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Autore: mikaru99    18/07/2013    2 recensioni
“Guanda che succede sempre così: prima escono da amici, poi vanno al cinema, si tengono per mano e, prima ancora di rendersene conto sono già sull’altare!”
Un Thorin come padre: severo, inflessibile, duro, ma essenzialmente di animo gentile.
Un Fili alquanto protettivo e vivace, che è vissuto viziando il fratellino, ma che vuole solo godersi la vita con gli amici e con la sua ragazza.
E infine il più piccolo, un Kili nel bel mezzo della sua adolescenza, ribelle, capriccioso e iper geloso del fratello maggiore.
Insomma…una famiglia assolutamente tranquilla...
Questa è la prima storia che pubblico su “Lo Hobbit” Vi pregherei quindi di perdonarmi qualche erruruccio e di lasciarmi una sincera recensione su cosa ne pensate!
Genere: Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fili, Kili, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: AU | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Prevedibilmente, Kili dormì fino a tardi il mattino dopo.

Quando Fili rotolò fuori dal letto e si fece vivo, già vestito ma sbadigliando, Thorin gli rivolse un saluto gelido, ancora arrabbiato dalla sera prima.
Insensibile al tono gelato dell'uomo, Fili gli rivolse il suo solito allegro saluto.

“'ngiorno, zio!”

“Buongiorno. Siamo mattinieri nonostante abbiamo fatto presto ieri sera?” chiese lui con pesante sarcasmo riferendosi alla sera prima dopo che, avendo abbandonato ogni briciolo di pazienza, si era catapultato nel locale dove si trovava il nipote lo aveva riportato a casa con due scapaccioni in omaggio.
Il biondo si stiracchiò pigramente.

“Già. Ehm...mi dispiace per ieri” si scusò, dopo aver notato l'assottigliarsi degli occhi dello zio.

Fili si sedette e divorò in due minuti scarsi l'intera quanto più abbondante colazione e si affrettò per uscire, solo per venire bloccato per un polso dall'adulto.

“Visto che sembri voler uscire con tale foga...apprezzerei se riferissi al signor Goblin che avrà bisogno di impiegare il suo portiere di riserva nella partita di oggi e nell'intero torneo”
Il viso di Fili, che aveva assunto un'espressione depressa alla menzione della punizione del fratello, si apprestò a protestare.

“Kili si è comportato in una maniera davvero riprovevole con te e con tutti noi...in più in presenza di un ospite, ergo non intendo discutere delle conseguenze che ho adoperato per questo caso...e con questo aggiungo che da ora in poi non tollero una tua interferenza o critica nei confronti dei miei metodi educativi...è chiaro?”

“Sissignore!” rispose il ragazzo abbassando involontariamente lo sguardo.

“Ritornerai poi qui, dopo essere andato ad avvertire la società, anche tu sei in punizione per il tuo leggero ritardo di ieri sera...o più propriamente di sta mattina”

“Sissignore” disse Fili, ubbidiente.

Si affrettò a uscire, ansioso di lasciare quella casa.
Quando fece ritorno, Kili era sveglio, anche se ancora in pigiama, e stava facendo tranquillamente colazione.
“Ciao, Fee!” esclamò allegramente attorno a un boccone di uova strapazzate.

Gli parlava come se non fosse successo niente e Fili non poté sperare in nulla di più propizio, visto e considerato che non era capace di sopportare il suo broncio, men che meno di tenerglielo lui stesso.
“Ohi, Kee!” esclamò scivolando nella sedia accanto a lui.

“Buongiorno” brontolò entrando il loro zio.
“Signorino, se hai finito di mangiare, puoi consegnarmi il pallone di calcio a tuo fratello, poi raggiungere la tua sala comune mentre io porto Fili a fare la visita per vedere quanto è lucido”
Kili si pulì la bocca con un tovagliolo.

“Ma che stai dicendo?” disse allegramente. “Abbiamo un incontro di calcio oggi, ricordi?”

Fili spalancò la bocca e i suoi occhi dardeggiarono da Thorin a Kili e viceversa. Si afflosciò nella sedia, prevedendo un impressionante spettacolo di fuochi d'artificio.
Thorin depose il giornale sul tavolo molto deliberatamente e rivolse la sua piena attenzione a Kili, che ancora sorrideva. 

Nessuna meraviglia che il ragazzino fosse così cinguettante, stamattina. 

“No. Tu…”
Kili lo interruppe, la voce che cominciava a tradire agitazione.

“Ma ho bisogno del pallone per allenarmi per l'incontro di oggi pomeriggio”

“No. Tu non giocherai in questa partita, né in tutto il torneo. La tua punizione consisteva nel non svago. Questo include anche il calcio”

“Cosa?!”

Ora Kili era balzato in piedi, e sia il tono che il volume della sua voce si stavano alzando rapidamente.

“Non puoi farlo! Io devo giocare! Contano tutti su di me!” fissava lo zio con incredulo orrore.

Sì, era stato cattivo.

Sì, infondo infondo (ma mooooolto infondo) si era meritato di essere punito.

Ma Thorin non poteva assolutamente avere intenzione di impedirgli di partecipare al torneo!

Non dopo che aveva lavorato così duramente!

Non quando giocava nel ruolo che, anni addietro, aveva ricoperto suo padre! Non quando progettava di rendere la sua famiglia così orgogliosa!

Aveva intenzione di mostrare a tutti che era il figlio di suo padre e nipote di suo zio, e nulla glielo avrebbe impedito, neanche Thorin.

“Tu non puoi!” ripeté, la voce che gli si spezzava “Devo giocare. Posso stare in punizione cominciando domani!”
In qualche modo doveva far sì che l'uomo capisse. Bilbo e gli altri contavano su Kili per vincere.

E -ancora più importante- voleva scendere in campo con la maglietta di suo padre.
Quando avesse parato tutte le palle, avrebbe mostrato a tutti di essere il degno erede del talento paterno. 

Doveva semplicemente giocare…doveva.
“No, Kili” ripeté Thorin, la voce che gli si induriva. “Tu non giocherai nella partita di oggi…né in nessun’altra partita del torneo…e fossi in te sarei grato di non dover smettere di giocare definitivamente”
“Kee, tu non vuoi smettere di giocare a calcio” intervenne Fili, cercando con tutte le sue forze di impedire al suo fratellino di autodistruggersi.

Sapeva che cercare di rinegoziare una punizione funzionava di rado…e spesso portava a penalità aggiuntive.
Kili li ignorò entrambi.

“Non m'importa cosa dici!” gridò verso Thorin in tono di sfida. “Io giocherò questo torneo! Non puoi fermarmi!”

“Kili” Thorin si sporse in avanti e abbassò pericolosamente la voce “Se stai agendo sotto l'errata impressione che esiterei a fermare il gioco, scendere in campo e darti uno scapaccione per la disobbedienza davanti all'intero stadio, permettimi di correggerti qui e ora. Stai venendo punito per un comportamento assolutamente pessimo, e tutto l'urlare del mondo non cambierà le cose”
Una piccola parte del cervello di Kili stava saltando su e giù e pregandolo di zittirsi, ma il resto era stato apparentemente sopraffatto da tutto.

Tutta la frustrazione e la rabbia dentro al ragazzo esplosero in uno scatto d'ira assolutamente senza precedenti.

“TI ODIO!” gridò “SEI TERRIBILE E CATTIVO E TI ODIO! SEI UN PADRE TREMENDO! ANZI, PEGGIO, PERCHé TU NON SEI MIO PADRE! E VORREI CHE TU FOSSI MORTO! A DIFFERENZA LORO, TU LO MERITERESTI! TI ODIO! TI ODIO!”

Fuggì dalla tavola e dall'espressione fredda e immobile del suo tutore, precipitandosi nel santuario della sua stanza. Un sonoro sbattere di porta echeggiò attraverso le stanze.



Kili corse nella sua staza e dopo aver chiuso la pporta a chiave, cominciò a buttare per terra cercando di distruggere tutto quanto trovava in quella camera...

Poi, boccheggiate e sconvolto...si buttò in ginocchio con le braccia incrociate sulla sponda del letto e la testa tra di esse.

Sentiva gli occhi in fiamme e, prima di poterselo impedire, cominciò a piangere a dirotto.

In realtà, si rese conto di non aver mai pianto così fino a uel momento.

Se aveva buttato qualche lacrima era sempre stato per qualche capriccio inutile.

Ma quella volta c'era molto di più in mezzo.

Giocare a calcio non era solo uno sport fatto per ambizione personale o un vanto come lo faceva sembrare...era la sua vita.

L'unico legame che avesse mai avuto con suo padre.

Quando era in campo, nel ruolo che era stato di Vili, con indosso la SUA maglietta...gli era sempre sembrato di avere davvero suo padre in campo con lui.

E ora non avrebbe giocato per uno stupido errore...

Non era affatto giusto...solo per essere stato un po' sgarbato non credeva di meritare un simile divieto.

E Fili che non aveva detto nulla...tranne che per lui non era affatto una tragedia.

Ma certo...lui non poteva capire...

Infondo aveva conosciuto i loro genitori...

Non poteva immaginare cosa si provasse a non avere nulla di loro e a vedersi proibire l'unica sorta di legame con coloro che non avrebbe mai visto né parlato né abbracciato...né nulla.

Li odiava...

Solo ora si rendeva conto di averli sempre odiati...

Odiava i suoi genitori per essersene andati per sempre, senza che lui avesse potuto neanche conoscerli.

Odiava suo zio per aver cercato di prendere il posto che doveva essere solo loro.

E odiava suo fratello...

Odiava Fili per avergli voltato le spalle...per non aver mantenuto nessuna delle mille promesse fatte.

Si alzò lentamente, senza smettere di tremare per la rabbia.

Sul pavimento, tra le cose che aveva buttato a terra in preda all'esasperazione, un libro vecchio di ricordi e significati.

Kili si ritrovò a fissarlo mentre una frase tratta da quel libro si faceva strada nella sua mente

Sarai sempre L'unico, il primo e il solo.

Strinse forte i pugni fino a farsi sanguinare le mani.

Erano tutte bugie.

Tutta la sua vita era una bugia.

Il fratello amorevole...i genitori i quali non avrebbero mai voluto lasciarlo...lo zio, rude ma infondo affettuoso, sempre pronto a incoraggiarlo.

Tutto non era come aveva sempre pensato.

Allora....non lo era neanche lui.



ANGOLO 
AUTRICE:

Eccomi qui...dopo avervi lasciato con il capitolo precedente,qusto si è praticamente scritto da solo...quindi do uno strappo alla regola ei miei ritardi e ....Tadaaan!!!
Ecco...direi che da adesso comincia la storia vera e propria...visto che dalla mente turbata di un ragazziono capriccioso on possono uscire altro che guai...e saranno guai seri, vi avverto!
Buona lettura!
Non vedo l'ora di leggere le vostre impressioni!

  
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