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Autore: radioactive    20/07/2013    1 recensioni
Ⅰ. first kiss ~ crème brûlée: Se credeva che vedere Isabelle in cucina fosse il caos, ora si ritrovò a pregare l’Angelo che quei due non cucinassero mai assieme. | 904 parole |
Ⅱ. loving kiss ~ meringa e frutti rossi: Voleva desiderarlo per non dimenticare cosa si provasse nel farlo. | accenno angst ● 808 parole |
Ⅲ. passionate kiss ~ tiramisù: Il Nephilim dovette ammettere che aveva ragione: Magnus non era uno che di cui ci si scorda tanto facilmente, Magnus non aveva fatto nessuna festa “l’altra notte” e, cosa più importante di tutte, Magnus non aveva un letto – ma un materasso buttato a terra con coperte indecenti sopra di questo. | 1.188 parole |
Ⅳ. flirty kiss ~ gâteau au chocolat: Per una volta, qualcuno si stava prendendo cura di lui, ed Alec era felice che questo qualcuno fosse Magnus. | 1.181 parole |
Ⅴ. stolen kiss ~ tarte aux pommex: A ballare assieme furono Magnus e Clary, la rossa ridacchiava divertendosi come una matta e Alec la immaginò da piccola mentre ballava con i piedini sui quelli di Luke, volteggiando nel suo bell’abitino rosa confetto. | 643 parole | ◇
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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E' dolce quello che tu mi dici,

ma più dolce è il bacio che ho rubato alla tua bocca.

| cit. Heinrich Heine |

 

 

 

|| CAPITOLO loving kiss ~ meringa e frutti rossi.

 

 

Magnus guardava fuori dalla finestra, seduto sullo stipite di questa con la schiena dritta contro il lato di legno e i piedi appoggiati sul parallelo. Si concedeva raramente dei momenti di pensieri, per il semplice motivo che pensare gli faceva male, lo aiutava a ricordare e si sa che il ricordo è il peggior nemico di un essere immortale.

In sostanza, si deprimeva. E la cosa non gli donava affatto: quei suoi bei occhi luccicanti diventavano opachi, perdendosi nel paesaggio di una Brooklyn spenta e fredda, le labbra sempre curve in un sorriso o in una risata mutavano in una linea piatta e anonima; anche i capelli, che sembravano sempre ribellarsi e vantarsi del loro essere sempre pieni di gel e glitter cadevano in una cascata scura lungo le sue spalle, sporchi e disfatti.

Il vetro della finestra divideva il caldo tepore casalingo della coperta rossa in cui era avvolto da una città macchiata di neve, amava il modo in cui quelle piccole meringhe scendevano dalle nuvole bianche, danzavano nell’aria inquinata e poi cadevano ormai vecchie e malate sull’asfalto per poi divenire acqua sporca e poltiglia. Lui non sarebbe mai caduto, pensava, eppure si sentiva già una poltiglia, sporco molto più di quello che potrebbe sembrare con il trucco sbavato o macchie di qualsiasi diavoleria sui vestiti.

Si strinse nelle spalle, come in cerca di calore; aspettava il ritorno di Alec un po’ come un bambino aspetta la sera di Natale, e a quel pensiero si ritrovò a sorridere. Ogni tanto faticava a credere di amarlo così intensamente e profondamente, pensava che dopo tutto quel tempo uno si scordasse quella sensazione e che imparasse a farne a meno, lasciando che a invadere la sua mente non fosse più l’amore o l’antipatia, ma solo la cruda paura di non sapere cosa c’è al di là della vita: per questo gli stregoni non si suicidavano.

La porta si schiuse con un rumore secco, un placido «sono a casa» si diffuse in tutto il piano di sotto e Magnus lo poté sentire dalla camera da letto, rimase fermo al suo posto, troppo apatico per muoversi, voleva che fosse Alec ad andare da lui: voleva desiderarlo per non dimenticare come si provasse nel farlo.

Il Cacciatore fece capolino nella stanza, negli occhi c’era una vaga preoccupazione, evidentemente si era spaventato nel non essere stato travolto da Magnus. Attraversò la stanza a grandi passi scavalcando un paio di creepers basse rosse e leopardate; Magnus non ricordava di essersi mai presentato così spento ad Alec. Il Nephilim aveva la manica della tuta di cuoio strappata, dal labbro spaccato sbocciava un rivolo di sangue del colore dei mirtilli rossi, e come se non bastasse il suo bel viso pallido era macchiato all’altezza dello zigomo da un livido scuro.

Magnus aprì le braccia e subito Alec andò ad abbracciarlo, come se avesse capito l’urgenza dello stregone che lo avvolse con la coperta mentre chiudeva le braccia attorno alle sue spalle. Rimasero così, abbracciati per qualche secondo, fino a quando Magnus non si sentì abbastanza temerario da fare un qualche commento dei soliti, «puzzi», disse senza tanti giri di parole, e abbozzò una piccola risata.

Alec si allontanò facendo un passo indietro, guardandolo tra il finto-offeso e il rincuorato, aveva temuto il peggio – Magnus triste non era esattamente una cosa comune e il pensiero che aveva affrontato certe cose da solo non gli piaceva, ricordò quella loro vacanza che il Nascosto aveva organizzato per loro e le notti in cui Alec si svegliava in preda alle urla e al panico dalla morte del fratellino Max e Magnus era sempre lì, sveglio come se non avesse mai chiuso occhio che se lo stringeva forte tra quelle braccia color cioccolato.

«Tutto bene, comunque?» chiese infine il Lightwood, lo guardava con sincera preoccupazione.

«Andrebbe meglio se tu non puzzassi così tanto» Magnus balzò giù dal davanzale della finestra e con la coperta sulle spalle si avvicinò al letto nel quale, si accorse poi Alec, vi era una borsa della spesa – Magnus era andato a fare la spesa?, non riuscì a rispondere a quel pensiero che lo stregone gli lanciò un flacone di bagnoschiuma alla frutta, «quello al sandalo era finito, e non avevo voglia di farne comparire uno… e poi sei tu che ti lamenti che rubo le cose».

Senza dire nulla, Alec si avviò verso il bagno, troppo perplesso per dire qualcosa – Magnus che cambiava comportamento così drasticamente e così velocemente sembrava quasi una presa in giro. Ci avrebbe riflettuto sotto la doccia.

Dal canto suo, Magnus si stese sul letto sempre accompagnato dalla sua bella coperta rossa, guardava la porta quasi con impazienza, aspettando che Alec uscisse da lì avvolto dal vapore all’aroma di frutta, e allora gli avrebbe rubato l’ennesimo bacio che gli dava sempre con amore.

Un amore che, ogni giorno, scopriva di non aver dimenticato.

 

 

 

 

 

Note d’Autrice ◊ «viviamo e respiriamo parole»

 

Ebbene sono arrivata, e mi scuso per questa shot.

Non intendevo farla così “angst” ma, capitemi, amo scrivere di Magnus angst. E soprattutto mi piace pensarlo angst, e che un giorno racconterà di tutto quello che ha passato ad Alec, e allora io ne sarò felice e ballerò la macarena.

C’è un grosso riferimento, in questa fanfic, ad una certa cosa che dice Magnus in TDI, ovvero che ha conosciuto uno stregone vecchissimo che aveva dimenticato molte emozioni, tranne la paura, perché non sapeva che cosa lo aspettava una volta morto. E mi è piaciuto riportarlo qua in modo che chi lo ha letto lo ricordi(?) e chi non abbia ancora messo mano alla saga di Will e Jem (no, niente Tessa, non la sopporto – sorry) lo capisca comunque, spero di essere riuscita nel mio intento. Non posso sperare però di essere riuscita a spiegare(??) tutto il gelato in questa fanfic, soprattutto perché la trovo molto introspettiva e c’è molto del “mio” Magnus, s’intende quello che ruolo, ma staremo a vedere.

Concludo linkandovi le creepers rosse e leopardate (rawr  ), ovviamente sono di Magnus, figurarsi.

 

radioactive,

 

   
 
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