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Autore: Black Kairi    31/01/2008    5 recensioni
Sono passati sei mesi da quando Sora e Riku hanno distrutto l’Oscurità. Xehanort e l’Organizzazione sono ormai soltanto un lontano ricordo. Eppure,qualcosa non è cambiato… L’arrivo di una strana ragazza dagli occhi viola,nelle Isole del Destino,sconvolge la vita dei prescelti. Forse,da qualche parte,qualcuno potrebbe aver bisogno d’aiuto…
Genere: Romantico, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Kairi, Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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chap25
Per compensare il capitolo corto del'altra volta, questo mi è venuto lunghissimo!!! scusate^^'''' spero vi piaccia! Leggete e recensite! Ciao e baci^^



L'ultima cosa che Kairi vide fu il volto contratto dal terrore di Sora che le tendeva disperatamente la mano, nel vano tentativo di afferrarla.

Ma lei cadeva, sprofondava sempre più nell'oscurità.
Il solo pensiero concreto che potesse formulare era questo: stava per morire, e doveva trovare un modo per salvarsi.
Usare il suo potere: forse l'avrebbe aiutata. Che cosa era capace di fare la luce, in quel momento?
“Stai tranquilla... andrà tutto bene...”
Le parve di sentire una voce, mentre cadeva nel vuoto.
La fine del baratro si avvicinava sempre più rapidamente; era la fine.
Urlò, nell'istante esatto in cui credette di sfracellarsi al suolo.
Ma non le accadde nulla.
Aprì lentamente gli occhi, che aveva precedentemente chiuso per la paura dell'impatto.
Il suo corpo si era fermato su una leggera sfera di luce, venuta da chissà dove.
Si mise in ginocchio su di essa,  fissandola con gli occhi sgranati.
Non l'aveva invocata lei... e allora chi era stato?
Scese lentamente dalla sfera, poggiando delicatamente i piedi al suolo e stando attenta a non scivolare sul pavimento franato.
L'aria era gelida, in quel posto.
Kairi cominciò ad avanzare lentamente tra le macerie, mentre l'aria emessa dai suoi polmoni si trasformava in una densa nuvoletta calda.
Concentrandosi a fondo, riuscì ad evocare un incantesimo che le permise di illuminare al meglio la via.
Scorse il cadavere dello Yason, grondante di sangue e orribilmente massacrato, sotto alcune travi.
Distolse lo sguardo rapidamente; ancora pochi secondi e avrebbe dato di stomaco.
Notò che il corridoio si faceva più stretto, ad ogni suo passo.
Dopo alcuni minuti di cammino scorse, nel soffitto, a pochi centimetri dalla sua testa, una grata.
Da essa filtrava una luce fioca, ma sufficiente a farle squadrare la stanza.
Alzandola lentamente, riuscì ad uscire, tirandosi fuori a fatica.
Finalmente, un'ondata di caldo quasi asfissiante la investì, provocandole un brivido lungo tutto il corpo.
La sala in cui si trovava, riccamente arredata, era stranamente silenziosa.
L'immenso tepore che avvertiva sulla pelle era dovuto al fuoco che scoppiettava vivacemente nel camino, davanti a lei.
“Ma dove sono?” si chiese.
Sembrava uno studio: c'erano due librerie di legno pregiato, con gli scaffali zeppi di vecchi tomi impolverati.
Al centro della stanza, uno scrittoio, anch'esso probabilmente di valore, su cui erano sparse varie pergamene scribacchiate e boccette di inchiostro.
Su un piccolo tavolino, all'angolo, vi era uno strano libro dalla copertina rosso scarlatto.
Kairi si avvicinò, attirata da quel colore così insolito.
Lo prese tra le mani, e dopo averlo rigirato con una certa cura, tentò di aprirlo.
Le pagine, però, sembravano incollate fra loro: Kairi non riusciva ad aprirlo, così gli diede uno strattone più forte.
Il libro emise uno strano bagliore, che Kairi non si aspettava minimamente.
Con un grido, lo lasciò cadere a terra, spaventata.
Non appena toccò terra, il libro smise di brillare, e tornò perfettamente normale.
Kairi rimase interdetta per pochi secondi, dopodiché, vincendo la sua paura, si avvicinò di nuovo al libro.
Questa volta, prima di toccarlo, lo mosse con la punta del piede.
Il tomo non si mosse, e Kairi lo prese di nuovo fra le mani, seppur con un certo timore.
Si accorse, con immenso stupore,  che sulla copertina del libro si stavano formando alcune lettere.
Le mani tremarono, non appena i suoi occhi lessero il titolo che si era formato con caratteri infuocati.
“Il Libro della Morte”


L'interno della sala era buio, illuminato solo da alcune fiaccole appese al muro.
La luce del fuoco serviva solamente ad illuminare una parte del cammino, non era concesso di sapere né dove si stesse andando, né cosa si avrebbe trovato.
Lana e Sora avanzarono, stando l'uno accanto all'altra.
<< Questo posto mi dà i brividi... >> sussurrò Lana, con una nota di preoccupazione nella voce.
<< Già... stammi vicina. >> rispose Sora, continuando a camminare.
Il tragitto sembrava non finire mai, nonostante stessero camminando da almeno dieci minuti.
<< Riesci a sentire Kairi? >> domandò d'un tratto Lana, rompendo il silenzio.
Sora chiuse gli occhi, per concentrarsi, ma subito dopo li riaprì, sconsolato.
<< No... >>
<< Neanche io... >>
<< Ma starà bene. Lo so. >> esclamò Sora, come se volesse rassicurare più sé stesso, piuttosto che l'amica.
Camminarono ancora per un po', poi Lana lo fermò, mettendogli un braccio davanti e impedendogli di andare oltre.
Sora la guardò interrogativo, poi spostò lo sguardo; si accorse che, davanti a loro, si ergeva un gigantesco macchinario dalle fattezze di un mostro.
Lana si avvicinò cauta, e cominciò a scrutare quello che probabilmente doveva essere il pannello di controllo.
<< Cos'è? >> domandò Sora, avvicinandosi.
<< Non lo so... >> rispose Lana, sbalordita. << Non mi piace per niente... >>
Fece scivolare le dita sui bottoni colorati, come se volesse attivarli.
<< Attenta! Non sai che potrebbe succedere! >> la ammonì il ragazzo, preoccupato.
<< Tranquillo... >> lo rassicurò lei. << So quello che faccio... >>
<< Come ti sbagli, ragazza mia >>
I ragazzi si voltarono, udendo una voce sconosciuta dietro di loro.
Aveva un suono strano, simile il sibilo di un serpente. Ed era fredda, terribilmente fredda.
L'individuo incappucciato si mosse nella penombra, fino ad entrare nel loro campo visivo.
Lana lo riconobbe immediatamente: non poteva scordarsi di lui.
<< Tu... >> esclamò, indietreggiando spaventata.
Solo allora Sora capì chi era quell'uomo: il loro obiettivo, il motivo per cui si erano spinti fin lì, il loro nemico numero uno.
Senza pensarci due volte, sfoderò il Keyblade, e si preparò a combattere.
Per tutta risposta, lo sconosciuto iniziò a ridere.
<< Bravo, Custode ... già ti prepari a combattere, pur sapendo che perirai in questo scontro. >> esclamò, con una nota di perfidia nella voce che Sora non aveva mai udito in vita sua.
<< E' tempo di finirla con questi giochetti... so che avete i Cristalli, i miei Cristalli. Ed ora li pretendo. >>
<< Puoi anche scordarteli! >> esclamò Lana, alle spalle di Sora.
<< Molto bene... volete la guerra, e guerra sia. >>
Con un balzo incredibile l'uomo fu davanti a Sora, e scaraventò a terra sia lui che Lana con un solo colpo.
Rimasero distesi sul pavimento, non riuscendo ad alzarsi. Intanto, l'uomo si avvicinò e, chinandosi su Sora, lo prese per la collottola.
<< Non te lo ripeterò... dove avete nascosto i miei Cristalli? >>
Sora non diede cenno di voler rispondere, e lo guardò con aria strafottente.
<< Ehi, tu! Per caso cercavi questi? >>
L'uomo si voltò verso la ragazza, che ancora ansimava, distesa a terra.
Stringeva nel palmo della mano un piccolo sacchetto di cuoio, da cui si potevano intravedere le luminescenze dei Cristalli di Luce.
L'incappucciato lasciò Sora, e si diresse verso la ragazza, che riuscì a malapena a rimettersi in piedi.
<< Se li vuoi... devi solo venire a prenderli! >> gridò la ragazza, con un tono di sfida.
Creò nella mano libera una sfera di fuoco, e si preparò a scagliarla contro il suo nemico.
Sora, intanto, cercava di rimettersi in piedi, ma il braccio ferito protestava,e aveva ricominciato a sanguinare.
<< Non giocare con il fuoco, bambina... potresti anche farti male... >>
Stendendo la mano verso di lei, l'uomo disse alcune parole che Sora non riuscì a capire.
La sfera di fuoco si ingrandì nel palmo della ragazza, che non riuscì più a dominarlo.
Venne scagliata al muro dall'esplosione che seguì, e perse conoscenza.
<< Lana! >> esclamò Sora, con la voce tremante per il dolore al braccio.
Si alzò di scatto, e con un urlo furioso si lanciò contro l'uomo, con il Keyblade sguainato.
Gli bastò semplicemente spostarsi, per evitare l'attacco del custode, che cadde a terra pochi metri dietro di lui.
Inginocchiandosi, Sora vide il corpo di Lana, davanti a lui. Immobile, con una piccola striscia rossa che le marcava il viso a partire dalla tempia.
Rabbrividì a quella vista, ma le si avvicinò carponi; quando la raggiunse, la strinse delicatamente a sé, cercando di svegliarla.
<< Uno spettacolo poco edificante per un Custode... >> esclamò l'uomo, avvicinandosi lentamente ai due ragazzi. << Di certo non ti permetterà di riposare ad Avalon. Ma avrai la consolazione di essere morto qui, per mano mia, per quello che voi definite “un bene superiore”. >>
A pochi centimetri da loro, lo sconosciuto si fermò, e portandosi lentamente le mani alla testa, si tolse il cappuccio.
Rivelò un volto completamente bianco, privo di espressività, incorniciato da una cascata di capelli biondi.
E due occhi viola.
Sora lo guardò esterrefatto; quegli occhi e quei capelli volevano dire solo una cosa, ma non poteva essere vero.
<< Ti stupisci, Sora? >> sorrise l'uomo. << Mi vedi così diverso? >>
Lana si mosse a fatica, tra le sue braccia. Aprì lentamente gli occhi, incrociando lo sguardo impaurito di Sora.
Voltando il capo, anche lei rimase sbalordita da quello che si trovò davanti.
<< Lana... >> sussurrò l'uomo, avvicinandosi.
<< Non siamo poi così diversi, in fondo. Tu sai cosa vogliamo veramente, sai cosa vuol dire essere abbandonati da tutto e da tutti. Sai cosa vuol dire non avere un posto a cui appartenere. >>
Mentre parlava, Lana si alzò lentamente in piedi, faticando a tenersi in equilibrio: si asciugò il rivolo di sangue che le colava dalla tempia, senza staccargli gli occhi di dosso.
<< Io ho scelto questa strada, Lana. Ho scelto di governare due razze contemporaneamente, invece di essere ripudiato da entrambe. E tu? >> domandò, poi gli tese la mano.
<< Tu sei con me? >>
<< Non ascoltarlo! >> urlò Sora.
Rimasero in silenzio, quegli attimi sembrarono interminabili.
<< Non voglio ascoltarlo... >> proferì Lana, decisa.
<< Tu hai ucciso Angel! >> urlò, con tutto il fiato che aveva in corpo.
A quel nome, qualcosa si mosse, dentro Sora.
La sensazione che ebbe fu assai bizzarra; come se sentisse il bisogno di rispondere a quel nome, come se si sentisse chiamato lui stesso.
<< Piccoli incidenti di passaggio... a volte capitano. Non fartene un dramma. >>
<< Tu non sai dare valore alla vita, non hai idea di cosa sia un sentimento! Non meriti di esistere! >>
L'uomo gli fu davanti in un lampo, sfilandogli il sacchetto di cuoio dalla mano. Poi, con un movimento fulmineo, le prese il mento con una mano, avvicinando il viso al suo.
<< Non metterti contro Aton, piccola... >> le sussurrò, poi la spinse violentemente a terra.
Si allontanò da loro, dirigendosi verso il pannello i controllo dell'enorme macchinario.
<< Finalmente... potrò attivare il frutto di tanti anni di lavoro... >> esclamò, euforico.
Inserì le pietre, una ad una, in una fessura del macchinario, dopodiché azionò una piccola leva del pannello.
Un fremito percosse la sala.
Il macchinario ebbe un sussulto, e si accesero due fanali dal colore rosso sgargiante, come due occhi di fuoco.
<< Questo è l'Apocalypse... lo strumento che mi permetterà di radere al suolo l'Universo... e finalmente costruirne uno nuovo, migliore, dove ci sia posto anche per i diversi... >>
<< No! >>
Lana balzò in avanti, atterrando il nemico con un calcio inaspettato.  
<< Sora! >> gridò la ragazza, invocando il suo aiuto.
Il ragazzo si rialzò, dirigendosi anche lui verso l'uomo con il Keyblade alla mano.
Fece un'affondo, che andò inevitabilmente a vuoto; riuscì però a difendersi dall'attacco che l'uomo gli inflisse, e, rigirandosi, lo colpì alle gambe, costringendolo a compire un balzo all'indietro per evitare i successivi attacchi.
<< E' tutto inutile! Non riuscirete a fermarmi! >>
Il macchinario, intanto, aveva cominciato a sollevarsi lentamente da terra, reggendosi su delle strane zampe di metallo.
Gli occhi color brace ardente si posarono su Sora, prendendo la mira.
Con molta difficoltà, Sora riuscì a schivare il raggio laser sparato dall'Apocalypse, e rotolò pochi metri più in là.
Lana si accorse che la situazione era tragica; non sarebbero resistiti ancora per molto in quello scontro mortale.
Le venne in mente un'unica soluzione.
Sebbene potesse sembrare un autentico suicidio, doveva farlo.
Balzò in groppa all'Apocalypse, che si muoveva continuamente, sparando raggi infuocati in tutte le direzioni.
Con uno slancio di cui persino lei si stupì, scivolò su un lato, e afferrò una delle pietre.
Togliendone una, probabilmente il macchinario si sarebbe arrestato di colpo.
Ma così non accadde.
Sora vide la ragazza afferrare il Cristallo, e subito dopo irrigidirsi e cadere al suolo, come se fosse stata fulminata.
Urlò invano il suo nome, mentre la vide sbattere violentemente a terra senza un lamento, con gli occhi sbarrati.
<< Stupida... >> commentò Aton, pochi secondi dopo. << Credeva di poter trattenere il potere dei Cristalli. Nessuno può fermarli, una volta attivi. >>
Sora rimase a guardare esterrefatto il corpo di Lana, che non dava alcun segno di vita.
Improvvisamente, qualcosa si accese, dentro di lui. Qualcosa che non seppe definire.
Sentì una rabbia cieca assalirlo, una voglia di uccidere che non aveva mai provato in vita sua.
Il Keyblade gli scivolò dalla mano, cozzando contro il pavimento.
Si voltò verso Aton, mentre una strana luce bianca cominciava a delineargli il corpo.
Sotto gli occhi increduli dell'uomo, il ragazzo cominciò lentamente a cambiare aspetto.
La luce lo accecò, e prese con sé anche il Keyblade di Sora.
L'uomo si coprì il volto con un braccio, inutilmente. La luce acquistò potenza, e riuscì a sbatterlo contro il muro.
Persino l'Apocalypse era andato in tilt, con tutta quella luminescenza: barcollò per pochi secondi, poi cadde a terra, apparentemente distrutto.
Quando la luce sparì, l'uomo aprì gli occhi, ma il ragazzo era svanito.
Al suo posto, c'era un giovane alto, dai profondi occhi azzurri e i capelli neri come il carbone.
Brandiva la spada che Sora aveva trovato nel magazzino poco tempo prima.
Aton lo guardò incredulo, mentre il ragazzo avanzava minaccioso verso di lui.
<< N-non è possibile... tu sei... >>
Con uno scatto felino, il ragazzo trafisse di netto il ventre dell'uomo, che si accasciò a terra con gli occhi sgranati.
<< ... la tua fine >> esclamò lui, con la voce calda e sicura di sé.
Dopo pochi secondi il suo corpo si disintegrò, senza lasciare alcuna traccia.
Il ragazzo si voltò lentamente, cercando con gli occhi il corpo di Lana.
Non appena lo scorse, le si avvicinò.
Finalmente poteva toccarla di nuovo. Sentire ancora il suo profumo. Abbracciarla un'ultima volta.
Ma solo per quella volta.
Le scostò una ciocca di capelli dal viso, osservando i limpidi occhi viola fissare il soffitto.
Non era morta. Di questo ne era certo.
Sembrava paralizzata. Forse cosciente, ma incapace di muoversi.
La pietra giaceva ancora nel suo palmo.
Ad un tratto, udì un rumore, dietro di lui.
Non fece in tempo al voltarsi, che vide l'Apocalypse balzare su di lui ad una velocità impressionante.
Fece per spostarsi, ma si fermò all'ultimo secondo: il macchinario si era fermato a mezz'aria, proprio sopra di lui, come trattenuto da una rete invisibile.
Era opera dei Cristalli: l'Apocalypse si sgretolò come sabbia sotto i suoi occhi, e rimasero solo loro.
Si unirono al loro fratello, che riposava nella mano della ragazza.
Bastò che tutti i Cristalli si sfiorassero: il mondo sparì, con le sue forme e i colori. Rimase solo il buio.
Il ragazzo notò con stupore che anche il corpo di Lana era sparito.
Si guardò inutilmente intorno: non riusciva a vedere nulla, tutto era coperto da una spessa coltre di oscurità.
Pochi secondi dopo, vide accendersi nel buio due occhi gialli.
L'entità si fece avanti, e lui poté squadrarla con più attenzione.
Aveva forme e fattezze di Lana, ma non era lei.
Il corpo completamente intriso d'oscurità, dove spiccavano solamente due penetranti occhi gialli; al petto, incastonati a mo' di collana, c'erano i sette Cristalli di Luce.
Quella che aveva davanti non era la ragazza che amava, ma un essere oscuro pronto ad ucciderlo ad ogni costo.
“Angel...”
Gli parve di udire il suo nome. Quella poteva anche essere la voce di Lana, ma era orribilmente trasfigurata.
“Sei tornato...”
<< Sì >> rispose semplicemente. << Sono qui. >>
“Non lasciarmi più sola...”
L'essere balzò in avanti, cominciando ad attaccarlo senza sosta.
Sferrava colpi con i suoi artigli, lunghi una decina di centimetri, ed Angel faticò a contrattaccare.
Il braccio di Sora cominciò a dolergli terribilmente. Non sarebbe potuto rimanere in quel corpo ancora per molto.
Lana scattò di nuovo, inchiodandolo a terra.
“Stavolta resteremo insieme, non è così?”
L'essere continuò a premere più ferocemente sulla gola del ragazzo.
“Non lasciarmi sola”
Angel riuscì a scostarsi, ferendola all'addome con la sua spada.
Lei urlò di dolore; era un urlo sovrumano, carico d'odio.
Non indugiò oltre, la immobilizzò a terra con la spada, impedendole di muoversi.
“Tu non vuoi farmi questo, Angel... tu non vuoi uccidermi.”
<< Ti sbagli >> sibilò il ragazzo, improvvisamente freddo.
<< Io non ucciderò Lana. Ma te sì. >>
Inchiodò la spada nel Cristallo che fungeva da ciondolo. La creatura si dissolse gridando rabbiosamente, e l'oscurità di quel luogo svanì assieme a lei.
Ricomparve la sala in cui si trovava prima.
Il corpo di Lana era di fronte a lui, con al collo il talismano spezzato dalla sua lama.
Una voce dentro di lui lo avvisò che il tempo era scaduto.
Ringraziò Sora, anche se non avrebbe ricordato nulla di quello scontro.
Posò di nuovo il suo sguardo su Lana, dolcemente addormentata. Nemmeno lei si sarebbe ricordata.
Chiuse gli occhi, sorridendo, e fu pronto per andare.
Il corpo di Sora si accasciò sul pavimento, mentre Angel sparì.


Lana aprì lentamente gli occhi, temendo ancora quello che si sarebbe trovata davanti.
Fortunatamente, c'era Sora accanto a lei.
<< Sora... >> sussurrò, sorridente.
<< Ehi... ce l'abbiamo fatta! >> esclamò lui, sorridendole di rimando.
L'aiutò a rialzarsi, sorreggendole la vita con il braccio sano.
<< Guarda cos'ho trovato... >> disse Sora, indicando qualcosa a terra.
Accanto al suo Keyblade, infatti, c'era una magnifica spada di cristallo.
<< La spada di Angel... >> esclamò Lana, incredula. << Come è possibile che sia qui? >>
<< Non ne ho la minima idea... >> rispose Sora, poi lasciò Lana, per chinarsi a raccogliere le due armi.
<< Usciamo di qui. >> esclamò, ed entrambi si avviarono verso l'uscita, avvolti dall'improvvisa calma del Bastione.


Si ritrovarono nel giardino della fortezza.
Gli Yason erano stati definitivamente sconfitti, non ne era sopravvissuto nemmeno uno.
Dell'esercito di Ribelli, però, ne era rimasto la metà.
Bryan fu estremamente felice di vedere Sora e Lana uscire dal Bastione dopo di lui.
Gli corse incontro, aiutando il ragazzo a sorreggere Lana, che in un primo momento si trovò frastornata dalla luce, poi si appoggiò definitivamente al petto del ragazzo, socchiudendo gli occhi.
<< Questo è quel che resta di noi? >> domandò Sora, sconsolato.
Bryan annuì, con aria lugubre.
<< Ma ce l'abbiamo fatta. E' finita, per sempre. >> esclamò il ragazzo, stringendo a sé Lana.
Rimasero in silenzio, aspettando di vedere qualche altro superstite emergere dalle macerie del Bastione.
Sperò senza sosta che i suoi amici fossero sopravvissuti. Cercò perfino di rientrare nella fortezza, ma fu prontamente fermato da Bryan.
<< Potrebbe crollare da un momento all'altro. Possiamo solo aspettare, Sora. >>
<< Sora! >>
Il ragazzo si voltò, e vide Carian correrle incontro, con immensa gioia.
<< Stai bene! >> esclamò la ragazza, abbracciandolo.
<< Sì! Dov'è Teresa? E Riku? >> domandò il ragazzo, impaziente.
<< A pochi metri da qui, ci eravamo nascoste per curare Riku, ma lui... non si riprende. >> spiegò la giovane sacerdotessa.
Il sorriso si spense sulle labbra del giovane.
<< Come sarebbe a dire? >>
<< Non lo so... dobbiamo portarlo ad Avalon, e in fretta. Le mie cure non servono a molto. >> continuò Carian. << Un momento... dov'è Kairi? >>
Sora abbassò lo sguardo, come se volesse negare la verità perfino a sé stesso.
<< Ecco... >>
<< Qui. >>
Sora si voltò, e incrociò lo sguardo della ragazza dai capelli rossi che le sorrideva dolcemente.
Non riuscì a trattenersi, e la abbracciò energicamente, senza curarsi di poterle fare male.
<< Mi sei mancata. Pensavo che non ce l'avessi fatta. >> le sussurrò il ragazzo all'orecchio.
<< Anche se non ho un Keyblade so cavarmela, sai? >> rispose lei, sfiorando con le labbra la sua guancia.
Sora le sorrise nuovamente, poi si staccò da lei, ricordandosi improvvisamente di una cosa.
<< Bryan... >> esclamò il ragazzo, e l'altro si voltò.
<< Sì? >>
<< Abbiamo trovato questa. >> disse Sora, raccogliendo da terra la spada di Angel.
<< Non so come ci sia finita... ma penso che tu voglia riportarla al magazzino. >> esclamò, porgendogliela.
Bryan guardò prima lui, poi la spada, con un misto di stupore e felicità.
La prese con delicatezza, quasi temesse di romperla, e, rigirandola tra le mani, sorrise.
<< Certe volte la vita fa strani scherzi... ci sono cose che proprio non si possono spiegare... >> esclamò, senza spostare lo sguardo dall'arma.
Poi, senza aggiungere altro, si voltò, incamminandosi verso il pendio della collina, e nessuno lo seguì; poi alzò gli occhi al cielo, scrutandolo con il sorriso stampato nel volto.
<< ... O forse sì... >> sussurrò, poi puntò la spada in alto.
<< Grazie di tutto, amico mio >>


Il gruppo aveva raggiunto Riku e Teresa, e si era accalcato intorno a loro.
Le cure di Carian erano inutili, e Teresa giaceva in un angoletto, con gli occhi fissi sul terreno; per lei, quell'incubo non aveva ancora avuto fine.
Sora si accovacciò accanto all'amico, e, notando la lunga cicatrice sul suo occhio, si maledisse mentalmente per non essere riuscito ad impedire che lo catturassero.
<< Ti riprenderai... non preoccuparti... >> esclamò, sperando che potesse sentirlo.
In quel momento, uno strano fascio di luce avvolse la radura.
Dal nulla, apparvero degli strani individui dalle lunghe tuniche bianche, che Sora riconobbe subito.
Avevano sguardi cupi e impassibili, e si diressero velocemente verso di loro.
Sora notò solo allora che c'erano anche alcune guardie, ma non si chiese il motivo.
<< Custodi, la Sacerdotessa Madre vi obbliga a raggiungere immediatamente la fortezza di Avalon. >> proferì uno degli uomini, poi si rivolse a Lana.
La ragazza ricambiò il suo sguardo con la stessa impassibilità: tuttavia, Sora notò che nei suoi occhi c'era un filo preoccupazione e allo stesso tempo una sorta di rassegnazione.
<< Lana, sei in arresto. >>
Quelle parole colpirono il gruppo come pietre: Sora si sentì gelare, e non riuscì a preferire parola.
Continuò a fissare Lana, che ora teneva lo sguardo chino; aveva l'aria di aspettarsi quella situazione, di sapere cosa sarebbe accaduto.
<< No! Che diavolo state dicendo? Lei è una di noi! Non potete arrestarla! Per quale motivo, poi? >> esplose Sora, non riuscendo a trattenere la sua ira.
<< Shh... Sora... >> Lana gli fece un cenno di silenzio, cercando di rassicurarlo.
<< Va tutto bene >> sorrise.
In quell'istante esatto, Bryan si parò davanti a lei, facendole da scudo.
<< Che cosa volete da lei? >> sibilò, profondamente irritato.
<< Non sono cose che ti riguardano, uomo. Il Consiglio Astrale deciderà la sua sorte, ma per il momento deve essere arrestata. E' pericolosa. >>
<< Non ha fatto niente. Non azzardatevi a... >>
Lana non gli permise di continuare a proteggerla e gli toccò il braccio, come se volesse abbracciarlo.
<< Non preoccuparti, Bryan... andrà tutto bene! >> esclamò, e lo sopassò, come se niente fosse.
Si consegnò agli uomini, e tese i polsi, sui quali apparvero delle strane manette luminose.
<< Solo i Custodi e le Sacerdotesse possono accedere ad Avalon. Voi non siete invitati. Tornatevene a casa. >> esclamò l'uomo, rivolgendosi a Bryan.
Lui guardò Lana, che lo ricambiò con uno sguardo che sembrava dire “fa come ti dice”.
Subito dopo, il gruppo di Saggi sparì, portando con sé i ragazzi.
  
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