Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: DeniRevenger_    20/07/2013    2 recensioni
E' incredibile quanto la tua passione di una vita, porti a realizzare il tuo futuro.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ancora non realizzavo l'accaduto. Mi aveva scelta. Su tutte le ragazze che si erano presentate, avevo scelto me. Quelle ragazze erano tutte bellissime, alte con un fisico perfetto. Eppure, ha scelto me. Piccolina, abbastanza goffa, con un corpo formoso. Com'era possibile? A un certo punto, mamma uscì e disse: -hey, Lexie! Che ci fai lì, spaparanzata sul lettino a bordo piscina? Chi era al telefono?! A quelle parole, corsi da lei e scoppiai a piangere dalla gioia. Le dissi: -mamma, ce l'ho fatta! Mi hanno presa! Forse riuscirò a realizzare il mio sogno di diventare ballerina professionista! Lei, con quel suo sorriso tanto solare, rispose: -Alexandra Jane Fox, sono orgogliosissima di te! L'ho sempre detto che ce l'avresti fatta! Sei riuscita a fare quello che io non ho fatto anni fa, con il teatro! Ti voglio bene, cucciola mia! Pensai che avrei avuto la mia occasione, che sarebbe valsa anche per mamma. Dovevo farcela, perché lei aveva abbandonato la carriera non appena si rese conto di essere incinta. Aveva soltanto sedici anni. Mi dice sempre che essere mamma, sia stata la sua migliore scelta anche se sono sicura che un po', le manchi il palcoscenico. Da quel momento in poi, la giornata non fu altro che sempre più positiva. Quel giorno sarebbe tornata la mia migliore amica, Samantha. Tornava a casa dalla sua vacanza di un mese, e dico un mese, alle Bahamas. Mi chiamò e mi disse che sarebbe passata a prendermi per uscire a cena e per andare in un locale, il nostro preferito. Entrambe avevamo ventun'anni, quindi avremmo potuto berci qualcosa senza tanti problemi. Non appena arrivarono le 18, iniziai a prepararmi. Avevo scelto un vestito nero, scollato sulla schiena e le mie amate Jeffrey Campbell. Mi truccai leggermente e mi passai la piastra. Sì, mi sentivo bella e sicura di me. Nonostante il dolore atroce al piede, sapevo di dover azzardare con le scarpe perché volevo provare a fare conquiste al locale. Solo, che in quelle ore, mi tormentava l'idea che il giorno dopo, avrei incontrato il mio futuro "datore di lavoro". Però, mi faceva ridere il fatto che il mio datore di lavoro, sarebbe stato Joseph Adam Jonas, il mio uomo dei sogni se lo si può considerare così. Alle 18.45, arrivò Samantha. Mamma mia, era strepitosa. Quel vestito rosso, i tacchi altissimi, la sua chioma biondo platino che risultava sempre di più, grazie all'abbronzatura. Quando scese dalla macchina per abbracciarmi, volevo piangere. Mi era mancata così tanto, cavolo. La prima cosa che mi disse, fu che mamma le aveva riferito di quello accaduto e che mi odiava terribilmente, perché anche lei avrebbe voluto conoscere quel ragazzo, che anche a lei la agognava da anni. Lì iniziò la nostra serata, che si concluse alle 3. Samantha decise di restare da me per la notte perché la mattina seguente, avrebbe voluto prepararmi, o meglio rifarmi, per il grande avvenimento. Diceva sempre che ero bellissima ma ero da troppo tempo con quel look. Alle 9, mi svegliò lei dicendo: -sveglia, bella addormentata! E' arrivato il giorno fatidico! Muoviti a far colazione che poi inizia tutta quanta la tortura! Sei tutta mia, sei carta bianca! Io scesi a far colazione e mangiai una ciotola di latte con corn flakes. Non appena tornai su, lei era già in bagno e stava trafficando qualcosa con le mani. Decise di coprire lo specchio, per non farmi vedere nulla. Dopo un'ora e mezza, potei guardarmi. Il nero corvino era sparito per lasciar spazio a un castano chiaro. Non mi sentivo più la schiena tutta coperta, ma solo fino all'altezza del seno. Era riuscita a farmi piangere. Mi sentivo bene. Bene sul serio. Mi misi i vestiti scelti la sera prima di fretta e furia e salii sulla macchina di Sam che partì a tutta velocità. Mi scaricò davanti a un ristorante, nel centro di Los Angeles. Ed eccomi lì, in preda a mille pensieri. Fino a quando non vidi Meredith, insieme ad un ragazzo. Un ragazzo non molto alto, con un fisico chiaramente modellato da lunghi allenamenti in palestra, quel taglio di capelli che conoscevo bene. Non appena si levò gli occhiali da sole, mi mancò il fiato. Mi stava guardando. E sorrideva. Sorrideva veramente. Dio, se era bello.
  
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