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Autore: Darik    20/07/2003    5 recensioni
Dopo molte sofferenze e tragedie, un momento di grande felicità in un possibile futuro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shinji Ikari, Asuka Soryou Langley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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ASUKA E SHINJI

 

LONDRA 2025

Era una fredda giornata invernale, il cielo era nuvoloso e ogni tanto si sentiva da lontano il rombo di un tuono. L’umidità era tale che le strade, i marciapiedi e i palazzi erano bagnati come se avesse piovuto.

Shinji e Asuka erano nel loro appartamento. La ragazza stava allattando un bambino  e nello stesso tempo controllava davanti ad uno specchio un abito corto in due pezzi di colore rosso.

Shinji invece stava decidendo tra vari sparititi quale avrebbe suonato: era indeciso tra Verdi e Bach.

Il loro appartamento era arredato in modo molto semplice e insieme raffinato. C'erano molti quadri appesi alle pareti, mentre sui mobili erano posate molte foto in una cornice d'argento. E tutte quelle foto riportavano lo stesso soggetto: mostravano Shinji e Asuka in abiti nuziali davanti ad una chiesa, sia da soli che circondati da una piccola folla festante, tra i quali si riconoscevano anche Misato, Kaji, Ritsuko e altri volti amici.

Il giorno del loro matrimonio, il primo dei due giorni più importanti della loro vita.

Mentre controllava uno dopo l'altro gli spartiti, Shinji disse rivolto alla moglie: “Asuka, scusa se te lo dico, ma non credo che dovresti indossare un abito del genere per il tuo appuntamento”.

“E perché scusa?”

“Beh” Shinji sorrise “il tuo corpo è stupendo, ma se gli lasci vedere troppo a quello, la parte te la darà senza preoccuparsi di capire se sei veramente in grado di recitare. E tu hai detto di voler diventare attrice grazie al tuo talento e non solo per la tua bellezza”.

“Mmm, dimmi una cosa: non è che sei geloso?” gli domandò Asuka sorridendo maliziosa.

“Ma che stai dicendo?!” Shinji arrossì.

“Ah ah, sei diventato rosso. Ma non preoccuparti, sono abituata a sentirmi gli sguardi degli uomini addosso e riesco a capire quando credono in me e quando invece mi considerano la classica oca che sperano di portare a letto per poi scaricarla il giorno dopo. D'altronde ho già fatto l'esperienza in passato. Ormai ho deciso comunque, indosserò quest'abito”.

“Già, lo so che tu vuoi indossare di tutto” rispose Shinji, che in quel momento si ricordò per questo particolare anche il giorno della nascita del bambino, il loro bambino. Leonard.

Allora però non sapevano se sarebbe stato un maschio o una femmina, Asuka e Shinji decisero di mantenere la sorpresa e scelsero i nomi: Leonard se maschio, Sarah se femmina.

Shinji quel giorno era andato ad un audizione del grande concertista Nicholas Luther perché sperava di poter parlare con lui in modo che gli desse consigli su come entrare nel mondo della musica classica. Shinji in realtà avrebbe preferito partire da zero, fare la gavetta, ma con un figlio/a in arrivo e Asuka impossibilitata a trovarsi un lavoro a causa della gravidanza, toccava a lui trovare i soldi per mandare avanti la famiglia.

“Ecco una delle responsabilità tipiche dei mariti” pensava il ragazzo, in attesa di entrare nel camerino del maestro Luther conclusa l’audizione.

Asuka era rimasta a casa, con lei c’era la signora Nancy Aret, una vispa e allegra donna di sessant’anni che abitava nell’appartamento di fronte al loro e si era offerta di accudire la futura mamma quando non c’era Shinji.

La signora Nancy era simpatica e anche generosa. Infatti non pretese un soldo da loro. Shinji gliene aveva offerti per ripagarla del disturbo (contando pure il fatto che Asuka, con il suo caratteraccio, voleva essere indipendente a tutti i costi e quindi sbrigare faccende domestiche, andare in giro a far compere, ecc,  quando mancava poco al parto. Probabilmente era un modo per scaricare la tensione, e a volte era davvero insopportabile), ma la signora non ne volle sapere. “Siete troppo simpatici” rispondeva Nancy. Aveva stupito Shinji e Asuka per la sua generosità disinteressata, cosa rara ormai.

Comunque il giorno del colloquio con il maestro Luther era arrivato, Shinji era molto emozionato, però pensava sempre ad Asuka, soprattutto adesso che mancavano pochi giorni al parto. Lui sarebbe voluto restare sempre con la moglie in questo periodo, ma Asuka non voleva essere un peso per la carriera del marito e quindi gli disse, anzi gli ordinò di andare da Luther quel giorno. Se succedeva qualcosa, cellulare a portata di mano.

“Signor Ikari” lo chiamò un inserviente “il maestro Luther la può ricevere”.

“A-ah si, grazie” rispose Shinji che si avviò verso il suo camerino.

Quando entrò vide Luther che si stava sistemando il soprabito davanti ad un grande specchio, seduto su uno sgabello girevole. Luther era davvero imponente, doveva essere alto quasi un metro e novanta, l’aspetto austero, i capelli castani, gli occhi azzurri e la carnagione lattea. Caratteristiche tipicamente britanniche. Aveva fama di uomo severo e insieme giusto.

Shinji si sentì un nano vicino a lui.

Luther si voltò e gli disse: “Venga pure giovanotto. Si sieda qui” e gli indicò una sedia in legno vicino a lui.

Shinji titubante si sedette e attese che il maestro iniziasse la discussione.

“Allora giovanotto. Se non sbaglio lei mi aveva contattato per avere consigli sul modo giusto di muoversi nel mondo della musica classica, giusto?”

“Ehm, s-si”.

“Uhm, non mi sembra molto sicuro di se. Questo è male sa? Se non si riesce a vincere la timidezza, quando si sale sul palco, non si potrà mai trasmettere la propria energia vitale alla musica”.

“Come scusi?”

“Si ragazzo. Quando stai suonando qualcosa, devi trasmettere la tua energia vitale, la tua forza interiore nella musica che scaturisce direttamente o indirettamente da te. Solo cosi la renderai trascinante, viva e non un mera accozzaglia di suoni, come fanno alcuni concertisti moderni che si definiscono maestri e vengono cosi definiti dai cosiddetti critici. Sordi che giudicano altri sordi”.

Nel dire queste cose Luther sembrava essersi eccitato, ora dava del tu a Shinji, le sue parole avevano svelato la  grande passione per la musica che lo aveva reso famoso.

“Capisco…” annuì Shinji.

“Bene. Ma devi sapere che questo discorso è inutile se tu non hai veramente talento. Se non sei in grado di saper suonare veramente, non ci sarà consiglio al mondo in grado di aiutarti. Perciò, fammi sentire cosa sai fare”.

Detto questo si alzò e prese da un armadio dietro di lui un violoncello, porgendolo a Shinji che lo fissava stupito.

“Nella tua telefonata avevi detto di essere un violoncellista no? Forza, un brano a scelta”.

Shinji lo fissava stupito, era evidente che Luther aveva già previsto tutto e probabilmente quella di Shinji non era la prima volta che un giovane esordiente andava da lui.

Shinji si fece coraggio, prese lo strumento e attaccò la prima parte del “Flauto Magico” di Mozart.

Cercò di suonarla il meglio possibile, mentre il maestro Luther ascoltava con espressione impenetrabile, gli occhi chiusi, impossibile capire se approvasse o no la prestazione di Shinji.

Dopo qualche minuto gli fece cenno di smettere, Shinji cessò la musica e rimase fermo come un sasso, in attesa del giudizio del maestro.

Luther tenne gli occhi chiusi ancora per qualche momento come se riflettesse, poi li aprì e disse: “Sarò sincero con te ragazzo. Per la maggior parte del tempo, hai suonato in modo orribile. La tua musica andava bene tecnicamente, ma era priva di anima”.

Nel sentire questo Shinji si sentì sprofondare, e pensava soprattutto alla delusione che avrebbe arrecato ad Asuka quando le avrebbe detto di aver fallito.

“Però” continuò Luther “c’è stato un momento in cui mi sei piaciuto davvero molto, hai reso la musica viva”.

“Davvero?” Il viso di Shinji si illuminò.

“Si, non montarti troppo la testa comunque. E’ ancora da stabilire se è stato vero talento o solo un caso. Ma la speranza esiste, senza dubbio. Ora…”

Squillò il cellulare di Shinji, il ragazzo si scusò col maestro e rispose: “Pronto? Oh, è lei signora Nancy. Cosa succ…”

Shinji si bloccò, Luther fissò incuriosito l’espressione del ragazzo, in cui si mescolavano stupore, agitazione, paura e gioia.

“Ma perché me l’ha detto solo adesso? Capisco. Si, vengo subito”.

Shinji sembrava sul punto di scoppiare per l’emozione: “M-maestro, mi perdoni, s-sono mortificato, ma ecco…”

“E’ successo qualcosa?”

“E’…  è mia moglie, s-sta per partorire, è già all’ospedale e… e…” Shinji si agitava sulla sedia come se fosse seduto su delle spine.

“Non preoccuparti” lo tranquillizzò  il maestro sorridendo per la prima volta “vai pure da lei. So quanto è importante la famiglia. Ci vediamo qui dopodomani alle sei, d’accordo?”

“Oh si, la ringrazio infinitamente” rispose Shinji alzandosi.

“Figurati. Fai i miei auguri alla neo-mamma”.

“Senz’altro” Shinji schizzò fuori dal camerino e corse in strada per prendere un taxi.

Lo trovò subito, si infilò dentro e disse all’autista: “Presto, all’ospedale di St. Mary. E’ un emergenza!”

“Subito signore” rispose l’autista partendo.

Shinji fremeva sul sedile del taxi, avrebbe voluto avere la capacità di teletrasportarsi per andare immediatamente da sua moglie Asuka.

Le doglie erano arrivate una mezz’ora fa, Asuka era stata subito accompagnata dalla signora Nancy all’ospedale situato li vicino (uno dei motivi per cui avevano scelto quell’appartamento), ma Shinji fu avvertito solo allora perché Nancy non riusciva a prendere la linea.

Ora però il grande momento era arrivato e Shinji non poteva mancare, anche perché, conoscendo Asuka, lo avrebbe sicuramente voluto al suo fianco.

“Ma quanto ci mette insomma!” gridò Shinji all’autista. Certo il ragazzo non era un tipo scorbutico, anzi, ma l’agitazione lo dominava.

“Mi dispiace signore, ma siamo finiti in un ingorgo” rispose l’autista.

“Maledizione!” disse Shinji, che diede una decina di sterline all’autista, scese dal taxi e si avviò a piedi di corsa.

L’ospedale distava solo uno o due isolati, ne poteva quasi intravedere il tetto.

Shinji corse lungo il marciapiede, evitando per un pelo le persone che camminavano. Però andò a sbattere contro un uomo che portava delle buste mandandogliele per aria. Shinji non si fermò, gli disse solo: “Mi scusi” senza voltarsi, mentre quello gli lanciava imprecazioni in inglese.

Ad un tratto vide che il marciapiede era bloccato da un incidente, un auto finita contro un lampione per colpa del classico ubriacone. Era la causa del ingorgo. Di li non si passava.

Shinji non si perse d’animo, corse in mezzo alla strada e cominciò a saltare sopra i cofani delle macchine tutte affiancate tra loro.

Shinji riuscì cosi a raggiungere l’altro marciapiede, oltrepassò il luogo dell’incidente, e tornò al marciapiede di prima di nuovo passando sopra le macchine. Sia la prima che la seconda volta, il passaggio di Shinji fu accompagnato da un coro di insulti in inglese.

Finalmente raggiunse l’ospedale ed entrò, andò alla reception e si precipitò davanti ad un infermiera dietro il bancone: “Mi scusi…” iniziò Shinji, ma l’infermiera gli fece cenno di attendere perché stava parlando al telefono.

Shinji aspettava tambureggiando con le mani impazientemente sul bancone e riprendeva fiato dopo quella corsa.

Quando l’infermiera attaccò il telefono, disse: “Desidera?”.

“Una ragazza… si chiama Asuka Soryu Ikari… è stata ricoverata una quarantina di minuti fa… doveva partorire”.

“Ora controllo” rispose l’infermiera mettendo mano ad un computer.

“Signor Ikari. Finalmente” lo chiamò una voce femminile alle sue spalle. Lui si voltò e vide la signora Nancy.

“Signora Nancy. E’ lei” rispose il ragazzo andandole incontro.

La signora Nancy era bassa di statura, ma aveva una faccia larga e piacevole, e un bel sorriso.

“Un maledetto ingorgo stradale mi ha rallentato. Dov’è Asuka?”

“Al piano di sopra. Ora che è arrivato potremo finalmente procedere”.

“Perché? Le è successo qualcosa?” chiese Shinji allarmandosi.

“No… è che… credo sia meglio che guardi con i suoi occhi” e si avviarono verso l’ascensore con passo affrettato.

Nel corridoio antistante la sala parto, c’era un putiferio, un gruppo di medici e infermieri erano intenti a bloccare una paziente piuttosto turbolenta. Asuka naturalmente.

“Per piacere signora Ikari. Si calmi e ci lasci procedere” la implorò un dottore.

“No” gridò furente la ragazza “senza Shinji io non mi muovo da qui. Ho bisogno di lui”.

“Ma ormai  nascerà tra poco…”

“Non cosi presto. Me lo sento. Posso aspettare altri cinque minuti che arrivi Shinji”.

Asuka indossava un camice bianco, era sdraiata su una barella, ma con un braccio si teneva con forza alla maniglia di una porta. E calciava chi cercava di allontanarla. Shinji aveva ragione, Asuka non voleva partorire senza essere assistita da lui.

Shinji uscì dall’ascensore e assistette allibito a quella scena.

Subito intervenne: “Asuka sono qui!”.

“Shinji, sei arrivato!” disse la ragazza contentissima e lasciando finalmente la maniglia di quella porta.

I due ragazzi si abbracciarono, mentre il dottore sollevato disse: “Bene, la sala parto è pronta. Faremo subito l’anestesia”.

“Anestesia? Vuole fare il cesareo?” chiese perplessa la ragazza.

“Si. Cosa c’è che non va?” chiesero insieme Shinji e il medico.

“Niente cesareo. Voglio il parto alla vecchia maniera”.

“Cosa? Ma Asuka, che dici?”

“Senti, io voglio fare l’attrice, lo sai, e se mi fanno il cesareo mi ritroverò un orribile cicatrice sulla pancia, e dovrò per forza indossare solo abiti che coprano tutto. Per me sarebbe un handicap, perciò parto naturale”.

Shinji sapeva che Asuka teneva a questo bambino quanto lui, e che se avesse molto insistito l’avrebbe convinta. Ma in fondo l’importante era che il bambino o la bambina nascesse. Non importa come. E poi Asuka era una donna forte.

“Va bene. Procediamo” disse Shinji al dottore.

“D’accordo. Facciamola finita” rispose il medico.

Tutti entrarono nella sala parto, a Shinji fu dato un camice da ospedale, guanti e una mascherina.

La signora Nancy rimase fuori.

Arrivato a questo punto Shinji aveva difficoltà a ricordare, perché  i ricordi di quei momenti erano molto confusi. Tanta era l’agitazione di quegli attimi e talmente era concentrato sul figlio che doveva nascere, che per tutto il tempo il ragazzo rimase in una specie di stasi. Ricordava bene però  Asuka che gli stringeva fortissimo la mano, diceva di continuo il nome del marito per darsi coraggio, e infine il dottore che, dopo aver reciso il cordone ombelicale e averlo lavato, dava il bambino in braccio a sua madre, avvolto in una coperta blu, dicendo: “Congratulazioni. E’ uno bellissimo maschietto”.

Asuka lo prese in braccio, lo guardava come se fosse un tesoro per lei. E lo era.

Anche Shinji lo guardava, e cominciò a piangere per l’emozione.

Era diventato padre. Proprio lui, il piccolo e timido Shinji Ikari era diventato padre. Era un uomo adesso. E sperava tanto di diventare, sia come  genitore che come uomo, migliore di suo padre Gendo.

“Perché piangi stupido?” domandò Asuka sempre cullando il bambino. Ma anche lei piangeva per la gioia.

Non c’era niente di più bello del diventare genitori. Quale responsabilità certo, ma anche quale felicità.

“Visto che è un maschio, allora lo chiameremo Leonard. Va bene?” chiese commosso Shinji alla moglie.

“Certo. Leonard, il nostro bambino”.

I due si baciarono.

Questo accadeva due mesi fa.

Ed era stato questo il secondo dei giorni più importanti per loro.

Ma ora, nel giro di due mesi appena, era tutto cambiato. L'audizione di Shinji avvenuta il giorno successivo al parto era andata benissimo, Luther gli aveva permesso di partecipare ad un concerto all'opera di Londra, dove Shinji, nonostante l'emozione, aveva suonato in maniera sublime l'Inno alla Gioia di Beethoven. Aveva ottenuto ben venti minuti di applausi, e tra il pubblico c'erano anche Misato e Ritsuko con i loro mariti Rioji e Koshiro e  i suoi vecchi amici Toji e Kensuke con le rispettive consorti. Anche i tre operatori Hyuga, Ibuki e Aoba, questi ultimi due sposati, erano presenti.

Tutti entusiasti per lui.

Quel concerto aprì a Shinji le porte del successo nel mondo della musica classica, ma anche ad Asuka le cose andavano bene per il suo desiderio di fare l'attrice. Dopo aver dato uno schiaffone di quelli titanici al primo produttore che la ricevette, appunto perché la considerava la classica oca da portare a letto e scaricare il giorno dopo, Asuka accettò l'offerta di una giovane produttrice indipendente di girare una economica commedia dark. La quale si rivelò a sorpresa un successo clamoroso in Inghilterra. In pochissimo tempo Asuka divenne una delle attrici emergenti più richieste, nei successivi incontri con i produttori era lei a dettare le condizioni, dimostrando di avere un ottimo senso per gli affari e di saper fare scelte oculate.

Entrambi i ragazzi avevano raggiunto i loro obiettivi, ma l'obbiettivo per loro più importante era quello di riuscire a diventare una famiglia.

E anche in questo erano riusciti.

Soprattutto in questo.

 

FINE

  
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