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Autore: Terry17    20/07/2013    6 recensioni
Circa un anno e mezzo dopo gli eventi della saga videoludica, il dr. Eggman riesce a creare l'arma perfetta che potrebbe permettergli di conquistare il mondo. Durante la ricerca dei Chaos Emerald che gli servono per attivarne tutte le funzioni s'imbatte casualmente in una ragazza misteriosa dotata di incredibili poteri, che si allea con lui per permettegli di portare al termine il suo piano. Così Sonic si ritrova a dover radunare tutti i suoi migliori alleati per combattere contro un'avversaria imprevedibile e virtualmente capace di tutto, a risolvere il mistero legato alle leggendarie figure dei mobiani mutanti e affrontare una perdita inaspettata che potrebbe non essere l'unica...
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Knuckles the Echidna, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Eden e Lost erano rientrati nella base di Eggman senza scambiarsi una parola. A differenza delle altre volte fu Lost a fare rapporto, perché Eden aveva dichiarato di essere troppo stanca per poter parlare ed era andata subito a dormire in camera sua. Lost in realtà sapeva che la vera ragione dell’improvvisa stanchezza di sua sorella era principalmente dovuta a quello che era successo con Espio the Chameleon. Aveva provato a chiederle cosa era successo in quel locale, ma lei lo aveva zittito subito con un’occhiata omicida. Per Lost era davvero frustrante non sapere cosa sua sorella avesse in mente di fare riguardo a quella faccenda: sapeva solo che non era nei piani che qualcuno capisse, non così presto. Espio invece aveva capito che c’era qualcosa di strano e forse sapeva del piano, ma Eden era riuscita a spiegargli perché nonostante tutto non doveva parlare. Forse il camaleonte ci sarebbe riuscito, ma purtroppo esisteva un’altra opzione che sperava che Eden non prendesse in considerazione. Però più pensava all’eventualità che sua sorella potesse davvero fare del male a Espio, più si diceva che non sarebbe mai arrivata a tanto. Non avrebbe potuto superare quel limite, non se voleva ancora convincere gli altri che loro in realtà erano dalla loro stessa parte. Anche se in effetti fino a quel momento avevano dato tutt’altra impressione.
-Siete stati fenomenali, ragazzi! Tua sorella ha dimostrato una cattiveria di cui forse nemmeno io sarei stato capace! Forse ha un po’ esagerato, ma non importa! Ha creato il diversivo perfetto per Bokkun! Lui e il suo ostaggio sono passati completamente inosservati in mezzo a tutto quel trambusto!-
Il dottor Eggman non poteva vedere l’espressione sul suo volto, e Lost ne fu grato. Non aveva idea di come potesse essere la sua faccia in quel momento, e dati i pensieri che aveva in testa, si disse che preferiva non saperlo. Per lui era una tortura sentirlo parlare in quel momento, dover subire le sue farneticazioni e le sue lodi. Aveva una voglia matta di prendere Eggman a pugni per fargli rimangiare quello che stava dicendo di sua sorella e la noncuranza di cui stava parlando delle condizioni dell’ape ferita, ma non poteva farlo. Era in ansia per l’impatto che quel gesto aveva avuto su sua sorella e per le condizioni del piccolo Charmy, anche se Eden aveva detto chiaramente che l’ape se la sarebbe cavata con poco.
-A proposito del diversivo, sai cosa si sono detti Espio e tua sorella?- chiese Eggman, incuriosito.
-Non ne ho la minima idea.- rispose lui, in tutta sincerità. -Io e mia sorella siamo rimasti separati per molto tempo, e lei ha viaggiato molto. Conosce molte più lingue di me, e non conosco la lingua che ha usato per comunicare con Espio. Non avevo nemmeno idea che potessero conoscersi, a dire la verità.-
Eggman annuì, irritato. -Capisco. A quanto sembra dovrò prendere in considerazione l’idea di parlare con il camaleonte e la sua brigata personalmente.-
Lost deglutì sentendo quella frase, ma il dottore non poté accorgersene. Eggman lo congedò e Lost tornò nella sua stanza ignorando con un cenno della mano lo strano robot maggiordomo che il dottore si portava dietro che aveva iniziato a spolverare i suoi vestiti.
Lost non sapeva cosa fare per far uscire sua sorella da quella situazione compromettente. Non capiva perché avesse scelto di agire in quel modo, di mettere le sue abilità al servizio del nemico pur sapendo che era molto probabile che non sarebbe finita bene. La tentazione di andarsene e rinunciare all’impresa era forte, ma doveva restare per il bene di sua sorella e del resto del mondo. Purtroppo era il suo dovere, e avrebbe dovuto continuare a fingere finché non avrebbero avuto i mezzi per fermare Eggman, e per avere quei mezzi dovevano prima ritrovare gli Emerald e assicurarsi che si trovassero tutti nello stesso posto. Erano solo a metà dell’opera ormai, doveva solo avere un po’ di pazienza. Una dote che purtroppo non rientrava nelle sue poche virtù.
Quello che Lost non poteva sapere era che sua sorella aveva seguito tutta la conversazione dalla sala dei monitor del dottor Eggman al piano di sopra, e ciò che aveva sentito le aveva fatto capire cosa doveva fare per limitare i danni. Qualcosa a cui avrebbe preferito di gran lunga non arrivare.
-Stupido idiota, dovevi restarne fuori...-
 
***
 
Vector the Crocodile non era mai stato incline a svegliarsi presto al mattino, ma quella volta sentiva di avere tutte le buone ragioni per ribellarsi a quel dannato congegno infernale che aveva appena interrotto l’unico vero momento di pace che era riuscito a godersi dalla notte precedente. Prima di allora non avrebbe mai creduto possibile che una persona potesse raggiungere dei tali livelli di stanchezza: era talmente esausto che si era infilato nel letto vestito, ricordandosi a malapena di togliersi gli scarponi. Avendo riaccompagnato a casa anche Tails e Amy, Vector ed Espio erano riusciti a tornare a casa solo alle tre del mattino, anche se il camaleonte si era addormentato già da parecchio tempo, fin da quando erano nella sala d’attesa dell’ospedale. Anche gli altri lo avevano fatto, ma loro si erano svegliati di soprassalto quando lui, nell’attesa snervante che qualche medico o infermiere comunicasse finalmente qualcosa sulle condizioni di Charmy, aveva tirato un forte pugno ad un distributore automatico provocando una copiosa fuoriuscita di merendine.
L’unica nota positiva in quella notte era stata sapere che Charmy stava bene. L’ape aveva avuto solo un brutto attacco di appendicite preannunciato dal mal di pancia e dalle sue frequenti visite al gabinetto dei giorni precedenti. Quando il medico gli aveva elencato tutte le avvisaglie avrebbe voluto sprofondare: avere attacchi di appendicite era normalissimo per l’età di Charmy, ma lui non aveva minimamente pensato a quell’eventualità. Lui e Espio avevano creduto che il mal di pancia fosse dovuto al fatto che negli ultimi giorni si era rimpinzato con le torte che Vanilla aveva portato nell’ultimo periodo per risollevare il morale alla squadra nonostante Charmy insistesse nel dire che non aveva esagerato con i dolci.
In quel momento Vector si stava pentendo amaramente di non avergli creduto, ma non era quello il suo pensiero più importante al momento. Lui e Espio non si erano più detti una parola da quando si erano parlati al locale la sera prima, e il camaleonte non gli aveva ancora spiegato cosa diavolo fosse successo. In un primo momento era rimasto molto sorpreso dal suo comportamento, ma poi si era detto che doveva avere delle buone ragioni per essersi spinto ad affrontare Shadow the Hedgehog in persona pur di difenderla e a giurare che sarebbe stato lui stesso a fermarla. Conosceva Espio abbastanza bene da sapere che non era il tipo di persona che compieva azioni avventate e che voltava le spalle ai suoi amici davanti alla prima difficoltà. Quello che sapeva su Eden era importante, e per questo aveva voluto essere completamente sicuro delle conclusioni a cui era arrivato prima di potersi aprire con loro. L’unico, grosso errore che aveva commesso era di aver scelto di rivelare ciò che sapeva davanti alla mutante.
Vector si alzò a fatica e andò a lavarsi la faccia con dell’acqua fredda per riprendersi dal torpore, ma quella sensazione non lo aveva abbandonato nemmeno per un istante, e non lo lasciò nemmeno quando prese i resti delle pizze a domicilio che avevano ordinato per il pranzo del giorno prima. In quel momento Espio lo raggiunse in cucina.
-Buongiorno.- lo salutò Vector prendendo le pizze dal frigo per metterle a riscaldare per qualche minuto nel forno. Espio si era seduto davanti a lui invece di preparare il tè come al solito e non aveva nemmeno ricambiato il saluto. Pessimo segno.
-Charmy sta bene?- chiese immediatamente invece.
-Sì. Quello di ieri sera è stato un attacco di appendicite. A quanto pare Eden non gli ha fatto niente, secondo il medico nelle condizioni in cui era Charmy era solo questione di tempo prima che scoppiasse. Lei ha solo anticipato l’inevitabile.- il camaleonte non rispose, e lui ne approfittò per continuare. -A proposito di Eden, ora te la senti di parlare di ieri sera?-
Espio finalmente alzò lo sguardo e non vide la solita sicurezza che lo caratterizzava. Era evidente che se fosse stato per lui non avrebbe risposto positivamente a quella domanda.
-Non riesco a capire come siamo arrivati a questo punto.- ammise. -Quello che sapevo io fino a poco tempo fa era che stavamo dando la caccia ad un’assassina spietata con poteri mostruosi che usa per raggiungere i suoi obiettivi. La Eden che ho conosciuto io non era così. Era una ragazzina mite e tranquilla che trattava ogni essere senziente con dignità e rispetto, come il nostro sensei ci ha insegnato. Sapeva cosa poteva diventare, ed era determinata a mantenere integra la sua umanità nonostante tutto. Tu non l’hai vista allora. Le persone cambiano, ma non in questo modo. La sua anima non può essersi corrotta fino a questo punto!-
Vector aveva ascoltato la storia senza fare commenti, e dopo quello che aveva sentito non gli riusciva molto difficile immaginare come doveva sentirsi Espio in quel momento. Doveva essere stato davvero un duro colpo per lui scoprire che una ragazzina tanto dolce era diventata un’assassina spietata che non aveva esitato a minacciare le loro vite.
-Mi spiace, vecchio mio.- disse lui infine. -So che deve essere dura per te. Non è colpa tua, non potevi sapere cosa sarebbe diventata una volta cresciuta.-
Espio strinse il pugno talmente forte da farlo tremare. -Aveva solo cinque anni e doveva già scontrarsi con una realtà che sarebbe stata molto difficile da gestire per chiunque. Vector, non puoi avere idea di come potesse essere spaventata. E la cosa più incredibile è che quando l’ho guardata negli occhi dopo tutti questi anni ho rivisto quello sguardo. Lei non è cattiva, è terrorizzata, e non so quale delle due condizioni sia peggiore. Non è la malvagità che guida le sue azioni, è la sua paura stessa e questo la rende solo ancora più pericolosa.-
Vector tolse gli avanzi di pizza dal forno non appena scattò il timer e Espio non sembrò nemmeno fare caso alla porzione di pizza che gli era appena stata servita. Il camaleonte stava facendo l’impossibile per sembrare calmo, ma in realtà era molto tentato di dire tutto quello che in realtà sapeva. Era l’unico che avesse una vaga idea di cosa stesse succedendo e che non poteva nemmeno dirlo in giro perché in quel momento il dottor Eggman li stava spiando. Era arrivato a ricorrere alla videosorveglianza per essere certo che nessuno dei suoi nemici potesse riservargli brutte sorprese e per assicurarsi che i suoi nuovi alleati gli fossero fedeli. Se solo fosse stato più attento sarebbe stato in grado di capire la situazione e agire di conseguenza, invece si era lasciato cogliere impreparato. Se avesse rivelato quello che sapeva e se Eggman lo avesse scoperto solo Chaos poteva sapere cosa sarebbe potuto accadere! L’idea di dover nascondere un simile segreto lo stava facendo impazzire, sentiva di dover fare qualcosa per far almeno capire loro cosa avesse scoperto di tanto importante. La preoccupazione lo stava divorando e la consapevolezza gli stava facendo sentire lo stomaco pesante come se avesse ingoiato del cemento a presa rapida, e lui non poteva fare niente se non aspettare. Aspettare nella consapevolezza di avere pochissimo tempo.
-Sappiamo tutti che la paura può fare impazzire, quindi cerca di non caderci anche tu. Non ti ho mai sentito così agitato da quando ti conosco!- disse il coccodrillo con calma addentando la sua prima fetta di pizza.
Espio alzò gli occhi. Dal suo sguardo si vedeva che era visibilmente contrariato da quello che stava dicendo. -Ci sto provando, Vector. So bene quello che potrebbe succedere da qui in avanti.- il camaleonte smise di parlare e si alzò dal tavolo e prese la via delle scale.
Vector rimase impietrito per quella strana reazione. Non era da Espio comportarsi in quel modo, e se lo stava facendo poteva significare solo che la situazione era davvero disperata. Impallidì quando realizzò quello che il suo amico stava per lasciarsi sfuggire. -Aspetta! Eden vuole fare qualcosa, non è vero?-
Espio non gli rispose né si fermò. Formulò la domanda diversamente.
-Eden vuole uccidere anche te?- chiese il coccodrillo, e si sentì sprofondare quando vide il camaleonte fermarsi e alzare la testa. Un’affermazione non verbale. Vector si alzò in piedi e prese Espio per le spalle. -Ascoltami, Esp. Tu sei ancora vivo, e a differenza di Knuckles sai cosa ti aspetta! Puoi nasconderti, puoi ancora salvarti! Baderò io a Charmy mentre tu non ci sei! Sonic e Shadow la sconfiggeranno sicuramente, e tu potrai...-
-Vector, io non voglio scappare.- disse Espio, con decisione. -Non ho paura di lei.-
Vector era incredulo per la calma con cui il camaleonte stava parlando del suo probabile futuro omicidio. Doveva esserci sotto qualcosa.
-Hai in mente qualcosa per fermarla?- gli chiese, sperando in una risposta positiva.
Espio scosse la testa. -Non so nemmeno da dove cominciare.- Il camaleonte alzò la testa all’improvviso e lo guardò negli occhi. -Vector, devi farmi una promessa solenne: qualunque cosa accada, tu non farai del male a Eden. Tu devi ricordare che lei non è malvagia. Possiamo ancora salvarla, e anche se credi il contrario, pensa che io al tuo posto lotterei fino alla fine per salvarla, qualunque cosa accada. Forse nemmeno lei ci crede, ma io sì. E se non dovessi riuscirci io, vi prego di essere voi a farlo al mio posto.-
Il coccodrillo era a dir poco basito, ma la determinazione del camaleonte era più che evidente. Anche se aveva ucciso uno dei suoi migliori amici, ne aveva ferito un altro e probabilmente la prossima volta che si sarebbero rivisti avrebbe fatto lo stesso con lui, Espio le voleva ancora bene. Aveva notato le esatte parole che aveva utilizzato: “qualunque cosa accada”. Vector cercava di convincersi che era solo il suo solito essere prudente fino al limite del pessimismo che parlava per lui, ma dopo quello che era successo non ne era sicuro.
-Puoi sempre nasconderti! Non pensi a come ci sentiremmo tutti se anche tu...- per Vector era difficilissimo finire quella frase. Il coccodrillo si lasciò cadere sulla sedia con la testa fra le mani. -Non puoi farci questo, Espio. Prova a farti uccidere da quella mutante e sei licenziato! Mi hai sentito?-
Espio rimase di sasso quando si rese conto che Vector era davvero sul punto di scoppiare a piangere. Non sapeva come dirgli che la sua decisione era ormai irreversibile. Non lo avrebbe capito subito, ma era una cosa che andava fatta. Però allo stesso tempo non riusciva a non pensare alle conseguenze che quella crociata personale avrebbe lasciato sui suoi amici. In quel momento non riusciva a non pensare di essere un pessimo ninja e un pessimo amico, dal momento che si stava lasciando dominare dalle sue emozioni e allo stesso tempo era ben determinato a portare a termine la sua missione anche a costo della vita ignorando la sofferenza che avrebbe provocato nelle persone che gli volevano bene. Aveva ancora diciassette anni, una vita da vivere e degli amici che considerava vicini come fratelli ormai, di cui uno era addirittura malato. Si sentiva un verme, ma sentiva che se non avesse fatto quel tentativo con Eden se ne sarebbe pentito per sempre.
-È una cosa che devo fare.- disse con calma.
-“Devo”... Voi ninja non sapete fare altro che seguire l’onore e il dovere? Odio quando fai così!-
Espio chiuse gli occhi e ingoiò un grosso groppo che gli si era formato in gola. Non credeva che sarebbe stato così difficile dover comunicare la sua decisione. Oppure lo sapeva, ed era per questo motivo che sperava che Vector non notasse niente di insolito nel suo comportamento. -Stavolta non è l’essere ninja... Sento di doverlo fare per essere in pace con me stesso. Eppure sento che non sarei in pace con me stesso se vi lasciassi andare proprio ora... Posso farlo solo perché so che ve la caverete in ogni caso. Hai Sonic, Tails, Amy, Cream e Vanilla che potrebbero aiutarti. So che tu e Charmy ce la farete. Fidati di me, ieri sera lo hai fatto!-
Espio stava cercando di convincersi di stare facendo la cosa giusta, ma non si sentiva del tutto sicuro. Pensava di stare scegliendo il male minore, ma non sapeva fino a che punto la sua scelta si sarebbe rivelata corretta. Salì le scale senza aggiungere altro, sentendosi incapace di continuare a sostenere quella conversazione.
Vector non lo seguì. Era inutile che cercasse di rassicurarlo e dargli false speranze, sapevano entrambi che Espio non sarebbe mai riuscito a sopravvivere a Eden. Capiva dal suo sguardo che non avrebbe voluto andarsene. Non voleva morire, eppure sentiva di doverlo fare, per dimostrare che una sua vecchia amica era ancora viva in un mostro. Era al limite dell’assurdo, ma sapeva anche che sarebbe stato impossibile per lui fermare Espio. Eppure doveva farlo, anche se sapeva che se lo avesse fatto il camaleonte non glielo avrebbe mai perdonato. Corse verso il suo ufficio e sollevò la cornetta del telefono mentre consultava l’agenda. Doveva parlarne subito con gli altri, dovevano capire dove e quando Eden avrebbe cercato di colpire e fare il possibile per fermarla. Non le avrebbe permesso di fare del male ad un altro dei suoi amici, fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto.
 
***
 
-Certo. Faremo il possibile per aiutarti.- disse Tails, riagganciando senza nascondere la preoccupazione che gli aveva lasciato addosso quella telefonata.
-Cos’è successo?- chiese Sonic, notando lo sguardo serio dell’amico.
-Era Vector. Sembra che Espio abbia deciso di affrontare Eden da solo e vuole che qualcuno lo segua di nascosto per impedirglielo.- spiegò subito la volpe. Sonic fischiò.
-Cavoli! Avevo capito dal modo in cui aveva reagito quando Eden ha assalito Charmy che ogni benevolenza nei suoi confronti doveva essere sparita, ma da qui ad affrontarla da solo...-
Tails scosse la testa. -Le cose non stanno proprio così, Sonic. Vector crede che Espio voglia convincerla a tornare sui suoi passi nel nome della loro amicizia.-
-Amicizia?- ripeté Amy, incredula.
-Eden e Espio non solo si conoscevano, ma erano addirittura amici d’infanzia. Vector teme che questo possa avere offuscato il giudizio di Espio.-
-Solo “offuscato”? Quel tizio ha due fette di prosciutto enormi davanti agli occhi se crede davvero che Eden possa cambiare idea solo perché glielo sta chiedendo lui!- notò Sonic.
-Non ha tutti i torti, però. Se fossi nella sua situazione io non saprei cosa fare! Lui almeno sta cercando di fare qualcosa, anche se questa cosa potrebbe portarlo alla morte!- notò Tails, terrorizzato da quella prospettiva.
-E dire che mi ha minacciato per quello che gli avevo detto su Knuckles...-
-Forse se avessi detto qualcosa in sua presenza su Eden ti avrebbe fatto di peggio!- commentò tetra Amy.
-Non possiamo saperlo finché non lo avremo fermato e non gli avremo chiesto spiegazioni! Vector ha ragione quando dice che questo comportamento non è da lui!-
-Sarà una vera sfida fermarlo. Vi ricordo che è di Espio che stiamo parlando!- commentò Sonic, ghignando. -Sarà molto divertente restituirgli il favore di quella sera!-
Tails non ebbe il tempo di rimproverargli quell’atteggiamento imprudente che Sonic corse fuori di casa, intenzionato a stare alle costole del camaleonte senza farsi vedere.
 
***
 
-Mi dispiace, ma non potete andare a trovare il paziente.- disse l’infermiera con tono autoritario, stupendo il camaleonte e il coccodrillo davanti a lei.
-E per quale motivo? Intendo dire, ora sta bene, no? Ieri sera era troppo tardi per fargli visita, ora siamo in pieno orario delle visite, non vedo perché non dovremmo...- balbettò confusamente Vector, cercando di capire il perché di quel rifiuto.
La coniglia bionda fece spallucce. -In teoria potreste fargli visita, noi stiamo semplicemente esaudendo la richiesta del paziente. Dice di essere stanco e di voler riposare, e io devo fare tutto ciò che posso per garantirgli calma e tranquillità. È solo un bambino e ha subito da poco un intervento, non potete obbligarlo a ricevere visite contro la sua volontà!-
-Abbiamo capito, grazie per l’informazione. Gli dica comunque che siamo passati e che speriamo che si rimetta presto!- disse Espio, trascinando Vector via per un braccio prima che potesse ribattere. Il coccodrillo lo fissò con aria interrogativa finché il camaleonte non lo lasciò andare.
-Si può sapere che diavolo ti è preso con quella?- protestò il coccodrillo. Espio lo ricambiò con un sorrisetto.
-Le ho solo detto quello che voleva sentirsi dire. Io non ho bisogno di permessi per entrare nelle camere altrui.- gli rispose per poi sparire nel nulla. Vector lo sentì allontanarsi, ma non avrebbe saputo dire da quale parte fosse effettivamente andato dato che non poteva vederlo, e nessuno sembrava essersi accorto della sua improvvisa scomparsa.
-Non è giusto! Io non sono un ninja!- protestò lui urlando, causando le proteste di un nutrito numero di pazienti e infermieri.
 
Espio entrò nella prima stanza con la porta e la finestra aperta che vide e si arrampicò sul cornicione, che attraversò finché non incrociò la finestra aperta della camera di Charmy. Fortunatamente il secondo posto letto era libero e l’unica persona nella stanza insieme a lui era un’altra infermiera che gli stava cambiando la flebo. Non dovette aspettare molto prima che questa se ne andasse permettendogli di fare il suo ingresso nella stanza. L’ape si accorse che c’era qualcosa di strano quando sentì una specie di tonfo leggero senza vedere niente. I suoi dubbi vennero confermati quando vide Espio comparire all’improvviso davanti al suo letto.
-Ciao Charmy. Come ti senti?-
Era una frase di cortesia, Espio lo sapeva bene, ma in quel momento non sapeva cos’altro dire. Charmy era ancora pallido, ma stava recuperando colore. Ricordava che la sera prima, quando lo aveva accompagnato sull’ambulanza, si era spaventato a morte per quanto era pallido. Sentiva i medici che urlavano usando un linguaggio tecnico che in quel momento per lui era sembrata più una lingua sconosciuta e tutta quella situazione lo aveva messo talmente a disagio che non sapeva se stesse rivolgendo le sue rassicurazioni a Charmy o a se stesso.
In quel momento lo sguardo dell’ape si rabbuiò e girò la testa di scatto dall’altra parte. -Non sono affari tuoi. Non vedo perché dovrei dirtelo!-
Il camaleonte non si aspettava minimamente una risposta simile da Charmy, anche se forse avrebbe dovuto prevederla. Per quel poco che l’ape ne sapeva in quel momento era disteso su un letto d’ospedale a causa sua.
-Charmy, so bene che dopo quello che Eden ti ha fatto tu non voglia parlarmi, ma io sono tuo amico e mi sto preoccupando per te. Ieri sera ci hai fatto davvero prendere un colpo, lo sai?- disse cercando di sembrare il più rassicurante possibile.
-Eri amico mio anche quando tu e tutti gli altri mi avete nascosto cosa diavolo è successo a Knuckles?- urlò lui, voltandosi di scatto verso di lui con una forza tale da provocargli un leggero giramento di testa che lo costrinse a sdraiarsi. L’ape rispose al tentativo di Espio di soccorrerlo fulminandolo con un’occhiataccia. -Ho capito perché mi avete fatto allontanare con Cream e sua madre durante la festa di Sonic. Era accaduto qualcosa di brutto e voi, tutti voi, non avete voluto dirmi niente. Ieri sera stavo male, ma le mie orecchie funzionavano ancora. Non è bello scoprire che non rivedrai mai più un tuo amico solo perché i tuoi amici sono troppo impegnati ad urlare contro alla persona che gli ha fatto del male da dimenticarsi che c’è anche il piccolo bambino idiota che non sa niente! Credete davvero che io sia stupido fino a questo punto?-
Le urla di Charmy attirarono l’infermiera che sorvegliava la stanza, ma Espio riuscì a rendersi invisibile un istante prima che entrasse nella stanza. -Cosa sta succedendo qui dentro? Ti senti male?-
-Va tutto bene, ho solo voglia di un’aranciata.- disse Charmy, senza nemmeno sforzarsi di non sembrare irritato.
L’infermiera gli sorrise e gli poggiò una spugna bagnata sulle labbra per idratargliele. -Mi dispiace, ma non potrai mangiare né bere niente per alcuni giorni, e dovrai rinunciare ai dolci per qualche tempo. So che può essere sgradevole, ma devi avere un po’ di pazienza. Ti serve altro?-
-No.- disse lui, osservando l’infermiera che usciva dalla stanza e Espio che tornava visibile. -Allora? Quella di prima era una domanda. Non ti ho fatto sbattere fuori solo perché sono curioso di sentire cosa hai da dire!-
Il camaleonte si sedette sul letto vuoto accanto a quello di Charmy. Non si aspettava che avrebbe reagito in quel modo per quella notizia e non sapeva cosa dirgli. Charmy era davvero furioso, Vector non era ottimista e spensierato come al solito e lui in quel momento si stava sentendo come se fosse stato un pesce fuor d’acqua, ma non doveva permettere che quella situazione degenerasse ulteriormente. Doveva rimettere le cose a posto per quanto possibile, e doveva farlo in quel momento.
-Mi dispiace che tu lo abbia saputo in questo modo. Hai ragione, io e Vector avremmo dovuto dirtelo, ma non sapevamo come l’avresti presa.-
-Come avrei dovuto prenderla? Anche nei miei fumetti preferiti a volte gli eroi muoiono e io ci rimango male!- ribatté l’ape.
-Peccato che la realtà non sia un fumetto.- mormorò Espio, intristendosi. - Quando avevo la tua età anche io volevo che gli adulti cominciassero a trattarmi come un loro pari. Mi irritava vederli parlare di cose che secondo loro non ero in grado di capire senza che prima ne parlassero con me. In questo momento vorrei essere al tuo posto. È per questo che non ho voluto essere io a parlartene, perché non volevo vederti triste e arrabbiato. Ora sai tutto e sei comunque triste e arrabbiato perché non siamo stati noi a dirti quello che dovevi sapere. E non sai quanto mi dispiace che sia successo tutto questo. Io e Vector sappiamo che ormai sei grande, ma non siamo riusciti a dirti niente comunque. Quella sera ci siamo sentiti tutti come se fossimo sprofondati in un incubo, e non ce la siamo sentita di trascinarci dentro anche te.-
L’espressione sul viso dell’ape era ancora arrabbiata, ma si stava lentamente ammorbidendo. -Cosa è successo ieri sera? Perché hai difeso la ragazza che ha ucciso Knuckles in quel modo, pur sapendo quello che avrebbe potuto farti?-
Espio respirò profondamente, indeciso su cosa dire finché capì che sarebbe bastato dirgli solo la verità.
 
Vector aspettò per diversi minuti fuori dalla stanza di Charmy, senza avere idea di cosa si stessero dicendo lui e Espio. Era frustrante per lui non sapere cosa stessero combinando là dentro, e gli venne un altro mezzo infarto quando sentì l’ape urlare e vide l’infermiera severa entrare nella stanza per poi uscirne. Espio doveva essere già dentro e doveva essersi reso invisibile appena in tempo per non farsi sorprendere dalla donna coniglio. Passò molto tempo prima che il camaleonte decidesse di rivelarsi al coccodrillo con un leggero colpo di tosse.
-Cielo... Te lo hanno mai detto che non sta bene comparire alle spalle delle persone così all’improvviso?- protestò lui, riprendendosi dallo spavento che l’apparizione improvvisa di Espio gli aveva causato. -Va tutto bene?-
-Sì. Ho parlato con Charmy e mi sono scusato a nome di entrambi per non avergli detto di Knuckles e per quello che è successo con Eden.- disse lui. Vector si sentì sprofondare.
-Glielo hai detto? Che lei vuole...?- Espio annuì. -Come l’ha presa?-
-Era preoccupato, ma è sicuro che riuscirò a sconfiggerla. E mi ha detto di dirti di dire a Vanilla che vuole una torta gigantesca per quando lo dimetteranno. Non è passato un giorno ed è già stufo di non poter mangiare le sue torte!-
A Espio sfuggì un sorriso per il sollievo, ma Vector non riusciva a capire come diavolo facesse a sembrare così calmo e rilassato in un momento come quello. Fra i due quello che era davvero agitato era Vector, e il coccodrillo trovava quella cosa a dir poco innaturale.
 
-Come ti senti? Hai paura? Di quello che sta per succedere, intendo...- chiese Vector all’improvviso mentre stava guidando verso casa. Aveva lanciato un’occhiata al suo amico e aveva notato che in quel momento sembrava pensieroso, e da quel gesto il coccodrillo aveva capito che il momento in cui Eden si sarebbe fatta viva si stava avvicinando. Sapeva che se il suo amico avesse avuto bisogno di aiuto Sonic sarebbe intervenuto, ma ciò non gli impediva di essere preoccupato. Il camaleonte si limitò ad ignorare la domanda. -Potresti rispondermi una volta tanto, no?-
-Non lo so.- ammise. -Non ho paura di quello che sta per succedere, ma di quello che accadrà dopo.-
Vector sorrise debolmente. -Sai, esiste anche la possibilità che le cose possano andare diversamente. Potresti tornare a casa un po’ ammaccato ma salvo. Potresti finire all’ospedale, magari nella stessa camera di Charmy... Non posso dirlo con certezza. Però di sicuro non finirà tutto stanotte. Sai, può sempre esserci dell’altro... Dopo.-
-Stai davvero pensando che io stia pensando ad un’eventuale vita dopo la morte?- chiese Espio, scettico.
-Ti stai per imbarcare in un’impresa da cui difficilmente uscirai vivo e stai reagendo con una calma mostruosa. O pensi di poter sopravvivere oppure sei convinto che in fondo ci sia qualcosa dall'altra parte e per questo riesci a stare calmo.-
Il camaleonte non rispose e nessuno dei due aprì bocca per il resto del tragitto. Quando giunsero a destinazione il camaleonte scese dalla macchina senza aspettare che il coccodrillo si togliesse la cintura di sicurezza e scendesse a sua volta.
-L’incontro è imminente ormai.- mormorò.
-Sta venendo qui?-
-No. Sono io che vado da lei. Se fossi più coinvolto di così anche tu dovresti essere messo a tacere.- spiegò lui con calma. -Non provare a seguirmi o a cercare di capire dove sto andando. Voglio che sia una cosa solo fra me e lei. Deve essere così.-
Il coccodrillo non si sforzò nemmeno di ribattere. Sapeva che sarebbe stato tutto inutile. -Sai che non sarà lo stesso senza di te?-
-Lo so. Ma tu e Charmy ve la caverete.- ripeté Espio, fissando la foresta limitrofa e sentendo che era arrivato il momento di andare.
-Espio...-
-Non dire niente. Qualunque cosa diresti in questo momento sembrerebbe un addio, e io non voglio che sia così. Perché questo non è un addio, ma un arrivederci. So che non capisci perché sta succedendo tutto questo, ma saprai tutto quando sarà il momento. Ti prego solo di fidarti di me e di lasciare che mi occupi io di tutto.-
Il coccodrillo venne assalito dal panico quando si rese conto che Espio stava davvero per incamminarsi. -Aspetta! Non hai proprio nient’altro da dire? E se questa fosse davvero l’ultima volta che ci vediamo?-
Espio abbassò gli occhi per un istante, e da quel leggero segno di debolezza Vector capì che il suo amico aveva preso seriamente in considerazione anche quell’ipotesi. -Se qualcosa dovesse andare storto, dì a Charmy che vi ringrazio... e che è stato un onore lavorare con voi.-
Vector capì che stava dicendo sul serio. Non avrebbe potuto nascondere i suoi sentimenti, specialmente se quella fosse stata davvero l’ultima volta che si sarebbero visti.
-Ci mancherai da morire, lo sai?- mormorò lui, forse in un ultimo tentativo di fermarlo che sarebbe sicuramente andato a vuoto.
-Lo so.- “È per questo che fa così male.” Avrebbe voluto rispondere in quel modo prima di sparire davanti agli occhi di Vector per incamminarsi verso la foresta ignorando i richiami del coccodrillo. Si arrampicò su un albero solo pochi secondi prima che una saetta blu fendesse la strada che aveva percorso. Sonic si guardò intorno, cercando di capire da che parte doveva essere andato, e quell’attimo di distrazione gli fu fatale: il riccio blu si sentì afferrare per le spalle e sentì una mano invisibile che lo obbligava ad inalare una sostanza dallo strano odore da un fazzoletto. Sonic lottò per trattenere il respiro e liberarsi nello stesso tempo, ma i suoi sforzi erano inutili.
-Sapevo che Vector si sarebbe rivolto a te nel tentativo di fermarmi.- disse lui con calma mentre il riccio lottava per sfuggire alla sua presa. -Non ha ancora capito che la mia decisione è irrevocabile. Questo è il mio scopo, la mia missione nella vita. Sto proteggendo i miei amici, e questo è l’unico modo in cui posso farlo. Meno cose Vector sa meglio sarà per lui. Non deve ripetersi quello che è successo ieri sera.-
Sonic non capiva cosa gli stesse dicendo. L’unica cosa che sapeva era che a breve sarebbe stato costretto a respirare, e per quel motivo doveva liberarsi al più presto. Alla fine finì comunque per respirare la sostanza contenuta nel fazzoletto, e pochi istanti dopo Sonic crollò a terra, vinto dalla stanchezza. Il camaleonte prese le corde che aveva nascosto in precedenza e lo legò ad un albero, lasciando al riccio solo una stella ninja a portata di piede. Non sarebbe riuscito a liberarsi tanto presto, e questo significava che avrebbe avuto molto più tempo per affrontare Eden da solo.
-Lo sto facendo per voi.- mormorò prima di incamminarsi verso il luogo dell’incontro.
 
Eden in realtà era lì da un paio d’ore, anche se aveva fatto in modo di non rendere palese la sua presenza. Non voleva far capire a Eggman dove potesse essere fuggita di nascosto perché lei sapeva che se si fosse accorto di qualcosa avrebbe provato a fermarla dal chiudere la bocca al camaleonte. Il dottore non doveva sapere quello che Espio conosceva del suo passato, oppure tutti i suoi sforzi di infiltrarsi come suo braccio destro sarebbero stati completamente vani, se non addirittura controproducenti. Se avesse scoperto la verità niente gli avrebbe impedito di prendere da lei ciò che voleva per poi gettarla via come se fosse stata spazzatura. Forse se lo sarebbe meritato dato che in fondo anche lei stava usando lo scienziato e la sua crociata per i suoi scopi personali e lui non lo sospettava nemmeno. Quella che lei aveva mostrato fino a quel momento era stata solo la punta dell’iceberg della montagna di quelle che lei riteneva buone ragioni per combattere contro il mondo intero pur di raggiungere i suoi obiettivi.
Finora aveva ottenuto ciò che voleva: il Master Emerald era fuori dai giochi, suo fratello era di nuovo con lei e la sua famiglia era finalmente riunita. Purtroppo tutto questo non le bastava, lei voleva anche un'altra cosa e l'avrebbe ottenuta. Non aveva alcuna importanza quale sarebbe stato il prezzo del suo gesto, ma avrebbe smosso cielo e terra pur di realizzare il suo vero obiettivo finale. Espio aveva già capito cosa voleva fare, e questo era un’altra buona ragione per metterlo a tacere. Doveva farlo per il bene della sua famiglia.
La sua attenzione fu richiamata dal suono dei passi di Espio nella radura. La mutante sollevò lo sguardo verso il camaleonte, dando inizio ai giochi.
-Ciao Eden.- la salutò lui, con una calma e una compostezza che sembravano del tutto fuori contesto. Però questo non era sufficiente ad ingannare lei, dal momento che poteva sentire che i suoi livelli di adrenalina erano molto superiori alla norma. Aveva paura, ma stava cercando di non darlo a vedere.
-Espio...- lo salutò lei, a disagio quasi quanto lui ma altrettanto determinata a non darlo a vedere.
-Alla fine sei venuta.-
-Ti sorprende? Se non mi avessi detto di venire qui per “parlare” da soli e in tutta calma a quest’ora sarei davanti alla porta di casa tua. Dubito che i tuoi nuovi amici avrebbero gradito la mia visita.- notò lei.
-Era proprio quello che volevo evitare. Dopo quello che è successo ieri sera sono tutti un po’...-
-Dì pure che sono una presenza sgradita da quando ho rovinato la festa di compleanno di una leggenda vivente uccidendo uno dei suoi migliori amici sotto ai suoi occhi!- disse lei con un sorrisetto ironico. -Tutto quello che sta succedendo adesso è colpa di quel folle di Pachacamac. Se lui non avesse voluto scherzare con il potere del Chaos adesso molte cose sarebbero diverse, e io non sarei costretta a fare quello che sto facendo.-
-Ti riferisci all’origine della tua mutazione?- chiese Espio, incuriosito.
-Risposta esatta. Se le echidne del passato non avessero desiderato tanto il potere adesso io sarei una ragazza normale, e forse sarei anche diventata vostra amica... Invece sono solo un mostriciattolo inevitabilmente destinato a portare dolore e sofferenza alle persone che hanno la sfortuna di imbattersi nel suo cammino. E nemmeno tu ne sei esente.- Eden tacque per sentire l’opinione di Espio, ma il camaleonte non volle parlare. -Non so se quello che hai fatto ieri sera sia stato più coraggioso o stupido. È da tanto che ci penso, e vorrei sapere cosa ne pensi tu.-
Il camaleonte capì che forse era il caso di rispondere alle sue domande. Doveva spingerla a parlare del suo vero problema nel modo più spontaneo possibile. -Non potevo permettere che qualcuno ti facesse del male. So che nonostante quello che stai facendo non sei malvagia.- gli rispose lui con una tranquillità che per Eden era a dir poco invidiabile. -Sei solo molto più consapevole e spaventata di quello che potresti diventare. Non sono qui per affrontarti, ma perché voglio aiutarti. Tutto questo non è necessario, ti conviene arrenderti finché sei in tempo.-
-Io non posso arrendermi proprio ora che sono arrivata a questo punto.- rispose lei, secca.
-Non pensi a quello che succederebbe a tuo fratello?-
-Mio fratello ha accettato di seguirmi per sua iniziativa, io non l’ho obbligato a fare niente!-
Espio ebbe la conferma definitiva che suo fratello era l’unico tasto su cui doveva premere per sperare di farla ragionare. -Non lo metto in dubbio. Ricordo perfettamente come mi parlavi di lui, tanto tempo fa. Avresti voluto rivederlo, ma non lo hai mai fatto per non metterlo in pericolo. Solo sapere che lui era minacciato da qualcosa che avrebbe potuto metterlo in pericolo anche più di te avrebbe potuto spingerti a volerlo rivedere, e Eggman ti ha dato l’opportunità per realizzare questo tuo desiderio. Tuo fratello ha accettato di seguirti perché era preoccupato, e lo sono anche io. Unirti a Eggman è stata una pura follia, e quando si accorgerà delle tue vere intenzioni non basteranno tutti i tuoi poteri per sottrarti alla sua vendetta! Possiamo evitare altre ripercussioni inutili, e per farlo devi lasciare che io ti aiuti.-
Eden rise. -Aiutarmi a fare cosa? Nessuno può aiutarmi. Nessuno! E’ una cosa che riguarda solo me!-
-Mi dispiace, ma non riguarda solo te!- disse lui con durezza. -Non so se te lo ricordi, ma un giorno, quando eravamo piccoli mi hai detto che avrei trovato delle persone che mi avrebbero dato uno scopo da seguire nella vita. C’è voluto del tempo, ma alla fine ho capito quello che intendevi dire. Ora so quello che voglio fare, e ho intenzione di portare a termine la mia missione fino in fondo. Proteggerò i miei amici fino alla fine.-
Eden sembrava vagamente dispiaciuta per quella affermazione. -Quella bambina non esiste più, ormai. Ammetto che sarebbe stata felicissima di sentirti dire una cosa del genere, in un altro momento.-
-Non puoi ingannarmi. Se fossi davvero cambiata in questo momento non ti sentiresti dispiaciuta per quello che sta per succedere.- Eden era a dir poco attonita. -Tu mi consideri ancora amico tuo, non è vero?-
Eden fissò il camaleonte con rabbia. -Sai che sei qui e che stai per morire proprio perché hai deciso di includermi nell’elenco dei tuoi amici? Adesso saresti al sicuro se tu non avessi deciso di impicciarti!- chiese lei, con freddezza. Espio rispose con un sorriso.
-Sono un detective. È il mio lavoro impicciarmi.-
-Non potevi fare l’idraulico?- chiese lei, con un sarcasmo fin troppo tangibile. -Avrei preferito che Knuckles fosse l’unica vittima di questa storia, ma a quanto pare non sarà così. Forse sarà meglio per te che sia io a farlo. Eggman potrebbe venirti a cercare da un momento all’altro. Posso ancora rimediare, e credimi, non vorrei doverlo fare. Tu sei stato il mio migliore amico, Esp, e non vorrei mai farti del male. Sei tu che mi stai costringendo.-
Eden sfoderò la katana talmente in fretta che Espio riuscì a mala pena a schivarla con una capriola all’indietro. Il camaleonte estrasse il suo shuriken gigante, senza perdere la calma. -È proprio necessario dover ricorrere a questo, Eden?-
-Ho forse altre alternative?- gli chiese lei sarcasticamente, scagliandosi nuovamente sul camaleonte che la evitò facilmente. La mutante si scagliava in attacchi sempre più prevedibili e imprecisi che Espio poteva facilmente evitare senza versare una goccia di sudore.
-Mettiamola in questo modo: attualmente sei davanti a un bivio e hai due possibilità. La prima è andare avanti con il piano e uccidermi per impedirmi di rovinarlo. La seconda è andare da Sonic, spiegargli tutto e cercare insieme a lui un modo per fermare Eggman. Sarebbe la soluzione migliore per tutti, credimi.-
Eden sorrise, sprezzante. -Cosa ti dice che Sonic accetterebbe tutto questo senza fare storie?-
-Credimi, quel riccio è sorprendente, certe volte. Sono certo che in circostanze diverse sareste stati buoni amici.-
-Quelli come me non hanno amici.- disse lei, riparandosi dietro la lama. -La natura del mio potere e quello che rappresenta me lo impone.-
-Allora io cosa sarei?- le chiese Espio, mettendosi sulla difensiva a sua volta.
-Ero ancora una bambina quando ci siamo conosciuti, e allora non sapevo ancora niente. La cosa era ancora fattibile.- un lampo di tristezza le attraversò gli occhi. -Da bambini è tutto molto più facile. Le cose iniziano a fare davvero schifo solo quando si cresce.-
La mutante attaccò il camaleonte con un fendente, e lui non poté fare altro che parare il colpo con lo shuriken. Eden fece uno scatto all’indietro, allontanandosi dal suo avversario. Espio non perse tempo e iniziò a lanciarle contro una serie di stelle ninja che lei riuscì a parare con facilità grazie all’aiuto della spada.
-Anche se fossi rimasta la stessa persona purtroppo non cambierebbe ciò che sono. Tu non sai cosa significa avere il potere, Espio. Tutti dicono di volere il potere di fare qualunque cosa loro desiderino. Ma la verità è che quando hai davvero il potere, sei condannato a restare solo. Io vorrei tanto essere come voi, ma non è possibile. Io sono un mostro e nessuno potrà mai cambiarlo!-
La mutante tagliò in due l’ultima stella ninja e si scagliò nuovamente contro il suo avversario. Espio parò nuovamente il colpo usando lo shuriken come se fosse stato uno scudo.
-Diventi un mostro solo quando sei davvero convinto di esserlo. Non lasciare che queste idee sbagliate distruggano l’opinione che hai di te stessa!-
All’improvviso il camaleonte fece una capriola all’indietro e cercò di colpire la sua avversaria con un calcio al mento; Eden riuscì comunque a evitare appena in tempo l’attacco del camaleonte e lo scagliò contro un albero con un calcio. Nell’impatto con il suolo il camaleonte avvertì una forte fitta di dolore alla spalla sinistra, nello stesso punto in cui la sera prima era atterrato malamente dopo essere caduto dal palco. Era proprio il momento più sbagliato per ricominciare a sentire dolore.
La mutante sembrò essersene accorta perché decise di alzarsi in piedi e non provò nemmeno a difendersi. -Sei molto gentile a dirmi tutto questo, ma dimmi... Se tu non mi avessi conosciuta quando ero ancora una bambina proveresti ancora a salvarmi o mi considereresti un caso senza speranza?-
Espio ci mise un pò a rispondere a causa del dolore. Si rimise in piedi, massaggiandosi la parte dolorante.
-Ti considererei una ragazza sola e abbandonata a sé stessa, che vorrebbe qualcuno accanto a sé, ma che ha già rinunciato a trovarlo. Voglio che tu sappia che, nonostante quello che credi, tu puoi non essere sola. Puoi contare su tuo fratello, ma credi che prima o poi anche lui ti abbandonerà. Non è vero, lui non lo farà mai, nemmeno quando le vostre strade si divideranno nuovamente. E nemmeno io lo farò. Ti prego Eden, lascia che io ti aiuti! Siamo ancora in tempo...-
-Ti sbagli. Il mio tempo è scaduto molto tempo fa, ancora prima che tutta questa storia avesse inizio.- lo sguardo di Eden si intristì. -Ho capito già da molto tempo ormai che in questo mondo non c’è posto per me. Forse ci sono altre persone disposte ad accettarmi per quella che sono, oltre a mio fratello e a te. Ma gli altri? Eggman, io e mio fratello ne siamo certi, sta cercando la fonte del mio potere per usarla a suo vantaggio per diventare invincibile. Come lui, purtroppo, ce ne sono troppi. Per non parlare poi di quelle persone che sarebbero spaventate a morte anche solo se concepissero l’idea stessa che possa esistere una creatura come me. Io non invecchio, Espio. Ho smesso di farlo quando sono entrata nel periodo della pubertà. E ho scoperto di non provare nemmeno la fame e la sete, mi sono sempre nutrita solo perché in qualche modo il mio corpo deve aver conservato l’istinto per farlo. E ogni volta che mi ferisco le mie ferite si rimarginano. E vedo le cose in maniera diversa da come le vedi tu. Vedo ogni minima particella di quello che ci circonda… riesco persino a vedere ogni singola cellula del tuo corpo che lavora per tenerti in vita proprio adesso, mentre stiamo parlando!  Se esiste un confine tra ciò che è normale e ciò che non lo è, io l’ho attraversato nello stesso istante in cui sono venuta al mondo. Devo guardarmi le spalle da tutto e da tutti, proteggere il mio segreto, vivere in solitudine... E io sono stanca, Espio.-
Espio rimase ammutolito. Non sapeva cosa controbattere, e non riusciva nemmeno a pensare a qualcosa che potesse confutare il ragionamento di Eden. Purtroppo poté tristemente giungere alla conclusione che probabilmente, se fosse stato nei suoi panni, avrebbe fatto un ragionamento simile. Ma si rifiutava di credere che non esistesse una soluzione che potesse permettere anche a quella povera creatura di continuare a vivere in un modo pacifico.
-Potresti comunque avere degli amici capaci di proteggerti. Se ne avessi, credi davvero che permetterebbero che ti accada qualcosa di male?-
La mutante scosse la testa, incredula. -Tu ti rifiuti di capire... Ormai per me non esistono più alternative se non fare questo! La mia stessa famiglia è stata distrutta dal mio potere e ciò si verificherà ancora se mio fratello o uno dei suoi discendenti dovessero generare un altro mutante! Questo solo perché Pachacamac era un esaltato assetato di potere! La mia famiglia ha pagato un prezzo troppo alto per colpe che non aveva! Volevamo solo una vita normale, volevamo solo essere felici... È questo il mio nuovo scopo, Esp. Io cambierò tutto questo, dovessi affrontare Chaos e ogni altra divinità venerata su questo pianeta io stessa a mani nude da sola! Nessuno deve osare mettersi in mezzo al mio obiettivo!-
-Così non sistemerai le cose.- disse Espio con calma, anche se doveva ammettere che la determinazione della ragazza era a dir poco spaventosa.
-Nemmeno tu lo farai stando qui a parlare. Nessuno può farlo, a parte me.- disse lei con un tono stranamente basso. -Volevo solo vivere in pace con la mia famiglia, e nessuno me lo ha permesso o me lo permetterà mai. Ormai non ho niente da perdere, quindi non posso fare altro che cercare di cambiare tutto questo. Creerò un mondo in cui anche la mia famiglia potrà vivere in pace. Ora ho tutto quello che mi serve per poterlo fare. Era destino che io e il dottor Eggman ci incontrassimo mentre lui stava raccogliendo i Chaos Emerald: il destino vuole che il mondo cambi, e vuole operare questo cambiamento attraverso me. Ho accettato la mia chiamata nel momento in cui il cuore di Knuckles ha cessato di battere, e per il suo sacrificio farò tutto ciò che in mio potere per garantire alla mia famiglia un futuro sereno e senza paure.-
Espio non poteva semplicemente credere a quello che stava sentendo. All’improvviso lo strano comportamento della sua amica assunse un senso e una morsa di puro orrore gli chiuse lo stomaco. -Non pensi a cosa potrebbe succedere se il tuo piano andasse a buon fine?-
-Non hai ancora capito, Espio?- chiese lei con un sorriso inquietante che non prometteva niente di buono. -A me non importa un fico secco delle conseguenze!-
Il camaleonte non commentò mentre si metteva nuovamente in posizione di combattimento impugnando il kunai. -Posso solo immaginare quello che stai provando, Eden. Non so cosa ti sia successo nel corso degli anni per spingerti ad un tale cambiamento, ma sappi che voglio comunque aiutarti. Non ti lascerò sprofondare nelle tenebre senza lottare. Prima di fare quello a cui stai pensando dovrai passare sul mio corpo.-
Eden si preparò alla lotta a sua volta. Sembrava molto più lucida e rilassata dopo quello sfogo improvviso. -Sai, non so se ringraziarti per la tua gentilezza o compatirti per la tua stupida testardaggine. Purtroppo non posso permetterti di aiutarmi. Non sto combattendo solo per me stessa, ma anche per quelle forze più grandi di te e me che mi hanno resa quella che sono. Spero solo che alla fine ne varrà la pena...-
E i due avversari si lanciarono nuovamente all’attacco, in un duello che non si sarebbe fermato finché uno dei due non sarebbe crollato a terra allo stremo delle forze.
 
***

Intanto all’agenzia dei Chaotix, la tensione si poteva tagliare con il coltello. Era passata più di un’ora da quando Espio era sparito e Sonic si era messo sulle sue tracce senza dare altre notizie, e Vector non riusciva a trovare pace. Era persino peggio di stare nella sala d’attesa dell’ospedale, nonostante ci fosse molta più attività. Lui, Amy e Tails stavano esaminando la cartina del territorio e discutevano animatamente su dove Espio potesse essersi nascosto, dove poteva essere Eden, se si erano già incontrati o se il loro incontro doveva ancora avere luogo, magari in un altro posto molto lontano da lì. Vector sarebbe già partito in quarta a setacciare tutta la foresta e la città se Sonic non lo avesse preceduto. Solo il riccio blu aveva qualche speranza di ritrovare Espio prima che Eden potesse avere la possibilità di fargli del male. Presto si sarebbero incamminati anche loro per aiutarlo nelle ricerche, ma Vector dubitava che sarebbero riusciti a fare più di quello che sarebbe riuscito a fare Sonic. Era già passato troppo tempo, e più tempo passava più le possibilità di trovare Espio ancora vivo diminuivano. Vector avrebbe affrontato Eden anche da solo pur di impedirle di fare del male a Espio. Che senso aveva discutere di una strategia? La discussione fu interrotta quando Sonic entrò improvvisamente dalla porta d’ingresso.
-Ci sono novità?- chiese Vector, speranzoso.
-Novità? Ho passato tutto questo tempo cercando di liberarmi!- comunicò Sonic, tetro. -Espio mi ha sorpreso alle spalle, narcotizzato e legato ad un albero, lasciandomi solo una stella ninja per liberarmi!-
Quelle parole furono più che sufficienti per trasformare l’angoscia di Vector in vero e proprio panico. -E ora lui dov’è?-
-Non ne ho la minima idea. Sicuramente a quest’ora lui e Eden si saranno già incontrati. Se siamo ancora in tempo avrà sicuramente bisogno della cavalleria al massimo delle sue risorse per contrastarla, è per questo che sono tornato indietro per chiamarvi!-
A Vector non servivano altre spiegazioni: afferrò subito una torcia elettrica e corse da solo nel bosco da solo ignorando le regole del buon senso, dal momento che per lui sarebbe stato molto più facile perdersi piuttosto di fare qualcosa di concreto per aiutare con le ricerche. Però, visto quello che c’era in gioco, non gli importava molto di quello che sarebbe potuto succedergli.
 
***

 Il camaleonte crollò a terra, stremato per l’ultimo colpo che Eden gli aveva inferto. La spalla gli pulsava dolorosamente, e gli lacrimavano gli occhi per il dolore. Non poteva più continuare a lottare, e così come lo sapeva lui, anche lei ne era consapevole. Era il motivo per cui lei in quel momento era in piedi davanti a lui e gli stava puntando la katana in mezzo agli occhi.
-Sembra proprio che abbia vinto anche stavolta!- commentò lei, serena.
Espio la fulminò con lo sguardo prima di esalare un sospiro rassegnato. -Hai ragione. Ammetto la sconfitta. Però non è ancora finita, sappilo! Troverò comunque un modo per fermarti!-
-Dubito che potrai fare qualcosa dopo quello che ti succederà a breve.-
Espio capì che nelle sue condizioni attuali non sarebbe mai riuscito a sfuggirle. Non poteva opporsi in alcun modo al suo destino. Respirò profondamente nel vano tentativo di mettere a tacere quella piccola parte di lui che era terrorizzata da quello che sarebbe accaduto da lì a poco. Era come vivere un dejà vu di quello che era accaduto molti mesi prima. Essere attaccati da un’armata di ninja comandati dal proprio padre per il solo gusto di vederlo soffrire prima della fine non era una cosa molto bella, ma stranamente in quel momento si stava sentendo pure peggio. Si sentiva impotente. Non poteva accettare quello che stava succedendo, non sapendo quali sarebbero state le conseguenze di quel gesto.
La mutante finalmente lo guardò negli occhi, ed Espio si rese conto solo allora che erano lucidi mentre sollevava la mano verso di lui. -È stata tutta colpa tua: se non ti fossi messo in mezzo non sarei stata costretta a farlo!-
-Tu non sei costretta a farlo.- La mutante era sorpresa per la pacatezza del tono che Espio stava usando con lei. -Lo stai facendo perché tu hai scelto di farlo. Potresti sempre trovare un altro modo per cambiare le cose.-
La mutante scosse la testa. -Ormai non posso più tornare indietro. Ho fatto la mia scelta, Espio. Spero soltanto che ne varrà la pena.-
-Eden...-
Espio rimase spiazzato quando si rese conto che la mutante si era inginocchiata, lo aveva sollevato da terra e che in quel momento lo stava abbracciando. Il dolore alla spalla sembrava quasi essere scomparso, nonostante la ragazza lo stesse stringendo con tutte le sue forze. Non riusciva a reagire, non riusciva a pensare, non riusciva a fare niente. Improvvisamente lei si allontanò per un momento, e quello che Espio vide lo sorprese ancora di più. La ragazza che era appena comparsa davanti a lui doveva avere la sua stessa età, ma gli aculei scompigliati abbinati ai tratti delicati e al candore della sua pelle la facevano sembrare quasi una bambina. In quel momento gli stava sorridendo nonostante avesse anche le lacrime agli occhi, e vederla sorridere quando era sull’orlo delle lacrime, era doloroso come ricevere una pugnalata nello stomaco e allo stesso tempo era la cosa più bella e pura che avesse mai visto in vita sua.
-Non so perché ti importi così tanto di me, ma ti ringrazio.- gli disse, con voce dolce. -Ti prego solo di cercare di capire. Se non lo faccio io, adesso, nessun altro lo farà mai.-
Un istante dopo era tornata ad essere la stessa creatura sanguinaria che negli scorsi giorni Sonic e gli altri avevano imparato a conoscere e a temere, ma Espio non sembrava nemmeno averlo notato. Ormai era fin troppo consapevole che quella era solo una maschera. Quella non era Eden, ma solo la creatura aberrante che lei credeva di essere. La vera Eden era solo la ragazzina spaventata che in quel momento era rimasta impressa nei suoi occhi, e la cosa che più gli faceva male era che gli altri forse non se ne sarebbero mai resi conto. L’unica, magra consolazione era quella di sapere di avere ragione. Non si era nemmeno reso conto che Eden gli aveva posato una mano sul petto nell’istante successivo. -Death Dimension.-
Espio si sentì attraversare da una folata di vento gelido, ma per il resto non avvertì niente di strano a parte una strana sonnolenza che poteva facilmente combattere. Eden abbassò la testa e fece per alzarsi in piedi, ma il camaleonte la fermò trattenendola con un abbraccio. La mutante non riusciva a capire perché stesse succedendo. Lui avrebbe dovuto odiarla per quello che gli aveva appena fatto, non avrebbe dovuto stringerla in quel modo. Era al di fuori da ogni logica. -Espio...-
-Tu hai paura. Sei la prima ad essere spaventata a morte da quello che sta succedendo. Hai paura di essere condannata a diventare un mostro, e pensi che quello che stai facendo stia solo accelerando un processo inevitabile. Non è così. Non so cosa possa esserti successo in tutti questi anni in cui non ci siamo visti, ma so che quello che pensi di te stessa non corrisponde a quello che ho visto io. Tu sei una brava ragazza, una guerriera eccezionale, e ti stai riducendo all’ombra di te stessa solo perché ti stai lasciando condizionare da un potere che non avresti mai voluto avere, senza valutare che forse potrebbe esistere una ragione per cui tu sei nata in questo modo. Sono convinto che un giorno scoprirai che dal tuo potere potrà nascere qualcosa di buono. Tu farai qualcosa di grande, ne sono certo. Farai la cosa giusta alla fine.-
Eden sentì che le braccia di Espio avevano iniziato a tremare, ma lui non lasciò la presa. La sua pelle stava diventando sempre più fredda e anche il battito del cuore stava lentamente rallentando. Non avrebbe resistito ancora per molto. A quel punto la mutante non riuscì più a trattenere le lacrime. -Sei proprio sicuro che io non sia una cattiva persona?-
-Non lo sei. Sei una persona fantastica, una delle migliori che abbia mai conosciuto. Però tenti in tutti i modi possibili e immaginabili di nasconderlo... Sono felice di essere riuscito a vederti per quella che sei davvero... E spero... Che anche gli altri... Capiscano...-
Eden sentì la testa di Espio che si adagiava sulla sua spalla e la sua presa che si allentava. La mutante distese a terra il corpo senza vita del camaleonte e fu sorpresa nel vedergli un’espressione pacifica sul volto. Sembrava che se si fosse appena addormentato serenamente. Eden non sapeva cosa le stesse succedendo. Sapeva che non aveva altra scelta se non fare quello che aveva appena fatto per proteggere sé stessa e suo fratello, e forse anche gli amici del camaleonte da Eggman, eppure sentiva che c’era un fondo di verità in quello che Espio le aveva detto. Poteva esserci un’altra soluzione meno dolorosa al problema. Per lei ormai non aveva più alcuna importanza: con quell’ultimo gesto aveva deciso cosa fare e come porre fine a quell’incubo che la riguardava. Accarezzò il volto del camaleonte mentre lasciava scorrere le ultime lacrime.
-Scusami. Anzi, no. Farebbe solo ancora più male.-
 
Vector stava correndo come un pazzo verso il centro della foresta, senza nemmeno sapere dove si stesse effettivamente dirigendo. Non sapeva da quanto tempo stesse correndo quando si ritrovò nella radura nel cuore della foresta e vide l’ultima scena a cui avrebbe voluto assistere.
Espio era legato a due alberi e Eden era davanti a lui con le braccia incrociate. Il corpo di Espio era coperto di ferite, e anche i vestiti della mutante erano macchiati di sangue, ma lei non sembrava aver subito alcun danno dall’evidente duello che c’era stato fra loro due. Appena il coccodrillo capì cosa stava succedendo non poté fare altro che farsi avanti in un ultimo tentativo di salvare il suo amico.
-Ferma!- urlò lui, correndo verso la ragazza con la forza della disperazione e frapponendosi fra lei e il camaleonte privo di sensi. -Non ti permetterò di fargli del male!-
-Arrivi troppo tardi.- disse lei, con voce piatta. -Il tuo amico è già morto. Stavo pensando ad un modo creativo per farvi ritrovare il cadavere, ma penso che ora non ce ne sarà più bisogno.-
Gli occhi del coccodrillo si spalancarono per la sorpresa. Si voltò lentamente verso il camaleonte, e notò che effettivamente era fin troppo immobile per essere solo svenuto. Doveva essere tutta una messinscena per impressionarlo, non poteva essere davvero accaduto. Vector scoppiò a ridere per quello strano scherzo.
-L’hai sentita, Esp? Secondo lei tu non avresti resistito a qualunque cosa avesse in serbo per te! Dimostrale che si sbaglia! Sei più forte di quello che crede! Dai amico, apri gli occhi!- lo chiamò lui, schiaffeggiandolo ripetutamente quasi senza notare che la sua guancia ormai era gelida. Il camaleonte non rispondeva, e il coccodrillo smise di ridere mentre veniva colpito dalla consapevolezza. La mutante non poté fare altro che distogliere lo sguardo da quella scena e cercare di fingere che non le importasse. In quel momento avrebbe davvero preferito non sentire niente.
-No... Espio...- il coccodrillo alla fine cadde in ginocchio davanti alla constatazione che Eden aveva ragione e che il suo amico era davvero morto. In quel momento si sentirono dei passi nella radura seguiti da un sussulto scioccato.
-No...- Vector sentì la voce di Sonic the Hedgehog come se fosse stata lontanissima. Era incredibile che fosse riuscito a precederlo in quel posto. Forse se non avesse perso tempo per chiamarli sarebbe riuscito ad arrivare in tempo. Il coccodrillo iniziò a tremare per la rabbia che gli provocava il pensiero che quella tragedia poteva essere evitata.
-Se non si fosse intromesso ieri sera non sarebbe successo niente di tutto questo.- disse Eden, piano. -Se l’è cercata.-
Vector si alzò in piedi di scatto e tirò un pugno sul naso di Eden talmente forte da farla cadere a terra. La mutante lo fissò come se non avesse avvertito per niente il colpo, nonostante le stesse uscendo molto sangue dal naso. Il coccodrillo la prese per il bavero della giacca e la sollevò finché i loro occhi non si trovarono alla stessa altezza.
-Ti voleva bene, lo sai?- le disse Vector, fissandola con una rabbia che Sonic non avrebbe mai creduto di vedergli addosso. -Lui sperava che tu potessi essere salvata. Voleva che tu tornassi ad essere la sua vecchia amica d’infanzia e tu gli hai fatto questo. Lui mi ha fatto giurare che non ti avrei fatto del male, e ho intenzione di onorare la parola data. Sappi solo questo, stupida ragazzina: Espio voleva esserti vicino, non so come sia stato possibile, ma lo voleva davvero. Credi davvero che qualcun altro vorrà starti vicino dopo quello che hai fatto? No. Ora sei sola, e lo resterai per sempre. E forse questo è un destino ancora peggiore della morte stessa. Tu avrai quello che ti meriti e quando quel momento arriverà capirai cos’è la vera sofferenza!-
Eden non reagì sentendo quelle parole, e Sonic era troppo scioccato da quello a cui stava assistendo per poter reagire. Quella scena era fin troppo surreale: Vector the Crocodile, una persona tanto impacciata quanto gentile, in quel momento gli stava facendo davvero paura per quanto era arrabbiato, e il tono calmo della sua voce non faceva altro che rendere quella situazione ancora più spaventosa. Nemmeno lui avrebbe avuto il fegato di fare quello che lui stava facendo in quel momento. Ma lei non ne sembrava molto turbata, dal momento che gli sorrise.
-Ti ringrazio.- mormorò prima di allentare le corde che tenevano legato Espio agli alberi. Vector lo afferrò al volo, sebbene fosse consapevole che non avrebbe comunque avvertito l’impatto col suolo. La mutante ne approfittò per far comparire le ali da pipistrello e scappò nella foresta. Sonic provò a seguirla, ma fu fermato da Vector.
-Lasciala andare. Ti faresti solo massacrare inutilmente.- gli disse con tristezza, continuando a fissare il corpo privo di vita che giaceva fra le sue braccia. Sonic si avvicinò ed ebbe una magra consolazione nel constatare dalla compostezza del suo volto che probabilmente Espio non aveva sofferto nei suoi ultimi momenti. Vector si alzò in piedi e si incamminò verso casa con il suo compagno caduto. Sonic non poté fare altro che sbattere il pungo a terra, frustrato dalla consapevolezza di aver fallito ancora una volta.
 
***
 
Bokkun entrò nella stanza occupata da Lost in punta di piedi, per paura di risvegliare l'antropomorfo che si era profondamente addormentato da poco tempo. Il robottino nero era spaventato a morte all'idea di essere chiuso in quella stanza con lui, ma doveva fare quel tentativo. Forse sarebbe stato abbastanza fortunato da riuscire procurarsi qualche goccia del suo sangue da una delle ferite riportate nell’ultima battaglia, in modo da confrontare il suo DNA con quello di Eden e scoprire il segreto del suo potere.
Con una grande agitazione addosso, Bokkun  si avvicinò al ragazzo mascherato e prese un profondo respiro.
-Lo sai che sei un idiota, Lost?- chiese il robottino frettolosamente. L'antropomorfo non ebbe alcuna reazione; Bokkun tirò un sospiro di sollievo nel vedere che stava davvero dormendo profondamente e cominciò ad esaminare la tuta che indossava alla ricerca di buchi ed escoriazioni. Controllò accuratamente il torso, le braccia e le gambe finché non la vide: una piccola apertura poco sotto l'ascella destra, circondata da qualche goccia di sangue rappreso.
Con il massimo della delicatezza il robottino prese una delle piccole croste facendo attenzione a non svegliare Lost, e riuscì a prelevarne un campione abbastanza grande per l'analisi del DNA e a chiuderlo in una provetta. Bokkun uscì dalla stanza e la rivolse verso i suoi colleghi in segno di vittoria.
-Ottimo lavoro, Bokkun!- esclamò gioviale Decoe.
-Ora portiamo quel campione al dr. Eggman!- concluse Bocoe.
I tre robot corsero a perdifiato lungo i corridoi e finalmente raggiunsero il dr. Eggman nel suo laboratorio di ricerca, dove stava già fissando un monitor pieno di scritte strane e cifre a bocca aperta.
-Dr. Eggman, dr. Eggman, guardi! Abbiamo un campione del DNA di Lost! Ce l'abbiamo fatta!- urlò gioviale Bokkun. Il dottore in tutta risposta sbatté il pugno sul tavolo, dando l'impressione di non aver capito il messaggio del robot postino.
-Dr. Eggman, ha capito cos'ha detto Bokkun?- chiese Decoe.
-Abbiamo il codice genetico di Lost! Possiamo decodificare il DNA di Eden su una base solida!- concluse Bocoe.
-Ho capito cos'avete detto, teste vuote!- esclamò il dr. Eggman -Egg-Matic 5000 vi ha preceduti. Ha preso di nascosto una parte del sangue rappreso di Lost proprio sotto gli occhi di tutti mentre era qui in questa stanza ieri sera.-
-Cosa?- urlarono in sincrono Decoe e Bocoe.
Eggman li ignorò. –L’ho già analizzato, e i risultati sono... Guardate con i vostri occhi!-
Il dottore si spostò dal monitor dando ai suoi assistenti la possibilità di leggere il risultato finale ottenuto dall'analisi. I tre robot, cosa incredibile a dirsi data la loro natura non organica, sbiancarono.
-Incredibile!- urlò Decoe.
-Impossibile!- commentò Bocoe.
-Ma è proprio sicuro che non ci siano errori?!- esclamò Bokkun, che proprio non riusciva a credere a quello che stava leggendo.
Eggman scosse la testa. -Ho già ripetuto il test tre volte. Userò il vostro campione per un altro controllo, e se darà lo stesso risultato, allora non ci saranno più dubbi.-
-Quindi Lost è...-
Il dr. Eggman annuì anticipando la conclusione dell'affermazione di Bokkun. In quel momento entrò anche l’Egg-Matic 5000.
-Dottore, ci sono delle novità.- disse con voce calma e piatta. -Da quanto risulta dalle registrazioni delle nostre telecamere di sorveglianza Eden è scappata dalla base aerea. L’ho cercata usando le telecamere spia che girano nel bosco e ho scoperto che ha sfidato a duello ed eliminato Espio the Chameleon.-
Eggman lo fissò con stupore prima di pensarci su e capire che era piuttosto prevedibile che quella sarebbe stata la prossima mossa della mutante. Espio era un testimone troppo scomodo per permettergli di continuare ad andare in giro liberamente dato quello che sapeva. Peccato solo che la mutante non sapesse che l’uscita di scena del camaleonte si fosse rivelata completamente vana dal momento che aveva appena scoperto cosa le stava tenendo nascosto senza nemmeno dover scomodare i Chaotix.
-Che cosa dobbiamo fare, dottore?- chiese Decoe, aspettando una risposta che tardava ad arrivare.
-Niente.- rispose il dottore, con un ampio sorriso. -La ragazzina crede di avere la situazione in pugno, mentre le cose le stanno lentamente sfuggendo di mano! Faremo finta di non sapere, e quando arriverà il momento giusto le daremo quello che si merita.-
-Ne è proprio sicuro, dottore?- chiese Bocoe per avere conferma di quello che stava dicendo.
-Mai stato più sicuro.- confermò Eggman, chiudendo la cartella in cui erano salvate le informazioni raccolte su Eden. -In fondo abbiamo ancora un accordo, no? Lei mi aiuterà finché i sette Chaos Emerald non saranno riuniti in questa base aerea. È una doppiogiochista e ci sta prendendo tutti in giro, ma resta pur sempre un’alleata preziosa. Perché dovrei liberarmi di una pedina tanto importante finché potrà ancora lavorare per me?-






Angolo dell'Autrice un po' in ritardo (quando mai è stata puntuale?):
Tutti: O_______________________________O
Au: Volete del tè con biscotti? ^.^
So: Penso che dopo questo non mangerò per un mese...
Au: È troppo lungo? Dite che avrei dovuto dividerlo?
Sh: Forse avresti dovuto. Hai esagerato con i colpi di scena...
Au: Kaboom! ^.^
Sh: Ma mi sta ascoltando secondo voi? -.-
So: Probabilmente no.
Ls: ç_____ç
Kn: Non so come mai, ma penso che Eden sia appena entrata nella fase che precede la BSOD o l'esaurimento nervoso.
Sh: Che intendi dire?
Kn: È uno di quei siti con cui l'Autrice si è infognata ultimamente. Esistono due reazioni del cattivo ad un forte trauma psicologico: o inizia a rendersi conto di essere cattivo e cercherà di redimersi, oppure avrà un crollo definitivo che lo farà impazzire del tutto rendendolo più pericoloso che mai.
So&Sh: O____O... FIGHISSIMO! *ç*
Kn: Non so cosa ci troviate di tanto figo. Eden ha ucciso me e Espio e non era ancora arrivata al limite!
So: Già... Per non parlare di Charmy! .-.
Ls: L'appendice gli sarebbe esplosa comunque! U_U
So: Smetti di difendere quella pazza! è.é
Ls: "Pazza" lo dici a tua sorella! è.é
Kn: Voi due non muovetevi. Io vado a confortare i Chaotix, questo è stato un capitolo distruttivo per loro!
Sh: E lo credo bene: uno morto, un altro all'ospedale... A questo punto mi chiedo cosa succederà a Vector!
Au: Vector ne ha già passate troppe! E tranquillo Knuckles, loro hanno le torte di Vanilla per consolarsi. U_U
Kn: Scappo, ciao! ^.^ *fugge*
So,Sh&Ls: Vogliamo la torta anche noi! *gli corrono dietro*
Au: Che spalle incompetenti... Vi ringrazio per aver letto questo capitolo (sperando che non vi siate addormentati o suicidati prima per gli alti livelli di deprimenza, vi prometto che il prossimo sarà più allegro) e ringrazio i martiri che hanno messo la storia fra le preferite (Marta1493blueskyismylife, PiccolaCelebi, Marty Fantasy, Xelfilia e shinichi e ran amore), le ricordate (Xelfilia e blueskyismylife) e le seguite (EleNeiro, fenicex8, MartixHedgehog, Marta1493, Marty Fantasy, PiccolaCelebi, mendoza95 e Xelfilia). Grazie per l'attenzione e vi auguro un buon proseguimento di giornata/serata/notte. Al prossimo capitolo! ^.^/
  
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