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Autore: casstheliar    19/07/2013    4 recensioni
16 novembre 2010
Louis aspetta questo giorno da mesi, non vede l'ora di passarlo in compagnia del suo ragazzo. Purtroppo, però, non tiene conto degli imprevisti.

Harry/Louis
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Keep calm you can still marry Harry

Louis aveva appena messo nel microonde i pop corn, si era seduto al tavolo della cucina e stava pazientemente aspettando i soliti cinque minuti rigirandosi tra le mani la confezione in cartone ormai vuota. Fissò la lancetta dei secondi dell'orologio della cucina muoversi più lentamente del solito e sbuffò, rumorosamente. Non staccò gli occhi dall'aggeggio circolare nemmeno quando sua madre entrò nella cucina; la donna dovette chiamarlo una decina di volte prima di ottenere l'attenzione sperata.
"Louis William Tomlinson", sillabò esasperata.
"Eh? - il ragazzo spostò lo sguardo disincantato su di lei - che c'è?"
"Io sto uscendo con le tue sorelle, sicuro di non voler venire?", Louis la guardò sconcertato come se avesse detto una cosa improponibile alle sue orecchie, "Mamma stai bene? Aspetto questo giorno da mesi, non posso venire, lo sai". La donna scrollò lo spalle, "Tua nonna non ne sarà felice", scosse la testa, afferrando la borsa dal tavolo.
"Non è colpa mia se hai scelto proprio questo giorno per andare da lei, sapevi benissimo di oggi. E' una cosa che non posso assolutamente perdere, scusa", la sua attenzione fu completamente rapita dal suono del forno a microonde, da cui estrasse una quantità infinita di pop corn fumanti. Li ripose con cura in una ciotola in alluminio e li cosparse con una fitta nuvola di sale, perché a lui piacevano così. Sorrise gettando un'altra occhiata all'orologio da parete: era quasi ora. Salutò le donne di casa che stavano per passare un week-end lungo da sua nonna, e quando la casa fu silenziosa e stranamente vuota corse in salotto, accese la tv e la sintonizzò sul canale prescelto. Quando sentì il telefono vibrare prepotentemente nella tasca dei suoi pantaloni si spaventò. Lo tirò fuori e sorrise leggendo il nome sul display.
"Haz", esclamò, senza celare il suo sorriso.
"Ciao, Boo", lo salutò l'altro, Louis, attraverso quelle due semplici parole sussurrate capì che ci fosse qualcosa che non andava, "Che succede?", chiese, infatti.
"La signora Palm è a casa con la febbre, - iniziò Harry - il signor Palm è appena venuto a dirmelo e devo sostituirla a lavoro.."
"Che vuol dire?", sussurrò Louis, ogni ombra del sorriso di prima sparì dal suo volto.
"Vuol dire che devo fare un altro turno in panetteria", rispose l'altro e Louis poté benissimo figurarsi le sue labbra appese e una mano intenta a scompigliarsi i ricci scuri.
"Non puoi essere serio. E' uno scherzo vero?"
"Mi dispiace, Louis. Io non posso dire di no..", si giustificò Harry.
"Oh beh - riprese l'altro - a quanto pare non possiamo farci nulla", si sforzò di suonare schietto e allegro, mentre l'unica cosa che voleva fare era nascondere la testa nel cuscino e piangere.
"Appena finisco ti raggiungo, corro, volo.."
"Non importa, Haz, davvero"
"Louis..", lo chiamò l'altro, tentando di stabilire un contatto più saldo tra loro due che il telefono non gli permetteva di realizzare. "Devi stare davvero tranquillo, Harry. Devi lavorare e io lo capisco. Ci vediamo domani, ok?", Louis aveva voglia di chiudere quella chiamata il prima possibile, prima che la sua voce si incrinasse.
"Devo andare, comunque vengo da te stasera, te lo prometto"
"Ok", si limitò a mormorare Louis e chiuse la chiamata. Nascose il telefono nei meandri del divano e si diresse a passi veloci verso la cucina. Ora, l'odore dei pop corn gli dava il voltastomaco perciò afferrò la ciotola e ne rovesciò il contenuto direttamente nel secchio dell'immondizia. Prese dal frigo una delle due Coca Cola che aveva comprato appositamente per lui e per Harry, in quanto sua madre non tollerava le bibite gassate, e la portò in sala.
Aveva pianificato quel pomeriggio da mesi e mesi perché non solo si stava per celebrare il matrimonio più spettacolare che i suoi occhi avessero mai visto ma anche, e soprattutto, perché proprio in quel giorno lui e Harry festeggiavano i loro primi cinque mesi insieme. E aveva pensato di trascorrere tutto il pomeriggio e la serata e l'eventuale nottata con lui. Voleva accoccolarsi contro il suo petto ampio, stringere tra le dita i suoi ricci morbidi e, magari, piangere davanti alla televisione, perché non esiste matrimonio che non faccia piangere Louis Tomlinson, figuriamoci il matrimonio dell'erede al trono di Gran Bretagna. Si premurò di andare a procurarsi un pacchetto di fazzoletti prima che la cerimonia avesse inizio.
E li usò tutti e dieci. Pianse quando la sposa fece la propria comparsa e pianse per lo sguardo innamorato che William le aveva rivolto. Pianse al fatidico sì, lo voglio, e insieme batté le mani felice. Commentò a voce alta i vestiti delle nobili dame, soffermandosi sui cappelli, gli sfuggì anche qualche risata ma presto ammutoliva con le guance arrossate, considerandosi un grande stupido. Alla fine della cerimonia sul tavolino davanti al divano erano ammucchiati i fazzoletti usati e accartocciati, la Coca Cola di Louis e quella che sarebbe dovuta essere di Harry e i piedi incrociati e nudi del ragazzo che si trovava svogliato a fare zapping in tv.
Quando sentì il campanello scattò sull'attenti col cuore in gola perché era finito con l'addormentarsi. Col dorso della mano si asciugò un rivolo di saliva colato durante il sonno e tentò di ravvivarsi i capelli, fallendo miseramente. Lanciò un'occhiata fuori dalle finestre e vide che si era fatto buio, il campanello risuonò nuovamente mentre lui mormorava, "Arrivo, arrivo". Aprì il portone e si ritrovò davanti Harry, sommerso da diversi pacchettini bianchi.
"Ciao, Boo - lo salutò con un sorriso ampio, Louis perse un battito - tieni prendi un paio di questi, non farli cadere, attento". Il ragazzo si affrettò ad acciuffare alcuni dei pacchettini prima che cadessero rovinosamente ai piedi di Harry.
"Vieni dentro, fuori si gela", lo invitò il maggiore con un sorriso. Harry si portò dentro e si diresse immediatamente in cucina poggiando sul tavolo tutta la mercanzia che si era portato dietro. "Cos'è questa roba?", domandò Louis, girandogli attorno mentre l'altro si tolse la sciarpa e si sbottonò il cappotto scuro.
"La cena, mi pare ovvio", affermò il riccio con un sorriso sempre più largo. Prese Louis per un braccio e lo attirò a sé, lo baciò dolcemente per un paio di secondi, "Scusami per oggi, davvero", l'altro alzò le spalle, "Se è così che ti fai perdonare, allora devi darmi buca più spesso". Harry rise e scompigliò i capelli castani e lisci di Louis che si ritirò, correndo via.
Pensò bene di sgombrare il tavolino, raccolse tra le mani tutti i suoi fazzoletti usati e li scaricò nella spazzatura. "A giudicare dalla quantità di fazzoletti immagino che ti sia piaciuto il matrimonio", Louis sorrise, "Immagini bene, l'ho adorato. E avrei tanto voluto essere lì", disse con un'espressione sognante, Harry scoppiò in una fragorosa risata. Si voltò e recuperò da un cassetto una tovaglia a quadri e la lanciò tra le mani del suo ragazzo, "Louis William Tomlinson nonostante il tuo nome altezzoso rimani parte della plebaglia, quindi vai ad apparecchiare che sto morendo di fame", il maggiore fece una smorfia, ma andò a sistemare alla bene e meglio il tavolino in salotto. Louis si accoccolò sul divano, con le gambe incrociate e attesa l'arrivo del riccio che tra le grandi mani teneva tre dei pacchettini.
"Allora qui ci sono gli involtini primavera - disse poggiandone uno - e qui abbiamo il mio modesto riso alla cantonese e i tuoi disgustosi spaghetti di soia". Louis gli rivolse il migliore dei suoi sorrisi e prese tra le mani la confezione bianca sul cui lato era stampato in rosso il logo del loro ristorante cinese preferito, il luogo del loro primo appuntamento. Mangiava velocemente i suoi viscidi spaghettini con le bacchette, mentre Harry prendeva a forchettate il riso.
"Tua madre dov'è?", domandò improvvisamente il riccio, sorpreso di trovare per una volta così tranquilla quella casa. Louis gli puntò le bacchette contro, "Ma mi ascolti mai quando parlo?"
"Ti ascolto sempre quando parli"
"Beh non mi pare visto che non sai dov'è mia madre", osservò saccente Louis, alzando gli occhi al cielo. "Me l'hai già detto?", chiese colpevole Harry, passandosi una mano tra i capelli e arrossendo leggermente.
"Mille volte, credo. Ma fa nulla", alzò le spalle il maggiore tornando,poi, a concentrarsi sui suoi spaghetti. "Dai, dimmelo", insistette il più piccolo.
"Fai uno sforzo e ricordatelo, mi sono stufato. Non mi presti mai attenzione", sbuffò l'altro, poggiando sul tavolino la confezione bianca. Harry gli si strinse contro e strusciò il naso contro la guancia del maggiore che con un sorriso tentò di spingerlo via, "No Harry non funziona, non funziona", ma non poté fare a meno di ridere quando i morbidi capelli ricci dell'altro gli solleticarono il volto e il collo. Harry lo fissò coi suoi occhi verdissimi, "Scusami, Louis. In questi giorni ha la testa completamente tra le nuvole. Ma la cosa che amo di più è una.."
"Dimmela", Louis strinse le mani attorno al suo braccio e lo guardò con occhi sgranati e carichi di speranza, una leggera sfumatura di rosso gli colorava le guance.
"Farti arrabbiare", sorrise il più piccolo, scompigliandogli i capelli. Louis sbuffò, "Ho voglia di pollo alle mandorle", decretò con un'espressione altezzosa stampata sul viso. Harry si alzò dal divano ridendo e sparì in cucina, per tornare qualche istante dopo con altri pacchetti.
Mangiarono molto, quella sera. Quando finirono erano spaparanzati sul divano, colmi fino alle gole. Harry era steso tra le gambe di Louis che, lentamente, gli carezzava i capelli morbidi e profumati di shampoo. Improvvisamente si voltò verso di lui, "Sei ancora arrabbiato?", chiese.
"Mh no, i tuoi capelli mi calmano", rispose l'altro senza staccare le mani dalla sua testa.
"Io credo di essere sul punto di addormentarmi, succede sempre quando inizi a giocare con i miei capelli", sorrise Harry, girandosi completamente col corpo e guardando in faccia Louis.
"Che c'è?", domandò il più grande, avere quegli occhi addosso lo imbarazzava ancora come la prima volta, abbassò la testa.
"Stanotte rimango da te?", propose il riccio.
"Eh? Cosa?", l'imbarazzo di Louis era palese.
"Beh, tua madre e le tue sorelle sono via - Harry si avvicinò al suo collo e parlò contro la sua pelle - quindi pensavo di rimanere da te, ti va?", Louis non riuscì ad evitare i brividi che si rincorrevano lungo il suo corpo, "Ehm ecco.."
"Non ti va?"
"Mi va eccome", Harry sorrise e pressò le sue labbra contro quelle di Louis.
"Allora andiamo a letto, dai", si alzò in piedi e prese nella sua la mano del più grande ed esperto si mosse nella casa fino a raggiungere la stanza di Louis.
"Devo andare a lavarmi i denti e mettere il pigiama..", iniziò a dire il maggiore prima che Harry lo spingesse sul letto e iniziasse a baciargli sommessamente il collo.
"Puoi farlo dopo, no?", propose il più piccolo, tornando a dedicarsi al suo collo liscio ed invitante. "Ma la cura del corpo è importante", provò a ribattere Louis.
"Me ne occupo io", sancì Harry.

Si strinsero nel letto ad una piazza, Louis poggiò la testa sul petto nudo di Harry e si concentrò sui battiti del suo cuore. Il riccio aveva infilato le dita tra i capelli lisci dell'altro e li carezzava lentamente, ogni tanto poggiava le labbra sulla sua testa, stampando qua e là piccoli baci.
"Allora com'è stato questo matrimonio?", chiese all'improvviso. Louis sorrise e si girò tra le lenzuola che gli sfioravano il corpo nudo, si mise prono e poggiò il capo tra le mani.
"E' stato meraviglioso, Haz. Bellissimo e.. ho pianto tanto, ma non ho potuto farne a meno. Lei era stupenda e anche lui anche se sai che William non è esattamente attraente.."
"Già so fin troppo bene che tu hai una terribile cotta per l'altro da sempre", disse il riccio, alzando gli occhi al cielo. Louis scoppiò a ridere, "Harry, sì", sul volto aveva dipinta un'espressione trasognata e si beccò una pacca in testa da parte del più piccolo che arricciò le labbra contrariato.
"Se l'altro Harry si fosse innamorato di me, oggi sarei potuto essere al matrimonio, avrei indossato un bellissimo completo.. Ho beccato decisamente l'Harry sbagliato", osservò Louis senza togliersi mai dal volto quel sorriso strafottente che stava facendo arrossire le guance di Harry per i nervi.
"Scusami se sono un semplice diciassettenne sfigato che lavora in panetteria per poter comprare regalini del cazzo per il suo ingrato fidanzato, scusami davvero", sputò quella frase trafiggendo con lo sguardo Louis che continuava a sorridere soddisfatto, "Questa è una mia piccola personale vendetta per avermi dato buca oggi. E.. regalini? Regalini per me?"
"Non te li meriti, per nulla", sbuffò Harry, fingendo un'espressione corrucciata.
"Me li merito tutti, e dai Haz, voglio i miei regalini", Louis si mise a cavalcioni su di lui e gli passò la lingua sul collo conoscendo alla perfezione ogni suo punto debole.
"No - mugugnò l'altro, chiudendo gli occhi - Louis se continui così mi diventa di nuovo duro e non so se saresti in grado di sopportarmi ancora dentro di te"
"Tu vammi a prendere il regalino e non ti succederà nulla", ammiccò il maggiore strusciando il bacino contro il suo. "Potrei prenderti di nuovo e farti piangere e urlare di dolore, se solo volessi farti del male.."
"Ma non vuoi. Non mi faresti mai piangere, vero? Oppure sbaglio?", Harry sbuffò e con un movimento dei fianchi fece scivolare Louis sotto di lui, lo baciò prima di sgusciare fuori dalle lenzuola rivelando il suo corpo completamente nudo al proprio ragazzo che, con le guance arrossate, godette di quella visione.
Un paio di minuti dopo Harry tornò in camera, con una mano nascosta dietro la schiena. Il rossore delle guance di Louis non poté che aumentare quando i suoi occhi scivolarono involontariamente sul sesso del riccio. "Che guardi? Razza di pervertito!"
"Eh? Chi? Io? Io non sto guardando assolutamente nulla..", ma tutta la sua faccia aveva assunto un'eloquente sfumatura bordeaux. Harry si portò sul letto, ridendo, "Chiudi quegli occhietti furbi! - Louis annuì - E ora porgimi le mani.."
"Ti prego, Haz non poggiarci su cose strane", lo ammonì il più grande beccandosi l'ennesima pacca in testa. Strinse le mani attorno a qualcosa di morbido, "Li posso aprire ora?"
"Sì", rispose semplicemente Harry.
Louis spalancò gli occhi azzurri e fissò quella specie di rotolino di stoffa che aveva tra le mani.
"Aprila, dai", lo incitò il riccio. Sorrise e sciolse i piccoli fiocchi che la tenevano legata. E il suo sorriso non fece altro che allargarsi quando dispiegò davanti a sé una t-shirt azzurra che recava la scritta keep calm you can still marry Harry. La indossò immediatamente, "Come mi sta? Come mi sta?", saltò giù dal letto e fece una leggera piroetta, prima di buttarsi tra le braccia del ragazzo.
"Ehi calma, calma è una semplice maglietta"
"La adoro, davvero", prese a baciarlo sul volto, Harry non riuscì a soffocare le risate.
"Sei davvero esagerato"
"Beh non me l'aspettavo e sì, sposerò sicuramente Harry", guardò intensamente il riccio negli occhi, "Intendi me?", chiese innocentemente.
"Sì, solo te", e suggellò questa promessa fatta a diciotto anni con un bacio dato a fior di labbra al suo ragazzo, sognando dentro di sé il momento in cui anche lui avrebbe potuto dire sì, lo voglio
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nda
quando penso a Harry e Louis plotto le peggio storie tristi e strappalacrime, ma poi mi ritrovo sempre a scrivere queste cose sdolcinate e piene di fluff, non riesco a farne a meno.
E visto che in questo periodo stiamo vivendo un altro importante evento nella Royal Family, un pomeriggio mi è capitato di sentire in tv parlare di William e Kate e mi è venuta in mente questa piccola os.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Nel caso mi trovate su Twitter.

Grazie a tutti i lettori cari,
Alexa.
  
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