Epilogo
[Le
frasi
rinchiuse tra parentesi tra questi segni qui «
.. »
sono citazioni, la prima citazione è di Aimee Bender, mentre
la seconda è di Charles Bukowski, tratta dal libro
“Storie di ordinaria follia”, che non vi
consiglio di leggere, perché ci sono solo due o tre frasi
che catturano, tutto
il resto è noia e sesso, descritto in maniera orrenda. Ah e
poi le ultime parole di Trunks sono tratte da "Piccoli cimini
coniugali". Grazie mille a tutti
quelli che hanno letto, seguito e commentato questa storia. ]
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Trunks
la osservava mentre dormiva tranquilla,
un’espressione serena disegnata sul volto, un sorriso appena
accennato ad
incorniciarle il viso.
Prima di comprenderla appieno, percepì di nuovo quella
piacevole sensazione di appartenenza e di calore,
solo stando fermo lì, accanto a lei, senza nemmeno
sfiorarla; la stessa che
percepiva ogni volta che, in qualche raro attimo di
tranquillità, aveva la
possibilità di fermarsi ad osservarla, e cogliere tutti i
dettagli del suo
viso, cercare di scrutarne i pensieri, come stava accadendo ora, mentre
la
accarezzava con gli occhi.
Bella, nuda,
avvolta nel soffice lenzuolo di cotone, bellissima, intorpidita dal
sonno..
Lui
sapeva che quel calore, quella sensazione che gli
si era incollata addosso..in realtà non
era una semplice sensazione. Era un avvertimento, segnalava una nuova presenza.
A
quanto pare, il birbante, non ci stava ad essere
ignorato.
E
faceva di tutto per essere notato.
Probabilmente
aveva ereditato l’egocentrismo di
entrambi i nonni paterni.
Sorrise,
pensando al suo futuro che ora gli appariva
quanto mai radioso. Insieme a lei. Insieme al loro bambino. Presto
sarebbero
stati una famiglia.
Lui
lo sapeva, ma aveva aspettato che fosse lei a
dirglielo. Voleva vedere l’emozione nei suoi occhi mentre gli
rivelava, quasi
commossa, che stava per diventare padre.
Ma Pan, sembrava ben intenzionata a.. non comunicargli proprio un bel
niente. E
non poteva fare a meno di chiedersi il perché. Forse..
pensava che li avrebbe
divisi? Che avrebbe potuto cambiare idea? Che l’avrebbe
lasciata da sola?
Che idiozia.
Ma
anche se lei non aveva ancora proferito parola a
riguardo, lui poteva percepire la sua presenza
in modo nitido..
E
poi, inoltre, iniziava a vedersi un ‘leggerissimo’
rigonfiamento del ventre.
Ma questo non l’avrebbe mai ammesso dinanzi a lei.
Era già parecchio su di giri
ultimamente, con i nervi a fior di pelle e gli ormoni
impazziti.
Pan poteva
essere pericolosa già in condizioni normali, figurarsi con
gli sbalzi d’umore
causati dalla gravidanza.
Improvvisamente
notò la sua espressione mutare, come se
fosse infastidita da qualcosa, forse stava sognando.
Mugugnò qualcosa
di incomprensibile, e si mosse in modo goffo, nel tentativo forse di
imitare un
gesto, come a voler scacciare qualcuno.
Senza
aprire gli occhi, Pan cercò con le mani il lembo
del lenzuolo, fino a portarselo in modo repentino sopra la testa,
rifugiandosi
al di sotto delle coperte.
Incuriosito
e divertito allo stesso tempo, Trunks la
imitò, decise di seguirla nel suo nascondiglio.
La
vide aprire piano gli occhi, i suoi grandi occhi
neri, leggermente gonfi di sonno, non era ancora uscita dallo stato di
dormiveglia evidentemente. Le sorrise e lei rispose con un broncio, e
mentre
sbuffava, si spostava dei capelli del viso.
“Qual è il
problema, Panny?” Le chiese serio, non facendo trapelare
alcun divertimento
dalla sua voce.
“Il
problema
è quella dannata sanguisuga lassù!”
Parlò con voce strascicata, quasi
piagnucolando.
Gli
mostrò dei segni rossi, circolari, che si
estendevano sul braccio e sul collo, erano dei morsi di zanzara.
Lui cercò di trattenersi dallo scoppiare in una
fragorosa risata. La situazione era comica, ma lei aveva uno strano
luccichio
negli occhi. Era davvero risentita.
Sembrava
proprio una bambina, con quel suo visino
corrucciato, e le palpebre leggermente abbassate, non si era ancora
svegliata
del tutto.
Gli occhi lucidi, le ciglia lunghe e i capelli disordinati, gli
venne voglia di affondarci una mano dentro e sentirne la morbidezza,
aspirandone il profumo, l’odore del suo shampoo. Liquirizia.
Sempre lo stesso
rassicurante odore di liquirizia.
Era semplicemente adorabile.
“Sei
troppo tenera.” Le disse dolcemente, allungando
una mano, nel tentativo di sfiorarle la fossetta che nel frattempo si
era
formata sulla guancia destra. Ma lei non parve d’accordo con
la sua
affermazione. Là interpretò male.
“Non
voglio essere tenera! Voglio essere sexy, non tenera.
‘Tenera’ ci sarà il tuo
cane.” Indispettita
uscì allo scoperto,
fuori dal suo rifugio e spostò il lenzuolo in un gesto
stizzito.
Si girò
bruscamente dall’altro lato, portandosi distesa su di un
fianco, e mostrandogli
la completa visione della sua schiena. La sua incantevole, candida,
soffice
schiena.
“Ma
io non ho un cane..” Lei sbuffò contrariata.
Lui
sorrise ancora, e dopo un attimo di esitazione, le
si avvicinò piano, ma non la toccò.
Lei
si rinchiuse in un silenzio ostinato, non poteva
vedere quello che stava facendo Trunks, ma aveva percepito lo
spostamento del
suo corpo. Quando però sentì il suo respiro caldo
sul collo, parve rilassarsi.
«
...Lui
le passò la
mano su tutte le vertebre, una per una, e lei non disse: basta mi fai
il
solletico, anche se lui temeva che lo facesse da un momento
all’altro.
Invece rimase
semplicemente a guardare fuori dalle tende scolorite, coi capelli che
frusciavano da un lato.
Lui
le accarezzò la spina dorsale da cima a fondo, un
pezzetto alla volta, e per tutto il tempo che gli ci volle per farlo,
il suo
cervello rimase assolutamente in silenzio.
È
a questi spazi vuoti che bisogna stare attenti,
perché si riempiono di sentimento prima ancora che uno si
renda conto di cos’è
successo; e che si ritrovi, arrivato in fondo alla spina dorsale di
lei,
diverso.
»
Ora
lui era più vicino, Pan poteva
sentire i muscoli del suo torace a contatto con la sua schiena.
“Tu
sei la
donna
più sexy che io abbia mai visto.” Le
alitò sul collo, dolcemente, mentre
la sua mano, scendeva, languida, sulla sua coscia, per poi risalire,
oltrepassare i glutei, e posarsi finalmente sul suo fianco destro.
Le
accarezzava il ventre con
movimenti circolari, e lei potè giurare di aver sentito un
calore
attraversarla, come se le stesse trasmettendo un po’ della
sua energia. Era una
sensazione dolcissima. E mooolto piacevole.
Trunks
la accarezzava lentamente,
troppo lentamente, forse per non risvegliare i pensieri di lei ancora
sopiti.
La strinse un po’ più forte, facendo una pressione
leggermente maggiore con i
polpastrelli, quando la sentì rispondere.
“Non
dire stronzate. Sono un
disastro, sono tenera
.“ Sottolineò la parola
‘tenera’, come se provasse disgusto. “E
non dirmi cose
carine ora, solo perché stai cercando di portarmi a
letto.” Sbuffò, mostrando
tutto il suo disappunto.
“Ma
io ti
già ha portata a letto. Dende solo sa, quante
volte..”
Lei
sembrò
non gradire la battuta, o forse, era ancora troppo stordita dal sonno
per
percepire l’umorismo nella voce di lui. Si ritrasse al
contatto e il suo corpo
si irrigidì leggermente.
Ma lui non demorse, non aveva intenzione di sprecare
così la loro mattinata libera..
Le si
avvicinò ancora e lei sbottò, girandosi di scatto
e guardandolo nei vivi occhi
di brace.
“Che
diavolo vuoi?” Sembrava
volesse colpirlo
ora.
Lui
non
potè far altro che ridere sommessamente. La sua risata era
l’unico modo per non
risponderle come avrebbe voluto. Avrebbe
voluto farla sua
in quel preciso istante.
Avrebbe
voluto
accarezzare
e baciare ogni centimetro del
suo corpo, ogni lembo di pelle.
Dio
solo sa, quanto avrebbe voluto prenderla proprio in
quel momento, mentre aveva ancora disegnato quel broncio infantile sul
volto,
prenderla e amarla fino a toglierle il respiro, vedere i suoi occhi
grandi,
appannati dal desiderio, diventare più scuri per
l’eccitazione..ma non poteva.
Non nell’immediato almeno. E ridere era l’unica
cosa che poteva trattenerlo.
Trattenerlo dal risponderle ‘ora come ora voglio
te.’
“Non
puoi mica biasimarla, quella povera zanzara, se
non riusciva a starti lontano..come poteva resisterti? Sei troppo
sexy.”
La canzonò lui, e accennò un piccolo innocente
morso su una guancia di lei, in
un’imitazione giocosa della zanzara assassina, colpevole
dell’efferato
crimine..di aver disturbato il suo regale sonno.
“Altro
che zanzara, mi ha risucchiato pure l’anima!” Ma
ormai il broncio era sparito, sostituito da un sorriso luminoso, mentre
si
abbandonava
alle carezze
di lui.
«
Fu allora che avvert¡ quanto fosse gentile,
percep¡ la bontà che era in lei. Si
tradiva a sua insaputa. Poi però si
ritraeva, ritornava selvatica, d’un balzo, piena
d’incongruità. Balzana.
Schizoide. Una bellissima schizoide spirituale.»
“Vorrei
mi
permettessi di starti accanto.” Le soffiò sul
collo.
Lei
si
staccò da lui, in modo da poterlo guardare negli occhi.
“Ma tu già mi sei
accanto.” Le disse sorniona, con una risatina.
“Direi che nel ultimo periodo,
mi sei stato molto spesso
accanto.”
Il tono ora aveva preso una cadenza lievemente maliziosa.
“No,
intendo dire starti accanto sul serio, Pan.” Lei lo
guardò interrogativa,
confusa.
“Vorrei
poterti sgridare liberamente se ti vedo con un’altra dannata
sigaretta tra le
mani.
Vorrei poterti accontentare in tutte le tue voglie, per quanto strane o
bizzarre possano mai essere, correre a notte fonda per trovare un
supermercato
aperto dove poter trovare quello che più desideri in quel
momento. Vorrei
poterti dire che sei un’incosciente, e che dovresti deciderti
ad assumere un
assistente o quello che diavolo vuoi, in modo che tu possa riposare
più di 4
ore a notte.
Vorrei rimproverarti quando torni a casa esausta, e ricordarti che
devi dormire molto di più.
Voglio tornare da lavoro e salutarti, chinandomi a
baciarti il ventre.
Voglio sapere tutte le emozioni che provi, se sei felice,
se sei triste, ogni minima variazione d’umore. Voglio che tu
mi dica come ci si
sente ad avvertire una nuova vita crescere dentro di te.
Non voglio più sentirmi
escluso da tutto questo. Perché non vuoi rendermi partecipe
di una gioia tanto
grande?”
Pan
lo
aveva ascoltato senza fiatare, guardandolo con meraviglia mista a
sollievo, ma
prima che potesse rispondere in qualche modo, lui la precedette:
“Ti
amo.
Ti
amo perché non
sei tenera.
Ti amo perché mi tieni testa.
Ti amo perché sei
capace di colpirmi.
Ti amo perché rimani sempre una bella straniera.
Ti amo
perché fai l’amore con me solo se ti va davvero. E
quando ti va, va sempre anche a
me.”
Si
fermò, e
la guardò intensamente, cercando il contatto con i suoi
occhi scuri,
incatenandoli ai propri.
“Il tuo non esserci non mi
fa morire, mi
avvelena. Ti prego, resta, resta con me. Sposami.”
La
vide
sbattere le palpebre più volte, sbigottita e sorpresa,
incapace di proferire parola.
Sembrò
non
realizzare immediatamente, ma appena comprese a pieno il significato di
quelle
parole, lo abbracciò di slancio, quasi soffocandolo, sul
volto il più bel sorriso
che gli avesse mai avesse visto.
Trunks
lo
prese per un ‘sì’.
The
End