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Autore: malpensandoti    18/07/2013    12 recensioni
L’equazione di Dirac afferma che se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo sottile diventano un unico sistema. Quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce.

Prequel della serie di one-shot "Siccome pioveva"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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No church in the wild
Capitolo uno - Super(market) girls




 
“Biscotti al cioccolato o senza glutine?”
Candice alza entrambe le braccia, sventola le due confezioni di biscotti che ha in mano e osserva con pazienza il reparto colazione del supermarket. Le luci al neon sono di un verdastro chiaro, il soffitto è incrostato e il pavimento puzza di varichina. Dalia si volta verso di lei e ha l’espressione tipica di sua madre quando sta per rimproverarla per qualcosa: “Dico, ma scherzi? – esclama infatti – Siamo a dieta, siamo tutte a dieta!” poi sbuffa, picchietta una Converse rossa sul pavimento e incrocia le braccia al petto.
Candice ha ventun anni e un’infinità di pazienza sulle sue spalle magre. Quindi non si scompone minimamente davanti alla reazione aggressiva dell’amica e anzi, si concede un piccolo sorriso divertito mentre sceglie i biscotti senza glutine. Li appoggia delicatamente sul fondo del loro carrello e gira il capo più e più volte: “Dove sono le altre?” domanda, guardandosi intorno.
Dalia fa un gesto secco con la mano, senza staccare lo sguardo scuro dalle confezioni di tea inglese: “Megan sarà dai preservativi o a comprare un test di gravidanza, - borbotta sarcastica –  Olivia ed Emma avranno visto qualcosa di bello al reparto cartoleria e India starà sbavando davanti ai superalcolici.”
Le sopracciglia di Candice si inarcano mentre lei riflette. Poi annuisce perché il ragionamento di Dalia non fa una piega.
Dal suo metro e settantasette, Candice ha sempre guardato il mondo dall’alto, letteralmente.
Candice Willow ha i Dr Martens taglia 41, gli occhi più azzurri che sua madre abbia mai visto e una responsabilità più forte di quella di tutti gli abitanti di Sosho messi insieme. Nei suoi ventun anni non ha solamente collezionato una varietà di complimenti per il suo fisico da modella e per gli occhi da cerbiatta, ma anche e soprattutto vari episodi di vita quotidiana che segretamente non deve l’ora di raccontare ai suoi futuri figli, Kendra e Peter. Candice è la ragazza perfetta che ogni donna vuole avere come cognata: è bella, intelligente, ingenua quanto basta, determinata e ha un sorriso delizioso che contrasta coi capelli scuri che ogni tanto si lasciano schiarire da qualche tinta di poco conto. Mai il trucco sbavato, il vestito sgualcito e la parola inadatta. Si sente in colpa quando dice parolacce ed è sempre contenta di sentire sua madre. Perfetta.
Dalia ha ormai deciso che la colazione in casa loro sarà di succo e aria, perciò afferra al volo il carrello e inizia a spingerlo con stizza: “Odio il cibo” grugnisce.
Candice la segue e sorride al suo comportamento, sicura del fatto che tra meno di un quarto d'ora la vedrà saltellare di gioia per lo sconto ai surgelati.
Dalia ha vent’anni e 32 giorni ed è sempre stata così. E ‘così’ è davvero il termine adatto per descriverla. Anche alle medie, durante i classici temi ‘descrivi una persona a te cara’, Candice faceva sempre fatica a trovare le parole giuste.
Dalia ha le fossette agli angoli della bocca che mostra quasi sempre solo nei giorni pari, i capelli castani sulle spalle, gli occhi scuri e l’accento veramente londinese. È cattiva ma ama i gatti, è scorbutica ma ha una voce emozionante, è affetta dal –  soprannominato da India – ‘vittimismo convulsivo’ - che prevede una sfilza di “Ce l'hanno tutti con me!”, “Oggi sono più brutta del solito”, “Che capelli di merda” - , ma farebbe di tutto per consolarti. È determinata ma teme il confronto, ha delle gambe mozzafiato ma vorrebbe essere più alta, dice di non saper cantare ma vive grazie ai pub che la sera la ingaggiano e, cosa più ovvia di tutte, è lunatica.
Dalia è la personificazione dell’incoerenza, ma, in fondo, a chi importa?
Candice si morde il labbro e non smette di sorridere nemmeno quando passano davanti al bancone del pesce che puzza di mare aperto. Dalia lo nota, le rivolge un’occhiata obliqua e d’un tratto si ferma al centro del reparto bibite: “Che c'è?” sbuffa.
L’amica spalanca gli occhi e si inumidisce la labbra più volte: “Zayn” dice solo.
Dalia fa un breve calcolo all’indietro e pensa, oltre al nome osceno che questo povero Cristo possiede, anche a dove l’abbia già sentito.
“L’amico di Trevis – le viene incontro Candice, ovvia - Lo abbiamo conosciuto al suo compleanno la settima scorsa.”
Altri calcoli e Dalia giunge alla conclusione che: Festa di Trevis uguale a una montagna di ragazzi, uguale a sconosciuti che ci hanno spudoratamente provato, uguale al suo umore troppo nero per poter affiancare un nome ad un volto. Quindi scuote la testa e riprende a spingere il carrello, incitandola a continuare. Candice pensa che sia pazza perché è davvero impossibile di dimenticarsi di Zayn: “Ma come, non ti ricordi? – esclama, seguendola – Quello alto, carino, coi capelli scuri, mezzo orientale..?”
“Orientale cinese?” domanda l’altra, osservando i balsami e le creme per capelli.
“Orientale pakistano. Ce l’ha presentato Trevis a metà serata. Era con due ragazzi” Candice non riesce a crederci: davvero non si ricorda di Mister Mistery?
Dalia sbuffa: “Cosa ha fatto questo Zayn di così interessante?”
“Mi ha mandato un messaggio, prima. – risponde l’amica, euforica – Ci siamo sentiti fino a poco a fa e lui..”
“Frena, frena, frena. – Dalia è allibita – Gli hai lasciato il tuo numero di telefono? Così? Senza pudore?”
Finalmente, Candice si permette di roteare gli occhi chiarissimi: “Non è uno stupratore!” ribatte, accigliata.
“Non puoi saperlo” è la risposta secca di Dalia, mentre afferra un flacone di shampoo alle fragole.
“Di chi stiamo parlando?”
Una scatola rossa di preservativi che cade accanto ai biscotti nel carrello è ciò che segue la domanda di Megan, che ora sorride col suo fare malizioso ad entrambe.
I capelli rosa sono sciolti sulla giacca di pelle che indossa, e le sfiorano il seno prosperoso e la pancia piatta. Il trucco delle sette e un quarto di sera non riesce più a coprire il volto costellato di lentiggini, ma mette comunque in evidenzia le ciglia lunghissime, gli occhi verdi mare e le labbra scarlatte.
“Di un possibile violentatore” le spiega Dalia, lanciando un’occhiata ammonitrice a Candice, che sbuffa appena.
“Ed è carino?” domanda Megan, senza smettere di sorridere.
Carinissimo” Candice annuisce soddisfatta e Dalia è sull'orlo di una crisi di nervi: “Pronto? Pianeta chiama ragazze! Parliamo la stessa lingua o no?” esclama, spalancando gli occhi.
Megan si sistema le calze scure che coprono le sue gambe e sospira con rassegnazione: “Ma non è Candice quella responsabile? – le domanda, dandole le spalle per osservare lo scaffale dei balsami – Lasciamo a Cesare quel che è di Cesare”
“Abbiamo perso Mum Candice quando si è messa a dare il suo numero  a degli sconosciuti!”
La sottoscritta è sul punto di ribattere sul nome osceno che le è stato affibbiato che ricorda un po’ quello di una suora, quando d’improvviso la tasca del suo giaccone vibra. Tasta velocemente il capo d’abbigliamento e quando finalmente pesca l’iPhone usato di suo padre, Dalia ha intavolato l’argomento “bad girl” con Megan – Oh certo, ora sono io la lunatica, vero? Beh, quando avrai un figlio nella pancia perché ti piace divertirti,non aspettarti un consiglio sul nome!
Ma Megan non si arrabbia. Un po’ perché è abituata, un po’ perché, in fondo, l’amica ha ragione.
Megan ha ventun anni e ventisei paia di tacchi che riesce misteriosamente ad indossare tutti in un solo mese. È alta il giusto, è bella, provocatrice e l’ultima volta che ha visto il colore naturale dei suoi capelli è stata sei mesi fa. La sua chioma infatti, che ora le sfiora lo stomaco, assume sfumature e tonalità differenti a seconda del tempo, dell’umore e dell’ultima hit di Rihanna. Ha la straordinaria fortuna di avere le curve al punto giusto, oltre che un intuito infallibile per quanto riguarda i ragazzi. Non è una sgualdrina, è solo una ventunenne a cui piace divertirsi la sera, che odia il cibo giapponese e che fa la ragazza immagine per una discoteca del centro. È persona più meravigliosa che possa esistere sulla terra, ma se vuole, è anche la più bastarda.
Il messaggio di Zayn è conciso e semplice: “Domani ho un impegno alle sei, poi sono libero. Prendiamo un aperitivo alle sette?” e Candice deve conficcarsi le unghie nel palmo della mano libera per non iniziare a saltellare come una scema perché, porca miseria!, Mister Mistery le ha appena chiesto d'uscire!
Megan si volta verso di lei, quel sorriso trattenuto lo conosce fin troppo bene: “È lui?” le domanda infatti. L’amica annuisce con forza e invia un messaggio di conferma che nasconde in un semplice ‘D’accordo’ tutta la sua emozione.
“Lui chi?”
Emma Buster sbuca da dietro lo scaffale delle tinte per capelli con un pacchetto di assorbenti e un tubetto di dentifricio tra le mani. I capelli biondo cenere sono legati in uno chignon di poco conto e la pelle di porcellana viene profanata dalla luce scarsa del supermarket che non le rende giustizia. Sorride, distratta, col suo modo spensierato e un po’ sopra le nuvole. Sta pensando a qualcosa che adesso non ricorda, troppo presa com’è dalla nuova linea di shampoo che Megan ha appena appoggiato nel carrello. Emma ha ventun anni e un mucchio di cose che non ha mai detto a sua madre. E nemmeno a sua sorella, a suo padre, sua zia, sua cugina e neanche alle sue amiche. O meglio, a loro ha detto tante cose, forse anche troppe. Emma ride e non si capisce mai quando scherza: ha gli occhi scuri, il viso delicato e un paio d’esami dell’università da terminare. È la bambina che completa il gruppo, lo scherzo che ci sta sempre. È il sorriso perenne che nasconde la tristezza. Emma è un mistero che non vuole essere mascherato e che soprattutto non vuole esserci. Emma è gli scheletri  che ha nascosto dietro i vestiti per non far andare via le persone che ha vicino.
Imprigionata in una felpa dell’università e in un paio di jeans scuri, rivolge un’occhiata interrogativa alle due amiche: “Lui chi?” ripete, stavolta con più interesse.
“Zayn. – risponde Candice, con le guance in fiamme – Sai, l’amico di Trevis.”
“Quello gay?”
“No, quello mezzo orientale..”
Emma spalanca gli occhi e annuisce con enfasi: “Carino!” dichiara, a mo’ di approvazione, mentre Dalia sbuffa e fa finta di non sentire, perché, diavolo!, qua si stanno rincitrullendo tutte quante!
Poi gli auto-parlanti del supermarket assumono il suono di una chitarra e la ragazza si morde con stizza le labbra per non saltare come una fan animalesca.
“Oh, Dalia – esclama Megan, voltandosi verso di lei – Questo non è mica il cantante che ti piace?”
“Sì. – concorda Candice, pensierosa – Com’è che si chiama? Nicholas? Nir..?”
Niall! – sbotta a quel punto Dalia – Si chiama Niall.”
Cala il silenzio, e Niall lo riempie divinamente. Ha la voce delicata, il timbro dolce, senza interferenze. Sembra che sorrida, anche mentre canta una canzone triste, anche mentre le corde della chitarra vibrano.
“Non male” commenta Megan, spezzando l’attino. Dalia vorrebbe dirle che ‘non male’ sono i suoi capelli rosa pallido, ‘non male’ sono i biscotti che mangiano alla mattina per colazione, il lavoro come commessa di sua cugina e non la voce di Niall Horan. Non Niall Horan. Poi però ci ripensa, perché la canzone le ha fatto tornare il buon umore, così sospira e scuote semplicemente la testa.
“Forza. – grugnisce piano, per non coprire il suono della chitarra – Andiamo a recuperare le altre stronze.”



“Non ci crederai mai, ma Dalia ha davvero mandato a quel paese…Olly?”
Emma ha un sorriso adesso appena incrinato, si ferma in mezzo al reparto infanzia e aggrotta le sopracciglia perché è sicura di aver parlato abbastanza forte da essere sentita. Olivia però non si è mossa, è rimasta in piedi davanti ad uno scaffale di pannolini, ma ha lo sguardo perso e i capelli sciupati.
Una borsa di studio alla University of East London, una montatura di occhiali da lettura spessa quanto un mattone, un fisico asciutto, qualche drink e sigaretta ogni tanto sono i tasselli che compongono Olivia Wood. Responsabile, altruista, buona e un’infallibile imitatrice di tutto ciò che respira.
“Olivia?” Emma le scuote appena un braccio, e lei si riprende dallo stato di trance in cui era immersa.
“Cosa hai detto?” le chiede, ma ha la voce distratta.
Emma la squadra da capo a piedi e parla con lentezza: “Che Dalia ha mandato a quel paese…Sei sicura di stare bene? In questi giorni sei…strana
Emma e Olivia condividono – oltre che la stanza da letto – anche e soprattutto sedici anni di vita insieme. Olivia si ricorda il primo ragazzo di Emma, come era vestita per i diciotto anni di Candice e il suo colore preferito. Emma invece sa che Olivia non sopporta quando Megan alza troppo la musica sotto la doccia, che odia il cibo messicano e il loro vicino Stewe. E sa che quando non guarda in faccia il suo interlocutore come adesso, che quando si morde le labbra e sospira pesantemente, c’è qualcosa che non va.
E Olivia ha già gli occhi lucidi. Scuote energicamente la testa, “Non è niente” mormora.
“Non è vero, - Emma non è brava in queste cose, ci prova – cos’è successo?”
Olly chiude gli occhi, prende un respiro profondo e: “Sono incinta” dice, e le lacrime le bagnano il viso pallido. Ed è come se il mondo si fermasse per entrambe, come se, fino ad adesso, lo avessero sentito ruotare su se stesso e intorno al Sole, e solo ora si rendessero conto di quanto si siano mosse con lui. È tutto fermo, la luce al neon salta un decimo di secondo in cui Emma prega – scongiura – che sia solo uno scherzo. Ma Olivia poi comincia a piangere, singhiozza tra le sue stesse mani e l’unica cosa che lei le può dire è: “Diventerai grassa!”, con un tono scioccato e gli occhi spalancati.
“Lo so!” risponde Olivia, e ha la medesima voce e la stessa espressione.
“Ma tu cosa…Insomma non hai un rag…Hai già deciso di…?”
“Non lo so, - la interrompe, e sembra quasi una richiesta d’aiuto – ti giuro che non lo so”
 
 
 
 
Qualche scrittore che lei si è sicuramente scordato di studiare, diceva che gli occhi sono lo specchio dell’anima. India ha gli occhi grigi e non ci sono sfumature, non c’è un altro colore che si fonde al metallo, pagliuzze più scure che proteggano la pupilla. C’è il grigio che al sole diventa quasi azzurro e basta. Cammina con la sua solita lentezza per tutto lo scaffale degli alcolici, ogni tanto si ferma con le caviglie incrociate ad osservare le etichette e gira su se stessa per tornare indietro. India è un enigma e nessuno tranne Megan lo ha ancora compreso. Scaltra, intelligente senza laurea, sarcastica e senza peli sulla lingua che usa comunque raramente. Potrebbe avere una spalla lussata o il giorno più bello della sua vita, e la sua espressione apatica non cambierebbe.
Sono dieci minuti buoni che è incastrata in questo reparto, ma è l’unico che ha la vista completa sulla cassa, e anche se ha lo sguardo distratto, India è fin troppo concentrata.
“Ti sta fissando”
Sorride alle Heineken, si volta e: “Chi, scusa?” domanda, non capendo – meglio, fingendo di non capire. –
“Il tizio alla casa, - risponde Megan, alzando le spalle – è da quando siamo entrate che ti sta guardando”
India ruota la testa bionda oltre la sua spalla, s’imbatte in un fisico robusto chinato su uno sgabello di poco conto. È un ragazzo con le spalle larghe e un maglione di qualche taglia più grande e bianco panna, un cappellino di lana sulla testa castana e gli occhi verdi. Verdi con le pagliuzze, con le sfumature e la luce al neon che li scurisce. Ci sono un paio di fossette studiate ai lati di quel sorriso malizioso e bianco.
Ora India non sorride più.
“Lo so”

 



E voi direte, ma non erano aggiornamenti lunghi? Ahahah
Avete ragione, ma il capitolo era già mezzo pronto da...un mese?, e non risciuvo proprio a tenerlo lì, senza pubblicarlo.
In più, i commenti che ho ricevuto su Ask, nelle recesioni e su Facebook mi hanno resa così felice, che mi sembrava anche doveroso aggiornare il primo capitolo in tempi record.
Un capitolo chilometrico per i miei standard, e cià mi terrorizza perché potrebbe risultare una schifezza e soprattutto annoiarvi a morte e/o confondervi.
Ci sto mettendo l'anima in questa storia, sto assillando le mie Megan, Dalia, Emma, Olivia e Candice affinché mi supportino (siete le migliori), e ho fatto leggere qualcosa perfino a mia sorella.
Ho voluto alternare scene divertenti e "leggere" (come la prima) ad altre un po' più impegnative come quella di Olivia e quella di India. In 2616 parole ho cercato di descrivere al meglio tutte e sei le ragazze, affinché chi non avesse letto le one-shot le imparasse a conoscere.
Nello spazio autore mi sento anche quasi "obbligata" ad analizzare il capitolo, per spiegarvi e chiarirvi il più possibile qualche passaggio.
Per esempio, abbiamo già una piccola apparizione - chiamiamola così - di Zayn. Candice è già visibilmente attratta da lui - ma chi non lo sarebbe? - e si sono addirittura scambiati i numeri di telefono! Forse questa cosa può risultare in qualche modo in contrasto con il carattere di Zayn che compare nella sua one-shot Quando tutto cade, ma non temete che fa tutto parte della storia :)
Cosa succederà all'appuntamento, secondo voi?
E vi ricordate quando ho specificato che i ragazzi non erano famosi? Beh, non è propriamente così. Niall Horan, per esempio, è un famoso cantautore di origini irlandesi. Avete presente Ed Sheeran, il suo carattere, il suo stile, il suo modo di vivere? Ecco, Niall in questa storia me lo immagino pari pari. E, oltre a questo, è anche la celebrity crush di Dalia, che è semplicemente una queen ahah
Per quanto riguarda il "misterioso" ragazzo alla cassa, spero abbiate capito tutte chi sia :)
Oltre a questo, ci tengo a soffermarmi su Olivia e sul suo ruolo all'interno del gruppo e della fan fiction in generale. Molte avete avuto dei problemi a capire il suo personaggio, e forse io ho sbagliato e non mi sono spiegata bene. Olivia è semplicemente un altro membro del gruppo, non avrà un ragazzo - non uno degli One Direction, comunque - ma sarà quel colpo di scena continuo che manderà avanti la storia.
Beh, credo di aver detto tutto, ma in caso contrario, sapete dove trovarmi :)
Vi ringrazio immensamente per aver già messo questa storia tra le seguite/ricordate/preferite. Non mi aspettavo un boom così grande, mi avete riempito il cuore di gioia, specie per le vostre parole nelle recensioni.
Non so, mi sembra di essere troppo sopravvalutata e mi faccio mille paranoie perché ho davvero la paura di deludervi tutte.
Spero che il capitolo vi abbia fatte sorridere e che abbiate capito qualcosa, fatemi sapere!
A presto,
Caterina




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