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Autore: Engy_1    20/07/2013    0 recensioni
Il destino può cambiare in un attimo, senza rendercene conto. La propria esistenza prende una nuova piega, e comprendiamo che qualsiasi cosa non possiamo negare i sentimenti che nascono: l'amore, l'amicizia, la fiducia.
Non c'è una trama vera e propria. Sarà una sorpresa per tutti voi lettori!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Fu una delle solite, noiose giornate. Dopo quasi un mese, in quella lussuosa casa, non sapevo ancora chi era l’uomo che mi ospitava.
Avevo occupato la stanza accanto alla sua, dove un enorme letto matrimoniale rendeva il tutto più smielato di quanto già non fosse. Una camera bianca, con coperte color caramello, vecchi armadi con raffigurazioni floreali,  e attraverso un’elegante porta in noce si accedeva al bagno di marmo verde.
Tutta questa ricchezza non faceva per me. Ero nato in un umile casa, spoglia, in un quartiere ai confini della città, con due genitori operai  che guadagnavano il tanto giusto per pagare l’affitto.
Nei miei pochi anni di vita non avevo mai chiesto niente, eppure con tutto il suo amore mio padre aveva aumentato le ore di lavoro per permettermi di frequentare una modesta università. Gliene fui sempre grato. Però si erano indebitati fino al collo, e mamma aveva perso la testa. Le visite mediche costavano il doppio di una rata universitaria.  Così, senza pensare, si erano buttati giù da un palazzo.
Vedevo di rado il “tiranno” durante i pasti, la maggior parte del tempo lo trascorreva nello studio, ma in tutta franchezza, mi era vietato muovermi da solo: fuori dalla porta stava sempre un uomo, oppure una cameriera, che non si allontanavano da me. C’erano una miriadi di spiegazioni per quel tipo di controllo, ma le più probabili erano:
1: temeva che andassi in giro per casa sua a rubare oggetti preziosi;
2: temeva che potessi sparire.
Domanda.. ma cosa gli importava?
-          Non capisco perché un uomo così rude e inflessibile mi ospiti in casa sua! – non era la prima volta che me lo domandavo, e che chiedevo ai miei baby-sitter i quali non rispondevano.
“Non gli è permesso parlare con te” aveva blaterato sfrontatamente il padrone di casa.
Qualcuno aprì la porta, chiusa a chiave da fuori, ed entrò senza permesso. Non mi girai neanche, supponendo che fossero arrivati per portarmi a cena. Guardai l’orologio: ore 17:30. Confuso mi voltai.
Sulla soglia c’era il “tiranno” che mi guardava superiore, come se fosse il re di quella reggia, anche se in realtà lo era sul serio.
-          Vieni con me! – disse scorbutico.
-          E dove? – mi morì la voce in gola. Mi fulminò con lo sguardo e non rispose. Si voltò e schioccò le dita. Mi ritrovai circondato da cinque cameriere (CINQUE!!) che senza preavviso incominciarono a  spogliarmi.
-          Ehi! Ehi! Mollatemi! – ma non ebbero pietà. Il “tiranno” aveva ordinato di farmi indossare giacca e cravatta e non dovevano esitare, anche a costo di vedermi nudo!
Mezzora dopo mi fu per messo di specchiarmi. Era fondotinta quello?!
-          Hanno fatto un miracolo – disse con la stessa serietà di prima – Brava Licia – una delle cameriere fece un leggero inchino. Richiamò le altre e uscì frettolosamente.
Incominciò a girare attorno a me, per vedere l’impeccabile lavoro delle sue impiegate.
-          Con quella frase vuoi forse dire che – mi interruppe.
-          Che facevi schifo, si – mi faceva impazzire con quel modo di atteggiarsi!
-          Sai, prima che mi rapissi, ero un semplice ladro di strada – rise, come se avessi fatto una battuta. Eppure, la mi vita, prima di conoscerlo, era penosa. Alcune volte mi era capitato di cercare tra i cassonetti, sperando che qualche sprecone avesse buttato una mozzarella scaduta, oppure i residui di qualche frutto.
Fu come se mi fosse penetrato nella mente, perché ciò che disse mi colpì e affondò.
-          Ora però sei qua. Mi occuperò io di te – si avvicinò un minimo, accarezzandomi dolcemente i capelli. Con la stessa velocità però si ritrasse, come se bruciassi al minimo tocco – Ora seguimi – mi condusse, scortato da alcuni uomini, in una elegante Giulietta bianca della Alfa Romeo.
Al posto di guida si mise Sebastiano che constatò la mia riuscita nel legarmi la cintura di sicurezza, sott’ordine diretto del “tiranno”.
-          Wow che macchina – bisbigliai troppo forte.
-          Se questa ti stupisce, devi aspettare di vedere le altre – disse con un pizzico d’ironia.
-          Rido forte se in garage hai una berlinetta – dissi quasi da ragazzaccio di strada.
-          La Pagani Huayra? E anche fosse? – mi bloccai di colpo. Per i non colti di vetture, la Huayra è in assoluta la macchina più elegante, lussuosa e costosa al mondo!
-          Scherzi vero?
-          Tranquillo – rise, rincuorandomi – Non è nel garage qua in Italia – mi bloccai di nuovo.
“Come fa ad essere così ricco?!?”
Per la prima volta da quando mi rinchiuse in casa sua, finalmente uscivo, anche senza conoscere la meta.
Ci fermammo davanti ad un elegante negozio di abiti maschili.
-          Signorino vado a cercare parcheggio. A breve vi raggiungo – avvertì Sebastiano dopo averci permesso di scendere.
-          Vai – disse solo questo. “Rude” mi venne da specificare.
-          Ma cosa ci facciamo qua? – chiesi ancora inconscio.
-          Vuoi per caso indossare ancora i miei vestiti? Oltretutto sei piccolino di statura, quindi magari prendiamo qualcosa della tua taglia – si guardò in giro prima di entrare.
“CHE COSA?? Quest’uomo vuole comprarmi abiti??”
Ci guardammo in giro. Provai almeno un centinaio di completi, pantaloni, maglie, scarpe e persino cravatte! Per la prima volta in vita mia, potei assaporare quel gradevole sapore che le donne amano tanto… Fare shopping!
 
-          Perché? – domandai confuso – Perché mai dovresti scomodarti per me?!
-          Chiedi… il perché del mio gesto…
-          Si! E voglio una risposta! – non compresi mai da dove avessi tirato fuori tutto quel coraggio per parlare.
Il suo sguardo improvvisamente cambiò, quasi avesse intuito che stava commettendo un’azione fuori dal comune, o almeno dal suo tipo di normalità.
-          Non lo so – disse così, prima di alzarsi, riferire qualcosa a Sebastiano e sparire fuori dal negozio.
-          Ma dove stai andando? – provai ad urlare seguendolo, ma il maggiordomo mi fermò.
-          Il signorino ha rammentato di un impegno molto importante, riguardante il suo lavoro, e così è dovuto andare. Mi ha pregato di accontentare qualsiasi suo desiderio per oggi.
Mi resi conto che avevo il potere nelle mi mani per il restante tempo da trascorrere fuori dalla villa.
Il suo atteggiamento mi aveva non poco infastidito, ma presi la decisione di approfittarne e non lasciami sfuggire alcuna occasione.
Mi feci accompagnare in vari luoghi, comprando anche abiti più idonei ai miei gusti, incluse scarpe più sportive, speranzoso di poter fare un giro per la villa.
Mi balenò un’idea, mentre con la macchina passammo davanti al comando di polizia. Non so per quale motivo, ma per tutto il tempo che avevo trascorso in quella casa, non mi era mai passato in mente il progetto di scappare oppure chiamare il 113. A parte la reclusione forzata in camera, e la continua assenza del padrone di casa, non mi aveva fatto mancare niente. Da subito mi aveva detto: “se desideri qualcosa, qualsiasi, dimmelo e te lo recupererò immediatamente”. Grazie a lui riuscii a leggere i libri che da tempo desideravo contemplare; anche intraprendere studi personali con le materie che più mi affascinavano, come il diritto civile o i motori. Mi aveva dato quel tipo di vita da figlio viziato che dalla nascita non ottenni mai.
Solo in quel momento appresi che, anche se alcune volte scorbutico e altezzoso, il “tiranno” rimaneva una brava persona che mi aveva portato via dalla strada. Ma a sua insaputa, io ero ancora legato a quel passato di cui non andavo affatto fiero: dovevo una grossa somma di denaro a Froid.
Allontanai quei pensieri! Quando sarei arrivato a casa, avrei chiesto a Sebastiano o a qualcun altro di chiamare il “tiranno” e dirgli di venire in camera. Gli avrei mostrato ciò che avevo comprato da solo e gli avrei dato un paio di guanti in pelle nera che avevo visto in un negozietto.
Era stata davvero una bella giornata!
 
Intanto…
-          Signore lo abbiamo visto! – un uomo, seduto in una panchina, parlava al telefono.
*voce non udibile*
-          Ne sono certo signore! È proprio il suo cagnolino!
*voce non udibile*
-          Ci conti! Le farò avere l’indirizzo!
*voce non udibile*
-          Si ricordi che sono il suo accalappiacani. Non la deluderò. Lo farò tornare a casa con le buone o con le cattive.
  
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