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Autore: martiu    21/07/2013    3 recensioni
"Sapevo che ti saresti tirata indietro." Lei lo fissò.
"Io non mi sto tirando indietro. Voglio solo sapere cosa mi offri se vinco, Trunks." Lei inclinò la testa, leggermente. [...]
"Prima di fare questo..."
"Sì..." Lui sorrise, pensando che stesse temporeggiando.
"Facciamo un altro patto." Sentiva l'esitazione nella sua voce e appoggiò la sua testa alla spalliera della sedia fino a guardarla negli occhi.
"Sì?"
"Nessun rimpianto, va bene?" Lui annuì, poi si schiarì la gola.
"Va bene."
[La trama è basata in parte su storia inglese e in parte su una storia vera. Ho voluto dare a due persone a me care, l'agognato lieto fine, che nella vita reale non sono riuscite ad avere. Volevo che alla fine, stessero insieme, al di là di tutto, della differenze, degli ostacoli, delle opinioni della gente e .. di tanto altro. Volevo che stessero insieme fino alla fine, almeno nella mia fantasia galoppante. ]
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pan, Trunks | Coppie: Pan/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

 

 

[Le frasi rinchiuse tra parentesi tra questi segni qui « .. » sono citazioni, la prima citazione è di Aimee Bender, mentre la seconda è di Charles Bukowski, tratta dal libro “Storie di ordinaria follia”, che non vi consiglio di leggere, perché ci sono solo due o tre frasi che catturano, tutto il resto è noia e sesso, descritto in maniera orrenda. Ah e poi le ultime parole di Trunks sono tratte da "Piccoli cimini coniugali". Grazie mille a tutti quelli che hanno letto, seguito e commentato questa storia. ]

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Trunks la osservava mentre dormiva tranquilla, un’espressione serena disegnata sul volto, un sorriso appena accennato ad incorniciarle il viso. 
Prima di comprenderla appieno, percepì di nuovo quella piacevole sensazione di appartenenza e di calore, solo stando fermo lì, accanto a lei, senza nemmeno sfiorarla; la stessa che percepiva ogni volta che, in qualche raro attimo di tranquillità, aveva la possibilità di fermarsi ad osservarla, e cogliere tutti i dettagli del suo viso, cercare di scrutarne i pensieri, come stava accadendo ora, mentre la accarezzava con gli occhi.

Bella, nuda, avvolta nel soffice lenzuolo di cotone, bellissima, intorpidita dal sonno..

Lui sapeva che quel calore, quella sensazione che gli si era incollata addosso..in realtà non era una semplice sensazione. Era un avvertimento, segnalava una nuova presenza.

A quanto pare, il birbante, non ci stava ad essere ignorato.

E faceva di tutto per essere notato.

Probabilmente aveva ereditato l’egocentrismo di entrambi i nonni paterni.

Sorrise, pensando al suo futuro che ora gli appariva quanto mai radioso. Insieme a lei. Insieme al loro bambino. Presto sarebbero stati una famiglia.  

Lui lo sapeva, ma aveva aspettato che fosse lei a dirglielo. Voleva vedere l’emozione nei suoi occhi mentre gli rivelava, quasi commossa, che stava per diventare padre.
Ma Pan, sembrava ben intenzionata a.. non comunicargli proprio un bel niente. E non poteva fare a meno di chiedersi il perché. Forse.. pensava che li avrebbe divisi? Che avrebbe potuto cambiare idea? Che l’avrebbe lasciata da sola? 
Che idiozia.

Ma anche se lei non aveva ancora proferito parola a riguardo, lui poteva percepire la sua presenza in modo nitido..

E poi, inoltre, iniziava a vedersi un ‘leggerissimo’ rigonfiamento del ventre. Ma questo non l’avrebbe mai ammesso dinanzi a lei. 
Era già parecchio su di giri ultimamente, con i nervi a fior di pelle e gli ormoni impazziti. 
Pan poteva essere pericolosa già in condizioni normali, figurarsi con gli sbalzi d’umore causati dalla gravidanza. Sorrise, pensando che il suo carattere vulcanico, era in realtà, uno dei aspetti che più adorava di lei.

Improvvisamente notò la sua espressione mutare, come se fosse infastidita da qualcosa, forse stava sognando.

Mugugnò qualcosa di incomprensibile, e si mosse in modo goffo, nel tentativo forse di imitare un gesto, come a voler scacciare qualcuno.

Senza aprire gli occhi, Pan cercò con le mani il lembo del lenzuolo, fino a portarselo in modo repentino sopra la testa, rifugiandosi al di sotto delle coperte.

Incuriosito e divertito allo stesso tempo, Trunks la imitò, decise di seguirla nel suo nascondiglio.

La vide aprire piano gli occhi, i suoi grandi occhi neri, leggermente gonfi di sonno, non era ancora uscita dallo stato di dormiveglia evidentemente. Le sorrise e lei rispose con un broncio, e mentre sbuffava, si spostava dei capelli del viso.

“Qual è il problema, Panny?” Le chiese serio, non facendo trapelare alcun divertimento dalla sua voce.

“Il problema è quella dannata sanguisuga lassù!” Parlò con voce strascicata, quasi piagnucolando.

Gli mostrò dei segni rossi, circolari, che si estendevano sul braccio e sul collo, erano dei morsi di zanzara.
Lui cercò di trattenersi dallo scoppiare in una fragorosa risata. La situazione era comica, ma lei aveva uno strano luccichio negli occhi. Era davvero risentita.

Sembrava proprio una bambina, con quel suo visino corrucciato, e le palpebre leggermente abbassate, non si era ancora svegliata del tutto. 
Gli occhi lucidi, le ciglia lunghe e i capelli disordinati, gli venne voglia di affondarci una mano dentro e sentirne la morbidezza, aspirandone il profumo, l’odore del suo shampoo. Liquirizia. Sempre lo stesso rassicurante odore di liquirizia. 
Era semplicemente adorabile.

“Sei troppo tenera.” Le disse dolcemente, allungando una mano, nel tentativo di sfiorarle la fossetta che nel frattempo si era formata sulla guancia destra. Ma lei non parve d’accordo con la sua affermazione. Là interpretò male.

“Non voglio essere tenera! Voglio essere sexy, non tenera. ‘Tenera’ ci sarà il tuo cane.”  Indispettita uscì allo scoperto, fuori dal suo rifugio e spostò il lenzuolo in un gesto stizzito. 
Si girò bruscamente dall’altro lato, portandosi distesa su di un fianco, e mostrandogli la completa visione della sua schiena. La sua incantevole, candida, soffice schiena.

“Ma io non ho un cane..” Lei sbuffò contrariata.

Lui sorrise ancora, e dopo un attimo di esitazione, le si avvicinò piano, ma non la toccò. 

Lei si rinchiuse in un silenzio ostinato, non poteva vedere quello che stava facendo Trunks, ma aveva percepito lo spostamento del suo corpo. Quando però sentì il suo respiro caldo sul collo, parve rilassarsi.

 

« ...Lui le passò la mano su tutte le vertebre, una per una, e lei non disse: basta mi fai il solletico, anche se lui temeva che lo facesse da un momento all’altro.

 Invece rimase semplicemente a guardare fuori dalle tende scolorite, coi capelli che frusciavano da un lato.

Lui le accarezzò la spina dorsale da cima a fondo, un pezzetto alla volta, e per tutto il tempo che gli ci volle per farlo, il suo cervello rimase assolutamente in silenzio.

È a questi spazi vuoti che bisogna stare attenti, perché si riempiono di sentimento prima ancora che uno si renda conto di cos’è successo; e che si ritrovi, arrivato in fondo alla spina dorsale di lei, diverso. »

 

Ora lui era più vicino, Pan poteva sentire i muscoli del suo torace a contatto con la sua schiena.

“Tu sei la donna più sexy che io abbia mai visto.” Le alitò sul collo, dolcemente, mentre la sua mano, scendeva, languida, sulla sua coscia, per poi risalire, oltrepassare i glutei, e posarsi finalmente sul suo fianco destro.

Le accarezzava il ventre con movimenti circolari, e lei potè giurare di aver sentito un calore attraversarla, come se le stesse trasmettendo un po’ della sua energia. Era una sensazione dolcissima. E mooolto piacevole.

Trunks la accarezzava lentamente, troppo lentamente, forse per non risvegliare i pensieri di lei ancora sopiti. La strinse un po’ più forte, facendo una pressione leggermente maggiore con i polpastrelli, quando la sentì rispondere.

“Non dire stronzate. Sono un disastro, sono tenera .“ Sottolineò la parola ‘tenera’, come se provasse disgusto. “E non dirmi cose carine ora, solo perché stai cercando di portarmi a letto.” Sbuffò, mostrando tutto il suo disappunto.

“Ma io ti già ha portata a letto. Dende solo sa, quante volte..”

Lei sembrò non gradire la battuta, o forse, era ancora troppo stordita dal sonno per percepire l’umorismo nella voce di lui. Si ritrasse al contatto e il suo corpo si irrigidì leggermente.
Ma lui non demorse, non aveva intenzione di sprecare così la loro mattinata libera..
Le si avvicinò ancora e lei sbottò, girandosi di scatto e guardandolo nei vivi occhi di brace.

“Che diavolo vuoi?”  Sembrava volesse colpirlo ora.

Lui non potè far altro che ridere sommessamente. La sua risata era l’unico modo per non risponderle come avrebbe voluto. Avrebbe voluto farla sua in quel preciso istante.

Avrebbe voluto accarezzare e baciare ogni centimetro del suo corpo, ogni lembo di pelle.

Dio solo sa, quanto avrebbe voluto prenderla proprio in quel momento, mentre aveva ancora disegnato quel broncio infantile sul volto, prenderla e amarla fino a toglierle il respiro, vedere i suoi occhi grandi, appannati dal desiderio, diventare più scuri per l’eccitazione..ma non poteva. Non nell’immediato almeno. E ridere era l’unica cosa che poteva trattenerlo. Trattenerlo dal risponderle ‘ora come ora voglio te.’

“Non puoi mica biasimarla, quella povera zanzara, se non riusciva a starti lontano..come poteva resisterti? Sei troppo sexy.” La canzonò lui, e accennò un piccolo innocente morso su una guancia di lei, in un’imitazione giocosa della zanzara assassina, colpevole dell’efferato crimine..di aver disturbato il suo regale sonno.

“Altro che zanzara, mi ha risucchiato pure l’anima!” Ma ormai il broncio era sparito, sostituito da un sorriso luminoso, mentre si abbandonava alle carezze di lui.

« Fu allora che avvert¡ quanto fosse gentile,  percep¡ la bontà che era in lei. Si tradiva a sua insaputa. Poi però si ritraeva, ritornava selvatica, d’un balzo, piena d’incongruità. Balzana. Schizoide. Una bellissima schizoide spirituale.»

“Vorrei mi permettessi di starti accanto.” Le soffiò sul collo.

Lei si staccò da lui, in modo da poterlo guardare negli occhi. “Ma tu già mi sei accanto.” Le disse sorniona, con una risatina. “Direi che nel ultimo periodo, mi sei stato molto spesso accanto.” Il tono ora aveva preso una cadenza lievemente maliziosa.

“No, intendo dire starti accanto sul serio, Pan.” Lei lo guardò interrogativa, confusa.

“Vorrei poterti sgridare liberamente se ti vedo con un’altra dannata sigaretta tra le mani. 
Vorrei poterti accontentare in tutte le tue voglie, per quanto strane o bizzarre possano mai essere, correre a notte fonda per trovare un supermercato aperto dove poter trovare quello che più desideri in quel momento. Vorrei poterti dire che sei un’incosciente, e che dovresti deciderti ad assumere un assistente o quello che diavolo vuoi, in modo che tu possa riposare più di 4 ore a notte. 
Vorrei rimproverarti quando torni a casa esausta, e ricordarti che devi dormire molto di più. 
Voglio tornare da lavoro e salutarti, chinandomi a baciarti il ventre. 
Voglio sapere tutte le emozioni che provi, se sei felice, se sei triste, ogni minima variazione d’umore. Voglio che tu mi dica come ci si sente ad avvertire una nuova vita crescere dentro di te. 
Non voglio più sentirmi escluso da tutto questo. Perché non vuoi rendermi partecipe di una gioia tanto grande?”

Pan lo aveva ascoltato senza fiatare, guardandolo con meraviglia mista a sollievo, ma prima che potesse rispondere in qualche modo, lui la precedette:

“Ti amo. 
Ti amo perché non sei tenera. 
Ti amo perché mi tieni testa.
Ti amo perché sei capace di colpirmi. 
Ti amo perché rimani sempre una bella straniera. 
Ti amo perché fai l’amore con me solo se ti va davvero. E quando ti va, va sempre anche a me.”

Si fermò, e la guardò intensamente, cercando il contatto con i suoi occhi scuri, incatenandoli ai propri.

“Il tuo non esserci non mi fa morire, mi avvelena. Ti prego, resta, resta con me. Sposami.”

La vide sbattere le palpebre più volte, sbigottita e sorpresa, incapace di proferire parola.

Sembrò non realizzare immediatamente, ma appena comprese a pieno il significato di quelle parole, lo abbracciò di slancio, quasi soffocandolo, sul volto il più bel sorriso che gli avesse mai avesse visto.

Trunks lo prese per un ‘sì’.

 

 

 

The End

  
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