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Autore: lamialadradilibri    20/07/2013    11 recensioni
Primo: io andrò in C.
È la classe più disastrata dell’intera scuola.
È terribile.
Lì è pieno di ragazzi e ... Sì, sono fighi in modo assurdo, ma fanno paura.
Secondo – perché non è finita così.
Dovrò aiutare uno di loro in latino, greco, matematica e storia.
Lui è Andrea. Lo conosco già – di “fama”.
E già lo odio.
(...)
Non so qual è la punizione peggiore.
Per lei è la mia anche se – parole sue! – “Andrea è figo”.
Poi però aggiunge una cosa che mi fa turbare. — Però c’è chi dice che non è esattamente normale ...
Le chiedo più spiegazioni, che non mi sa fornire.
Ottimo!
(...)
CRAC!
Sbarro gli occhi, portandomi una mano alle labbra per soffocare l’urlo, che resta imprigionato tra i miei denti.
O
Mio
Dio
Sara ha tirato un destro dall’aria molto potente – troppo potente – in piena mandibola a Amelia, che ha lasciato cadere la testa di lato, senza più muoverla.
Il cuore mi batte a mille.
No, no!
(...)
“Milady, ce la farò da sola.”
“Non ne dubito. Ma dubito che lei (...) sopravvivrà.”
“Non sono un’assassina.”
(...)
Serro i pugni
Deluso.
Amareggiato.
Solo.
Rinchiuso in una prigione
Odio
Amore
Come posso provarli entrambi?
*
L'amore cambia le persone, la vita cambia le persone
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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24
Stavo così male. Mi sentivo cadere: proprio come un angelo che cade giù, dal paradiso.

 
Caterina
Andando all’ospedale mi aggrappo all’idea che è tutta una farsa di Amelia che, come al solito, vuole tutto barando. È ovviamente tutto inutile. So che Sara l’ha picchiata bene. So che Amelia è indecentemente fatta e così, debole.
Mi stringo di più ad Andrea, che sfreccia veloce per le strade ed è più distante che mai. In un attimo realizzo che l’ho perso. Lo penserò per sempre. Per sempre, cristo.
— Andrea! — urlo, per sovrastare il rombo del motore d’ultimo livello – o così immagino – della Kawasaki.
— Sì?
— L’ospedale!... L’hai superato!
Andrea rallenta giusto un po’, soltanto per vedere l’edificio stagliarsi già lontano. Poi, torna ad andare a tutto gas e procede sempre dritto. Perché?
Sento lo stomaco contrarsi sempre più, la velocità è semplicemente troppa, ed io l’ho sempre odiata. Così, mi stringo di più ad Andrea, stritolandolo.
Non commenta.
Alla fine, il ragazzo ferma la moto in mezzo ai campi, leva velocemente il casco e scende giù. Io lo seguo, con un po’ più di difficoltà e lui, seppur notandolo, non fa nulla per aiutarmi.
Dopo un po’ gli arrivo vicino – così tanto da sentirne il respiro tranquillo, a differenza del mio – e lo osservo un secondo. È così bello ed è stato mio. Beh, mi hanno insegnato a non pensare più al passato, e così seppur soffrendone ci metto una pietra sopra. Quasi per fortificare il gesto, mi chino, raccolgo un sasso e lo scaglio lontano. Il “toc” dell’impatto col suolo si sente solo qualche secondo dopo, e ben distante.
— Allora — comincio osservando il sole coperto da nuvole. — perché siamo qui.
— Odio gli ospedali, tutto qua.
Alzo un sopracciglio, ed il mio cipiglio è diffidente, mentre parlo. — Ah sì? Niente di più? Non è che temevi per te?
A quelle parole il ragazzo si volta e mi zittisce con un’occhiata. — Perché?... Oh. — il suo sguardo si fa ancor più gelido quando realizzo dove volevo andare a parare: la droga. — No, non è per quello. Ma di certo non ti racconterò la mia storia.
— Dovresti invece! — ribatto, piccata. — Perché così supereresti ...
— E tu non dovresti andare in giro a picchiare gli indifesi! — sibila lui, a tono di voce più alto. Sorpresa, arretro d’un passo.
Serro i pugni, lasciandoli però cadere sui miei fianchi. — E con questo? Andrea, quanto dovrò ripeterti che non smetterò mai di pentirmi?
— Però l’hai fatto.
— Grazie, non c’ero arrivata! E poi sei uno stronzo, io sì ti ho visto picchiare un povero ragazzo indifeso però non te l’ho fatto pesare perché ti amavo!
Dico tutto d’un fiato. Non m’importa niente di ciò che accadrà ora – s’incazzerà? Mi odierà? Pazienza. Capita.
— Non mi ami più?
Alzo lo sguardo dall’erba. Che razza di domanda è? — Perché me lo chiedi?
— Perché non rispondi? — replica imperturbabile.
Scrollo le spalle. — . Si ti amo. Ma ormai non c’è più nulla da fare. Ti ho perso. Non credo però che amerò più così tanto e...
Non riesco più a parlare. Il bacio di Andrea soffoca ogni mia parola.
 
*
 
Sara.
Dove accidenti sono?
Serro i pugni e lascio  Amelié nell’auto – sì, proprio l’auto che ho preso in prestito ai miei. Certo non potevo caricarla ancora in moto.
Corro dentro l’ospedale sperando di non avere una faccia colpevole.
Al bancone c’è una ragazza snella e bellissima, una bellezza irraggiungibile che io però, un tempo, ho provato ad avere. Inutile. Sembravo un’idiota, un manichino, una drag-queen. Illusa.
Ridicola.
Serro i pugni e la guardo strabuzzando gli occhi. — Scusi... Scusi! Una mia amica... non si muove più... paralizzata...
Lei alza lo sguardo dalla rivista. — Si calmi. — dice con voce piatta e seria, senza preoccuparsi minimamente di me né di altri. — Ora mi dica tutto in maniera comprensibile.
Altrimenti? — Una mia amica. Ieri è stata picchiata così l’ho portata a casa mia. Stava male. Dormiva. E basta. Ora però che si è svegliata non si muove più. L’ho dovuta trascinare in auto... — le parole mi muoiono in bocca, al solo ricordo.
La ragazza – Patrizia c’è scritto sul cartellino  - mi osserva ora con più attenzione. — Esattamente, lei dov’è?
— Gliel’ho detto. È nella mia auto, qua davanti.
— D’accordo. Stia calma.
Così prende un telefono, parla con qualcuno  e mi accompagna ad una macchinetta. Lì mi offre un caffè che io accetto e bevo, avidamente.
Poi un uomo in camice mi raggiunge, mi chiede dov’è l’auto e le chiavi. Gli do tutto ma lo seguo, nonostante mi dica d’essere tranquilla.
Ed è poi che accade il putiferio.
 
Amelia.
Sento solo delle voci, è tutto nero.
Le voci sembrano nere. Nero. Io odio il nero, il buio.
Devo aprire gli occhi.
Non ci riesco.
Così ascolto.
 
— Corri, dannazione, corri!
— Dottor Rossi, con tutto il rispetto, correndo il corpo... La ragazza... Si sposterà di qua e di là, e questo potrebbe danneggiarla.
Il dottore non ferma la sua corsa.
— E con ciò? Non la vedi, Patrizia?
La corsa si fa più frenetica. Il respiro di un uomo più veloce e pesante.
— Dottore...
— Sta morendo!
 
SBAM!
 
Non è difficile capirlo: stavano parlando di me.
Io,che sto morendo.
 
Sara.
Osservo la scena da dietro Patrizia.
Sta morendo!
Poi non riesco più a mantenere il loro passo – dire che sono scioccata è poco – ed inciampo, crollando al suolo. Il caffè si schianta con me sulla moquette pulita ma orribile, e non faccio nulla per rialzarmi.
Cazzo.
Amelié. Morta.
Quasi non posso crederci.
Vorrei restare là, stesa, all’infinito, a guardare le gocce di caffè davanti a me che formano macchie strane: una sembra un sorriso malvagio, che pare diretto proprio a me.
Poi però delle mani possenti mi tirano su senz’alcuna delicatezza e una voce nota sbotta: — Amy dov’è?
 
Andrea.
La mia decisione l’ho presa.
Ognuno può sbagliare ed io sarò come Gesù: perdonerò tutti. Be’, quasi tutti. Ma Caterina sì: lei se lo merita.
E Sara... non lo so. Se non la perdonassi sarebbe però perlopiù per vendetta, per ciò che mi ha fatto.
E chi se ne importa?
Ciò che conta è che io e Cate stiamo di nuovo assieme. La stringo più a me, sorridendo come un idiota.
Poi, il disastro. Caterina si sporge verso me e mi dà un altro bacio quasi rubato. Nel suo sguardo c’è amore e c’è sincerità.
La tranquillità però è destinata a finire.
Trr. Trr.
Caterina. È la vibrazione di un cellulare. Sospirando, afferro il mio. È vero, vorrei che questo momento non finisse più, ma so anche che è impossibile. Così, quando vedo lo schermo inerte, lancio un’occhiata ad Andrea. Senza bisogno di parole, lui prende il suo e lo porta all’orecchio. — Sì, pronto.
Lo osservo, cercando di capire le sue emozioni dall’espressione del viso perché non riesco a capire una parola di ciò che gli viene detto. Dapprima lui abbassa le sopracciglia, poi sgrana gli occhi ed, infine, inizia a stringere e riaprire il pugno spasmodicamente. Lo afferro e lo fermo, cercando di calmarlo.
Lui mi guarda. È la luce che ha negli occhi a farmi capire cos’è successo.
Mette giù la chiamata e s’affretta a raggiungere la moto.
— Chi era?! — squittisco quasi, afferrandolo per un braccio.
— Manuele.
Oh no. Da ciò che ho capito Manuele è legato molto ad Amelia: perciò sarà furioso ora. Con me e Sara.
Oddio.
— Cos’è successo?
Non devo arrivare a conclusioni affrettate.
Chissà magari sta
— Male. Amy. Amy sta male. No, malissimo. È praticamente morta.
Senza infilare il casco – né lasciarmi il tempo di farlo – mi mette sulla moto e poi sale davanti. Partiamo, a una velocità inaudita. È la prima volta che a questa velocità non temo per me, ma per qualcun altro.
 
*
 
L’ospedale si fa sempre più vicino.
Al parcheggio scorgo una moto già nota: Manuele.
Io ed Andrea entriamo, mano nella mano. Solo ciò mi dà la forza d’andare avanti.
L’aria dell’ospedale è opprimente: sa di piscio e di morte.
Manuele mi lancia un’occhiata indecifrabile. È seduto su un divanetto ed è abbracciato da Sara che, quando ci vede, sorride appena. Appena però nota le nostre mani incrociate alza le sopracciglia e mi guarda, curiosa. È però un attimo, perché poi l’oppressione della morte scansa tutti gli altri pensieri, e prende tutto il posto.
— Ragazzi. — esordisce Andrea. Non è strano che dica solo ciò: che dovrebbe aggiungere?
Io stringo di più la sua mano quando lo sguardo di Manuele si posa su me.
— Caterina, volevo dirti solo una cosa. — comincia e sento lo sguardo di tutti su me. Vado a fuoco, mi sento in colpa e soprattutto ho le mani sporche del sangue di Amy – non letteralmente, quello è per Sara, ma anch’io mi sento quel liquido caldo scorrere tra le dita ... — Volevo dirti che sì, ti odierò per sempre.
Boccheggio.
Odiare è una parola grossa.
— Ma non posso dirti di più. È vero avete sbagliato, ma chi non l’ha mai fatto? Non dico che ti perdono, ma nemmeno che tenterò d’ucciderti.
Perché non sospiro di sollievo?
Perché sentirmi dire tutto ciò è peggio?
— Solo spero che... Che lei... — Manuele non riesce a parlare più e così abbasso il capo, umilmente.
— Neanch’io mi perdonerò mai per cos’è successo. Manuele. È colpa mia...
— No, nostra. — mi corregge una voce tremolante ma sicura: Sara. Alzo lo sguardo, ma non riesco a dirle niente.
È vero. È la verità.
Andrea mi stringe di più la mano , osservandomi dall’alto.
— E non voglio che lei ... Be’, vorrei soltanto che stesse bene. — finisco, sussurrando.
Manuele annuisce rassegnato.
È ciò che vorremmo, ma non è per forza ciò che accadrà.
 
*
 
Ciao, Nella.
Volevo solo dirti scusa di tutto ciò che è successo, tutto ciò che ti ho detto. Non vedere questo messaggio come un patetico tentativo d’essere perdonata. È che voglio dirti la verità o, quanto meno, ciò che puoi sapere. Devi sapere che in questo periodo ho sbagliato più volte. Sarei venuta a salutarti un’ultima volta, se non fosse che ora sono all’ospedale, perché Amy – Amelia – sta malissimo. E sai perché? Perché io e Sara l’abbiamo picchiata.
Sì: vorrei tornare indietro nel tempo. Ma non per lasciare Sara sola: soltanto per stare con voi due, assieme. La notizia che saresti partita mi ha scioccato così tanto ed è arrivata in un così brutto momento che non l’ho ascoltata. Ora sì: e mi spiace di tutto.
TUTTO è stata colpa mia. Scusa, non sono stata granché come amica nell’ultimo periodo, è vero, e non credere che perderti mi lasci indifferente. Detto ciò spero che c’incontreremo, magari più avanti. Non so neppure dove sei.
Scusami. C.
 
Invio il messaggio con mani tremanti, mentre Andrea mi abbraccia. È ormai una giornata che siamo seduti lì – con piccoli intervalli per il bagno, o per andare a prendere un caffè al bar – ed è venuta solo una volta un’infermiera ad avvisarci: Amy sta facendo un’operazione. Che forse le salverà la vita e dalla paralisi.
Anche sua madre è qui. Suo padre pure. Sono tornati in fretta e furia da una vacanza in Austria. Meno male che erano già in viaggio.
Io e Sara abbiamo scelto di non dire a nessuno la verità, perché così sarà tutto più semplice. Almeno per ora, perché quando Amy si sveglierà... Se si sveglierà... Deciderà lei che fare.
Stringo più forte la mano di Andrea.
Amore.
Ecco cos’è: stare assieme nel bene e nel male. Ed ora lui è qui con me.
Ho già scelto chi, nella mia vita, non perderò.
Lui.
È lui dannazione! È il mio bellissimo eroe.
 
AVVISO: è esattamente l’ultimo capitolo “drammatico”!!! :3 YEY! Perciò, pazientate, manca poco alla felicità! :3 Be', povera Amy, sta davvero male. UN'OPERAZIONE è tanto... Insomma, non è proprio come quelle di scuola xD Allora, Andrea e Cate fanno pace, sì, perchè si vogliono troppo bene... Che succederà con Nella dopo quell'sms? E Manuele non è nemmeno più incazzato, ricordiamo la frase "qualcuno si farà male".. ecco l'ha già scordata, bene. E Sara... Sara sta male ed è preoccupata (come tutti poi). Come procederà?
continuo a almeno 3 recensioni<3
  
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