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Autore: Angel_15    21/07/2013    4 recensioni
Kim Jonghyun: Un cameriere che lavora nel ristorante coreano della sua famiglia, giá da un paio di anni emigrata in Italia. Questa vorrebbe rispedirlo in Corea, convinta che in quel paese sarebbe impossibile per lui trovare una ragazza coreana (Perchè pensarlo accanto a una ragazza italiana sarebbe fuori discussione) con cui sistemarsi e mettere su famiglia.
Eva Fornieri: Una semplice diciassettene. I genitori (Proprietari di una grande catena di alberghi) vorrebbero che intraprendesse una relazione con il figlio del proprietario di un'altrettanto grande catena di ristoranti. Cosicchè un giorno le due imprese possano unirsi.
***
Lui coreano, lei italiana. Due culture cosí diverse.
Niente li accomuna. Le tradizioni, lo stile di vita, le abitudini, il taglio degli occhi. NIENTE!
La sola cosa che li lega è l'autoritá di due famiglie estremamente tradizionaliste. Convinte che il bianco si sposa col bianco e il nero si sposa col nero.
Cosa accadrebbe se il destino decidesse di far incrociare due strade cosí differenti? Potrebbe nascere qualcosa da quest'enorme differenza culturale? E le famiglie sarebbero disposte a superare e accettare tutto ció?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jonghyun, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Beautiful Night

 
 

Chissà quante volte aveva già sentito una canzone, una voce,un suono. Centinaia, probabilmente migliaia di volte. Ma mai, mai niente era stato in grado di lasciarla interdetta in quella maniera. Di farle esclamare un frase in quel modo. 

E chissà quante persone avrebbero pensato di ascoltare una semplice canzone scritta da un diciottenne coreano. Ma lei no. Non poteva crederci, non poteva essere stato LUI a creare quella... Quella splendezza! E non poteva possedere una voce così fantastica, no non era possibile.

< Sul serio ti piace? > 

Annuì a malapena dopo essere diventata rossa peperone per via di quell'improvvisa esclamazione.

< Non è che lo dici solo per farmi contento? >

< No no, assolutamente no >

< Bhè, fatto sta che devo ancora finirla, e poi... Bho non so. Secondo me manca qualcosa >

< Secondo me è perfetta > 

Jonghyun stava quasi per arrossire.

< E dai non esagerare > 

Eva non aggiunse parole per paura di arrossire ulteriormente anche lei. Spostò lo sguardo altrove e notò un quadro appeso alla sua destra. Chiaramente dipinto a mano, raffigurante un ponte davanti a un cielo notturno. Pensò un attimo a dove l'aveva già visto e poi si ricordò che quello era il ponte vicino casa sua.

< L'hai dipinto tu? > Chiese a Jonghyun indicando il quadro.

< Io? No, no. Faccio schifo a disegnare > Almeno aveva trovato qualcosa in cui non era bravo < L'ha fatto mia sorella >

< Caspita! > Esclamò avvicinandosi per guardarlo meglio < Ma è fatto veramente bene, siete una famiglia di talentuosi >

Ecco un'altra esclamazione che avrebbe preferito tenere nella sua testa. Menomale che era di spalle, così Jonghyun non pote notare la sua evidente espressione imbarazzata.

< Disegna da quando è piccola, quando è venuta qui ha voluto trovare un posto bello da ritrarre e ha scelto quel ponte >

< Ha fatto bene. E' stupendo quel posto > Le venne in mente quando da piccola ci andava con la sua famiglia, quando i suoi genitori non erano ancora diventati degli oppressori come erano adesso. Le vennero in mente le passeggiate e i tanti piknic nel prato lì vicino.

Il sorriso che le si era formato, scomparì quando le vennero in mente altri episodi. Quando andava su quel ponte con lei. A scherzare, a fare le sceme, a chiaccherare, a discutere dei loro problemi. 

Prima che lei se ne andasse. Prima che Eva diventasse un robot rinchiuso dentro casa. Quando erano ancora insieme.

Cercò di ricacciare dentro una lacrima che minacciava di uscire e ancora una volta ringraziò di essere di spalle. 

< Anche lei lo pensa >

< Come? > Chiese Eva risvegliandosi all'improvviso dai suoi pensieri.

< Anche mia sorella pensa che sia stupendo >

< Come darle torto? >

< Non so, io non ci sono mai stato? >

< Cosa?! > Esclamò voltandosi di scatto verso di lui.

< Non sono un tipo che esce molto > Si giustificò.

Ecco un altra cosa che avevano in comune...

< Che centra? > Sembrava quasi volesse rimproverarlo < E' il posto più bello della città. Non si può... "Non averlo mai visto". Un giorno devi assolutamente andarci >

< Ma non so neanche dov'è. Non saprei arrivarci >

< Te lo dico io! Conosco la strada a memoria, non è molto distante da qui. Mi raccomando vacci di sera, le stelle viste da lì sono uno spettacolo incredibile. Hai un pezzo di carta? >

< Per farci che? >

< Così ti ci scrivo le indicazioni per andarci >

< Perché invece non mi accompagni tu? Andiamoci insieme stasera >

Eva sbiancò completamente. Le ci vollero un paio di secondi per realizzare che un ragazzo la stava praticamente invitando a vedere le stelle quella sera. Le parole le rimasero bloccate in gola da che, sentiva molto chiaramente, la sensazione allo stomaco ritornare.

< N-noi? S-stasera? T-Tu vuoi... >

< Non voglio costringerti ovviamente. E' solo che, tu conosci la strada, hai detto che le stelle da lì sono belle quindi pensavo... Ma se non vuoi fa niente >

< No, no... > Stavolta cercò di non essere impulsiva < Mi piacerebbe invece > Rispose con un sorriso.

Jonghyun avvertì una strana sensazione. Una specie di... Gioia, nell'udire quella risposta.

< Allora ti va se ci vediamo alle 21.00? >

< Si > Già stavano entrambi pensando a qualche scusa da dire alle rispettive madri < Ti ricordi come arrivare al negozio di musica? >

< Credo di sì >

< Vediamoci lì. Conosco una stradina lì vicino che ti porta al ponte in due minuti >

< Ok >

Stava per sfoderarle un altro dei suoi sorrisi quando un improvviso rumore li fece sobbalzare. Jonghyun estrasse dalla tasca dei jeans il cellulare la cui sveglia, che metteva tutti i giorni per ricordarsi il turno al ristorante, continuava a suonare >

< Uff, scusa > Disse sbuffando, spegnendo la sveglia < Ho il turno al ristorante >

< Tranquillo, ci vediamo stasera >

Si avviarono all'uscita del garage.

< Certo > Rispose lui richiudendo la porta automatica.

< A stasera >

Si avviarono in due direzione opposte: Jonghyun a lavoro, Eva a casa sua.

Appena arrivò, filò subito nella sua camera per evitare il, molto probabile, interrogatorio della madre.

" E adesso che dico a miei stasera? " Fu il pensiero fisso di entrambi quel pomeriggio.

Certo, il problema non era che non li avrebbero lasciati uscire. Ma avrebbero ovviamente voluto sapere dove andavano.

Eva non voleva dire che usciva con un ragazzo. L'interrogatorio si sarebbe triplicato.

E Jonghyun non poteva dire che usciva  con una ragazza italiana. Chissà sua madre che discorso le avrebbe fatto.

Nessuno dei due però aveva degli amici. Quindi quella non poteva considerarsi un eventuale spiegazione.

Sulle prime Eva pensò di inventarsi un ipotetica uscita con Daniele, ma dovette rinunciarvi. le loro famiglie si vedevano troppo spesso, prima o poi sarebbe venuto fuori che non c'era stata nessuna uscita. 

Da ore ormai si torturava alla ricerca di una soluzione quando lo sguardo le ricadde su un oggetto posto nell'angolo della stanza: La sua cartella scolastica.

< Ma certo! > Esclamò.

Forse ci sarebbe voluto un pò a convincerli, ma sapeva che scusa inventarsi. 

Balzò giù dal letto dov'era seduta e si diresse al piano di sotto. Era quasi ora di cena, ed anche suo padre era rientrato a casa.

< Mamma, papà >

< Ciao tesoro > La accolse suo padre.

< Ciao, posso uscire stasera? >

< Eh? > Chiese Fabrizio stupito.

< Ci sta prendendo l'abitudine caro. Oggi è uscita due volte, a quanto pare c'entra un ragazzo >

Quella boccaccia di sua madre...

< Daniele? > Chiese lui speranzoso.

< No, insomma posso? > Chiese cercando di sviare dall'"argomento ragazzi".

< Dove vuoi andare? >

< Una mia compagna mi ha chiamata, ha detto che stasera hanno organizzato la cena di classe dato che non l'abbiamo potuta fare alla fine dell'anno > 

< E tu ci vuoi andare? > 

< Si. Perché, che c'è di strano? >

< Non è che sei sempre stata molto... Amica, con i tuoi compagni di classe >

< Bhè... Ma è la cena di classe. Mi sembra... Giusto andarci >

< Ma a quella dell'anno scorso non ci sei voluta andare >

< Si, ma... E' che... >

< Suvvia, Manuela. Non fare tante storie, per una volta che esce >

Eva ringraziò mentalmente suo padre.

< Si, hai ragione. Esci pure cara, mi raccomando non fare tardi >

" Missione Compiuta! "

< Grazie! > Salutò i genitori e si diresse fuori casa. 

Erano appena scoccate le 20.00. Mancava ancora un ora, ma era dovuta uscire per forza prima. Non poteva uscire per una cena alle 21.00. Decise di dirigersi al luogo dell'appuntamento e aspettare l'arrivo del ragazzo.

Non le ci volle molto ad arrivare, ed appena fu lì si sedette su una panchina.

Fortunatamente, nella sua tracolla bianca che si portava sempre dietro, teneva due dei suo libri tascabili dalla collezzione del suo scrittore preferito.

Ne tirò fuori uno e lo aprì a un capitolo a caso. 

"L'attesa" era il titolo del capitolo. Sembrava proprio adatto alla situazione. Iniziò a leggerne le prime righe, ricordò che il titolo era dovuto alla protagonista del racconto che, nell'aspettare un caro amico di famiglia di ritorno da un viaggio di lavoro, scopre di provare qualcosa per lui.

Una frase in particolare la colpì, nonostante avesse letto quel libro almeno una decina di volte.

" A volte ciò che è evidente appare invisibile. E rischiamo, proprio per questo, di perdere un'occasione che potrebbe essere decisiva per la nostra vita. Ma se il destino gioca dalla nostra parte, e se quell'occasione è realmente la svolta che attendiamo, tutto avverrà in modo automatico. "

Non seppe esattamente cosa la colpì di quelle parole. Fatto sta, che le rilesse tre volte.

Tentò di andare avanti con la lettura ma una sorta di reazione involontaria la distrasse. Aveva inspiegabilmente iniziato a picchiettare il piede a terra. Quasi, istintivamente guardò l'ora.

Mancava ancora un po'. Ma la forza di andare avanti col racconto proprio non le veniva.

Forse perché c'era una domanda ancora priva di risposta che, quel pomeriggio, aveva tentato di ignorare. Perché era sbiancata quando Jonghyun l'aveva invitata? E perché era tornata la sensazione allo stomaco?

Non poteva essere dovuta al solo fatto di essere stata invitata da un ragazzo. Quando Daniele la invitava non provava quella sensazione, anzi provava fastidio. Certo non che Daniele le stesse granche simpatico, tutt'altro. 

Forse, allora. Per Jonghyun provava simpatia?

Impossibile. Lo conosceva da appena tre giorni. Non si poteva fare un opinione su una persona in così poco tempo. Soprattutto perché, da un paio di anni a questa parte, era diventata molto selettiva nel scegliere le persone a lei care. Le ci voleva tempo, molto tempo, per capire se una persona poteva diventare sua amica. Infatti, per motivi che conosceva bene, non ne aveva nessuno di amico. 

O meglio, non ne aveva più nessuno.

E comunque, con quelli che aveva avuto in passato, non aveva mai provato quella sensazione conoscendoli. Provava simpatia, fiducia a volte anche stima.

Ma quella sensazione no. Era nuova, ed era nata poche ore dopo il primo incontro con Jonghyun. 

Ripensò a cosa poteva essere dovuta. Ripensò al loro primo incontro, forse le era sfuggito qualche particolare. Le tornò in mente che quella sera era stata piuttosto strana. Ricordò di essere arrossita un paio di volte, guarda caso, quando aveva visto lui. Ricordò che era arrossita anche al loro secondo incontro. Ricordò la piccola scossa che aveva avvertito toccando il suo braccio quella mattina. Ricordò di aver pensato che lui avesse un bel sorriso.

Forse lì stava la chiave di tutto.

Forse la metteva a disagio uscire con un ragazzo... Attraente.

Perché ormai doveva ammetterlo a se stessa. Jonghyun era un bel ragazzo. Non poteva certo definirlo uno sgorbio, come pensava invece di Daniele, o della maggior parte dei suoi compagni di scuola.

Ma c'era un altro interrogativo. Uno che si era posto anche Jonghyun. Aveva veramente provato felicità nell'accettare l'invito? E se si, perché? 

Quella era la domanda a cui veramente non avrebbe saputo trovare spiegazione.

Eva non si accorse che, mentre lei si faceva ottomila domande, l'ora era passata e i suoi pensieri furono interrotti dal suono dei passi del ragazzo che le si avvicinava salutandola con la mano.

Attraente. Si, su quello non c'erano assolutamente dubbi. 

Si era cambiato, ovviamente dopo una giornata di lavoro. Indossava dei pantaloncini corti fino al ginocchio, un paio di scarpe da ginnastica e una t-shirt.

Ai suoi aveva raccontato una balla legata al concorso musicale per cui, secondo loro, sarebbe stato impegnato per un paio d'ore.

< Ehi >

< Ciao >

< Hai fatto i complimenti a tua sorella da parte mia? >

Altro interrogativo a cui non aveva pensato. Dove trovava quella spontaneità?

< Oh, cavolo! Mi sono dimenticato scusami > Disse portandosi una mano dietro la testa.

< Mhh, me lo prometti che glielo dirai? >

< Glielo dirò se le stelle saranno davvero così belle come mi hai assicurato >

< Oh, fidati. Saranno anche più belle di come le immagini > 

< Vedremo >

< Bhè andiamo subito a verificare allora >

Senza aggiungere altro imboccò una stradina che prima Jonghyun non aveva notato. 

< E' questa la scorciatoia? > Chiese seguendola.

< Si, seguendo quest strada il ponte è praticamente qua dietro >

Dopo un paio di metri infatti, iniziò a spuntare l'acqua del corso del fiume.

Jonghyun ed Eva camminarono a fianco su una stradina non asfaltata che dava sull'acqua fino ad arrivare, dopo neanche due minuti di cammino, ad una specie di montagnetta.

< Eccoci, di là c'è il prato da qui si vede il ponte >

La montagnetta non era molto ripida, ma quando Eva tento di salire, scoprì di non possedere più la stessa agilità che aveva da bambina.

Jonghyun invece fù più veloce, indietreggiò di qualche passo e dopo la corsetta iniziale riuscì a salire.

Si accorse della difficoltà della ragazza e le tese la mano. Lì per lì Eva non ci pensò su. Afferrò istintivamente la mano, ma a quel tocco sentì ritornare la piccola scossa. Tentò di non lasciarsi distrarre per evitare di cadere, e alla fine riuscì anche lei a salire. Nel compiere l'ultimo passo però Jonghyun, per sbaglio la tirò troppo a se. I loro corpi si ritrovarono ad una vicinanza per cui, inevitabilmente, l'imbarazzo non pote non impossessarsi di loro.

Si voltarono e Jonghyun rimase letteralmente a bocca aperta. Eva non aveva per niente mentito. Quel ponte era stupendo. Ancora più bello da come l'aveva visto nel dipinto di SongDam.

< Ti piace? > 

< Tantissimo >

< Guarda > Disse indicando il prato davanti a loro < E' da qui che si vedono bene e stelle >

Scesero da quella collinetta e quando arrivarono al prato si accorsero di una cosa piuttosto evidente. Erano ancora mano nella mano. Si staccarono subito cercando di non farsi impossessare di nuovo dall'imbarazzo.

Jonghyun si guardò intorno e fece un gesto che lasciò Eva interdetta. Si stendette sull'erba a pancia in su.

< Che fai? > 

< Faccio come fanno tutti > Le rispose invitandola, con un gesto della mano, a fare lo stesso.

Si guardò in torno e notò che in effetti il prato era pieno di persone stese a terra a guardare le stelle sulle loro teste.

C'era un particolare piuttosto rilevante che forse, pensò, Jonghyun non avesse notato.

Erano tutti stesi a coppie, e la maggior parte di queste erano coppiette intente a scambiarsi diverse effusioni d'affetto.

Cercò senza risultati di non badarci ma si stese comunque anche lei dal verso opposto del ragazzo. poggiando ,però la testa accanto alla sua.

< Ok, manterrò la promessa >

< Mhh? >

< Farò a mia sorella i complimenti da parte tua sul quadro > 

< Ah quindi ti piacciono, eh? > Chiese alzando lo sguardo anche lei per godersi quel bellissimo cielo notturno.

< Stupende >

Eva fu totalmente d'accordo. Un tempo era stata un sacco di volte su quel prato a godersi le stelle. Ma, chissà perché, non erano mai state belle come quella sera.

A un tratto si ricordo le parole che una volta suo padre le disse quando era piccola. 

" Le stelle ti sembreranno sempre più belle quando le vedrai con qualcuno di importante "

Ma non riuscì a trovare il nesso. Le sembrò insensato. Non si ricordava una notte visibilmente più bella.

Poi si ricordò altre parole. Parole che aveva sentito quella mattina.

< Have you never seen such a beautiful night? > Esclamò quelle parole intonandole nella melodia della canzone di Jong.

Rimase sorpresa da due cose. Si era ricordata parole e ritmo di una canzone che aveva sentito una sola volta e le aveva appena cantate. 

Ma non fu l'unica a sorprendersi, Jonghyun infatti sgranò gli occhi al suono della sua voce.

< Ma, hai fatto tanto i complimenti a me ma... Anche tu te la cavi >

< Cosa? > 

< A cantare. Non mi avevi detto che lo facevi anche tu >

< Ma io non canto > Rispose visibilmente confusa.

< Bhe, allora hai un intonazione naturale >

< In che senso? >

< La tua voce è... Bella >

Arrossì dalla punta dei piedi fino alla testa. La sua voce era bella? 

Proprio lui glielo stava dicendo? Proprio lui che possedeva una voce che Eva aveva definito innaturale e un talento che quella mattina l'aveva lasciata senza parole... Lui le stava facendo un complimento sulla sua voce?

< G-Grazie > 

Rimasero per qualche minuto a fissare ancora le stelle quando una lampadina si accese nella testa di Jonghyun. Ruotò la testa e osservò per alcuni secondi le coppiette intorno a loro. Trasmettevano gioia, felicità, affetto e tenerezza anche solo a guardarle.

Poi si alzò di scatto esclamando: < Ma certo! >

Eva sussultò e chiese: < Cosa? >

< Ho capito. Ho capito cosa c'è che non va nella canzone >

Lo osservò confusa.

< Nella mia canzone manca il messaggio, non c'è abbastanza trasmissione di sentimenti. So cosa manca... E ora, grazie a te, so come rimediare >

< Grazie a me? > Era ufficialmente ancora più confusa.

Il ragazzo si girò e la guardò dritta negli occhi.

< Canta con me Eva. Al concorso, duettiamo la mia canzone insieme >

 
 
 
Avevo detto "Se tutto va bene pubblico mercoledì" e infatti... Non è  andato tutto bene.
Il capitolo era già pronto da quel dì, anzi a dire il vero ne ho già pronti una decina, quindi tranquilli! Non ho assolutamente intenzione di abbandonare questa FF. Anche perché ho già in testa tutta la trama compreso il finale, quindi non c'è rischio che rimanga senza ispirazione. So Don't Worry Guys xD (?)
In questi giorni però sono in vacanza in sardegna e, ovviamente, mi sono portata il PC dietro. Ma siccome sono inteligiente mi sono dimenticata a casa il cavo della batteria .------. Si lo so, sono un genio >.<
Fortunatamente però, quella buon'anima di mia zia, vedendo la mia disperazione cronica dato che giravo per casa con espressione cadaverica ripetendo "Devo pubblicare, devo pubblicare", è andata a chiedere al vicino di casa che (Botta di culo) ha il mio stesso PC e quindi la stessa batteria! *festeggia*
Quindi, oltre a ringraziare il vicino di casa di mia zia... Ringrazio aris_no_nami per aver messo la storia tra le ricordate, giusytae99 tra le preferite e fan_harry_potter_twilight, Angie99, masami_99 e _Veronik_ tra le seguite. L'ho già detto ma lo ripeto lo stesso... IO VI ADOVO! Vi adovo, vi adovo tutti quanti. Senza di voi che mi sostenete non avrei la forza che mi spinge ad andare avanti con la storia. 
Al prossimo capitolo ;-) Che probabilmente pubblicherò al ritorno dalle vacanze (cioè tra circa una settimana). Bye <3
 
Ps: Per chi stesse seguendo anche l'altra mia Fic su Taemin, cercherò di aggiornare il prima possibile!      
   
 
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