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Autore: Sylvia Ruth    19/07/2013    1 recensioni
Questa storia è nata da una mia rilettura dei romanzi di uno dei miei autori preferiti: Robert Van Gulik e dalla mia contorta immaginazione.
Ho immaginato alcuni dei suoi personaggi con il viso ed il fisico dei miei musicisti preferiti: i Depeche Mode.
I romanzi sono ambientati nella Cina medioevale ma io, per colpa di una vecchia fotografia del gruppo, ho preferito ambientarla in un paese europeo e come epoca ho scelto la prima metà dell'800.
Genere: Avventura, Mistero, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20

"Eccoci qua...Un'altra volta da sole. Del the Olympia?"
"Una tazza mi basta signora Gore."
"Pamela...ti prego."
"Pamela. Siamo sicure che le loro non siano...scuse?" Le rispondono con una risata a cui si unisce.
" Sarebbe tipico di quei due mascalzoni." Ammette Ginevra.

"Adesso che siamo solo noi...Posso chiedere ad Alba...Qual'è il tuo vero nome? So per certo che non esiste nessuna Alba Eigner." Olympia si sporge verso Blanche. Con un sorriso le dimostra la sua simpatia. " Quando sono partita si vedeva..." Si porta l'indice alla bocca. "...Con la giovane vedova del suo camiciaio. E poi c'era quella cantante che pretendeva a tutti i costi una nuova aria. No. Lei no. Bella donna, ma un pessimo carattere. " Rabbrividisce.

Le tre donne la fissano a bocca aperta. " Conosco bene la vita privata di Martin. " Spiega sorridente. "Tra noi non ci sono segreti. " Sfiora con la mano un ginocchio di Pamela. " Segreti che resteranno tali."
"Andiamo nel salottino azzurro. Ti spiegheremo ogni cosa."

Quando Dave entra nell'ufficio di Martin lo riconosce a stento. Oltre alla sua scrivania sono stati aggiunti un paio di tavoli, coperti di fogli, e le mappe trovate o disegnate da Alan sono appese ai muri. Martin passa da un foglio all'altro leggendo od annotando poche parole. Andy fa avanti e indietro dagli archivi.

"Dave...giusto te! Accompagnami dove avete assistito a quel delitto."
"Ti abbiamo già raccontato quanto ci ricordavamo..." Fletch scuote la testa e con le labbra sillaba Accontentalo.
"Voglio vedere quei posti con i miei occhi...Siete usciti da qui e dove siete andati?"

Dave lo precede. "Eravamo stanchi ed affamati. Avevamo finito di dare una bella ripassata ad agenti e alle guardie...Siamo entrati in quel locale. Il padrone è un exmilitare che conosce Alan...Abbiamo mangiato, bevuto e ascoltato le sue chiacchiere. Dopo siamo usciti per visitare la città." Ripercorrono la strada di quella sera." Immaginatela con la nebbia...in banchi. Ci siamo persi. Niente negozi, ma muri. Dalla confusione al silenzio quasi assoluto."

Martin si guarda attorno e nota un agente che scatta sull'attenti. "Villa Henriksen. Bella casa."
"Sospetti di lui?"
"Mi piacerebbe. E' arrogante...Usa le persone come marionette...ma non è un assassino. Perderebbe troppo."

Dave guarda con ammirazione l'imponente costruzione. "E'...solida. Adatta ad ospitare una famiglia...Più generazioni della stessa famiglia."
"Petrus Henriksen è il terzo ad occuparsi della costruzione di navi. Prima c'era suo padre e prima ancora suo nonno. Non è il tipo che butta all'aria il lavoro di tre generazioni. Poi?"
"Abbiamo attraversato il ponte e seguito il canale, sperando di intravedere qualche locale illuminato...invece..."

"Con la nebbia e di notte dovevate vedere poco."
"Infatti è stato...come un lampo...La nebbia è sparita di colpo. La scena di quel corpo sulla barella...La violenza di quei colpi...Roba da mettere i brividi." E' impallidito a quel ricordo.
Martin annuisce. "Avete corso verso il ponte e siete arrivati dall'altra parte..."
"Alan ha trovato delle tracce. Io mi sono calato in acqua, ma non c'era niente." Gli mostra il punto.

"Chiudi gli occhi e cerca di rivivere quel momento." Dave esegue. " E' buio...la nebbia ovatta i rumori...Ecco. Si è diradata. Cosa vedi?" Aspetta trepidante.
"Quattro uomini che trasportano una lettiga..."
"Li distingui?"
"Sono confusi...Non ci riesco." Lo guarda dispiaciuto.
"Richiudi gli occhi. Ripensa alla barella...Al malato...Perchè malato?"
"E' un corpo immobile...La sua posizione."
"Lo vedi bene?"
"E' coperto da un lenzuolo...o qualcosa di chiaro."
"Un lenzuolo. Non una coperta?"
"No. Aderiva alle gambe...Ai piedi."
"Hai notato il viso?...Come teneva le braccia...le mani?"
Dave stringe gli occhi e corruga la fronte. "Credo...No...Niente da fare."

"Non importa. Sei sceso in acqua. C'era corrente?" Si china a scrutare le acque torbide del canale.
"Poca. Ma con le chiuse questo non vuol dire...Il fondo in certi punti era viscido. C'erano solo dei blocchi...delle roccie...Delle pietre."
"Come sul fondo di un torrente?"
"Era diverso. Non erano lisce ed arrotondate ma...grezze...ruvide..."
"Blocchi di pietre...Squadrate come quelle delle strade?"
"PIù come...Grossi pezzi di mattoni. " Scuote la testa. Non sa come fargli capire. "Ma non erano mattoni. Di questo sono sicuro."

"Va bene così. Guarda! Quello è il Sig. Hooker."
" Deve essere casa sua. Strano. Mi aspettavo di meglio."
"La sua ricchezza è più recente."
"E' più venuto a chiedere notizie di Blanche?"
"Nè lui nè suo padre. Dopo cosa avete fatto?"

"Si è messo a piovere. Alan si è rifugiato sotto un balcone...un portico...Avevo freddo e siamo entrati in quel locale. Troppo di lusso per come eravamo vestiti. Ci hanno fatto sentire a disagio."
"Vediamo come ci accolgono." Spinge la porta deciso.

Il cameriere li squadra diffidente. " Il locale è al completo." La sala è quasi del tutto vuota. "Ha prenotato...Signor?"
"Gore." Il cameriere si inchina appena." No, non l'ho fatto. Se non avete posto vorrà dire che pranzeremo in un altro ristorante. Vieni Dave."
"E' un onore avere come gradito ospite il nostro magistato...Il ragazzo si è confuso." Il padrone lo spinge via. " Posso permettermi di consigliarvi la specialità del ristorante? Granchi ripieni. Abbiamo anche dell'ottima cacciagione..."
"Un' altra volta." Taglia corto Martin. " Un semplice piatto freddo.Salumi...formaggi... sottaceti e del pane. Da bere della birra. Per due. Dov'eri seduto quella sera?"

"A quel tavolo. Ci ha invitato un certo Jonathan Mills...Un bel tipo."
"Il sig. Mills è un cliente...insolito. Se non fosse l'amministratore del Sig. Henriksen..." Bisbiglia il cameriere servendoli.
"Questo non me l'avevate detto!" Esclama. "Ricordo che, secondo te, non era così ubriaco come sembrava."

"L'avevo dimenticato. Appena entrati ci ha subito presi per quello che eravamo...prima del tuo incontro...E poi...Sulla barca...Ha capito per primo quello che stavano facendo a Jasmine."
"E' lui che vi ha portato su quella chiatta?"
"E' un cliente abituale. Si incontra con un certo...King...Sam King...Mi sembra."

"Ho già letto questo nome." Bisbiglia pensieroso. " Su un documento. Mangiamo. Chiederò ad Andy...e dovrò interrogare Blanche..." Ne sembra dispiaciuto.
Dave lo serve e poi comincia a mangiare. " Ti piace quella ragazza?"
" Tu che ne pensi di Abigail?" Gli risponde.
"Non sono il tipo adatto per lei." E' la sua secca risposta.

"Hortense...S'il vous plait...Appelez Madame Olympia pour moi. En silence." Ordina a bassa voce Martin all'anziana cameriera. Lei si inchina ed entra nel salottine dove le quattro donne sono chiude da ore.

Olympia ne esce quasi subito. "Vedrai come sarà bella la tua Alba con i miei vestiti. Con pochi punti sembreranno fatti su misura."
"Ma chère..ho da chiederti un grande favore...Un sacrificio."
"Per te...tutto."
"Vorrei che le raccontassi la tua vita." I loro occhi si parlano. " Ogni cosa. Dal giorno del tuo primo incontro con Gerard...a quello che successo dopo la nascita di Robert." Lei ondeggia e lui le stringe la mano per incoraggiarla.

"Compresa la parte...su di te?"
"Non credo sia necessario. Potresti avere degli ascoltatori."

"Posso chiederti il perchè? Sai quanto mi costa..." Mormora con voce fievole.
"Conosco la tua forza d'animo. Ti...prego..."
Olympia gli accarezza il viso. "Se per te è importante..."
"Insegnale ad essere forte. Ne avrà bisogno presto...Puoi dirle che l'aspetto, più tardi, in biblioteca?" Le sfiora la mano con un bacio. "Grazie."
   
 
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