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Autore: GoodnightLynne    18/07/2013    2 recensioni
Una ferita al cuore è più dolorosa di qualsiasi altra, anche se quella che interiormente ti fa più male è la morte stessa...
Genere: Azione, Comico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leonardo Hamato, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Erano le 18:30 e Andrea era intenta a cercare le chiavi di casa dentro l'ampia borsa corvina; dopo qualche secondo, ecco che uscì fuori un piccolo mazzetto di chiavi, con un portachiavi a forma di elefantino blu che penzolava fra queste. La ragazza sospirò, aprendo la porta.
Chiuse questa dietro di sè e si guardò intorno: nessuno in vista.
Emise un piccolo sospiro di sollievo, poi si girò alla sua destra, togliendosi la sciarpa gialla di lana dal collo, e il lungo cappotto beige a grandi bottoni marroni; poggiandoli ordinatamente sull'appendiabiti in legno di quercia.
Si sistemò il giallognolo dolcevita e si chinò, sedendosi sulla scala dell'entrata di casa e aprendo la zip degli stivali marroncini da cowgirl. Dopo averli sistemati al solito posto, ovvero sempre all'entrata, decise di dirigersi in cucina.

Non appena sulla soglia, un paio di occhi azzurri la scrutarono con severità.
L'uomo di mezza età che era seduto con le gambe sul tavolo della cucina, si alzò, facendo rimbombare i propri stivali, anch'essi da cowboy, sul gelido pavimento.
Aveva dei lunghi baffi e un bizzetto sul mento, biondi. Le occhiaie sotto gli occhi evidenziavano bene il suo carattere burbero e irrequieto, erano ceree.
Portava una rossa bandana sul capo, lasciando cadere sulle spalle i lunghi capelli biondi. Sembrava un Purple Dragons, anche per l'abigliamento e i tatuaggi a forma di drago che portava su entrambe le braccia: indossava un gillet nero e dei pantaloni in pelle corvini.
Ed era bbastanza, anzi, molto muscoloso, rispetto i suoi 51anni.

Ma no, non era un Purple Dragons, lui era solo di origini Texane, e si era trasferito a New York con sua figlia solo perché era stanco della vita che faceva lì.
Ma soprattutto per dimenticare...

Andrea restò immobile a fissarlo, senza aprir bocca.

«Ti sembra l'orario di rientrare?» disse secco Jun Rastogi, alzando una delle folte sopracciglia.
«Papà, sono le 18:37, e non sono mica andata a divertirmi» affermò, dirigendosi verso il frigorifero in acciaio. «La piccola Susannah sta male e non so per quanto ancora resisterà...» poi aprì il frigo, uscendo da esso una bottiglia di birra. Si avvicinò al tavolo dove suo padre si era appena riseduto, e la poggiò vicino a lui. «Tu cosa hai fatto oggi?» gli domandò, spostando dal tavolo la sedia dalla parte destra da dov'era seduto il padre, per poi sedersi e aggiustandola di conseguenza.
«Bah» iniziò l'uomo, portandosi la bottiglia di vetro sulle labbra, aprendola con i denti, senza il minimo sforzo. A volte Andrea ne era affascinata, altre scioccata. C'era sempre da sorprendersi con lui: - «E' tornato quel bastardo del padrone di casa. Dice che se non paghiamo, dopo Natale, ci sfratta.» subito dopo si portò la bottiglia nuovamente alle labbra, bevendone a grandi sorsi;  poi la sbattè forte sul tavolo, asciugandosi le bocca col dorso della mano sinistra.
«Non ci credo...» fu la reazione di Andrea, con la bocca aperta e le palpebre che si chiudevano e riaprivano. «Non hai provato a spiegargli che entro il prossimo mese sarà tutto risolto?»
«Come no?» disse Jun, «Ma quell'imbecille non mi ha dato retta!»
La castana sospirò, ancora una volta. «Qualcosa ci inventeremo» cercò di rassicurare il padre, che sembrava non poco agitato...

Si guardarono per qualche istante, poi Jun sbottò: - «Hai comprato l'arrosto?»
Andrea si alzò di scatto, poggiando entrambi i palmi della mani sul tavolo. «Vado subito!» esclamò, prima di correre oltre la soglia della cucina.

Jun portò nuovamente le gambe sopra il tavolo e ricominciò a bere la sua adorata birra.

* * *

Leonardo camminava, dopo aver ascoltato Michelangelo, Raphael e un acconsenziente Donnie, pretendere della pizza. E ovviamente, chi doveva andare dal pizzaiolo se non lui? Il loro temutissimo Leader?
Si sistemò il cappello color crema e i neri occhiali da sole, con il lungo cappotto che lo nascondeva completamente.
Era tranquillo, sempre entusiasta di rendersi utile; ma non avrebbe messo in dubbio una bella lezione ai suoi due bei fratelli dalle bende arancione e rossa.
Un sorrisetto compiaciuto comparve sulle sue labbra...

Ecco che, ad un tratto, intravide delle ombre che si divincolavano dentro un vicolo. Spinto dalla curiosità e soprattutto, dal segno della giustizia, il Leader dalla benda blu, si mosse furtivamente verso quelle strane figure...

«Cosa volete da me?» chiese apaticamente una voce femminile. «Sapete che è da screanzati prendersela con un'indifesa donzella?» sghignazzò questa.
Nessuna risposta. Ma un attacco di cinquanta Ninja in nero, sì, quello sicuramente.

«Andrea?» sgranò gli occhi Leo, appoggiato col guscio contro il muro.
Stava per andare in soccorso della ragazza, quando... qualcosa di veramente stupefacente lo fece rimanere a bocca aperta.

La castana, uscì dall'ampia borsa due tonfa* d'acciaio bianco con fasce nere e rosse, all'apparenza piccoli e innocui. Questi, però, si allungarono 13cm ciascuno; la ragazza impugnò saldamente i sostegni che avevano al centro e balzò verso i suoi avversari e, prima che potessero far alzare anche un solo dito, già aveva messo a tappeto la maggiorparte di loro.
«Mai sottovalutare una donna solo perché porta il tacco dodici!» ironizzò, ma qualcuno stava per attaccarla alle spalle, allora lei, nemmeno si girò nel farlo, diede un colpo ben assestato sotto la mascella dell'ultimo Ninja.
Rimase a riprendere fiato per alcuni secondi.
Credeva che quelli fossero dei semplici malviventi, non aveva la minima idea del perché l'avessero attaccata: suo padre le aveva insegnato come difendersi, preoccupato per la sua incolumità, fin dalla tenera età...

Aprì la borsa e, una volta che i tonfa furono diventati abbastanza piccoli, ella potè infilarli nuovamente dentro.
Fece per uscire dal vicolo, sistemandosi una ciocca castana dietro l'orecchio; il quale era pieno di piercing dal lobo in giù.

A Leo era sfuggito quel piccolo particolare, però ora la trovava ancora più affascinante!

Arrossì, ma a cosa stava pensando?

«Attenta!» d'un tratto urlò, senza rendersene conto: uno dei Ninja si era rialzato e adesso correva verso la ragazza, con uno shuriken ben nascosto sulla mano destra e una katana sulla sinistra.
Andrea sgranò gli occhi e sentì un forte dolore al polso, se lo strinse con l'altra mano e boccheggiò qualcosa di incomprensibile, una volta che vide la figura con un cappello color crema davanti a lei. «Tu chi...»
«Non muoverti.» ordinò gentilmente Leo, già con le sue due katana in entrambe le mani.

Non ho fatto in tempo per poterlo evitare...
Accidenti! Accidenti!

Concentrati, Leo. Concentrati...


Leonardo aspettò il momento opportuno: una volta che il Ninja si fu avvicinato abbastanza, lo mise K.O. in un sol colpo, colpendolo prima sul collo, e alla colona vertebrale con l'aiuto del dorso di una delle katana.

Ripose le sue armi dietro al guscio, in questo momento totalmente coperto dal cappotto e, una volta accertandosi che nessuno dei membri del Foot Clan muovesse un muscolo, si girò, trovandosi il candido viso di Andrea che lo fissava.
Leonardo s'imbarazzò a quello sguardo tanto intenso, ma cercò di restare neutrale, e sembrava anche riuscirci: - «Tutto bene?» chiese, con gentilezza.
La castana annuì, «Sì, grazie mil...» ma prima di poter finire la frase, cadde in terra, reggendosi la gamba sinistra.

Leonardo era ancora più scosso: cos'era successo, adesso?

Si chinò velocemente e se la caricò sulle spalle, infischiandosene se da così vicino avesse scoperto la sua vera identità: con la vita delle persone non si scherza, nemmeno se la ferita è insignificante. L'aveva velocemente appreso... e mai più dimenticato. La vita è sacra e non bisogna sprecarla.
«Si regga forte, la prego» le raccomandò. E Andrea, anche notando il colorito verdognolo della pelle del giovane, non proferì niente, né si spavento.
Voleva solamente dormire...











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Tonfa*:
http://it.wikipedia.org/wiki/Tonfa
  
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