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Autore: SaraHiddleston    18/07/2013    5 recensioni
“Non vi sembra semplice, non è questo il vostro stato naturale? È la verità taciuta dell’umanità, voi bramate l’asservimento. Il luminoso richiamo della libertà riduce la gioia della vostra vita ad un folle combattimento per il potere, per un’identità. Voi siete nati per essere governati, alla fine vi inginocchierete sempre” dopo queste parole si avvicinò a Sofia.
Troppo vicino.
Così vicino da puntare lo scettro alla parte sinistra del petto di Sofia.
-Tratto dal II capitolo-
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quel turbine senza fine la portò lontana, molto lontana.
A primo impatto Sofia non capì cosa stesse succedendo e non capì di essere finita nella tana del lupo.
Un susseguirsi di persone stavano vagando da una parte all’altra della stanza. Erano tutte molto precise e diligenti. Troppo precise e diligenti. Un brivido di paura si fece largo nella sua schiena e non poté fare altro che osservare.
Era da sola e nessuno sembrava notarla. Questo sembrò rassicurarla ulteriormente e colse l’occasione per studiare meglio quell’ambiente.
Doveva essere un sotterraneo, ne era quasi certa per l’aria che sembrava pesante, e al centro della stanza in cui si trovava c’era una parete di plastica che faceva vedere un eccentrico scienziato intento ad armeggiare con cose che Sofia non sapeva cosa fossero.
Ci doveva essere un’uscita, ne era certa anche se alla vista non riuscì a concludere una possibile pista.
Dalla sua posizione seduta, Sofia, si sentì toccare la spalla.
Silenzio.
Un assordante silenzio in cui si sentiva solo il suo cuore aumentare di battiti.
Lei sapeva chi si celava dietro quel tocco severo e aveva paura. Aveva visto come si era atteggiato in quella piazza e non sapeva come tenerlo a bada. Non era mai stata brava con le parole, preferiva i fatti. Ma ora aveva la sensazione di non avere una via di fuga.
La vista diventò sfocata dalle lacrime che stavano per incombere sulla sua bella pelle diafana, ma lei non doveva piangere. Lei non poteva piangere perché lei  era la ragazza che aveva lottato per tutto questo tempo. Che aveva lottato per la sua vita e che non tollerava di apparire fragile e stupida.
Quella stretta si fece all’improvviso più pesante e incominciò a farla bruscamente girare su se stessa.
I suoi occhi color ghiaccio rivelarono lo stesso personaggio di Stoccarda intento a chinarsi su di lei con due occhi cristallini per scrutarla profondamente.
Così profondamente da sentirsi esposta e nuda.
Le sembrava tutto molto strano e improvvisamente si alzò da terra così da raggiungere la spalla di quell’individuo che non le staccava gli occhi di dosso.
E la mano. Quella mano le afferrò il gomito e strinse, troppo.
Sofia abbassò gli occhi verso la sua mano, non riusciva a capire cosa volesse fare e perché le stesse facendo così tanto male quel piccolo tocco.
“Ahia”
“Sai parlare allora …” rispose l’uomo.
La presa non cessava di intensità ma anzi, aumentava e lui voleva sapere solo una cosa.
“Chi sei?”
Sofia non riusciva a capire la domanda. L’aveva portata via da quella piazza solo per sapere chi era? No, ci doveva essere qualcos’altro.
“Dimmelo!!” ringhiò.
Aveva paura. Aveva paura di lui e di cosa le avrebbe fatto. Sapeva che le avrebbe fatto del male perché sapeva che ne era capace.
“I-io mi chiamo Sofia ma non capisco …” lasciò la frase a metà per osservare quel personaggio che dopo averle lasciato il gomito se ne stava a camminare nervosamente avanti e indietro.
“No … No … NO! Non è possibile!” le gridò addosso “Io sono Loki , legittimo re di Asgard e mai nessuno prima di te era passato immune all’effetto del Tesseract. Vedi tutta questa gente? Eh?” e dicendo questo, Loki, additò le persone circostanti. Quelle con gli occhi azzurri che lavoravano senza sosta. Quelle che Sofia pensò fossero strane. “Tutta quella gente è sotto il mio controllo e TU! Non lo sei!” Queste parole uscirono dalla bocca del dio con disprezzo quasi come se volesse solo lei sotto il suo controllo.
L’eccezione.
Lei che spiccava dalla folla per la sua diversità e che era spaventata ma che fingeva di non esserlo.
Lei che non staccava gli occhi da lui.
Se lui non fosse stato il Dio dell’inganno pensò che non se ne sarebbe accorto di quella mortale così coraggiosa. Doveva nascondere qualcosa e lui doveva scoprire cosa.
Lui doveva scoprire perché era così diversa da tutti.
Prese in mano lo scettro e lo avvicinò al cuore di Sofia.
Sofia aveva paura. Un misto di emozioni le sfiorò la schiena in un lungo e interminabile brivido fino a quando si sentì la punta fredda dello scettro addosso.
Niente.
Non successe niente e l’espressione stupefatta, con il sopracciglio destro alzato, di Loki esprimeva tutto.
“Com’è possibile? Perché?” urlò Loki.
Nessuno dei viandanti sembrava dar retta alle urla del capo e tutti erano ancora intenti a lavorare.
“Deve funzionare con tutti gli esseri con un cuore!! Tu hai un cuore, vero?”
“Sì …” rispose Sofia con gli occhi sgranati e la bocca leggermente aperta.
Certo che aveva un cuore! Che razza di domande le stava facendo?
Non riusciva a capire perché quel Loki l’avesse scelta tra tutta quella gente e perché fosse così arrabbiato con lei perché non si piegava al suo volere.
“Questo non è possibile. Parlami. Dimmi chi sei, la tua storia”
“Non ho una gran storia alle spalle”
“Voglio sapere perché il Tesseract non funziona su di te. L’unica umana dai capelli bianchi” disse con durezza il Dio.
Sofia non sapeva se voleva dire tutto a quel Dio. Non voleva raccontargli tutti i suoi segreti più intimi.
Non li aveva mai raccontati a nessuno e tanto meno lo voleva fare adesso con quel pazzo.
Silenzio.
Gli occhi di lui erano terribilmente intimidatori e non si staccavano dai suoi.
Lui voleva sapere.
Lui doveva sapere.
“Dimmelo! Ti conviene parlare, ora. Sempre se non vuoi che ti si torcano quei capelli preziosi che hai”
Tutta la sua vita sarebbe stata da lì a poco svuotata. Si sarebbe sentita ancora più male nel raccontare tutta la sofferenza che ha vissuto e lei non poteva fare niente se non parlare.
E incominciò a parlare, di tutta la sua vita.
Di come i suoi genitori non le avevano mai voluto bene e invece di come avevano sempre voluto bene al suo fratello maggiore.
Di come era disprezzata per i suoi capelli e di come la gente, quando passava, si fermasse a vederla e additarla.
Di come si sentisse arrabbiata verso tutti.
Di come non si circondasse di gente ma di libri, che non l’avrebbero mai ferita.
Tutto questo sgorgò fuori dalla sua bocca insieme a qualche lacrima versata dagli occhi ormai stanchi.
Non aveva mai parlato così tanto con nessuno, e il primo con cui parlava doveva proprio essere un Dio impazzito che bramava il controllo della Terra.
Si sentiva a disagio dopo tutti questi fatti che gli aveva raccontato e ogni tanto cercava di osservare la sua espressione, anche se rimaneva impassibile.
“Mi vuoi far del male?” chiese con un filo di voce alla fine del suo racconto.
“Perché pensi che io voglia farti del male?”
Quella risposta non se l’aspettava e neanche Loki si aspettava una simile risposta da parte sua.
Era uscita così, senza pensare e senza indugiare.
Sofia non riuscì a rispondere. Lo sapeva e basta. Lo poteva intuire dal suo modo distaccato, autoritario e sgarbato che aveva, dal discorso di Stoccarda e dal suo brutto presentimento.
Come se lo conoscesse da molto tempo.
“Agente Barton, scorti la signorina in una stanza” detto questo Sofia venne condotta in una stanza attigua mentre il Dio rimase da solo con i suoi pensieri.
Stava pensando a tutto. Doveva mettere in chiaro alcune cose di quella strana ragazza.
C’era qualcosa che non quadrava.
Qualcosa che tutto d’un tratto gli venne in mente.
“Ora ho capito tutto” pensò “lei è uguale a me”.



Eccomi finalmente con il terzo capitolo, spero che sia di vostro gradimento.
Grazie mille a tutti quelli che hanno messo questa storia tra le preferite, ricordate e seguite.
Davvero grazie mille a tutti voi che recensite, è merito vostro se continuo.
In attesa di nuove recensioni,
Sara

Titolo di Mark Twain.
   
 
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