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Autore: Lady Ligeia    30/01/2008    2 recensioni
Quanto può costare un aiuto insperato, apparentemente gratuito, da parte del compagno di classe più in gamba che avete? C'è un prezzo per ogni cosa... Che cosa ne verrà fuori?
Ecco una storia, in quattro capitoli, per certi versi molto triste, per certi altri che vi farà sorridere.
(Spero di aver scelto il rating giusto... nel caso avessi sbagliato, fatemelo notare, grazie!)
Genere: Commedia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che paradosso, la vita.
Ecco Torrisi sul balcone della cucina della Cariani, a fumare una sigaretta tentando di snebbiarsi il cervello da un'emicrania incipiente.
Che cosa si era detto, soltanto qualche giorno prima, durante il fatidico compito di matematica? Che era stato uno stupido, a non provarci mai con la Cariani?
E che i suoi seni ricordavano la panna fresca?
Ci aveva appena provato, con la Cariani. E aveva avuto anche una visione da infarto del suo irresistibile davanzale, stretto questa volta in un bustino di pelle nera.

La Cariani abitava all'estrema periferia nord della città, dove le vie non sono semplici strade, ma enormi arterie multicorsia, da attraversare a proprio rischio. Torrisi non aveva posteggiato molto lontano, ma gli sembrava di aver percorso chilometri, da quando lui e Arianna erano scesi dalla piccola Punto verde che la madre, con mille doverose raccomandazioni, gli aveva prestato per l'occasione.
L'inquietudine era come una mano stretta intorno allo stomaco, tanto che persino deglutire era diventato difficile, figurarsi fare conversazione con la sua ragazza.
Arianna era ancora più frizzante del solito, cosa che non mancava di accrescere l'ansia di Torrisi. Era entusiasta di essere stata invitata a quella festa della malora, perché adorava la Cariani. L'adorava con un attaccamento che aveva, a parere di Torrisi, più di una sfumatura puerile. L'adorava perché vedeva di lei soltanto l'atteggiamento spigliato, il bel carattere solare, l'abilità in tutti quelle arti incomprensibili che alle donne piacciono tanto - scegliere la pettinatura adatta a un certo vestito, ad esempio, o la risposta giusta e pronta per una battuta - e che a Torrisi sarebbero state per sempre precluse.

Torrisi non trovava la Cariani particolarmente simpatica, ma quella sera avrebbe dovuto provarci con lei sotto gli occhi della sua ragazza, per stare al patto stabilito con il Magnifico. Una prospettiva piacevole quanto tuffarsi in una palude popolata di coccodrilli. Perché non sono rimasto a casa? Potevo far finta di aver preso l'influenza. Potevo essere davanti alla TV, adesso, a guardare Alien vs. Predator in DVD...
Già. Tanto, il compito di matematica era andato bene; il professore aveva notato il curioso - e identico - procedimento adottato da Torrisi e dal Magnifico, e aveva immediatamente sospettato che qualcuno avesse copiato: non certo Sua Signoria Lorenzo Sperelli, no, mentre il povero Giorgio Torrisi... beh, non era proprio quel che si dice un'aquila, ecco, perlomeno in matematica.
In effetti, era ancora da capire se fosse "un'aquila" in qualcosa, lui...
In ogni caso, il professore l'aveva invitato a riprodurre davanti alla classe le equazioni del compito, secondo quel metodo così originale, e Torrisi - adeguatamente istruito dal Magnifico il pomeriggio precedente - aveva avuto modo di fare una splendida figura. Alla domanda insidiosa - ma come mai, solo voi due, avete adottato questo sistema? -, Torrisi aveva risposto prontamente, come il Magnifico gli aveva suggerito: - Abbiamo studiato insieme, prof, su un vecchio manuale... diverso da quello che abbiamo in classe -.
Il professore si era detto soddisfatto, aveva confermato un incredibile nove ad entrambi, e Torrisi si era meritato persino lo sguardo ammirato di quella spocchiosa della Codispoti. Mica male.

Ora, però, avrebbe dovuto pagare. C'è un prezzo per ogni cosa, era una delle sue frasi predilette. Probabilmente, gliel'aveva insegnata il Magnifico all'asilo, quando si erano conosciuti.

Il Magnifico aveva adocchiato Arianna appena erano arrivati alla festa, quella sera, si era avvicinato con la scusa di salutare Torrisi e, dapprima, non era stato particolarmente galante o provocante. Si era limitato, con la classe che lo contraddistingueva, a notare che “Arianna si faceva sempre più carina", a portarle i saluti di un amico che le aveva presentato in autunno, ai tempi della loro storia.
La ragazza si era mostrata compiaciuta, benché confusa, ma per niente imbarazzata, tanto che, quando Torrisi si era allontanato alla ricerca della padrona di casa, l'aveva sentita ridere di gusto, con quella particolare risata di cristallo di quando si sentiva del tutto a proprio agio.
Una stretta al cuore, per Torrisi, ma non poteva permettersi ripensamenti: l'aveva "venduta" al Magnifico per un nove in matematica.

Si era messo a chiacchierare con la Cariani, complimentandosi con lei per la bella festa. L'aveva accompagnata in cucina, con la scusa di aiutarla con i vassoi e i bicchieri...
e l’aveva fatta ridere di gusto. Rideva, la Cariani, e il bustino sembrava sul punto di strapparsi. Si era chinata per riempire la lavastoviglie, offrendo a Torrisi una panoramica completa del contenuto del bustino in questione, e a Torrisi erano tremate le ginocchia.
- Cariani… Selene- si era costretto a balbettare, usando il suo insolito nome di battesimo per la prima volta. E le aveva sfiorato un braccio con la punta di un dito, aspettandosi un sonoro ceffone. Lei si era immobilizzata e aveva chiuso gli occhi, invece, ed espirato lentamente, come se quel contatto improvviso l’avesse fisicamente eccitata.
Quella vista aveva finito di fare piazza pulita del buonsenso di Torrisi. La punta del suo dito era stata raggiunta dal resto della mano, la carezza si era fatta più decisa. Il ragazzo aveva ripensato - con quella parte del suo cervello che ancora era in grado di pensare, beninteso - al Magnifico che gli raccontava di “essersi sbattuto” la Cariani sulla propria scrivania. E lì, sul pavimento della cucina, come sarebbe stato?
- Giorgio…- aveva sussurrato lei, fermandogli la mano, che stava scivolando inesorabilmente verso il seno, come attratta da una calamita invisibile. Aveva tratto un respiro profondo, come per calmarsi. Non c’era dubbio, era eccitata. Torrisi la osservava incredulo. Eccitata per me?!
- Giorgio… no, non adesso, non qui, ti prego… c’è la tua ragazza di là, è una mia amica… non mi va, ecco. Anche se… wow! -
Gli aveva stretto forte le dita, si era alzata ed era corsa in soggiorno, con gli occhi accesi dietro gli occhiali e il petto che ondeggiava nel maledetto bustino. Non era arrossita, questo Torrisi l’aveva notato, ma per il resto…Accidenti alla Cariani, non dicevamo che andrebbe persino col bidello?! Giorgio, scosso, era uscito su quel minuscolo balcone, tra i bidoni della raccolta differenziata e le piantine di basilico, per snebbiarsi il cervello prima di affrontare nuovamente Arianna, il Magnifico, la compagnia.

In soggiorno, la festa era al suo culmine.
Il fratello maggiore della Cariani, che studiava ingegneria, aveva messo nello stereo un CD di tanghi argentini e ballava con sua sorella, fra gli applausi e le risate degli altri. Erano davvero bravi: frequentavano da cinque anni una scuola di ballo, era una passione di famiglia.
Viganò discuteva, al suo solito, con Persichetti, mentre il Magnifico e Arianna sedevano sul divano, le teste accostate, immersi in una fittissima conversazione.
La Sciorra, già piena di fumo e di alcool, sorseggiava l'ennesima birra con aria ormai assente. Torrisi si augurò che la Biolcati, che non beveva mai, la riaccompagnasse a casa. Eccola là, la Biolcati, che scattava fotografie con la digitale di Bianchi, elegantissima in un vero e proprio abito da sera - certamente squisito, ma più adatto a una donna adulta, che non a una diciottenne lunga ed esile come un giunco di palude.
Bianchi la osservava dalla porta del corridoio, e Torrisi non avrebbe saputo dire se più interessato alle sorti della propria macchina fotografica... o proprio a lei.

La Sciorra si alzò di scatto e si precipitò in corridoio, quasi spingendo a terra Bianchi. Nessuno si stupì: il bagno era da quella parte, e la Sciorra era solita dare... il meglio di sé, quando beveva più del necessario.
Torrisi attirò l'attenzione del Magnifico, che lo raggiunse tutto sorridente.
- Allora, tutto bene? - chiese immediatamente.
Compatibilmente col fatto che ci stai provando con la mia ragazza, sì. - Non c'è male, e tu? -
- Alla grande. Accompagna a casa la Sciorra. -
- Eh? -
- Accompagna a casa la Sciorra. -
- E perché? -
- Perché è fatta, ubriaca e Dio sa cos'altro ancora, no? Mica vorrai che la stiri qualche TIR. -
- Ma la Biolcati...- protestò Torrisi, debole, mentre l'orribile disegno gli si stagliava chiaro nella mente.
-La Biolcati è venuta con Bianchi, dubito che vogliano la Sciorra da riportare a casa...-
-Dici che è la volta che si mettono insieme? - tentò di sviare il discorso Torrisi.
- Non lo so e non sono fatti miei - replicò il Magnifico - io so solo che non andrei con la Biolcati neanche se fosse l'ultimo buco rimasto sulla faccia della Terra. Dicevo...-
- Il fatto è che lei non vorrebbe te neanche se fossi l'ultimo manico rimasto sulla faccia della Terra - gli fece notare Torrisi.
Il Magnifico non osò controbattere, perché la cosa era a tal punto di dominio pubblico che sarebbe stato inutile. La Biolcati stessa lo affermava ad ogni occasione. - Non sono fatti miei - ripeté, minaccioso. - Sono fatti miei, invece, che tu stasera porti a casa quella scema. Arianna la riaccompagno io, ovviamente se lei è d'accordo. -

Là, era stata detta. Non era un po' troppo, magari? Arianna non era stupida, dopotutto.

Invece, era andato tutto liscio. Torrisi si era offerto di riaccompagnare la Sciorra, una volta realizzato che quasi non si reggeva in piedi da sola. Non avrebbe mai dimenticato l'espressione grata della Biolcati - quella di Bianchi era, come sempre, indecifrabile -, né la tranquillità con cui Arianna aveva accettato di tornare a casa con il Magnifico.
- E bravo gentiluomo - gli aveva sussurrato all'orecchio quest'ultimo, mentre Torrisi prendeva il giubbotto. - Ci becchiamo lunedì mattina al solito bar per fare colazione. E vedi di non farti anche la Sciorra, arrapato come sei: è così fatta che domattina non se lo ricorderebbe neanche. Magari, però, sarebbe un bene...-
All'idea, Torrisi rabbrividì. Non ho il diritto di protestare, si disse. C'è un prezzo per ogni cosa...

  
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