faccia dovetti intuire che ad essere grandioso per lei fosse soprattutto Ale, dato che non aveva citato anche gli altri.

“Comunque, io vado a chiamarli.” Disse, scuotendo la testa.

‘uhmmm… chissà se in rete trovo qualcosa per i casi disperati di persone affette da pene d’amore?’ Mi chiesi, mentre mettevo a punto il piano.

Ok, ammetto di sentirmi un po’ Nik Furry, quando mi ritrovai circondato da quel gruppo di ragazzi con i super poteri che mi fissavano con intensità, in attesa che io rivelassi il mio piano. Certo, probabilmente mi avrebbero anche fatto a pezzi, ma era l’unico modo per scoprire dove fosse AX01. I due alessio, che avevano anche gli stessi poteri, più o meno, erano seduti sul pavimento del salotto, Greta e Tiziano stavano seduti, insieme su una poltrona, la madre di lei era seduta sul divano accanto a me e, infine Emile, che si era messa seduta sull’ultima poltrona libera, vicino a superman, ovviamente.

“Ok… ehm… bene. Allora…” Mi sentivo davvero in imbarazzo a parlare in quel modo di una cosa del genere e certo non potevo dire: ‘salve, gente, ho una missione suicida per voi, accettate?’

“Stai tranquillo, prendi un respiro profondo e esponi i fatti… nessuno ti rinfaccerà niente.” Mi consigliò Maria, la madre di Greta, poggiandomi una mano sulla spalla.

“Ok, giusto, allora… come sapete, sto cercando da circa due mesi un modo per ritrovare il nostro amico, tenuto prigioniero dall’I.S.A. . Negli ultimi tempi ho violato decine di sistemi, ma di Empireo non ho trovato traccia. L’unica cosa veramente interessante che ho trovato è stato un segnale che ho intercettato e che proviene da bleu marais, una base militare francese nel nord. Sfortunatamente il segnale aveva origine da una rete isolata che posso violare solo se sono presente sul posto.” Spiegai, mentre accendevo il computer per mostrare una foto della base dall’alto.

“Ok… quindi dobbiamo solo andare là e portarti dentro, nessun problema con i nostri poteri.” Disse Greta sicura, alzandosi in piedi, entusiasta, ma fui costretto a frenare l’entusiasmo.

“Sfortunatamente non potete.” Dissi, alzando una mano.

“E perché no?” Domandò C04 perplesso.

“A seguito delle rivelazioni che il presidente degli Stati Uniti ha fatto, la base è stata dotata di rilevatori che percepiscono le radiazioni Omega e, siccome voi ne siete pieni, mettere piede la dentro vi farebbe scoprire subito. Sono certo che l’unico modo per entrare sia quello di mandare quelli tra noi che… non sono Omega.” Conclusi preoccupato, in attesa della reazione degli altri.

E fu come mi aspettai, soprattutto Greta e il mio amico, dato che avrebbero messo in pericolo persone a loro care, ma, sorprendentemente, furono Tiziano e Emile a mettere fine alla discussione offrendosi spontaneamente volontari per entrare.

“Molto bene, venite con me.” Dissi, sollevato, mentre li conducevo nel garage sottostante all’edificio, dove loro avevano parcheggiato il camper. Io gli mostrai le modifiche: in pratica l’avevo trasformato in una base informatica mobile.

“Accidenti, sembra una base iper tecnologica di un fumetto!” Si complimentò K07 entrando.

“Con questa dovremmo raggiungere la Francia senza problemi, ho già preparato delle false identità per superare la frontiera. Sto già mettendo a punto un virus in grado di violare i computer isolati e mettermi in contatto con loro.” Dissi, mentre tornavamo su a prepararci.

 

 

 

 

 

 

[WX01]

 

 

Ciò che ricordo del mio risveglio… è stato il dolore. Mi sentii attraversato da infinite scosse di dolore, mentre sentivo qualcosa su di me… qualcosa che mi lacerava la pelle, mentre percepivo una macchina che riversava qualcosa nel mio sangue.

“Ok… ci siamo, i sedativi stanno perdendo effetto… altri sedativi, continuata a tagliare, abbiamo bisogno di più dati biologici possibili.”

“Sì, dottore… immettiamo altro elemento Omega?”

“Sì… vediamo come reagisce il suo corpo a livello biologico… secondo questi risultati reagisce in maniera positiva.”

Avrei voluto che la smettessero, che mi lasciassero in pace, ma il dolore era terribile, talmente forte che svenni di nuovo, prima ancora che mi sedassero.

 

 

 

Mi risvegliai completamente di nuovo solo un periodo di tempo indeterminato dopo. In una specie di cella completamente bianca su una branda. A parte la tavola di metallo dove ero seduto non c’era nulla. Nemmeno una finestra solo il vetro antiproiettile spesso circe otto pollici, tanto che non si vedeva bene dall’altra parte.

‘Che razza di posto è questo?’ Pensai, caricando l’elettricità nel mio braccio, intenzionato a sfondare il vetro.

Quando liberai l’energia, però, quella fu assorbita e si diramò per tutta la cella, disperdendo la sua forza.

‘Accidenti… una gabbia di faraday… non posso uscire!’ Pensai nervoso, mentre mi sedevo a terra.

Iniziai a osservare il mio corpo, notando come era pieno di cicatrici e ricuciture, senza contare i segni delle punture  che mi si dipanavano per tutto il braccio. Ero stato certamente il soggetto di qualche esperimento, ma non avevo idea di cosa mi avessero fatto, anche perché il mio aspetto era ancora normale.

Il tempo, iniziò a dilatarsi in maniera illimitata, come se fossi lì da sempre. Il bianco… mi sembrava più inquietante del nero. Odiavo essere tenuto prigioniero, soprattutto per il poco spazio. Temevo davvero di impazzire, ma ogni volta che lo pensavo di essere impazzito, cercavo di concentrarmi sui miei amici. Io non avevo idea se fosse passato un mese, una settimana o poche ore. Mi addormentai e mi svegliai cinque volte mi ritrovavo sempre nella stessa stanza. Dopo un bel po’ sentii uno strano odore e la mia mente iniziò ad annebbiarsi.

‘Vogliono sedarmi… ma non sanno quello di cui sono capace.’ Pensai, mentre mi lasciavo sedare, proteggendo solo il cervello. Assicurandomi che le cellule nervose rimanessero attive, fingendomi svenuto.

Non ci volle molto per sentire due fredde mani che mi afferravano per i piedi. Io mi risvegliai all’improvviso, rigirandomi e colpendo il mio avversario dritto in faccia e mi ritrovai a vedere la testa un di un robot, simile a quelli che avevo distrutto a Mosca. Erano tutti armati di spada ad alta tensione e mi tenevano sotto tiro anche con dei mitra.

“Quanto siete brutti!” Dissi, tirando un fulmine contro uno di loro e ne rimasero tre.

Improvvisamente iniziò a suonare una sirena rossa e una voce metallica iniziò a ripetere: “Attenzione: Omega in libertà, prepararsi allo spegnimento del supporto vitale, ripeto, Omega in libertà, prepararsi allo spegnimento del supporto vitale…”

‘Ho una brutta sensazione!’ Pensai, driblando i tre robot, mentre il vetro che proteggeva la mia cella si richiudeva.

‘Oh, no, non rimarrò qui dentro!’  Pensai, mentre mi gettavo sotto il vetro, con una scivolata. Per un pelo, anche perché rischiai di lasciarci la testa sotto.

“Attenzione: Omega in liberta, tempo rimanente allo spegnimento del supporto vitale tra cinque minuti…”

Io mi diressi velocemente verso la porta di metallo in fondo che si stava per chiudere, passando accanto a decine di celle simili alla mia e, dalle urla che provenivano da esse, intuii che erano piene. Decisi di capire, però dove mi trovassi e, soprattutto, cercare di capire come evitare che il supporto vitale si disattivasse. Non so perché, ma quell’allarme mi faceva capire che, se fosse accaduto, sarei morto.

Superai velocemente una curva, attraversando un altro corridoio mi ritrovai in una piazza metallica con almeno dieci robot armati di spada. Io mi lanciai su di loro, arrostendone cinque a distanza con alcune saette, dopodiché passai sotto le gambe di un altro e lo colpii mentre ancora scivolavo, gli ultimi tra mi attaccarono, brandendo con furia le loro armi le parai usando una barriera di elettroni. Con un calcio, mandai gambe all’aria un altro nemico e fui costretto a evitare più volte le lame elettriche degli ultimi due.

“Quattro minuti alla disattivazione del supporto vitale.”

‘Dannazione… devo essere veloce!’ Pensai, schivando un attacco con una capriola e, approfittando del momento, afferrai due delle loro armi (una per mano) e mi lanciai su di loro, tagliandoli a metà.

“Tre minuti alla disattivazione del supporto vitale.”

‘Ok… devo capire dove si trova il ‘supporto vitale’… potrei entrare nelle memorie della stazione.’ Pensai, mentre mi sedevo per entrare nella rete elettrica.

Mi ci volle un po’ ma riuscii a usare i miei poteri elettrici per capire dove l’energia stava per essere tolta e, fisicamente non era lontano da me, solo che avrei dovuto correre. Superai velocemente la porta che mi trovai davanti e seguii il corridoio tagliando a metà due robot che cercarono di fermarmi.

“Due minuti alla disattivazione del supporto vitale.”

Avrei voluto che quel coso stesse zitto, ma ero un po’ impegnato per fermarmi a distruggere ogni altoparlante che c’era in giro. Inoltre ogni due secondi c’era un dannato robot che cercava di fermi a fetta. Alla fine mi ritrovai davanti un immensa porta di metallo, alta tre metri e sorvegliata da venti robot.

“Sessanta secondi alla disattivazione del supporto vitale.”

‘significa che dovrò ucciderne uno ogni cinque secondi!’ Pensai, lanciando un onda di energia elettrica che ne travolse diversi buttandoli a terra.  Con un'altra scossa ne mandai in corto dieci e gli altri si lanciarono su di me. Parai i primi tre fendenti, e ne tagliai tre a metà, a un quarto gli tagliai la testa. Il quinto, cercò di ferirmi con il taglio della sua spada, ma io parai con una e con l’altra lo tagliai all’altezza della vita. Un altro fendente decretò la fine di altri due nemici. Alcuni mi spararono con degli M16, ma i loro colpi finirono con impattare sulla mia barriera senza danni. In poco tempo finii con distruggerli tutti, lasciando dietro di me, solo pezzi di ricambio.

“Quindici secondi alla disattivazione del supporto vitale.”

‘Devo fare presto.’ Penai, mentre caricavo tutta l’energia che avevo in un raggio elettrico così potente da scardinare la porta di metallo che cadde a terra con un rumore assordante.

“Dieci… nove… otto…”

Corsi rapidamente all’interno ritrovandomi in  una specie di enorme tubo che si restringeva in fondo e in cima. Al centro c’era un’enorme sfera di metallo con dei fori che emanavano luce blu.

“Sette… sei…”

Cercai il computer che controllava il supporto vitale e lo trovai: era a cinquanta metri da me e avrei dovuto usare tutta la mia energia rimanente per riattivarlo.

“Cinque… quattro…”

Corsi, imprimendo più forza possibile ai miei passi, cercando di essere veloce.

“Tre… due…”

Lo raggiunsi e, concentrandomi al massimo, invertii il flusso di energia del reattore, reindirizzandolo al supporto vitale.

“Uno… Attenzione, reindirizzazione dell’energia, disattivazione annullata, funzioni del supporto vitale normale, si richiede la manutenzione di unità robotiche.”

Io caddi a terra, spossato, ma soddisfatto. Non avevo più molta energia, ma ero vivo.  Mi diedi qualche minuto per riprendermi, prima di rialzarmi barcollando fuori. Probabilmente sarebbero venuti a prendermi, ma non mi interessava poi più di tanto: in quel momento ero troppo stanco per ragionare razionalmente.

Mi sedetti spossato tra i rottami dei robot, in attesa che qualcuno venisse a prendermi. Fu una sorpresa quando compresi che erano passati diversi minuti e nessuno era ancora arrivato.

‘Meglio vederci chiaro…’ Pensai, mentre mi avvicinavo alle carcasse dei robot per togliere l’oro gli ultimi residui di energia.

A poco a poco recuperai le forze e riuscii a rimettermi in piedi e iniziai a esplorare la zona. Le porte erano chiuse, ma, essendo elettriche, bastava manipolare il flusso di energia per aprirle e permettermi il passaggio. Era strano come non ci fossero guardie umane e che, tutti i robot di guardia, fossero disattivati. Probabilmente avevo mandato in cortocircuito qualcosa, facendo saltare la loro programmazione.

All’improvviso mi ritrovai in una stanza illuminata, con un vetro coperto da tapparelle bianche.

‘Ora scoprirò dove mi trovo.’ Pensai riindirizzando l’energia, in modo che le tapparelle si aprissero.

“No! Non è possibile…” Sussurrai a me stesso, mentre osservavo l’esterno. Non ero ne in cielo, né sott’acqua, né sottoterra… non ero nemmeno sulla terra che mi appariva come un’enorme pallone dipinto a chissà quanti kilometri sotto di me. Ero su un’immensa stazione spaziale.

In quel momento una porta alla mia destra si aprì, o meglio, fu sfondata, e, dall’altra parte, apparve un giovane con forse qualche anno più di me con il braccio sinistro ricoperto da uno spesso strato di cartilagine scura che terminava con una lunga e spessa lama ossea.

‘Bene… ora siamo al completo.’ Pensai estraendo le due spade.

 

 

 

 

 

 

 

 

[Registrazione chiamata dal comando lunare della stazione spaziale-prigione Empireo]

 

“Generale Ritcher, qui maggiore Taylor. Devo parlare con lei immediatamente.”

“Maggiore, cosa mi deve dire, le ricordo che in questo momento, in questa zona della terra sono già le tre del mattino.”

“Signore, è importante… WX01… non abbiamo idea di come abbia fatto, ma è riuscito a evadere!”

“Cosa!? Ma… com’è possibile? Il supporto vitale si sarebbe dovuto disattivare in caso di fuga!”

“È questo il peggio, signore! Il soggetto è riuscito a reindirizzare l’energia, ignorando tutti i nostri comandi: i suoi poteri devono averci escluso dal controllo della stazione, ora è lui che la controlla!”

“Cosa!? Si rende conto che quella stazione è munita anche di armi! Cannoni a impulsi, armi a corta e lunga gittata e un deposito e una torretta di lancio dei missili che può bombardare la terra!!! Ora lei mi sta dicendo che tutto questo è in mano a un Omega!?”

“Temi di sì, signore… ora X01 e Y01 si sono incontrati. Non sappiamo le loro intenzioni, ma potrebbero uccidersi a vicenda.”

“Non mi interessa! Invierò un intera divisione e voglio che lei prepari i caccia e le navi da sbarco della nostra stazione lunare! Per nessun motivo gli Omega devono uscire da lì!”

 

 

 

 

 

   

  
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