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Autore: mikeychan    18/07/2013    0 recensioni
Donnie salva una ragazza da un gruppo di malviventi, scoprendo che…
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Donatello Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mikey urlava, incapace di calmarsi con tutto il dolore che masticava le sue povere mani. Splinter lo stava cullando, cercando di placare quelle lacrime, ma non ci riusciva.
-DO… DONNIE!- strillò ancora, mentre Leo e Raph pregavano per il loro genio.
Neanche a farlo apposta, ecco che il mutante viola ritornò, lasciando sbattere rumorosamente la porta. Ancora correndo, si sfilò la giacca nera, gettandola in terra. I suoi occhi erano intrisi di lacrime mentre osservava Mikey singhiozzare.
-Don…- mormorò Leonardo, afflitto.
-Che cosa è accaduto?- chiese il genio, inginocchiandosi dinanzi al fratellino.
Era stato adagiato sul tatami del dojo, con un cuscino sotto il capo. La maschera arancione era oramai più scura, a causa della moltitudine di lacrime.
-Donnie…- biascicò Mikey, riaprendo i suoi occhi arrossati.
Il genio gli accarezzò la testa: -Sono tornato, piccolo… andrà tutto bene-.
-L’acqua calda non funzionava- spiegò Leo, colpevolmente: -Ho pensato di riempire metà vasca con l’acqua riscaldata sul fuoco-.
-E?- incitò Don, spalancando gli occhi.
-Ho preso io la prima pentola, ma non mi sono accorto che Mikey stava entrando in cucina. Mi sono scontrato e mi è scivolato tutto di mano-.
-M… meglio io c… che n… non Leo…- gemette Mikey, continuando a piangere.
Don controllò le mani: i polsini erano già stati tolti e si potevano notare bene i palmi rossi e gonfi, con bruciature sino a metà avambracci.
-Mi dispiace di non essere stato qui…- e Donnie spiegò del suo incontro con Ambra, della lotta contro i Purple Dragon e del chiacchierare piacevole finale.
-Hai deciso di aiutarla, quindi?- chiese Raph, guardando Mikey, un po’ più calmo.
Don annuì: -Era disperata, ragazzi. Però, adesso, occupiamoci di Michelangelo-.
Raph prese in stile sposta il bambino dagli occhi azzurri, conducendolo nel laboratorio di Donnie.
-Raph- gracchiò Mikey: -Mi dispiace-.
-Per cosa? Sei tu quello che sta male-.
L’arancione esitò: -Per essere un buono a nulla-.
Raph lo depositò sul lettino del laboratorio, dandogli un’affettuosa carezza sulla guancia destra.
-Stai zitto, è meglio-.
Mikey sorrise, sapendo che suo fratello maggiore stava cercando di rincuorarlo.
Come Don arrivò, seguito da Leo e Splinter, iniziò immediatamente a curare il poveretto, sperando che suo fratello leader non sarebbe sprofondato in un dannato senso di colpa auto-accusatorio.
 
************************************
 
Velocemente erano già trascorse due settimane. Mikey aveva le mani completamente fasciate di bianco e sebbene era tornato apparentemente quello di sempre, aveva in mente un solo desiderio.
-Donnie!- chiamò fuori dal laboratorio.
Il genio intento a lavorare su qualcosa di cartaceo, si voltò incuriosito. Vide il fratellino che camminava a passo deciso verso di lui, sorridente più che mai.
L’immagine di Michelangelo che piangeva, però, era ancora fissa nella mente.
-Che succede, Mikey?- chiese il viola, con un sorrisino.
-Ritornerai da Ambra?-.
Donnie arrossì un po’: -Certo. Infatti sto lavorando su un piano di dieta niente male-.
Mikey annuì: -Sai una cosa? Posso capirla molto bene come si sente. Il dolore che si può provare ha diverse cure, ma molte sono solo apparenti-.
Il genio rimase parecchio perplesso dalle parole udite: Mikey, adesso, aveva mutato la sua espressione. I suoi occhi erano indecifrabili e una lieve angoscia era crescente sul suo volto. Perché?
-Ricordi da piccoli? Raph ha sempre avuto problemi di peso- continuò afflitto: -Amava mangiare a dismisura e per questo ingrassava-.
-Sì, lo ricordo. Aveva una piccola disfunzione ormonale-.
Mikey guardò Donnie come se avesse detto una grande bugia. Donnie poggiò le mani sulla poltrona nera e il fratellino gli si sedette sulle gambe.
-Può darsi, ma io so la verità-.
Donnie rimase sbigottito: -L… la verità?-.
-Raph mangiava molto perché era molto triste. Non accettava che il sensei avesse occhi solo per Leo. Lo vedevo abbuffarsi con tutto quello che trovava… lo vidi sempre più grosso ma piangeva-.
Donnie, senza capire perché, sentiva parlare il cuore di Mikey in quel racconto. Era tutto vero.
-Io non lo sapevo, non mi ha mai detto nulla-.
-L’ho aiutato- l’arancione continuò, fissando il vuoto: -Il suo peso iniziale era di 50kg, a sette anni. Ci pesammo insieme… Raph aveva raggiunto quasi i 95 ed era molto affaticato-.
Donnie rimase in silenzio: non poteva fare a meno di trovare delle somiglianze con il racconto di Ambra.
-Io ero sempre pelle e ossa. Decisi di aiutarlo, anche se avevo solo sei anni-.
-Mikey… perché mi stai dicendo questo?- chiese Don.
L’altro si alzò dalle sue gambe e si girò di guscio: -Gli proposi di aiutarmi a mangiare di più. Io odiavo farlo e il mio peso era sempre sui 30 kg. Come un anoressico. Monitoravo Raph e parlavamo. Ci confortavamo e alla fine dimagrì. Diventò forte e sano… ma…-.
Donnie rimase sconvolto e si alzò dalla poltrona: -Ma?-.
-Le cose sono cambiate. Ora sono diventato io quello lontano dall’affetto del maestro. Pensi che non lo sappia? Lui ama sempre Leo, te e Raph-.
-Mikey, non essere ridicolo. Il sensei ci vuole bene in misura uguale-.
L’altro tese le spalle: -Ora che sono ustionato, sono del tutto inutile!-.
Ancor prima che Donnie potesse abbracciarlo, Mikey scappò via dal laboratorio, incurante di Raph (basito) fuori la porta. Si chiuse in camera sua, gettandosi sul letto.
“Ecco perché capisco Ambra… solo che io ho fatto qualcosa d’inverso. Ho rifiutato il cibo!”, pensò.
Mikey iniziò a singhiozzare e afferrò dal cassetto del suo comodino un kunai. Accese il lume per rischiarare il buio e si specchiò nella lucentezza della lama.
-Il dolore ha diverse vie per essere curato- disse atono.
S’incise un taglio sul polso sinistro e il sangue prese a gocciolare. Un sorriso sadico comparve sulle sue labbra e sfinito, spense tutto e si addormentò.
Erano le 11:30 del mattino, però!
 
Donnie rimase attonito da quello che gli aveva raccontato Michelangelo e la sua mente maturò un’unica idea: portarlo con sé da Ambra. Fece per sedersi sulla sua poltrona quando Raph entrò, con uno sguardo cupo.
-Raph- mormorò il genio, un po’ sorpreso.
Raph si poggiò le mani sui fianchi: -Te lo ha detto, vero?-.
-Del tuo sovrappeso infantile?-.
Raph annuì: -E dato che io conosco tutto di Michelangelo, è meglio che tu sappia che lui conosce un modo infame per non essere triste-.
-Q… quale sarebbe?- gemette il viola, deglutendo.
Raph appoggiò una mano sul bordo della scrivania, fissando il vuoto; chiuse gli occhi e lasciò che la sua mente vagasse nel passato.
-Michelangelo è sempre stato un bambino felice ma poi, vedendomi tanto depresso, ha adottato la strada dell’anoressia, solo che si è fermato in tempo- raccontò Raphie: -Io potevo benissimo essere considerato un bulimico e obeso, se è per questo-.
-Non lo sapevo- fece Donnie, un po’ irritato.
-Una notte lo vidi vomitare e mi promise che avrebbe mangiato, ma non ha sempre mantenuto la parola. Quando persi i quaranta chili di troppo, lui si allontanò da me-.
-Perché?- chiese Donatello, triste per queste rivelazioni.
Raph sospirò e riaprì gli occhi: -Mi disse che avevo vinto la mia battaglia e che lui doveva ritirarsi perché aveva fallito con il suo corpo-.
-Perché ho l’impressione che non sia questo il nocciolo della questione?- chiese il genio.
Raph esibì un sorriso amaro: -Un anno fa ho scoperto che lui è disperato. Il maestro Splinter, talvolta, non si rende conto che lo ferisce. Io ho imparato a superare questo dolore, ma lui no e sai perché?-.
Don negò debolmente con il capo.
-Perché non è solo Leonardo che il sensei osserva con affetto. Siamo anche io e te e lui si è ritrovato da solo- ammise il rosso: -Mikey agisce da bambino perché sa che non può mostrare il suo vero io-.
-Sconvolgerebbe l’equilibrio che regna qui- completò Don, un po’ disgustato.
-Esatto- fece il rosso, ora di spalle: -Mikey ha il suo kunai portafortuna, però-.
-Aspetta!- gelò Donatello: -Non mi dirai che Michelangelo si auto-punisce?!-.
Raph si limitò a guardarlo senza dire nulla.
-E’ bravo a nascondere queste cose. Ma non a me. Portalo con te, da Ambra- e Raph se ne andò.
-Hai avuto la mia stessa idea- mormorò sottovoce Donnie.
Si sedette sulla poltrona, accavallando una gamba sull’altra e guardò i fogli. Calcoli, parole e grafici non servivano a niente. Mikey poteva aiutarlo a capire il problema profondo di Ambra, non i testi, non la logica.
“Sono tanto intelligente quanto stupido.”, pensò, fissando il suo pc: “Non mi sono reso conto dell’abisso che inghiotte Michelangelo.”…
 
Verso sera, Donatello si decise ad andare a casa di Ambra, dato che si era limitato a chiamarla in quelle settimane, senza farsi vivo. S’infilò la sua giacca e uscì dalla sua camera da letto, fermandosi alla porta socchiusa di Mikey.
“Mikey è la soluzione.”, si disse mentalmente, bussando.
-Avanti-.
Donnie sorrise ed entrò. Mikey stava leggendo, malgrado le sue mani gli impedivano di fare altre cose.
-Vuoi venire con me?- chiese Donnie, con un dolce sorriso.
-Dove?-.
-Da Ambra. Le ho parlato di te e sarebbe felice di vederti, sai?- rispose il 17enne.
Mikey s’illuminò e gettò il suo libro di tematiche alimentari via; corse al suo armadio di noce e afferrò una giacca nera, con il cappuccio. C’erano delle imbottiture arancioni sui bicipiti, i gomiti e i polsini.
-Aspetta, lascia che ti aiuti. Con quelle mani bendate, non puoi fare molto-.
Mentre Donatello si occupava del fratellino, i suoi occhi vagavano alla ricerca del kunai “maledetto”. Come già detto da Raph, però, egli era bravo a nascondere le emozioni e i segreti.
-Andiamo- fece il genio, spingendo Mikey fuori la camera.
Chiuse la porta dietro il suo guscio e tenne lo sguardo basso…
 
************************************
 
Ambra era così felice che Donatello stesse per venire a trovarla, A stento conteneva la sua felicità e sperava anche che avrebbe incontrato qualche altro suo fratello, maggiore o minore.
Nel salotto, guardò l’orologio da parete: mancavano due minuti per le 21:00. Lei sorrise e si sedette sul divano, aggiustandosi il pullover lilla che indossava sui jeans. Si sistemò meglio la collana e i capelli, scurendosi di rabbia alla vista delle sue grasse dita.
-Odio il mio corpo. Odio tutto di me…- gemette sottovoce.
In quell’istante, il campanello squillò selvaggiamente, spaventando Ambra. La ragazza balzò in piedi e corse a vedere chi fosse.
Attraverso lo spioncino della porta, intravide due figure ingobbite e capì: era Donatello e… forse uno dei suoi fratelli. Eccitata, aprì immediatamente.
Era buio nelle scale e questo permise alle due tartarughe di non tenere i caschi sulla testa, anche se erano venuti con la moto di Raphael.
-Ciao, Ambra- salutò Don, mentre la luce lo illuminò.
-Ciao, Donatello- sorrise l’altra, notando il paio di occhi azzurri gentili.
-Lui è il mio fratellino- presentò il genio: -Coraggio, presentati-.
Mikey annuì e non appena Ambra chiuse la porta lo fece: -Sono Michelangelo e ho 16 anni, piacere-.
-Piacere mio. Mi chiamo Ambra e ho 17 anni-.
La ragazza notò che Michelangelo non la guardava inorridito, bensì dolcemente e con perfetto agio, come se fosse stato già abituato. Ella non si sentì a disagio, per la prima volta. Notò le bende sulle mani e capì che Mikey era il fratellino ustionato.
-Complimenti, Don!- fece l’arancione: -La tua amica è davvero carina! E ha degli splendidi occhi!-.
Ambra arrossì: -Grazie, sei gentile. Ma… cosa ti è accaduto alle mani?-.
-Mi sono ustionato perché sono un idiota-.
Donnie e Ambra si scambiarono un’occhiata perplessa ma non dissero nulla. Il genio si tolse la giacca, mentre Mikey chiese il permesso di accomodarsi sul divano, mantenendo lo sguardo basso.
I due 17enni se ne andarono in cucina, per parlare velocemente.
-Ho detto qualcosa di male? Perdonami, talvolta sono così invadente!- sussurrò Ambra.
-Non è colpa tua. Lui, in genere, non fa mai così- rispose Don: -E’ depresso, credo-.
-Mi dispiace moltissimo-.
-Inoltre… se c’è qualcuno che può aiutarmi con la tua dieta speciale, quello è Mikey- proseguì Don.
-Sul serio?-.
-Sono serio!- e Don cominciò a raccontargli brevemente il motivo del disagio di Michelangelo…
 

  
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