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Autore: EmmeEnne    19/07/2013    3 recensioni
Thea Petrov, diciassettenne con una vita che vorrebbe cambiare. Avrebbe desiderato solamente vivere una vita normale, invece di essere catapultata in una realtà che non le piaceva. Combattere quelle creature non le piaceva! Ma doveva farlo, non aveva altra scelta.
Dal primo capitolo: "E io non gli avevo detto mai niente, mi sentivo una persona orribile quando dovevo inventare scuse inesistenti per tornare a casa in tempo per gli allenamenti con mio padre, ma cos’altro potevo fare? Prenderlo e dirgli “Hei, la tua migliore amica caccia i lupi mannari!”, immergerlo in un mondo completamente diverso da quello che viveva e mettere a rischio la sua vita? No, non lo avrei mai fatto."
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Isaac Lahey, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Your choice”
 

Correvo. Correvo più veloce che potevo per cercare di arrivare in tempo e impedire a mio padre di fare qualche sciocchezza. Sciocchezza che non mi sarei mai perdonata. Avevo il fiato corto e le scarpe non sapevo nemmeno più che fine avessero fatto, era difficile, se non impossibile, correre con i tacchi.
Quando arrivai tutto era già iniziato. Lupi contro cacciatori. Proiettili, frecce e armi varie contro ringhi e artigli.
Era questo quello che non volevo: arrivare a questo punto, dover scegliere da quale parte stare.
Ero appoggiata ad un albero, cercando di riprendere un po’ di fiato, quando una freccia mi sfiorò una spalla. Beh, mi ferì a dire il vero.
Maledetto Jason! Pensai, ricordandomi che era il ragazzo che mio padre aveva per scoccare le frecce, una specie di mio sostituto.
All’improvviso sentii il suono di una freccia scoccata e poi niente, solo dei passi che facevano scricchiolare le foglie. Mi sporsi leggermente e vidi Alek a terra, probabilmente colpito da quella freccia, e nostro padre di fronte a lui. Gli disse qualcosa, ma non riuscii a capire cosa, per poi tirargli un calcio. Gli altri del branco fecero un passo avanti, per aiutarlo, ma un “Non muovetevi!” di mio padre li fece fermare, come se si fossero pietrificati. Con un po’ più di attenzione mi resi contro che nessun cacciatore era incappucciato, lo facevamo ogni qual volta eravamo sicuri che il branco morisse e non potesse rintracciarci perché… beh, perché sarebbero stati un po' morti per cercarci.
Ritornai con le spalle al tronco dell’albero, presi un grosso respiro e uscii completamente allo scoperto, pronta a fronteggiare mio padre. Stavo per muovere un passo in avanti quando qualcuno mi prese da dietro e mi tappò la bocca, facendo sì che non urlassi.
Successivamente mi caricò sulla sua spalla e mi portò di fronte a tutti.
-Toglimi le mani di dosso!- urlai, dimenandomi.
-Guarda un po’ chi ho trovato, capo- disse, soddisfatto di sé.
-Maledizione, toglimi le mani di dosso ho detto!- continuai, per poi dargli una ginocchiata nello stomaco, facendolo cadere a terra piegato in due dal dolore.
-La prossima volta impari, troglodita- gli dissi, girandomi poi verso mio padre e gli altri.
-Tu non dovresti essere a un ballo?- mi chiese lui.  
-Già! A proposito, grazie per averlo rovinato- dissi sorpassandolo e accovacciandomi accanto ad Alek.
-Stai bene?- gli chiesi, aiutandolo ad alzarsi.
-Sì. Vattene da qui, Thea- mi impose.
-No, questa storia deve finire una volta per tutte-
-Sei ferita- mi ricordò Scott.
-E’ solo un graffio, non è niente-  
Lanciai uno sguardo veloce ad Isaac e potei vedere nei suoi occhi che anche lui mi stava supplicando di andare via, ma feci di no con la testa e mi misi di fronte a mio padre.
-Sei tanto fedele al tuo codice, mi spieghi che vuoi fare? Non hanno ucciso nessuno- cominciai.
-Ti sbagli, Hale l’ha fatto. Lui ha ucciso mio figlio!-
-Ma che diamine stai dicendo? Alek è vivo, papà, vivo!-
-No, quello è solo una bestia ormai. Mio figlio è morto e io devo punire il responsabile- disse, puntando la pistola contro Derek.
-Te l’ho già detto, se vuoi proprio trovare un responsabile è me che cerchi. Sono stata io a implorare Derek di non lasciar morire mio fratello!-
Gli urlai contro con tutto il fiato che avevo e con la voce che cominciava a tremare, lui abbassò la pistola e mi guardò, per poi riprendere con il suo teatrino.
-Thea, vattene a casa. Non farmi fare cose di cui potrei pentirmi-
-No, non te lo lascerò fare. Non ti lascerò uccidere nessuno di loro-
-Ah già, dimenticavo. Non è solo per tuo fratello, tu ormai fai parte del loro branco- mi disse con disprezzo.
-Non faccio parte di nessun branco, papà-
Vidi il suo sguardo posarsi alla mia destra e solo allora vidi che Isaac era accanto a me e che dall’altra parte avevo Alek. Guardai prima uno e poi l’altro, per poi posare ancora una volta lo sguardo su mio padre.
Vidi che stava smontando la pistola e in un primo momento pensai che fosse tutto finito, ma poi la rimontò, sorridendo beffardamente.
-Una sola pallottola, per uno di loro- disse –Tuo fratello o l’amore della tua vita? A te la scelta- continuò, puntando la pistola prima verso Alek e poi verso Isaac.
-Ma perché ti ostini a odiarli tutti? Io non sceglierò tra loro due! Per favore, abbassa quella pistola e parliamo da persone civili- lo supplicai.
-A te la scelta- ripeté, ignorando completamente le mie parole.
Guardai per l’ultima volta sia Alek che Isaac, per poi fare un passo avanti e ingoiare un po’ di saliva.
-Me. Spara a me. Avresti davvero il coraggio di sparare a una persona innocente? Bene, fallo!- gli dissi, guardandolo dritto negli occhi.
Solo in quel momento mi resi conto che erano cambiati, che non era il suo solito sguardo. Quelli erano gli occhi di una persona cattiva, che non si fa scrupoli per niente, non di mio padre. Non ebbi il tempo di aggiungere nient’altro, nessuno ne ebbe il tempo, perché quel colpo partì all’improvviso, colpendomi dritta su di un fianco e facendomi cadere a terra.
-No!- sentii solo quello, l’urlo di Isaac e Alek, poi più nulla di certo, come quando ascolti la radio e la frequenza è disturbata.
Riuscivo a sentire il tocco delle loro mani sul mio corpo, riuscivo anche a vederli, ma ero incapace di ascoltare o dire qualcosa. Sentivo solamente un dolore atroce, che stava man mano diventando più forte. La vista stava diventando sempre più offuscata, ci capivo sempre meno. Avrei voluto combattere, resistere e tenere gli occhi aperti, ma non ci riuscii. Abbandonarmi al buio era la cosa che comportava meno dolore. Così lo feci.

#Pov  Isaac#
Quando vidi Scott così agitato capii cosa stava succedendo senza che lui mi dicesse niente. L’unica cosa che speravo era che Thea non ci avrebbe seguiti, che sarebbe restata in quella palestra al sicuro. Sarei stato davvero molto più tranquillo, non come mi sentivo in quel momento. Avevo paura. Tremendamente paura, e non sapevo nemmeno il reale motivo. Lo sapevo che lei era capace a difendersi da sola, eppure ero preoccupato lo stesso. La vedevo mentre fronteggiava suo padre, visibilmente tranquilla, ma con il cuore che batteva a mille.
Forse era proprio per quello che avevo paura: perché ne aveva anche lei. Stava facendo la tipa coraggiosa davanti al padre, come lui le aveva insegnato, ma in fondo sapeva anche lei che qualcosa non andava in lui.
-Una sola pallottola, per uno di loro. Tuo fratello o l’amore della tua vita? A te la scelta- le disse dopo aver controllato quante effettivamente ce ne fossero nella pistola, per poi puntarla prima verso Alek e poi verso me.
-Ma perché ti ostini a odiarli tutti? Io non sceglierò tra loro due! Per favore, abbassa quella pistola e parliamo da persone civili- gli disse Thea.
Lei voleva sempre fare l’eroina, salvare tutti. Voleva semplicemente far ragionare il padre, farlo rinsavire.
-A te la scelta- ripeté, ignorando completamente le parole della figlia. Notai che Thea guardò prima in direzione di Alek e poi nella mia, incrociando per un po’ i nostri occhi, per poi fare un passo avanti e ricominciare a parlare.
-Me. Spara a me. Avresti davvero il coraggio di sparare a una persona innocente? Bene, fallo!- gli disse. Bene, adesso la paura si era trasformata in vero e proprio terrore. Avrei voluto impedirglielo, avrei voluto prenderla e portarla via da lì prima che qualcuno si facesse male seriamente. Non sapevo che fare, e per di più stavo sudando freddo.
Oh, andiamo Isaac! E’ sua figlia, non le farebbe mai del male! Questo è quello che continuavo a ripetermi in testa, ma non ero affatto tranquillo: io ero il primo che sapeva di cosa era capace di fare un padre al proprio figlio. Cominciai a pensare di fare sul serio qualcosa, invece di stare lì ad osservare la scena e aspettare. Non m’importava se quella pallottola sarebbe finita nel mio petto, lei almeno sarebbe stata salva. Stavo per muovermi, ma non fui abbastanza veloce, quella pallottola la colpì ad un fianco.
-No!- urlai, insieme ad Alek, che come me si era precipitato su Thea, inginocchiandosi. Le presi il viso tra le mani, dandole dei piccoli colpi e farla restare sveglia. Sarebbe tutto peggiorato se avesse chiuso gli occhi.
-Ehi… Ascoltami. Tieni gli occhi aperti- continuavo a ripeterle, in preda al panico totale. Riuscivo a sentirlo: era sopraffatta dal dolore, il suo cuore stava rallentando a mano a mano, e l’unica cosa che ero capace di fare era ripeterle di tenere gli occhi aperti. Ero sempre stato impacciato in questo tipo di situazioni, non sapevo mai come comportarmi. Volevo solo che lei stesse bene, volevo solo che fosse rimasta in palestra con le altre! Non potevo perderla, non adesso, non così! Continuava a perdere sangue, a soffrire, e io continuavo a ripeterle, a supplicarle, di non chiudere gli occhi. Ma lo fece, li chiuse.
-No… Ti prego, apri gli occhi. Svegliati. Tu devi…- continuai a dirle, picchiettandola sulla guancia, con la voce ormai rotta dal pianto.
Non puoi essere morta, tu non puoi esserlo! Era l’unica cosa che riuscivo a pensare.
-Bisogna portarla in ospedale, adesso!- la voce di Stiles mi riportò alla realtà, mentre Alek la prendeva in braccio. La caricammo velocemente sulla macchina di Derek, che era di sicuro più veloce di quella di Stiles, e sfrecciammo verso l’ospedale. Una volta arrivati, Derek e Peter si offrirono di compilare tutti i moduli necessari e noi la portammo dove c’era stato indicato.
-Cos’è successo? Oh mio Dio!- la madre di Scott ci venne incontro e con l’aiuto di Alek la mise su una barella –Lasciatela a me, restate qui voi!- ci disse, mentre la vedevo scomparire sotto i miei occhi.
Me l’avrebbe pagata. Suo padre me l’avrebbe pagata.
 



Emme's corner:
Yees, ce l'ho fatta a partorirlo! Mi sono messa ad ascoltare i Backstreet Boys e mi è venuta l'ispirazione, quindi ringraziateli u.u
Well, lasciamo stare le mie passioni e passiamo al capitolo. Fa schifo, vero? Boh, spero solo di aver scritto bene il POV Isaac, io lo amo quello lì.
A proposito, avete visto il nuovo trailer dal Comic Con di San Diego? Pooorca miseria! Credo che fino ad ora non abbiamo visto proprio niente, e la cosa mi preoccupa... 
Come al solito voglio ringraziare chi ha reensito lo scorso capitolo: babudoiu97, RebeccaSolimeno e jussdrewbieber. GRAAZIE! <3
Va beh, noi ci sentiamo alla prossima, si spera presto (:
Ah, quasi scordavo! Sto preparando delle immagini sui personaggi della storia, da inserire all'ultimo capitolo visto che sarà corto, penso.. Ho fatto Thea, Alek, Isaac e Stiles. Vi piacerebbe aggiungere anche qualcun'altro? Ditemi voi :D
#Emme#
  
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