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Autore: Nymeria90    21/07/2013    2 recensioni
Nel 2183 un nave non identificata attacca e distrugge la Normady SR1. Il comandante Shepard, eroe della Cittadella, muore nello scontro e il suo corpo si perde nello spazio. I superstiti della Normady, dopo aver sepolto una bara vuota, voltano pagina e cercano di ricostruirsi una vita, ma due anni dopo Alexander Shepard ritorna dal mondo dei morti. La sua missione: salvare la galassia, un'altra volta. Ma scoprirà ben presto che il prezzo da pagare è la sua anima, un prezzo che forse è troppo alto, persino per lui.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Uomo, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Alexander Andrej Shepard'
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Normandy SR2, 2185 
 
Avevano preso il suo equipaggio.
I dannati Collettori erano saliti sulla sua nave e avevano rapito la sua gente.
Se volevano farlo incazzare ci erano riusciti, riusciti davvero.
Che pregassero il loro dèi, se ne avevano, che cercassero la pietà dei loro padroni sintetici perché lui non ne avrebbe avuta alcuna.
I Collettori avevano firmato la loro condanna a morte nel momento in cui avevano posato le loro sudice zampe sul ponte della sua nave.
Un sorriso sinistro si dipinse sul viso del comandante: era tempo di uccidere.
Controllò con cura i datapad e i rapporti sulle condizioni della nave e della squadra. La Normandy era stata potenziata oltre ogni aspettativa e IDA era più letale che mai. Tolti i blocchi di controllo di Cerberus l’IA era diventata devastante e imprevedibile, com’era giusto che fosse. Contro ogni aspettativa Shepard si fidava ciecamente di IDA, era un membro del suo equipaggio e gli avrebbe affidato la vita, senza esitare un solo istante.
La squadra era al massimo delle capacità. I suoi uomini erano carichi, letali e fedeli, ognuno avrebbe fatto il suo dovere e anche di più. In tutta la galassia non esistevano persone migliori.
Shepard chiuse gli occhi e si appoggiò allo schienale, le labbra leggermente piegate in un sorriso, le mani mollemente appoggiate sulle cosce. Aveva combattuto molte battaglie, subito ferite e perso molti cari amici eppure, ogni volta alla vigilia di un grande scontro, l’orrore del combattimento, dei proiettili e del sangue sfumava, per lasciar posto all’infantile fremito che prova un uomo alle porte della sua prima battaglia. Non era più veterano di mille battaglie, ma ragazzo, giovane, ingenuo, pieno di vita ed ardore, bramoso di gloria e vittoria, certo di essere invincibile, invulnerabile, sprezzante delle ferite e della morte.
Nella mente riudì la voce di suo padre, vibrante di commozione, che leggeva le parole vergate da un uomo morto secoli prima:
 
“Io non lo so che cosa accadrà poi, non posso e non voglio saperlo; ma se desidero solo questo, se voglio la gloria, se voglio esser noto agli uomini, se voglio essere amato da loro, non è colpa mia volerlo, volere soltanto questo, vivere soltanto per questo. Sì, soltanto per questo! Non lo confesserò mai; eppure, mio Dio, che cosa posso fare se io non amo che la gloria e l’amore degli uomini.”*
 
Era quella l’essenza della sua vita: la battaglia, la gloria, l’amore degli uomini. Dei suoi uomini e di tutti gli altri, di quelli che non conosceva e mai avrebbe conosciuto, di quelli morti prima di lui e di quelli che sarebbero vissuti dopo.
Si sentì inebriato da quelle sensazioni, da quel senso di onnipotenza che sapeva sarebbe durato quella notte soltanto. Il giorno dopo, nella base dei Collettori l’euforia del ragazzo avrebbe lasciato il posto alla fredda determinazione del veterano e all’amara, viscida, paura dell’uomo.
La porta si aprì con un sibilo, sottraendolo a quell’estasi che minacciava di portarlo via. Shepard si mise seduto, di nuovo lucido e rivolse a Jack uno sguardo severo, quasi a rimproverarla per averlo disturbato.
- Shepard …- esitò, timida e impacciata come non avrebbe mai immaginato potesse essere, il fastidio sfumò, lasciando posto a una tenerezza inaspettata.
- Non ti aspettavo, Jack. -
Lei si torse le mani, a disagio – Stavo pensando a te e … - sospirò -… forse hai ragione, io ho bisogno …-
Shepard si alzò, le prese una mano e con l’altra le sfiorò una guancia: era felice che fosse lì a condividere con lui l’estasi di quella notte che poteva essere l’ultima.
- È tutto a posto …- mormorò appoggiando la fronte sulla sua - … basta domande.-
Jack si strinse a lui, incredibilmente fragile, vulnerabile come non l’aveva mai vista, si stava abbandonando a lui completamente, in un atto di fede che gli mozzò il fiato: sarebbe bastato un gesto, una parola sbagliata per distruggerla.
La strinse con delicatezza e la sentì singhiozzare piano contro la sua spalla.
- Jack …- mormorò, ma lei lo zittì posandogli un dito sulle labbra.
- Posso sentire il tuo cuore, Andrej … temevo … temevo non l’avessi più.-
Sorrise – Stai diventando romantica?-
- Fan …-
La interruppe con un bacio, sentì Jack esitare, rigida e guardinga.
- Non me ne andrò, Jack. - soffiò sulla sua bocca – Non questa volta.-
E lei gli credette.
Le labbra di Jack cercarono le sue, avide, fameliche, lo baciò con lo stesso ardore di un assetato che si aggrappa a una bottiglia d’acqua.
Shepard la strinse a sé, una mano premuta contro la nuca, l’altra attorno alla vita, come se staccarsi da lei significasse perderla, come se perderla significasse morire. Fino a quel momento non si era reso conto di quanto disperato fosse il suo bisogno di lei, lei che nella sua follia gli aveva mostrato la via per risalire dal baratro che lo stava inghiottendo.
Si lasciarono cadere sul letto, abbracciati, l’energia oscura che avvolgeva i loro corpi, sfiorando la loro pelle, accarezzandoli come un brezza leggera.
Le mani di Shepard esplorarono il suo corpo, svelando ciò che i tatuaggi celavano alla vista, ma non al tatto. Trovò ogni cicatrice, immaginò le loro storie … avrebbe voluto prometterle che non ce ne sarebbero state altre, ma era una promessa che non poteva farle.
Jack tremò sotto le sue dita, sentì il sapore salato delle sue lacrime ma non le chiese perché piangeva, non ce n’era bisogno. Al suo posto avrebbe pianto anche lui.
La amò sinceramente quella notte, con la stessa ingenuità con cui aveva sognato la gloria della battaglia. Era l’amore di un ragazzo che la vita non era ancora riuscito a corrompere, che credeva nella purezza degli esseri umani e nell’inevitabile trionfo del bene sul male.
Nell’unione dei loro corpi dimenticarono ciò che aveva unito le loro anime, sotto la luce brillante delle stelle Jacqueline e Andrej si amarono, avvolti da un bozzolo di energia oscura, senza serbare ricordo di ciò che erano stati, rapiti dalla visione di ciò che avrebbero potuto essere.

 


* Lev Tolstoj: Guerra e Pace libro I.
 
  
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