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Autore: Mary_Jane    27/09/2004    9 recensioni
Julia Valentine è una 16enne come molte,una sognatrice un po' ribelle,sempre in conflitto con il mondo. Quando però incontra Michael,un ragazzo piuttosto strano,e decide di diventare sua amica per riuscire a scoprire qualcosa in più sul suo conto,l'ordinario universo di Julia viene sconvolto da una serie di misteriosi avvenimenti che vedono Michael come protagonista assoluto..
Genere: Azione, Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 01-QUESTIONE DI SFORTUNA

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-Signorina Valentine, insomma!!! È la quarta volta che le ripeto di rispondere alla domanda n.10!!!-
Quello che riuscii ad udire fu questo, seguito da una gomitata ben assistata nelle costole, da parte della mia compagna di banco, Jennifer.
Le lanciai un’occhiataccia.
È vero,sono piuttosto distratta,ma non c’è bisogno di prendermi a gomitate tutte le volte.
“Stiamo aspettando,signorina Valentine”
La signorina Theresa “Avvoltoio” Andrews mi fissava dietro le spesse lenti degli occhiali dalla montatura “a fanale”, e il suo sguardo non prometteva niente di buono,come al solito,del resto.
Abbassai gli occhi al libro, sul quale, la sera prima, avevo distrattamente scarabocchiato le risposte alle domande assegnateci come compito a casa da Miss Andrews in persona.
Non mi è mai piaciuta la scuola, perciò cerco sempre di sprecare meno tempo possibile sopra ai testi scolastici.
–Ehm...- mormorai,mentre cercavo di tradurre ciò che avevo scritto sul libro,ma senza riuscirci,poichè la grafia era disordinata e molto piccola.
Mi rimproverai più volte di non aver scritto le risposte alle domande in modo leggibile e ordinato,ma quel che era fatto era fatto, e “Avvoltoio” stava ancora aspettando.
-Ebbene,signorina Valentine,deduco dal suo silenzio che non ha fatto i compiti-
-Si sbaglia,professoressa-mi difesi –semplicemente .. non riesco a capire cosa ho scritto perchè li ho fatti ieri sera tardi,ed ero piuttosto stanca-
La signorina Andrews assunse un’espressione che non riuscii ad interpretare. –va bene,signorina Valentine.
Non le dispiacerà,quindi,cancellare quelle risposte e scriverne delle nuove,magari con maggior ordine,per domani?-
Ecco,mi aveva incastrato.
Avrei passato l’intera giornata a studiare spagnolo per la verifica del giorno dopo, e in più avrei dovuto rispondere nuovamente alle domande, e non sarebbe stato uno scherzo, perchè erano tante, anzi, tantissime.
Sembrava che la sfortuna mi perseguitasse.
Mentre la Andrews chiedeva a quella secchiona di Emma Fletcher di rispondere alla domanda n.10 al posto mio, Jennifer mi rivolse uno sguardo di comprensione.
Jennifer Harris era la mia migliore amica praticamente da sempre.
Quando eravamo piccole giocavamo sempre nel cortile di casa sua, perchè nel mio era proibito.
È una brava ragazza, e a scuola se la cava abbastanza bene, a differenza della sottoscritta.
Mentre quella cretina di Emma si lanciava nella spiegazione del “perchè ho dato questa risposta alla domanda”,Jennifer mi passò un bigliettino.
Rapidamente,ma cercando di fare meno rumore possibile,spiegai il biglietto sul banco e cominciai a leggere:


Usciamo dopo le lezioni? Che ne dici di andare a fare un giro per negozi? Risp.
Jen


Mi sarebbe piaciuto passare un po’ di tempo con Jennifer, ma sapevo che una mole enorme di compiti pesava sulle mie povere spalle, perciò mi costrinsi a prendere una penna dal mio astuccio, a strappare senza far troppo rumore un angolo del foglio sul quale stavo prendendo appunti –con non troppa concentrazione,a dir la verità-, e a scrivere:



Veramente non posso. Non ti ricordi già più del compito che mi ha assegnato quella strega .. oops,quell’Avvoltoio? In più ho da studiare spagnolo per la verifica di recupero di domani!!! Sono veramente nei guai, e la colpa è solo di quest’idiota degenerata che gli altri hanno il coraggio di definire “professoressa”!
Bah, facciamo la prossima volta, ok?
Juls


Terminai di scrivere il biglietto, e poi, stando ben attenta che gli occhi della Andrews fossero ancor ben incollati ad Emma, lo lanciai alla mia amica.
Mio malgrado, il bigliettino non atterrò sul banco di Jennifer, come avevo previsto.
Atterrò sul banco di Andy Carter, un ragazzetto moro tutto pelle e ossa, detto “la spia”.
Il sangue mi si gelò nelle vene.
“Oddio,quanto sono sfigata” pensai, mentre il cuore minacciava di saltarmi fuori dal petto.
Come era da prevedersi, Andy aprì il biglietto accuratamente piegato più volte e lo lesse con avidità.
I suoi occhi scuri si illuminarono per un attimo di una luce maligna.
E poi alzò la mano.
Sottovoce, cominciai a pregare, ma sapevo che sarebbe stato tutto inutile.
Andy “la spia” Carter non falliva mai nei suoi diabolici intenti.
Riusciva a mettere nei guai chiunque se gli si presentava una buona occasione.
E quel bigliettino era sicuramente quella che lui definiva una buona occasione.
–Si,Carter?-
“Avvoltoio” si era accorta di lui, ed io ero spacciata.
Completamente spacciata. Morta. Finita. Annientata. K.o.
–Professoressa- cominciò quel verme, mentre un sorrisetto di soddisfazione si dipingeva su quel suo muso da topo –ho qui una cosa che potrebbe interessarle-
Gli occhi della Andrews si illuminarono.
–qualcosa che potrebbe interessarmi,dice?-
chiese la Andrews,avvicinandosi al banco de “la spia”.
-Si- annuì Andy, sventolando il bigliettino davanti ai suoi occhi.
–si tratta di un bigliettino su di lei,prof-
-Vediamo-fece “Avvoltoio”,strappando il biglietto dalle mani del mio compagno di classe.
La professoressa Andrews cominciò a leggere, e i suoi occhi si stringevano sempre più ad ogni riga, cosa che non prometteva nulla di buono.
Quando ebbe finito posò nuovamente il suo sguardo sulla classe al gran completo,che tremò impercettibilmente.
La guardai. Era completamente rossa in viso, come se stesse cercando di reprimere una grande, grandissima collera, ed io immaginai che fosse proprio così.
Tuttavia, non urlò. Si avvicinò alla porta e, semplicemente, con la voce più calma del mondo, disse –Julia Valentine, in piedi. Venga con me in presidenza-



Seguii la signorina Andrews lungo il corridoio dalle pareti dipinte di grigio.
Solitamente trovavo quella scuola orrenda e un poco triste, ma quel giorno la trovavo minacciosa.
I muri grigi sembravano stringersi intorno a me, come per schiacciarmi nella loro morsa di ferro.
“Avvoltoio” non disse nulla, neppure quando arrivammo davanti all’ufficio del preside.
Davanti alla porta dall’aria importante, come quella dell’ufficio di un dentista prestigioso, erano state sistemate alcune sedie, per dare l’idea di una sala d’aspetto.
Su una di quelle sedie era seduto Ivan Smith, il ragazzo più corteggiato della scuola, che però non mi era mai piaciuto molto, soprattutto perchè era terribilmente narcisista, e il suo quoziente intellettivo non doveva essere molto più alto di quello di Kelly Burke, la svampita della mia classe.
Su di un’altra sedia, piuttosto in disparte rispetto ad Ivan, sedeva una ragazza dai capelli biondissimi e lisci che non avevo mai visto prima, che si guardava attorno visibilmente annoiata.
–signorina Valentine,sedetevi qui ed aspettatemi- mi disse “Avvoltoio”, mentre faceva irruzione nell’ufficio del preside senza neppure bussare.
Mi sedetti sulla sedia accanto a dove era seduta la ragazza bionda.
Ogni tanto lanciavo delle occhiate furtive ad Ivan e sorridevo nel pensare a quello che avrebbe detto Jennifer quando le avessi raccontato che avevo trascorso qualche minuto nella sala d’aspetto seduta molto vicina a lui.
Come minimo avrebbe cominciato ad urlare come una pazza, e poi a dire cose come “avrei voluto andarci io in presidenza” ovviamente senza ragionarci su un attimo.
Improvvisamente la porta dell’ufficio si spalancò, e il preside, accompagnato da “Avvoltoio”, uscì.
–Julia?- fece, rivolto a me.
Io annuii, e lui mi fece cenno di seguirlo.
Mentre passavo accanto a lei, la professoressa Andrews mi rivolse un sorrisetto sadico.
Avrei voluto spaccarle il setto nasale con un pugno, ma mi trattenni, per non aggravare ancora di più la mia posizione.
Lo studio del preside era piuttosto accogliente, cosa che non mi sarei mai aspettata.
Grossi scaffali pieni di libri ingombravano entrambe le pareti, e un raggio di sole entrava dall’unica finestra presente.
La scrivania del preside era in legno scuro, molto elegante, e una targhetta che doveva essere sicuramente d’oro con su scritto “Richard J. Malcolm - Preside” troneggiava in bella vista su di essa.
Davanti alla scrivania c’erano due sedie.
La prima era vuota; sulla seconda stava invece seduto un ragazzo che doveva avere un anno o due in più di me.
–Accomodati,Julia- mi disse il preside, indicandomi la sedia davanti alla sua scrivania.
Mentre mi sedevo, lanciai un’occhiata al ragazzo: aveva un viso particolare, interessante, che mi colpì molto.
I capelli erano castani, gli occhi di un bel colore verde scuro.
La voce del preside mi costrinse a staccare gli occhi dal ragazzo.
–ebbene,Julia- cominciò il preside –la signorina Andrews qui presente mi ha raccontato che ti sei cacciata in un gran bel guaio,signorina-
Mi indispettiva che il preside mi desse del tu, quando agli insegnanti non era permesso farlo, ma preferii non dire nulla in proposito.
Mi sarei come minimo inemicata anche il preside, oltre alla signorina Andrews, che mi odiava dalla prima volta che mi aveva vista, senza un motivo apparente.
–ho qui- e mi mostrò il biglietto scritto da me in classe –un biglietto alquanto offensivo, che non ti mette certo in buona luce,Julia. Allora,mi vuoi spiegare perchè l’hai fatto?-
Era stato molto spiccio,molto sbrigativo nel parlare, cosa che mi sorprese non poco, in quanto durante gli annunci mattutini nell’Aula Grande era solito cimentarsi in lunghi ed estenuanti discorsi probabilmente progettati nei minimi dettagli durante la notte.
Comunque sia,io rimasi zitta.
Non avevo proprio nulla da dirgli, nulla che lui già non sapesse, o che non avesse potuto intuire.
Io odiavo Theresa Andrews.
La odiavo con tutta me stessa, con tutte le mie forze, con tutta la mia anima.
E l’avrei odiata per sempre.
–non ti vedo disposta a collaborare,Julia, e questo mi sorprende molto.
Pensavo che tu volessi almeno spiegarti, difenderti dalle accuse della professoressa Andrews-
“Si,certo,come se potessi difendermi da quelle prove schiaccianti” .
Alzai gli occhi al cielo, e mi pentii subito d’averlo fatto.
–come si permette d’alzare gli occhi in presenza del preside,signorina Valentine?- sbottò “Avvoltoio”, infuriata.
Il preside assunse un’aria seriamente dispiaciuta.
–mi dispiace,Julia, ma mi vedo costretto a darti una punizione..-
“Ah,niente di grave,per fortuna...l’ho scampata bella!” mi dissi,sollevata.
-...e a sospenderti per una settimana-
“Come non detto” pensai.



Quando il preside e la Andrews mi congedarono, era già ora di tornare a casa.
Uscendo dalla presidenza avevo lanciato un’altra occhiata al ragazzo, ma lui non mi aveva degnata di uno sguardo.
Appena fuori dall'ufficio,Ivan mi aveva fatto un segno di vittoria con la mano, ma francamente non avevo capito il perchè.
Era tutto matto, ora ne avevo anche la conferma.
La ragazza bionda era ancora seduta lì, con lo sguardo perso nel vuoto.
Forse era un tantino matta anche lei.
Nel cortile della scuola incontrai Jennifer che mi stava aspettando per tornare a casa assieme.
–Ehi,Juls,com’è andata? Ti hanno affibiato qualche punizione?-
Annuii, e poi le raccontai per filo e per segno quello che era accaduto nell’ufficio del preside.
–oh,Juls,ma perchè hai alzato gli occhi,eh? Non potevi farne a meno?-
La odiavo quando mi faceva la paternale.
–Ehi,Jen,non farmi la predica! Non è il caso!-
E detto questo mi allontanai correndo.
Jennifer non mi inseguì,cosa che mi fece male,anche se avevo in mente altro; temevo infatti la reazione dei miei genitori quando avessero saputo che ero stata sospesa.
L’avrebbero presa molto, molto male, soprattutto mio padre.
Lui non si interessava molto del mio andamento scolastico,ma se solo veniva a sapere qualcosa, per me era finita. Finita!
Mia madre era molto più malneabile.
Si,all’inizio si arrabbiava, ma dopo cinque minuti già ci rideva su.
Stavo cercando di immaginare le loro facce quando avessi comunicato loro la “bella” notizia,quando qualcuno mi venne letteralmente a sbattere addosso.
–Ehi!- sbottò questo qualcuno, mentre io cadevo, sedere a terra, facendomi un gran male all’osso sacro.
I miei occhiali caddero per terra, ma per fortuna non si ruppero.
Me li rimisi prontamente, poi,scostandomi una ciocca di capelli castani dal viso,lanciai un’occhiataccia truce al ragazzo che mi aveva fatto cadere.
E lo riconobbi.
Si trattava del ragazzo che avevo visto nell’ufficio del preside.
Anche lui parve riconoscermi, perchè mi fissò per un attimo con un’indecifrabile espressione dipinta sul volto.
Poi,senza dir niente, si allontanò,senza nemmeno aiutarmi ad alzarmi.
“Brutto idiota cafone maleducato” pensai, mentre mi rialzavo massaggiandomi il fondoschiena dolorante e, ributtandomi lo zaino in spalla, mi incamminavo verso casa.


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primo capitolo terminato!!! Lo so, lo so,non è successo nulla di "vampiresco" in questo capitolo,ma d'altronde siamo solo all'inizio!!!! VORREI KE COMMENTASTE IN TANTI!!! Accetto qualsiasi giudizio,negativo o positivo ke sia e tanti, tanti consigli!!!
  
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