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Autore: Giulia23    17/07/2013    15 recensioni
A causa della sua amica Bonnie, Caroline si ritrova catapultata nel passato al fianco di Klaus, Signore indiscusso dello Hampshire. Ma un'importante ed inattesa missione la attende e dovrà rimanere al fianco del suo nemico se vorrà portarla a termine.
< Non preoccupatevi Caroline, non vi farò del male.> non era un mostro, almeno non in quel senso. < Giurate.> sussurrò lei fissandolo negli occhi quasi per voler leggervi attraverso.
Klaus si trovò a rispondere ancor prima di riuscire a capire l’importanza e lo sforzo sovrumano che quella promessa avrebbe comportato.
< Giuro.>le disse sorridendole e facendo un passo verso la sua direzione. Questa volta Caroline non indietreggiò. No, era rimasta abbagliata da quel dolce sorriso. Il primo sincero e spiazzante sorriso che la ragazza aveva visto comparire su quel volto irresistibile.
Caroline annuì.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PERDONO! Lo so dovevo pubblicare ieri, l’avevo promesso quindi mi dispiace da morire ma non ero a casa e se non ero a casa non avevo con me praticamente la storia, e se non avevo la storia non potevo pubblicarla! Perdonatemi di nuovo! Comunque, ragazzi so che all’inizio la narrazione potrebbe sembrarvi un po’ sconnessa ma sappiate che la cosa è voluta. Cerco di parlare, o meglio di pensare come farebbe Klaus dopo la morte di Caroline. Vorrei riuscire a rendere il disorientamento ed il trascorrere senza senso del tempo dal suo punto di vista. Spero la cosa possa piacervi, non è stato per nulla facile riuscire ad immedesimarsi in una situazione così tragica senza scadere in lamenti senza fine o banalità… ad ogni modo a voi il nuovo, atteso capitolo! Giuro non vi farò più scherzi come quelli del capitolo precedente …. Forse ;)! Buona lettura!
 
 
Caroline giaceva senza vita tra le sue braccia, il corpo ancora caldo e straziato da ferite aperte e sanguinanti.
Lui avrebbe dovuto proteggerla, lui glielo aveva promesso. Ogni ferita sulla sua candida pelle sembrò aprirsi su di lui, avrebbe voluto così tanto prenderle al suo posto. Lui che non era nulla senza Caroline, la sua redenzione, la sua luce, il suo amore … perso. Non gli importava del pugnale, del tradimento, delle bugie che lei gli aveva rivolto. Per la prima vota avrebbe dato la vita, la sua immortalità in cambio di tutte quelle bugie. Ma era troppo tardi, lui era arrivato troppo tardi.
Si era innamorato di una traditrice, un’altra volta. Lei che lo aveva pugnalato alle spalle, lei che gli aveva mentito per tutto il tempo, lei … senza la quale non riusciva a pensare di poter vivere un solo istante.
Chissà chi avrebbe dovuto avvisare? Non conosceva veramente nulla della vita di Caroline.
Klaus scrollò la testa e tornò ad osservarla.
Forse era calata la sera, il candido rosa della pelle di Caroline non risplendeva più alla luce del sole. Già, forse era arrivata la sera.
Klaus afferrò Caroline passandole un braccio attorno alla vita e sollevandola riuscì a liberare le coperte incastrate sotto di lei.
Se era arrivata la sera doveva avere freddo.
Klaus la coprì fino al petto e le depositò un bacio amorevole sulla tempia.
  <  Nik …> sussurrò con le lacrime agli occhi Rebekah. Era vicina alla porta della camera di Klaus assieme ad Elijah da più di venti minuti oramai e il dolore che vedeva impresso sul volto del fratello l’aveva lasciata senza parole.
 Lei che pensava Klaus non avesse un cuore per amare, stava assistendo alla scena più straziante e colma d’amore e devozione alla quale avesse mai potuto assistere.
Si erano occupati del corpo di Kol ed avevano cercato di tranquillizzare gli amici di Caroline, soprattutto Becky. Era sotto shock. Klaus aveva ordinato di non rimuovere il pugnale dal cuore del fratello e date le condizioni mentali in cui si trovava, per il momento Elijah e Rebekah pensarono di fare come diceva.
< Nik … > Rebekah non riusciva a trovare altre parole. Come poteva consolarlo? Klaus era così disperato da essere arrivato al punto di negare la morte di Caroline.
Elijah depositò una mano sulla spalla della sorella e le sorrise amorevolmente, per rassicurarla. Prese un profondo respiro e si avvicinò con passo calmo al fratello.
Klaus era seduto sul bordo del letto, gli occhi fissi sul viso di Caroline e l’espressione indecifrabile. Non gli importava di niente, voleva solo stare un po’con lei! Perché tutti sembravano non capirlo?
Elijah si fermò al suo fianco e non potè non posare lo sguardo sul corpo senza vita della ragazza. Era bella persino in quel momento. La morte non sembrava aver turbato la sua bellezza, il candore della sua pelle costituiva ancora un piacevole spettacolo, ma c’era qualcosa di così macabro in quella scena da costringere persino Elijah a chiudere gli occhi e distogliere lo sguardo.
Non vederla sorridere o scherzare, non vederla saltellare da un lato all’altro della stanza riuscendo a portare uno spiraglio di sole persino nelle tenebre delle loro anime era più che sconcertante … era profondamente sbagliato.
  <  Klaus dovresti andare a riposare. Penseremo io e Rebekah a Caroline.> Da quando aveva sentito il grido rabbioso e disumano di Klaus, che lo aveva portato a  precipitarsi alle stalle, Elijah non aveva visto neppure per un istante suo fratello allontanarsi da Caroline.
Il solo riuscire a convincerlo a spostare il suo corpo nella camera, era stata un’epopea straziante. Aveva quasi ucciso Becky e John per essersi avvicinati al cadavere di Caroline con le lacrime agli occhi. L’aveva stretta a sé con fare possessivo ed aveva ringhiato contro i due ragazzi con la furia di una bestia selvaggia.
Stranamente solo il piccolo Tom riuscì a convincerlo a portare dentro Caroline, gli aveva detto che poteva stare più comoda su un letto. Piccolo Tom, anche lui non voleva credere che lei fosse morta.
Klaus allora l’aveva presa in braccio e senza proferire una sola parola da quel momento in poi, l’aveva portata nella sua camera ed aveva vegliato su di lei.
  < No, non la lascio sola.> sussurrò Klaus con aria pacata mentre le stringeva una mano.
Rebekah non potè non lasciare che le lacrime le rigassero il viso. Si avvicinò al letto e sedendosi sull’altro lato richiamò lo sguardo di Klaus su di lei.
  < Posso darle un bacio? Mi ha salvato la vita in fondo. > domandò l’Originale ricevendo in cambio uno sguardo offuscato dal dolore ed un breve cenno di consenso. L’espressione di Klaus sembrava così assente.
Rebekah fissò Elijah alla ricerca della sua approvazione e subito dopo si avvicinò a Caroline per depositarle un bacio sulla guancia. Se Klaus avesse visto i suoi fratelli dirle addio, con rispetto, forse sarebbe riuscito a capire che doveva lasciarla andare.
Elijah sorrise alla sorella, comprendendo a pieno in quel momento che ogni speranza di rivedere in Klaus un briciolo di umanità, era svanito assieme a Caroline. Quella perdita sarebbe stata irreparabile … quella piccola e ostinata ragazza era riuscita persino a far affezionare Rebekah in uno strano e complicato modo!
Quella dolce e generosa ragazza sarebbe mancata anche a lui. Molto.
 Solo allora sul ciglio della porta apparvero Sam, Becky e John. Becky stava piangendo senza sosta, pallida ed evidentemente provata per l’esperienza di poco prima. John cercava di trattenere le lacrime mentre il volto straziato dal dolore di Sam non lasciava spazio ad alcuna riflessione.
Elijah annuì, invitandoli ad entrare. Klaus sembrava essersi calmato, aveva appena permesso a Rebekah di toccarla.
Posò allora una mano sulla spalla del fratello richiamando la sua attenzione. Becky si inginocchiò vicino al corpo dell’amica per stringerle la mano mentre John la stringeva forte dandole forza, anche lui ormai in lacrime. Sam era rimasto in piedi, vicino al letto. In silenzio.
Klaus osservò quasi pigramente la scena, ma quando il suo sguardo si posò sul ragazzo la sua espressione mutò divenendo furibonda.
Si gettò contro Sam ed afferrandolo per la gola lo scaraventò contro la parete facendogli quasi perdere i sensi. I doppi canini e gli occhi gialli sembrarono apparire all’istante mentre si rigettava sul corpo del ragazzo.
Elijah e Rebekah riuscirono prontamente ad afferrarlo per le braccia, portandogliele dietro la schiena per immobilizzarlo. Ma la furia cieca dell’ibrido sembrò sovrastarli con una facilità incredibile.
In quel momento un rumore quasi ovattato e subito dopo basso e pesante provenne dalle loro spalle.
Tutti voltarono il viso per capire cosa lo avesse provocato, mentre Elijah e Rebekah approfittavano della distrazione di Klaus per stringere ancora di più la presa, nel tentativo di bloccarlo.
Caroline era seduta sul letto, la mano premuta sul cuore e lo sguardo sconvolto. I capelli arruffati e le guance arrosate le donavano un’aria sconvolta quanto adorabile. Sembrò annaspare alla ricerca d’aria mentre il suo respiro si faceva faticoso e rauco. Un altro rumore sordo, un tonfo che persino gli umani dentro quella stanza riuscirono ad ascoltare ed il cuore di Caroline cominciò a battere, veloce e leggero come quello di un colibrì.
Solo allora Caroline sentì il respiro farsi più regolare e non doloroso come poco prima, mentre con uno sguardo interrogativo  e scioccato guardava tutte le persone presenti nella stanza. La stavano fissando in modo strano, insistente.
 < Cosa c’è? Sono nuda?> domandò in preda al panico mentre abbassava lo sguardo per osservarsi.
Un sospiro di sollievo le uscì dalle labbra mentre toccava il suo leggero vestito color avorio … sporco di sangue … Si portò automaticamente una mano sulla gola. Dove il profondo squarcio provocatogli da Kol sembrava ancora lacerargli la pelle. Aveva smesso di sanguinare fortunatamente. Strano, un saporaccio nauseabondo le fece portare le mani davanti alla bocca e dopo un breve colpo di tosse sembrò sputare piccoli pezzetti di vetro … o cristallo. Cosa diavolo …?
Un attimo, cosa era successo? Lei doveva essere morta, aveva pugnalato Kol. Il flashback le investì la mente mentre sollevava lo sguardo per incontrare l’espressione scioccata di Klaus.
  < Perché lo state trattenendo?> domandò sorpresa alla vista di Elijah e Rebekah con le bocche praticamente spalancate, ancora fermamente ancorati alle braccia di Klaus. Tutti avevano potuto sentire il battito del cuore della ragazza divenuto ormai incessante, ma nessuno riusciva a darvi un senso nella propria mente, troppo ottenebrata dallo stupore.
Elijah accennò un sorriso divertito mentre Becky si avvicinò a lei con fare titubante.
 < Sei viva?> le domandò scioccata l’amica mentre le posava una mano sul polso.
 < Già, come avete fatto?> domandò  a sua volta la vampira, mentre faceva scorrere il suo sguardo su tutte le persone presenti nella stanza.
Solo in quel momento Rebekah lasciò andare il braccio del fratello per avvicinarsi alla ragazza e contro ogni aspettativa, la strinse in un poderoso abbraccio che fece mancare il respiro a Caroline. Guardò con aria interrogativa Elijah che a sua volta le rispose con un sorriso solare, ma quando posò il suo sguardo sul viso di Klaus si sorprese nel vederlo impassibile quanto scioccato.
Lei era viva, se quello era solo un altro scherzo giocatogli dalla sua mente si sarebbe tolto la vita in quell’attimo stesso. Questo era tutto quello a cui riusciva a pensare Klaus.
 < Noi non abbiamo fatto niente … aspetta.> osservò l’Originale mentre scioglieva lentamente l’abbraccio. Fece scivolare una mano dalla spalla al petto di Caroline.
 < Oh Rebekah sei davvero una bella ragazza, ma non credo di essere interessata in quel senso …> bofonchiò in imbarazzo la ragazza, facendo scoppiare a ridere quasi tutti nella stanza. Tutti tranne Klaus …la stava fissando con aria concentrata ma priva di qualsiasi sentimento.
 < Il tuo cuore … batte. Sei umana Caroline, per questo non sei morta usando il pugnale.> disse Rebekah troppo scioccata per badare alla battutina della ragazza.
Umana? Caroline sbarrò gli occhi, scioccata quanto tutte le altre persone presenti nella stanza. No, peggio! Ancora di più! Come era successo?
Bonnie, ovvio. Era questa la soluzione che aveva trovato alle controindicazioni del pugnale? Una specie di incantesimo che l’avebbre fatta tornare umana quando lo avesse usato?             Questo oppure il tempismo della sua amica doveva essere proverbiale!
Dannazione, consultarla prima no? Non avevano il diritto di disporre della sua vita senza nemmeno chiederle il permesso. La vampira portò l’indice contro la vena più esterna del suo collo … batteva.
Ecco il perché del suo costante e continuo indebolimento da quando era apparsa in quell’epoca. Le ferite che guarivano sempre più lentamente, i continui giramenti di testa, il dolore bruciante al petto, la sete che da troppo acuta era andata pian piano ad affievolirsi fino quasi a scomparire… Da quando Bonnie stava cercando di trasformarla?
Il saporaccio che aveva in bocca … cos’era?
Solo allora Klaus sembrò animarsi e tornare alla realtà, emise un gemito strozzato e sembrò rabbuiarsi in un’espressione ferita quanto furente.
Lei era viva, non era un sogno! Certo … perché lei era una sporca traditrice. Tornare umana, aveva già messo tutto in conto! Caroline era piombata nella sua vita con uno scopo, lo aveva fatto persino perdutamente innamorare solo per … poterlo ucciderlo. Per conficcargli quel maledetto pugnale nel cuore! Non era neppure disposta a morire per le persone a lei più care, aveva messo in conto tutto! Per questo usare il pugnale non l’aveva uccisa … per questo era stata così sciocca e sconsiderata da usarlo contro Kol! Faceva tutto parte del suo piano! Sapere di non poter morire! Un piano fallito miseramente visto che lui doveva essere la sua vittima! Lei era solo un altro dei tanti nemici da cui guardarsi. Il più furbo che avesse mai incontrato.
  < Klaus …> sussurrò la vampira che alla vista della reazione dell’ibrido sentì il suo nuovo cuore da umana, mancare dolorosamente un battito.
L’ibrido le ringhiò contro. Un ringhio basso, crudele gli increspò le labbra.   <  Uccidetela.> sibilò prima di scomparire dalla stanza lasciando tutti senza parole.
Caroline cercò di non soccombere al dolore lancinante che sentì colpirla al petto al suono di quelle parole e con uno scatto si gettò fuori dal letto per rincorrerlo.   <   Klaus!> urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, ma non era abbastanza veloce. Non più.
Appena messo un piede fuori dalla porta pronunciò in un soffio il nome dell’ibrido e senza rendersene conto il mondo tornò oscuro e Caroline cadde a terra.
 
 
   
  <  La cura Caroline, Damon è riuscito a recuperarla. Era l’unico modo per poterti far usare il pugnale! Perché lo hai usato su Kol? Non so come farti tornare ora! È Klaus quello che deve morire!>
Caroline si svegliò di scatto, gettando un urlo disumano. Mani amiche corsero a stringerla e ancor prima di riuscire a ripetere a mente le parole che Bonnie sembrava averle sussurrato in un orecchio, notò Elijah seduto sul bordo del letto, le stava dicendo qualcosa.
  <   Caroline va tutto bene! Siete svenuta, le ferite che avete riportato … sono molto gravi. Vorrei potervi curare se me lo permettete.> L’Originale strinse amorevolmente la presa attorno alle sue spalle quasi a richiamare la sua attenzione. Caroline lo fissò spiazzata e sconvolta.
  <  Da quando sono svenuta?> domandò ancora col fiato corto. Sentiva il cuore batterle all’impazzata nel petto ed una sensazione spiacevole attanagliarle lo stomaco. Klaus, doveva assolutamente parlare con lui!
   <  Qualche ora, Becky è andata a chiamare il dottore mentre gli altri hanno riportato Sam nella sua camera.> spiegò Elijah con il tono elegante che lo contraddistingueva.
  <  Sam? > perché avrebbero dovuto accompagnare Sam nella sua camera?
   <  Vi spiegherò, ad ogni modo … credete che potrei riuscire a guarirvi col mio sangue senza creare problemi? È la prima volta che mi imbatto in un vampiro divenuto mortale, temo una reazione negativa.> le spiegò mentre si tirava sù la manica della camicia.
Caroline posò una mano sul braccio del vampiro per farlo fermare.   <   Non so se posso … a dire la verità credo proprio che sia meglio non provare, ma grazie.> se le parole di Bonnie non erano state solo il frutto di un brutto incubo … i suoi amici avevano sacrificato l’unica fiala della cura per lei. Lei che non voleva tornare umana, lei che non lo avrebbe mai voluto!
 < C’è qualcos’altro che posso fare per voi?> le domandò gentilmente il vampiro. Caroline rispose con un sorriso colmo di gratitudine.
 < Perché non mi avete ucciso? Klaus … Non vi ho mai visto disubbidire ad un suo ordine.> riuscì a domandare con la voce strozzata dal pianto.
Elijah scrollò la testa e le posò un dito sotto il mento, per costringerla a guardarlo negli occhi.
 < Non ho problemi a disubbidire se l’ordine è sbagliato, e così Rebekah. NIklaus era solo … ferito, non avrebbe mai voluto che ti facessimo del male, sapeva che non te ne avremmo fatto. Siamo tutti tuoi amici Caroline. Ed inoltre io posso affermare di conoscere il temperamento di mio fratello molto bene. Rimettiti in salute, lasciagli il suo spazio. Riuscirà a trovare la forza per ragionare lucidamente e tornare da te e nel caso non ci riuscisse da solo … mi troverà ad indirizzarlo sulla giusta strada.>  le disse con voce calma e rassicurante.
Caroline non potè non afferrare la mano dell’amico e stringerla in segno di affetto. Era la prima volta che Elijah le dava del tu, che si definiva suo amico. Cercò di trattenere le lacrime, sapeva di non dover piangere ma … tutto era andato storto, tutto era andato nel peggiore dei modi.
Era ancora incastrata in quell’epoca, a quanto pareva senza via di uscita. Era umana maledizione! Una stupida, fragile, lenta ed inutile umana!
E Klaus … non riusciva nemmeno a pensare a lui. A quanto lo aveva ferito, a quanto anche lei si sentisse morire. Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro mentre sentiva la presa attorno alla sua mano farsi più forte, salda. Elijah, pensò accennando un sorriso sincero la ragazza.
  < A dire il vero qualcosa ci sarebbe … muoio di fame!> confessò tra il riso ed il pianto Caroline, portandosi le braccia allo stomaco. Ed era vero, ecco cos’era quel dolore fastidioso alla bocca dello stomaco.
   < Certo!> disse Elijah scattando in piedi e rivolgendosi a passo sostenuto verso la porta. Dopo un secondo si immobilizzò, evidentemente in imbarazzo.
   < Non credo di sapere dove teniamo le provviste per la servitù … forse è il caso che chiami Becky.> osservò l’Originale rivolgendole uno sguardo di scuse.
Caroline scrollò la testa nascondendo un risolino.   < Ma certo, non preoccuparti.>
L’espressione sul viso di Elijah mutò all’improvviso facendosi seria.
  < Cosa c’è?> domandò allarmata la vampira, già pronta ad uscire dal letto.
 < Nulla di serio.> sussurrò l’Originale. Ma dopo un secondo di concentrazione il suo sguardo sembrò divenire ancora più cupo.
 < Elijah?> Caroline si sentiva in fibrillazione, stupido corpo umano! Perché il petto le faceva così male?
 <  È meglio che vada, tu aspetta l’arrivo del dottore!> e detto questo il vampiro svanì oltre la soglia.
 <  Elijah!> urlò Caroline mentre sbatteva i pugni sul materasso. Stupida velocità vampiresca!
La vampira si portò le mani sulla fronte in segno di disperazione e profondò tra i cuscini. Si sentiva così debole, così stupida. Perché non aveva detto prima a Klaus la verità? Adesso lui … non le avrebbe mai creduto. Diamine, aveva persino ordinato di ucciderla.
In un attimo di assoluta disperazione Caroline scoppiò a piangere come mai aveva fatto in vita sua. Stava vivendo in un dannato incubo! Non c’erano soluzioni, non c’erano vie d’uscita.
Sentiva dolore in ogni parte del corpo, si sentiva debole. Lei non voleva tornare umana e con la storia della cura … non pensava fosse reversibile. Nel caso in cui ci avesse provato sarebbe anche potuta morire definitivamente!
I suoi amici, se così poteva ancora chiamarli avevano preso una decisione così importante senza nemmeno chiederle se le andava bene! L’avevano tradita, avevano anteposto il loro benessere alla sua stessa esistenza!
“Stupida, stupida, stupida! E tu che eri pronta a tradire Klaus per loro!” Non c’era più nessuna vita ad aspettarla a Mystic Falls, quelle persone che lei considerava la sua famiglia non lo erano affatto. In realtà dopo aver pugnalato Kol non c’era più nessuna vita per lei nemmeno lì.
Doveva smetterla di sacrificarsi per persone che non meritavano tutto il suo amore e la sua infinita lealtà. Aveva capito una cosa in tutto quel casino. Non era lei quella che doveva dividersi in quattro per farsi apprezzare dai suoi amici, da qualsiasi individuo. Erano gli altri a dover dimostrare di meritare il suo amore, non sarebbe mai più stata l’insicura e troppo affettiva Caroline. Non doveva piacere a tutti i costi alle persone, da quel momento in poi o l’avrebbero accettata o amen!
Perché lo avevano fatto perché? Che razza di amici erano?
“ Forse loro non sapevano che tu non volessi tornare una vampira, magari pensavano di farti un favore … Hanno dato la cura a te, togliendola ad Elena infondo.” Ed eccola là la sua stupida coscienza, la sua stupida bontà! No, non sarebbe mai riuscita a prendere decisione mostruose come avevano fatto Elena, Bonnie, Damon e forse persino … Stefan. Chissà se Matt ne era a conoscenza?
Pensando a fin troppo cose Caroline si addormentò esausta, tra le lacrime.
 
 
   < No, odio i dottori e poi quello lì è un vecchio maniaco, lasciatelo dire!> urlò Caroline stizzita mentre si tirava le coperte fin sopra la testa in segno di protesta.
  < Elijah per favore dille qualcosa tu!> protestò senza pazienza Rebekah rivolta al fratello.   < O la strozzo con le mie mani!>
Elijah accennò un risolino e si avvicinò al letto di Caroline.
  < Caroline è l’unico dottore del villaggio più vicino, non hai molta scelta e poi se preferisci Rebekah può restare con te così non sarai sola col maniaco.> disse tentando di trattenere una risata.
   < Oh si certo, ora devo anche farle da balia!> protestò l’Originale, scocciata per le proteste di Caroline.
 < No e poi no! Ed inoltre Rebekah se ti da così tanto fastidio la mia vicinanza perché sei sempre qui?> sbuffò ancora sotto le coperte la ragazza.
  < Perché sei ingestibile, peggio di una bambina!> gli urlò contro la vampira mentre andava ad aprire la porta al dottore, con aria furente.
 Caroline si scoprì la faccia, guardò di traverso quella che poteva cominciare a definire una strana amica e le fece una linguaccia. Rebekah alzò gli occhi al cielo, nascondendo un sorrisino e fece accomodare il dottore.
Erano tre giorni che non facevano altro che battibeccare, ma stranamente la cosa si risolveva in una risata. Non che nessuna delle due avrebbe mai ammesso di sopportare l’altra ovvio!
Erano tre giorno che Elijah e Rebekah si prendevano cura di lei, Becky, John, Amelia e Tommy andavano a trovarlo non appena il lavoro alla tenuta glielo permettesse. In realtà non aveva mai passato un solo minuto da sola. Non le avevano fatta alcuna domanda riguardo a Kol, non sembravano feriti o amareggiati. Solo molto pazienti. Cosa che la faceva sentire amata e coccolata come poche volte in vita sua.
Una vocina nel cervello le diceva che in realtà erano turni di guardia per controllare che non si alzasse dal letto per “evadere”. I suoi amici e quello strano dottore le avevano ripetuto fino alla nausea di riposarsi e rimanere al letto, aveva perso troppo, sangue, aveva ematomi in tutto il corpo, forse un’emorragia interna e bla bla bla. Ripetitivi!
Erano tre giorni che non vedeva Klaus. Di lui nessuna notizia, quelle rare volte in cui aveva provato a chiedere di lui tutti davano risposte vaghe e cambiavano discorso. Soprattutto Elijah. Cosa che le aveva fatto nascere uno straziante dubbio. Non volevano lasciarla mai da sola perché … la stavano proteggendo dall’unico essere che la odiava in quel momento?
Il respiro le se strozzò in gola. Non poteva pensare a Klaus, non riusciva a farlo senza sentirsi morire. Sarebbe andata a cercarlo dopo aver formulato un discorso più che eloquente, un discorso coi fiocchi, un discorso che avrebbe fatto commuovere chiunque! Era brava i queste cose …
  < Bene signorina, cominci a spogliarsi.> le ordinò il medico mentre posava la borsa piena di medicine amare come il fiele, sul letto.
Caroline sbarrò gli occhi scioccata e fissò Elijah con aria implorante.   <  Visto?>
Elijah scoppiò a ridere mentre usciva dalla stanza per lasciare loro la giusta privacy, mentre Rebekah si metteva seduta sulla poltrona al fianco del letto. Le rivolse un sorriso divertito ed incrociò le mani al petto, pronta a godersi lo spettacolo.
  < Aiutami.> mimò con le labbra la ragazza rivolta alla pseudo amica. Rebekah scrollò la testa con aria divertita.
  < Sei esagerata.> sussurrò la vampira mentre riceveva in cambio da Caroline un occhiataccia che avrebbe spaventato chiunque.
 
 
 
  <  Klaus non puoi continuare così!> lo rimproverò Elijah mentre afferrava le redini dello stallone di Klaus per impedirgli l’ennesima “fuga” nei villaggi circostanti. Era stato più guardingo questa volta, nessuna strage ma ogni sera tornava con gli abiti disfatti e sporchi di sangue.
Era inavvicinabile da quando Caroline era tornata tra di loro e più di una volta Elijah lo aveva letteralmente placcato e scaraventato dall’atro lato del palazzo. Per ben due volte lo aveva trovato ubriaco fradicio mentre cercava di andare in camera di Caroline con l’intento, come diceva lui, di togliersi dalla testa quella  traditrice.
Dopo un cazzotto ben assestato cadeva a terra ed Elijah si vedeva costretto a caricarlo in spalla per riportarlo nei suoi alloggi. La mattina seguente non una parola veniva menzionata al riguardo e Klaus scompariva per giornate intere.
Inutili erano stati i tentativi di Elijah di riuscire a parlare col fratello, ma adesso che lo aveva in pugno non se lo sarebbe di certo fatto scappare.
  < Non sono affari tuoi Elijah, lascia le redini!> gli urlò furibondo.
  < Lasciala spiegare, sono più che sicuro che le sue ragioni saranno valide e …> doveva arrivare dritto al punto, Elijah lo sapeva o Klaus gli avrebbe strappato un braccio a morsi pur di non  starlo ad ascoltare, ma l’ibrido lo interruppe bruscamente.
  < Non mi interessa nulla di lei! La voglio fuori dal castello Elijah non mi ripeterò un’altra volta!> Elijah riuscì a vedere in Klaus una scintilla di dolore attraversarlo. Per la prima volta da quando erano nati Elijah non vedeva in suo fratello la rabbia furente che aveva imparato a temere ed evitare, ma un dolore così straziante da renderlo cieco a qualsiasi dettaglio, non voleva parlare di Caroline, non voleva più vederla non perché la odiasse, nonostante Klaus cercasse di autoconvincersi, ma perché lo aveva ferito. Come mai nessuno era riuscito a fare prima.
   < Ed io non ripeterò il fatto che la proprietà è di tutti noi, Caroline è mia ospite, come lo è di Rebekah.> puntualizzò stizzito l’Originale mentre strattonava le redini che Klaus aveva tentato bruscamente di strappargli dalle mani.
   < Perché non stenderle un tappeto rosso per quando vi pugnalerà alle spalle? > domandò con crudeltà l’ibrido.   <  Ah giusto, ricordo tu adori le traditrici.>
Elijah alzò la testa, offeso ma fiero e pronto allo scontro. Verbale o fisico se sarebbe servito.   <  Ti sembrano argomenti da toccare con tutta questa leggerezza Niklaus?> domandò con aria severa. Tatia era un argomento fuori discussione tra di loro. A dire la verità se far ingelosire Klaus lo avesse fatto tornare sui suoi passi, Elijah sarebbe anche stato disposto a non smentire per quanto riguardava Caroline.
  < Lasciami andare Elijah.> gli ruggì contro l’ibrido.
  < Non ti avevo mai visto scappare da una donna. Secoli di fuga ti hanno reso così incline alla viltà?> domandò serio l’Originale. Se conosceva bene suo fratello come credeva, sapeva quale sarebbe stata la sua reazione. Certo, c’era sempre l’opzione che gli sarebbe saltato al collo per sgozzarlo ma se il rischio vale la candela …
Klaus gli rivolse un’occhiata furibonda. Gli occhi sembrarono assumere una venatura gialla che non preannunciava nulla di buono, ma contro ogni aspettativa e dopo un bel respiro Klaus accennò un mezzo sorriso. A dir poco sadico.
  < Hai ragione fratello > disse mentre smontava da cavallo  < Questa è la mia casa, non sarà di certo una inutile ragazzina ad impedirmi di abitarla. Sono io il padrone, lei la tua gradita ospite. Se qualcuno deve impegnarsi ad evitarmi dovrà essere lei. > e così dicendo si incamminò a passo svelto dentro il castello.
Elijah rimase immobile a fissare l’immenso portone dentro il quale Klaus era svanito. Sperava di poter migliorare la situazione, far tornare il fratello in casa poteva essere un bene ma doveva farlo ragionare.
 < Rose, va a chiamare mia sorella per favore. Dille di mettere due guardie davanti la porta di Caroline e raggiungermi. L’ordine è di non far avvicinare Niklaus.> con ogni probabilità il fratello si sarebbe infuriato se lo avesse scoperto, ma Elijah sapeva di starlo a difendere da se stesso.
 
 
 
  <  Sta attenta! Aspetta ti prendo per il braccio.> gli urlò contro un orecchio Becky.
Caroline alzò gli occhi al cielo e sgrullò la testa. Benedetta ragazza, ma perché doveva essere così protettiva?
   <  Becky posso farcela davvero! Il dottore ha detto che devo cominciare a camminare un po’, quindi vuol dire che sono in grado di farlo, no?> le domandò accennandole un sorriso vittoriosa.
Cinque giorni, e di Klaus nessuna notizia. Cinque giorni in cui persino Becky si era messa a farle da balia quasi a tempo pieno. Le aveva chiesto scusa almeno mille volte per quell’”incidente”, anche se era evidente che non era affatto colpa sua, ma un solo grazie. Semplice, stupendo ed uscitole dal cuore.
   <  In realtà hai un brutto ematoma sulla gamba e forse un emorragia interna, il dottore ha detto di provare.> osservò l’amica riportando i pensieri di Caroline al mondo reale.
La ragazza ormai seduta da più di un quarto d’ora sul letto cercò di alzarsi, mentre Becky si voltava blaterando qualcosa riguardo la sua salute. Pessima idea.
Le gambe le faceva un male cane e quasi cadde in ginocchio, ma afferrandosi ad una delle aste del baldacchino Caroline riuscì a rimanere in piedi. Quando l’amica si voltò e la fissò malamente, la ragazza le rivolse un sorriso a trentadue denti facendola scoppiare a ridere.
  <  Lascia almeno che ti aiuti.> disse Becky mentre le stringeva un braccio in vita e afferrava la mano più vicina a lei, quasi a guidarla.
  < Guarda che non sono cieca, mi fa solo male la gamba.> bofonchiò Caroline ricevendo in cambio un’occhiataccia.
Becky riuscì ad aprire goffamente la porta della camera senza staccarsi da Caroline e dopo qualche minuto era riuscita persino a convincerla a rimanere dentro il castello, era prima mattina faceva freddo fuori e lei non era più immune al raffreddore.
  < Grazie, ricordarmi ogni due minuti quanto debole e fragile io sia, mi consola molto sai.> osservò Caroline mentre aiutata dall’amica si indirizzava verso una precisa ala del palazzo.
  < Non ti piace essere tornata di nuovo umana?> le domandò allora l’amica con naturalezza.
Caroline la fissò accennando una mezza smorfia. Quanto le sarebbe piaciuto poter sdrammatizzare anche su quello, ma la voce le si strizzava in gola in maniera innaturale ogni volta che ci provava.
  < Sai che fine hanno fatto fare a Kol?> domandò allora Caroline con un doppio fine: cambiare discorso, e distrarre l’amica.
 < In realtà ho sentito il signor Niklaus ordinare ai suoi fratelli di lasciarlo così come tu lo hai …> boccheggiò infine Becky.
Caroline annuì, apparentemente sovrappensiero. Aprì la porta che avevano davanti e quasi strattonando Becky riuscì finalmente a raggiungere il loggiato. La meta del suo viaggio.
 < Ma!> protestò presa alla sprovvista Becky. Caroline le sorrise, le diede un bacio sulla guancia e si indirizzò da sola verso il cornicione in marmo bianco dello splendido balcone ornato con colonnine classiche ed affreschi nella volta.
 < Sono cinque giorni che non vedo il sole, ti prego!> la implorò allora Caroline, felice di poter sorreggere il suo peso sul balcone.
Si voltò per osservare le sue mani, piantate sopra il cornicione per sorreggersi. Erano quasi più bianche del marmo stesso, doveva davvero aver perso molto sangue.
Alzò lo sguardo verso l’orizzonte e si perse a contemplare il sole appena sorto. L’alba.
Ricordò l’ultima alba che aveva visto ed una morsa d’acciaio le stritolò il cuore, bagnandole gli occhi.
 < Va bene, ma solo perché penso che un po’ di rossore sulle quelle guance mi farebbe preoccupare di meno. > disse Becky mentre si avvicinava a Caroline per abbracciarla.
La ragazza le sorrise con gratitudine e poggiò la testa contro la tempia dell’amica.   <  Si sistemerà tutto lo sai? Io ne sono più che certa.> sussurrò Becky facendo quasi scappare un singhiozzo a Caroline che si stava sforzando di non mettersi a piangere.
  < Vado a prenderti uno scialle, aspetta qui fa freddo.> le disse l’amica, non appena aveva poggiato la mano sulla maniglia della porta però, la voce di Klaus fece voltare di scatto entrambe le ragazze.
 < Camminata mattutina? Non dovresti essere a lavorare Becky?> domandò con una tranquillità quasi agghiacciante. Klaus si avvicinò a loro con passo calibrato mentre l’espressione sadica e quasi divertita che aveva in volto fece raggelare il sangue di Caroline. Sentì le ginocchia cederle alla vista dell’ibrido ma si costrinse ad essere forte. Era la sua opportunità, doveva parlargli anche se non era riuscita a formulare il fantastico discorso che avrebbe tanto voluto progettare.
Becky fece un piccolo inchino prima di fissarlo negli occhi con aria fiera.  < La signorina Rebekah mi ha ordinato di prendermi cura di Caroline, quindi si sto lavorando.>
Klaus accennò un mezzo sorriso divertito. Si avvicinò ancora di più alle ragazze, affiancando quasi a Caroline ma senza mai posare il suo sguardo su di lei. Da parte sua Caroline si sentiva una vera idiota, col fondoschiena e le mani appoggiate al cornicione per non cadere e con lo sguardo fisso su di lui come un uccellino in gabbia. Per la prima volta in vita sua non riusciva a parlare.
 < Beh mia cara Becky, ti pago per mandare avanti la tenuta non per intrattenere gli ospiti. Sono io qui il padrone. Va a dare da mangiare ai cavalli o a fare qualunque cosa fai di solito. > ordinò con tono autoritario Klaus. Non ammetteva repliche.
Becky fissò allora Caroline, con aria spaventata. La ragazza annuì nel tentativo di rassicurarla e le fece cenno di andare.  
  < È un ordine.>  sibilò quasi Klaus. Non solo i suoi fratelli non facevano più quello che lui gli aveva ordinato, ora quella ragazzina gli stava mettendo contro persino la servitù.
Senza un inchino o un cenno di saluto Becky girò i tacchi e se ne andò. Klaus scrollò la testa in senso di diniego, poi si voltò lentamente verso Caroline.
Erano così vicini, Klaus era a un passo da lei minaccioso e guardingo come Caroline stentava a ricordare.
 < Bene.> sussurrò l’ibrido facendole accapponare la pelle. Piegò la testa di lato, quasi per scrutarla meglio ed accennò un mezzo sorriso.  < Vedo che raggirare ogni persona sul tuo cammino è divenuto fin troppo facile per te.>
Non importava quanto crudelmente si stesse comportando con lei, in fondo aveva ragione. Doveva restare calma e spiegargli.
  < Klaus…> riuscì a dire Caroline prima di essere interrotta.
  < No, no, no amore. Non voglio sentirti parlare.> ordinò con tono fermo e distante l’ibrido.
Caroline deglutì rumorosamente e sentì il cuore cominciare a battere all’impazzata. Klaus sembrò catturato da quel suono. I suoi occhi prima colmi di disprezzo si posarono pensierosi e sconvolti sul petto della ragazza.
Posò le dita sopra il suo cuore, assorto. Caroline si sentì mancare il respiro, quanto le era mancato quel tocco. Sentire la mano di Klaus sfiorarla gentilmente, la fece quasi scoppiare a piangere dalla commozione e dalla gioia.
  < Il suono del tradimento. Voglio chiedertelo, venire a letto con me faceva parte del piano o semplicemente ti sentivi sola?> Ed eccola lì. La sofferenza pura. Si era illusa che lui potesse aver capito, che lui … non importava. Lei avrebbe detto quello che doveva dire e poi sarebbe fuggita. Ovunque, non le importava più dove.
Caroline si voltò, attenta a non allontanare almeno la mano destra dal suo unico appoggio. Non poteva guardare in quei profondi pozzi neri, colmi di odio e rimprovero quando aveva imparato a scorgervi amore e affetto.
  < Ti capisco …> iniziò la ragazza, finalmente certa di quello che doveva dirgli.
  < Il voi.> sibilò Klaus. Caroline lo fissò di nuovo senza capire.  < Non mi farò di certo dare del tu da una serva che ha persino cercato di uccidermi.> spiegò l’ibrido con fare autoritario.
La ragazza lo fissò, apparentemente imperturbata dalle sue parole. Klaus non poteva sapere quello che la stava dilaniando dentro. Caroline prese un respiro profondo, l’ennesimo. Aveva ragione a trattarla così, doveva mantenere la calma e spiegargli. Non poteva prenderlo a schiaffi come tutte le parti del suo corpo le ordinavano di fare. Voltò di nuovo il viso e decise di cominciare a parlare, parlare all’infinito fino a che avrebbe avuto voce. Ma non poteva guardarlo negli occhi, non in quegli occhi e trovare la forza di spiegare.
 < Vengo dal futuro. Lì voi avete ucciso molti dei miei amici, avete portato distruzione e orrore nella mia vita come nella loro e siete stato ingiusto e meschino. Non volevo essere qui, non l’ho mai voluto. Gli Spiriti mi hanno semplicemente presa e scaraventata qui. Come potevo rifiutarmi? Mi era stata data l’opportunità di addormentare lo spietato assassino che aveva rovinato l’esistenza di tutta la mia famiglia. Avrei potuto farlo! Avrei potuto pugnalarvi mille volte, e mille altre ancora! Come avete potuto vedere non ho problemi con il martirio ma non l’ho fatto perché mi sono accorta … di non potere.> Il cuore le martellava in petto così forte che Caroline fu costretta a portare una mano sul cuore e prendere profondi respiri. Lo aveva fatto, aveva detto tutta la verità a Klaus ed ora non trovava il coraggio per tornare a guardarlo.
  < Siete pazza.> sussurrò l’ibrido sotto shock. Non poteva credere a quelle assurdità.
  < Pazza? Pazza? Io vi dico tutta la verità e questa è la vostra reazione?> Si, lo sapeva! Si era ripromessa di mantenere la calma e subire in silenzio tutte le giuste accuse che le avrebbe rivolto, ma quando era troppo era troppo. E poi lei non era mai stata una santa! Per non parlare della poca pazienza che l’universo le aveva concesso!
 < Come faccio a credere ad una storia del genere? Come faccio a credere a voi? È facile inventarsi assurde fandonie dopo essere stati scoperti! Perché non me lo avete detto prima?> gli urlò contro Klaus mentre stringeva i pugni nel tentativo di non perdere il controllo.
 < Perché sapevo sarebbe stata questa la vostra reazione!> urlò a sua volta Caroline facendo un passo verso di lui. Oh quanto voleva prenderlo a schiaffi in quel momento!
 < No! Non se foste stata voi a dirmi la verità! Senza farmela scoprire perché i vostri piani vi si sono ritorti contro!> i loro toni di voce erano arrivati alle stelle. Erano entrambi furiosi.
 < Volevo parlarvene! Quella stessa sera ricordate! Ma non me l’avete permesso, quel giorno vi avrei spiegato tutto ma Kol mi ha aggredita, ha cercato di … > no, non poteva dirglielo. Caroline scrollò la testa nel tentativo di porre fine al giramento che l’aveva appena stordita. Non doveva allontanarsi dal cornicione.
Il volto di Klaus sembrò rabbuiarsi ancora di più, aggrottò la fronte e la afferrò rudemente per le braccia.
 < Cosa ha cercato di farvi?> domandò furente. Si sbagliava o Caroline aveva appena visto una pagliuzza gialla apparire negli occhi di Klaus?
  < Cosa vi interessa?> domandò allora la ragazza con le lacrime agli occhi.
  < Già. Non mi interessa nulla, avrebbe persino potuto uccidervi, mi avrebbe fatto un favore.> sussurrò Klaus, stordito e furente. La lasciò andare senza delicatezza e si voltò dandole le spalle.
Caroline sentì il cuore andarle in frantumi. Le ginocchia le cedettero e la ragazza si ritrovò seduta per terra.
Klaus si voltò di scatto e la raggiunse.  < Cosa è successo?> domandò preoccupato, reggendola per le spalle.
  < Va tutto bene, sono solo stanca.> sussurrò tra le lacrime Caroline. Piccole bastarde, alla fine avevano vinto loro.
La fronte dell’ibrido si increspò facendo trasparire la sua preoccupazione e l’aiutò ad alzarsi con delicatezza.
  < Avete detto che non vi importa nulla di me, perchè mi aiutate?> domandò la ragazza cercando di asciugarsi le lacrime.
Klaus la teneva stretta per le spalle, senza accennare a sciogliere la presa.   <  Vi odio, ma non riesco a farne a meno. Non posso non aiutarvi.> confessò.
Caroline sollevò finalmente lo sguardo per guardarlo. Klaus sembrava provato e sofferente almeno quanto lei. Eccola, la persona dietro tutta la sua rabbia. Il suo Klaus.
<  Posso capirlo. Ma voglio che sappiate che non ho mai mentito quando si trattava di noi. Tutto quello che vi ho raccontato è vero. > singhiozzò Caroline nel modo più dignitoso che poteva. Lui la odiava, la cosa non riusciva a non straziarle il cuore.
  < Siete umana, come riuscite a giustificare questo?> domandò allora l’ibrido senza alcuna ira nella sua voce. Cosa che risuonò stranamente più dolorosa alle orecchie di Caroline.
Klaus era ferito, era deluso. Tutti sentimenti più profondi e duraturo della sola rabbia.
  < Lo definirei uno sfregio. Non ho mai voluto tornare umana, non sapevo che Bonnie aveva in mente questo piano. È buffo … li odio per questo. Mi ritrovo senza più un luogo a cui appartenere quando prima mi sentivo legata indissolubilmente ad entrambi. Ne ero così combattuta …> sussurrò Caroline. I loro visi erano così vicini, quanto avrebbe voluto colmare quella breve distanza. Klaus la guardava con aria triste ma assorta. La ragazza sperava che lui avesse capito il significato profondo delle sue parole.
Fu in quel momento che Elijah e Becky apparvero, il primo aveva quasi sfondato la porta, la seconda aveva il fiatone e le guance arrossate. I loro visi preoccupati divennero immediatamente dubbiosi alla vista di Caroline quasi in lacrime sorretta amorevolmente da Klaus.
  < Il vostro salvatore è venuto a portarvi via dall’uomo cattivo.> li schernì Klaus con voce grave, riacquistando tutta la freddezza che con Caroline non era riuscito a mantenere.
Elijah si avvicinò allora alla ragazza mentre Klaus la depositava tra le braccia del fratello. Si indirizzò verso la porta senza dire una parola. Fissò Becky rivolgendole un mezzo sorriso, quella ragazzina era furba. Ma si voltò all’improvviso, poco prima di rientrare nel palazzo, attirando l’attenzione di tutti.
 < Io vi amavo. Mi avete tradito. Non si può tornare indietro Caroline, non posso più fidarmi di voi.> disse con tono calmo, pacato prima di andare via. Una tranquillità che aveva dovuto ostentare facendo appello a tutta la sua forza. Era distrutto, confuso. Lei gli mancava come l’ossigeno per un umano, ma non poteva semplicemente dimenticare, doveva riflettere. Doveva pensare.
Caroline si lasciò cadere tra le braccia di Elijah che la sorresse prontamente e cominciò ad accarezzarle la nuca mentre la ragazza affondava il viso nel collo dell’Originale e scoppiava a piangere silenziosamente.
 < Sh … sta calma Caroline, sta calma.> le sussurrò amorevolmente Elijah mentre fissava la porta dalla quale era scomparso il fratello. Non poteva credere alle parole che Klaus aveva rivolto alla donna che amava più di ogni cosa al mondo.
Una domanda terrificante attraversò la mente di Elijah.
“ E se lo avesse spento?”
 
 
 
 
 
Ragazze … a dire la verità ho un po’ paura a leggere i vostri commenti! So che la cosa più logica sarebbe stata far tornare Caroline nel futuro dopo la sua morte, ma ho dei piani ben precisi in mente e poi … non mi piacciono le storie brevi e poco complicate! Adoro scrivere questa fanfiction e non ho intenzione di chiuderla sommariamente, ma non preoccupatevi non durerà in eterno ;)! Vi prego, ditemi cosa ne pensate sinceramente o credo che non riuscirò a scrivere il prossimo capitolo. Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, spero inoltre che tutti i piccoli indizi che ho seminato durante i capitoli precedenti siano ricollegabili nel quadro generale che vi ho presentato in questo capitolo. Ok, non dico altro se non scusate ancora per il ritardo e grazie a tutte voi per il supporto, ne ho bisogno ;) siete una specie di vitamina dello scrittore! Un bacione e a prestissimo,giuro!
  
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