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Autore: Ecavte    17/07/2013    7 recensioni
-Allora, cos'è questa storia? Come ti permetti di presentarti a casa mia e baciarmi come se non fosse successo nulla e farti conoscere come il mio ragazzo? Tu hai già una ragazza, cazzo-
-E tu? Tu ce l'hai un ragazzo?- chiede, sedendosi sul mio letto.
Penso subito a Liam.
Il fatto che mi abbia baciato significa che vuole che iniziamo ad uscire? O era un modo per consolarmi?
Forse gli facevo pena.
-Non sono fatti tuoi. Comunque, non mi piace il modo in cui tu tratti la tua ragazza.
Si passa una mano tra i capelli, scompigliandoli.
-Non sono affari tuoi-.
Genere: Demenziale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Justin Bieber
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Un urlo strozzato squarcia il mio sonno, divenuto leggero da quasi un anno.
Soffoco un urlo di frustrazione nel cuscino, mentre gli sussurro le uniche parole che non vorrebbe sentirsi dire, non alle tre di notte.
-Tocca a te-.

Lui grugnisce, rigirandosi sul materasso ed allontanandosi sul bordo del letto.
-No, io ci sono andato prima-
Scocciata mi scosto le coperte di dosso e scendo dal letto.
Quel cretino fa sempre così.

Ogni volta in cui è il suo turno lui usa la scusa: “sono andato mentre dormivi”.
Le urla strozzate si fanno sempre più potenti ed accelero il passo.
-Arrivo, arrivo- dico, più a me stessa che a lui, visto che non penso mi potrebbe capire ora.
Accendo la lucina al neon della sua cameretta.

Il bambino è disteso nella culla, che si dimena e scalcia con i suoi piccoli piedini.
Afferro il biberon sul comodino di fianco alla culla, prendo in braccio il pargoletto che non la smette di piangere e gli do’ da mangiare, cullandolo ed incoraggiandolo.
-Da bravo tesoro, bevilo tutto-

Un mano calda si posa sulla mia spalla.
-Arrivi tardi mio caro- sussurro sarcastica, ora che il piccoletto si è calmato.
Lui mi schiocca un bacio sulla guancia mentre finisco di dare il biberon a mio figlio.

-Guarda come diventa grande, è fantastico- sussurra dolcemente mio marito, poi gli accarezza una guancia rosea e liscia con l’indice.
-Austin Carter Drew Bieber- gli occhi di Justin si illuminano mentre sposta la mano dalla mia spalla all’altra, cingendomi in un suo abbraccio, godendomi il suo profumo, sempre lo stesso.
Austin sembra calmarsi e smette di piangere tra le mie braccia; lo poso in quelle più forzute e palestrate di mio marito, che lo posa nella culla dopo avergli dato un bacio in fronte.
Dovremmo tornare a letto, ma ad entrambi piace rimanere lì a guardare mio figlio, suo figlio, nostro figlio.

Dopo anni ce l’abbiamo fatta.
Abbiamo superato insieme tutto quanto.
Ed ora abbiamo vinto.
Abbiamo una famiglia.

Justin mi cinge nuovamente le spalle, senza staccare lo sguardo dal neonato, che si è finalmente riaddormentato.
-È bellissimo- dice -come la madre-
Gli poggio la testa nell’incavo della spalla, tirandogli un pugno scherzosamente.
-Non è vero. È merito tuo, è la tua copia esatta-

-Sì, ma ha i tuoi occhioni verdi- ribatte Justin.
-È da quando ti sei alzata dal letto che hai un’aria frustrata. E so che non è colpa sua- continua, indicando il bambino, steso a pancia in su, il suo respiro caldo si sente leggermente e mi soffia nelle orecchie, facendomi rabbrividire di gioia.
Ma poi torno seria.

-Non ci crederai mai- gli dico -ma ho fatto un sogno assurdo-.
Lui alza le sopracciglia.
-Ovvero?-
-Ho sognato ogni santo istante del primo anno in cui ho vissuto qui a Londra. L’anno in cui ci siamo conosciuti. Ci siamo messi insieme. Tutto quanto, dal primo giorno di scuola, a quando ti ho conosciuto come il bulletto della high school e di quando stavo con Liam-

-Tutto quanto?- ride, perplesso -anche di quando sono stato tenero e ti ho trattato bene?-
Annuisco.
-C’eravate tutti- mi sposto per tornare a letto, non ho sonno ma la stanchezza mi sta sbriciolando le ossa e ho bisogno di sdraiarmi.
-Tu, io, Liam, Barbie, Louis, Harry, Niall e Zayn. Ah, c’era anche…- le parole mi muoiono in gola, ma lui sembra capire.

-Austin?- il suo tono è interrogativo, ma entrambi sappiamo che è la risposta esatta.
Mi siedo a peso morto sul ciglio del materasso, e lui fa lo stesso.
-Coraggio. Non piangere- si raccomanda, mentre le lacrime minacciano di scendere sul mio volto copiosamente, ma mi trattengo.

Ormai è andato, non ha senso continuare a piangerci sopra.
Justin prova a consolarmi, prendendosi le sue responsabilità, i suoi nuovi doveri da padre e da marito.
-Non è stata colpa di nessuno, ok? È capitato…e basta. Non possiamo riaverlo indietro, bisogna pensare al presente-.

Chiudo in un angolino del cervello le immagini di quando ho iniziato l’Università.
Liam, Barbara, Louis, Niall e Zayn l’avevano già iniziata, in fondo loro erano all’ultimo anno di liceo quando io ero al primo, ma negli anni successivi sono sempre tornati a salutarmi dopo la scuola.
Stessa cosa hanno fatto Justin e Harry, che hanno un anno meno degli altri, e hanno iniziato l’Università quando io ho iniziato il terzo anno di liceo.
E io sono rimasta sola con Austin.

Siamo diventati amici, forse anche di più ad un certo punto: aveva solo un anno più di me e quindi abbiamo passato tantissimo tempo insieme a scuola, rispetto a quanto ne ho passato con gli altri.
Eravamo molto intimi. Abbiamo provato a vedere come sarebbero andate le cose fra noi, ma non potevo fare questo a Justin.
Così, al primo anno di Università, staccammo i rapporti, ma lui, nell’intento di trovarmi per dichiararsi un ultima volta prima di trasferirsi per sempre in Texas con i suoi, non ha guardato la strada mentre le macchine passavano e…e…

-Maz. Ti sei persa ancora nei tuoi pensieri-
La voce di Justin mi riporta alla realtà nel momento esatto.
Quando stavo per rammentare il peggio.
-Scusa. Va tutto bene, sono solo stanca- sussurro.

Lui però capisce che non va bene nulla nel momento in cui le sue braccia, come sempre, mi accolgono mentre mi accascio contro a lui, contro al suo corpo perfettamente combaciante col mio.
-Maz, devi stare tranquilla. Austin è in un altro mondo adesso, non so quale. Ma sono sicuro che ci sta guardando, sta sorridendo, non ti abbandona mai. Perché ci tiene troppo a te- le sue parole escono un po’ amareggiate, ma si riaggiusta subito, ricordandosi che ho scelto lui, non Austin.

Poi cerca di sdrammatizzare con sentimento.
-E in fondo, sarà pure felice. Abbiamo dato il suo nome a nostro figlio perché rimanga sempre nei nostri cuori-.
Mentre mi accarezza i capelli, chiudo davvero ogni ricordo dentro ad una scatolina, che si rifugia nelle pieghe del mio cervello.

I ricordi migliori, e quelli peggiori, li riporterò sempre nel mio cuore.
Con un marito meraviglioso e un figlio come simbolo della nostra unione, eterna.
 

 
-C’è nessunoooo?- una voce stridula irrompe nel salotto di casa nostra, e Austin ricomincia ad urlare.
-Justin, sono ai fornelli, quindi vai tu e guai a te se provi a sviarti dai tuoi doveri di padre un’altra volta!- strillo dalla cucina.
-Ci penso io- Harold mi passa di fianco a passo sostenuto, fiondandosi in camera di Austin e cercando di calmarlo.

Poi spunta Louis, che entra in cucina, mi saluta con un bacio sulla guancia e si stropiccia gli occhi, assonnato.
-Non c’è Justin, è in garage. Buongiorno comunque-
-Buongiorno dormiglione. Fai il bravo padrone di casa e va’ a vedere qual è il disgraziato che è entrato in casa- rido, tirando una pacca sulla schiena ad un Louis appena sveglio, con la mente ancora annebbiata dai sogni.

Dopo qualche secondo Louis torna in cucina accompagnato da un frizzantissimo Niall e un ancor più frizzante Zayn.
-Bene, cosa possiamo fare per aiutarti, signora Bieber?- urla Zayn, iniziando a mettere mano nelle pentole.
-Zayn, giù le mani o si incazza, e fidati, Maz incazzata non è una cosa bella- spunta anche Harry, con Austin in braccio, e va a sedersi di fianco a Louis.

-Ti credo sulla parola, in fondo la vedi ogni giorno- sghignazza Niall.
-Allora, Louis e Harry. Com’è vivere con una coppia sposata con un figlio?- chiede Zayn.
-Ah, è figo- dice Harry -innanzitutto perché adoro giocare con Austin, poi perché in cinque alla fine ci divertiamo un sacco-.

Louis si stiracchia e mugugna: -finché l’unica donna di casa non inizia ad impazzire per la troppa presenza maschile-.
Sto per tirare un cucchiaio addosso al mio amico, ma per fortuna gli ultimi due ospiti arrivano, salvandomi dai miei istinti omicidi.
-Scusa il ritardo, ma Liam ha finito tardi di lavorare- Barbie si affaccia alla cucina, con una faccia stranita.
-Come mai c’è tutto questo affollamento qui?-

Niall è il primo ad alzarsi e a raggiungere la mia amica in salotto.
-Hai ragione, chiedo scusa, ma volevamo un po’ far saltare i nervi a Maz-
-Ci siete riusciti- sospiro io -coraggio, tutti in sala. Qui non riesco a muovermi e se volete mangiare dovete lasciarmi lo spazio per muovermi e cucinare-.

I ragazzi riescono miracolosamente a sloggiare, lasciandomi in cucina con Barbara.
Siamo diventate molto unite, io e lei.
-Allora, come posso aiutarti?- chiede, mentre mi asciugo le mani con un canovaccio.
-Nulla, tranquilla. In realtà ho finito di cucinare, avevo bisogno di un momentino per me, in questa casa sono l’unica che gira come una trottola.

Lei mi mette una mano sulla spalla.
-Ci credo, con tre uomini adulti e un piccolo pestifero maschietto neonato che girano per casa dev’essere difficile!- e si mette a ridere, contagiandomi.
-Dov’è Liam?-
Lei sospira, lievemente irritata.
-Come ogni domenica in cui veniamo qui, è giù un garage con Justin a parlare di automobili. I classici maschi-

Liam e Barbara ce l'hanno fatta. Hanno dimenticato le storie del passato, e anche loro stanno mettendo su famiglia.
-A proposito, dov’è Austin?- chiede lei, iniziando a portare delle pentole in salotto, dove un branco di uomini sta disfando la tavola.
-Ho voglia di sbaciucchiarmelo un po’- sogghigna.
 


-Ma vi ricordate poi, quando Ryan ti ha sparato? Io stavo per svenire!- urla Zayn, seduto a tavola, mentre, come ogni domenica, ricordiamo tutti gli anni del liceo, dell’Università, le estati passate insieme e le avventure che abbiamo affrontato.
-Oddio, se tu stavi per svenire pensa io- ribatte Louis, mentre una risata per sdrammatizzare si solleva nel tavolo.
-Ragazzi, non si scherza su queste cose! Anche perché voi non avete idea di come stessi io!- commenta in modo teatrale Harry.

-Voi ridete, ma quello che c’è rimasto peggio sono stato io, che ero amico di quella testa di cazzo!- aggiunge Justin, brandendo un coltello.
Gli poso una mano sul polso.
-Per favore, posalo, prima di sgozzare qualcuno-
Lui mi sorride, con una risatina.

In tutto quel vociare mi accorgo che c’è qualcuno che urla dannatamente.
Reprimo un altro sospiro di frustrazione, mentre la mia felicità scompare del tutto.
-Scusate- dico, alzandomi dal tavolo  -ma il dovere di madre mi chiama-

In camera, trovo Austin che come al solito piange.
Sintomo che ha fame.
Faccio i miei movimenti abitudinali: prendi il biberon,  prendi il bimbo, dagli da mangiare, impreca mentalmente perché era il turno di Justin ma per un motivo o per l’altro ci sei tu, con in braccio il bambino.

Quasi leggendomi nel pensiero, Justin mi raggiunge.
-Justin, ascolta. So che è una scocciatura, ma non è solo figlio mio, è anche figlio tuo. Non puoi sempre svignartela e lasciare che me ne occupi io- rispondo, sfogando la mia frustrazione su di lui, che si allontana di qualche passo allungando le braccia tra noi.

-Ehi, ehi, calma. Stanotte ero giustificato perché ieri al lavoro è stata una giornata sfiancante, e ora, come puoi vedere stavo arrivando. Maz, sei troppo agitata, devi calmarti-.
Gli metto Austin tra le braccia.
-Hai ragione. Devo smetterla di fare l’isterica-.
Lui, senza separarsi da Austin, mi abbraccia con il braccio libero.

-Maz, guardati. Guardaci. Siamo una famiglia, siamo marito e moglie, abbiamo il figlio più bello del mondo- mi sussurra nell’orecchio.
-E hai noi!- la voce improvvisa di Liam spezza il nostro momento.
-E noi!- spuntano Niall e Zayn.
-E noi- si aggiungono nella camera di mio figlio anche Louis e Harry.

Justin impunta i suoi occhi color nocciola nei miei.
I suoi bellissimi occhi, che non sono mai cambiati.
-Condividiamo un appartamento con la coppia migliore al mondo, che ci aiuta e ci sostiene. Ogni domenica ci vediamo con i nostri migliori amici, che non ci abbandoneranno mai. Austin ci guarda e ci conforta ogni giorno con la sua anima. Noi tre non siamo una famiglia- allarga il braccio verso tutta la sala, indicando i nostri amici. I nostri favolosi amici.
-Noi nove, siamo una famiglia. Io, tu, Austin. Barbara, Niall, Zayn, Harry, Louis, Liam. Siamo una famiglia. La migliore che ci sia. E non potrei chiedere nient’altro al mondo-.

In questi anni non posso dire di essere sempre rimasta uguale.
Ne sono successe tantissime, di tutti i colori.
Ma eravamo sempre tutti uniti.
Siamo cresciuti, siamo maturati.
Ma non siamo cambiati.
Io non sono cambiata.

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ecco a voi l'ultimo capitolo della mia fan fiction "i've never changed who I am"
sono consapevole del fatto che faccia completamente schifo, ma stasera mi è arrivata la notizia che una mia cara amica è venuta a mancare, e non ero proprio il massimo della felicità, ma ho postato comunque perchè domani parto e non ci sarò per due settimane.
Spero che mi perdoniate per questo capitolo orribile, ho fatto finire la storia in un modo troppo netto, lo so.
Se vi interessa sto scrivendo questa altra fan fiction e vi pregherei dipassare, ci tengo moltissimo.


http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1980641&i=1

Grazie per essermi stati accanto e per avermi supportato in questa fan fiction. Senza di voi, cari lettori, non ce l'avrei mai fatta.

givemetomljnson.

   
 
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