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Autore: Lothiriel_Indil    18/07/2013    0 recensioni
Matthew perse un battito e si trovò a trattenere il respiro nel riportare la mente a quegli avvenimenti. Il solo ricordare quel passato ormai lontano e l’abbandono avvenuto da parte del francese gli faceva provare un forte dolore al petto, di certo non provocato da un malessere fisico.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per il canadese era impossibile non notare quanto fosse cambiata la capitale francese, un tempo molto frequentata da lui stesso.
Faticava a riconoscere molte delle strade più affollate e molto probabilmente si sarebbe perso se non fosse stato al fianco dell’affascinante rappresentante di quella tutt’ora magnifica nazione.
Kumajirou camminava al loro fianco emettendo qualche verso scocciato, non aveva voglia di muovere un solo passo e aveva anche una gran fame, ragion per cui Matthew aveva deciso di portarlo con sé.
“A cosa pensi?”

Matt si voltò a guardare il biondo che lo osservava a sua volta con un sorrisetto stampato sul volto. Non potè evitare di pensare quanto fosse strano avere qualcuno al proprio fianco e per di più conversare. Inutile dire che era abituato a rimanere in completo silenzio, forse era per questo che riteneva complicato trovare un argomento di cui parlare tranquillamente con lui.
“Mi è sempre piaciuta la Francia.”, gli rivelò con un certo imbarazzo.

In un primo momento, il francese, si dimostrò piuttosto stupito nel sentirgli pronunciare quelle parole, ma a quanto pareva ne era rimasto felice.
“Lo so.”, rispose socchiudendo gli occhi per una manciata di secondi. Un tempo era solito ricordarglielo, era un bambino piuttosto vivace con chi conosceva e riteneva fosse necessario rivelare il suo apprezzamento per quella nuova terra che si trovava a visitare.
Il canadese distolse lo sguardo. Stava di nuovo pensando al passato. Possibile che non riuscisse a fare altro in quel momento? La presenza del francese gli provocava una simile nostalgia da dover rivangare ogni singolo momento della sua infanzia passata al suo fianco?
“Nel posto dove stiamo andando cucinano dell’ottimo cibo.”, gli rivelò l’altra nazione decidendo di cambiare argomento.
“Puncakes?”, domandò il più giovane portando una mano a posarsi sulla testolina dell’orso che sembrava piuttosto affaticato.
“Anche.”, confermò.
Il canadese si trovò a sorridere e si fermò quando il suo sguardo si soffermò sulla Senna. Le acque erano calme, complici l’assenza di un solo filo d’aria e il cielo sereno privo di nuvole.
Non si accorse minimamente del “Ti piacerà” che il francese pronunciò per continuare quella conversazione. No, ormai il canadese era perso nei suoi pensieri. Quelle acque l’avevano portato in un posto lontano dove, moltissimi anni prima, per la prima volta si era trovato a provare una profonda malinconia.

Il mare azzurro circondava la nave sulla quale si erano imbarcati ormai da diversi giorni. Il giovane Matthew, ancora bambino, osservava la vasta distesa d’acqua dall’oblò della stanza che gli era stata assegnata.

Francis, l’uomo che l’aveva portato con sé, gli aveva raccontato di una terra diversa da quella dove aveva vissuto fino ad allora. La Francia.
Ma cosa poteva esserci di così diverso? Animali differenti? Frutti? Diversi metodi di caccia? No, le differenze andavano ben oltre, il piccolo l’aveva capito alla sola vista del rappresentante francese che ai suoi occhi risultava fin troppo diverso dalla gente della tribù.
Gli avevano negato la sua tunichetta bianca, quella identica a quella che indossava suo fratello Alfred, e gli avevano fatto indossare vestiti eleganti e dall’aria raffinata, a dire la verità anche un po’ scomodi.
Nessuno gli aveva detto dove fosse andato Alfred. Francis aveva accennato qualcosa riguardo a un’altra terra e gli aveva promesso che un giorno lo avrebbe rivisto. In realtà ci credeva poco.

“Matthew!”, fu proprio la voce di quel francese a risvegliarlo dai suoi pensieri poco felici.

Il bambino, un po’ restio, si voltò a guardare il più grande che si era affacciato alla porta: sul suo viso vi era dipinto un grande sorriso ed aveva l’aria non poco annoiata, probabilmente era andato da lui con l’intento di svagarsi.
“Francis.”, pronunciò il suo nome con poco entusiasmo. Non provava risentimento nei suoi confronti, semplicemente gli riusciva complicato fidarsi di lui, erano troppi i segreti si cui l’altro era a conoscenza e di cui non gli parlava.
“Arriveremo domattina.”, lo informò il francese andando a sedersi sul bordo del letto con le sue solite movenze eleganti.

Chissà se in Francia erano tutti come lui? Alcuni degli accompagnatori del più grande, a suo dire, risultavano fin troppo ridicoli per il modo in cui erano conciati. Lui non era un esperto di abbigliamento, nel posto in cui era vissuto non era una cosa considerata troppo importante, ma li trovava non poco divertenti e a stento riusciva a trattenere una risatina in loro presenza.
“Oui…”, rispose il piccolo con un pessimo accento francese che sembrò donare un sorriso allegro al biondo. Da quando si trovava su quella nave, Matthew, era stato rimproverato non poche volte per la sua poca conoscenza del francese, che a dire la verità aveva sentito per la prima volta solo pochi giorni prima, proprio quando quello sconosciuto gli aveva parlato del viaggio.
“Bien.”, annuì Francis senza perdere il sorriso,”Hai domande particolari, Matthew?”
Domande? Non gli avevano risposto a un solo interrogativo, perché avrebbe dovuto chiedergli altro? No, non ci avrebbe ritentato, almeno non ora.
“No…”, scosse il capo per poi tornare a rivolgere i suoi occhi viola fuori dall’oblò. Il primo giorno era stato tentate di saltare giù da quella nave, continuava a ripetersi che era ancora in tempo per tornare dalla sua gente, dalla sua famiglia, ora si era rassegnato.
“Ti piacerà…”, mormorò il francese che nel frattempo si era alzato per avvicinarsi nuovamente alla porta. Gli sarebbe piaciuta? Questo il bambino non lo sapeva. Per ora aveva una conoscenza ben limitata della terra dove erano diretti. L’unica cosa che sapeva era che l’eleganza e lo sfarzo vi regnavano sovrani, o almeno questo gli aveva raccontato il rappresentante francese che sembrava non poco entusiasta di poter tornare a casa.
Matthew non rispose, si limitò ad annuire senza troppa convinzione e a respingere quei lacrimoni che minacciavano di rigare quelle guanciotte non più rosee. Non voleva andare in quel posto. Voleva tornare a casa sua, ma aveva paura anche solo di pronunciare quel desiderio. Cosa gli avrebbero fatto se si fosse rifiutato di seguirli? Gli avrebbero negato per sempre di vedere il suo fratellone?
La porta si chiuse, questo voleva dire che Francis l’aveva lasciato nuovamente solo.
Lui non poteva capire l’angoscia che in quel momento opprimeva il piccolino. Lui, ormai adulto, non era a conoscenza delle esigenze del bambino che difficilmente di sarebbe abituato alla sua nuova vita.
Forse nel vederlo in difficoltà gli avrebbe rivelato uno di quei segreti che la piccola nazione bramava così tanto? Dopotutto ci sperava.
Speranza vana o meno non gli rimaneva altro.

  
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