Davide
rientra dal pomeriggio
trascorso con Azzurra e il padre di lei, lo accolgono suor Angela e
Guido, poco
dopo entra nel bar del convento anche il notaio Leonardi.
“Davide
vai a lavarti le mani e
aspettami di sopra, ti raggiungo tra poco” gli raccomanda
Guido
“Va
bene, ma Azzurra non viene
per farmi fare i compiti?”
Lui
guarda Leonardi che risponde
“Azzurra stava prendendo delle buste dall’auto,
sarà qui tra pochi minuti”
Davide
annuisce e si avvia in
casa.
Il
professore, invece, va a
recuperare il libro che stava leggendo in cucina, giusto il tempo per
ascoltare
il “consiglio” che suor Angela dà al
notaio “Azzurra ha già sofferto abbastanza
e se lei le fa di nuovo del male io la difenderò in tutti i
modi”, esce dal bar
attraversando il chiostro per raggiungere l’appartamento che
occupa con Davide
quando distingue chiaramente la voce di Azzurra che urla spaventata e
mentre
corre fuori per capire cosa sta succedendo ascolta un uomo imprecare
con un
accento straniero. Quando giunge in strada e raggiunge la ragazza
quell’uomo è
già scappato, rincorrerlo sarebbe inutile, in quel momento
è più importante
prendersi cura di Azzurra. Ha le lacrime agli occhi, trema come una
foglia e ha
del sangue che le cola dal naso “Ma che ti hanno
fatto?” le chiede lui
dolcemente accarezzandole il viso lievemente arrossato per un colpo
forse non
molto forte ma assestato bene.
“Io…
non lo so… stavo solo
prendendo questa dall’auto… non lo so”
ripete lei intimorita, è scossa dal
tremito e singhiozza.
Lui
la abbraccia e cerca di
calmarla stringendola “Stai tranquilla, stai tranquilla ora,
qualunque cosa
adesso è passata”
Lei
si stacca e lo guarda
riconoscente “Grazie” riesce solo a dirgli.
“Andiamo
dentro”
Quando
rientrano Guido le sta
accanto senza lasciarla mai un attimo.
“Papà…
Papà” Azzurra è ancora
spaventata per l’episodio che ha appena vissuto.
“Che
è successo?” le chiede suor
Angela
“Un
uomo si è avvicinato e mi ha
tirato un pugno”
“Forse
è il caso di chiamare
Margherita” considera Guido guardando Suor Angela
“Oppure potremmo andare
direttamente in ospedale”
Leonardi
si abbassa ad osservare
la figlia “Ma lo conoscevi?”
Guido
recupera del ghiaccio e
glielo passa per farle tamponare il sangue.
“No
non lo conoscevo e poi non
sembrava italiano, aveva un accento dell’est”
Leonardi
cela a malapena il suo
nervosismo, anche Guido è teso, scruta il notaio e cerca un
confronto nello
sguardo di Suor Angela.
“E
poi non mi ha rubato niente,
ma forse è scappato perché sei intervenuto
tu” dice rivolgendosi al professore
“Io
chiamo la polizia” afferma
deciso e notevolmente preoccupato Guido.
“No
non c’è n’è
bisogno” tenta di
dissuaderlo Leonardi.
“Ma
come non c’è n’è bisogno? Sua
figlia è stata aggredita?” Guido è
sempre più arrabbiato.
“Non
è necessario, mi creda.
Vero, tesoro?” le chiede il padre.
“Si,
è vero, papà. Guido non
voglio andare alla polizia”
Leonardi la conforta dicendole che non è successo nulla e che l’indomani sarebbero stati ancora insieme, Guido va via, Davide è solo in camera da troppo tempo ormai, meglio raggiungerlo, non prima di aver scambiato uno sguardo eloquente con la consorella, lo sguardo di chi ha tanto su cui discutere.