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Autore: malpensandoti    21/07/2013    8 recensioni
Parliamo dei fiori che mi hai comprato, del mio “Non sono veri”, del tuo sorriso che si è incrinato. Hai detto: “Sono i miei preferiti”
Non appassiscono e non c’è bisogno di acqua, li ho messi in terrazza per bellezza, ti ho chiesto scusa. Ho riso. Mi dispiace.

Missing moment della fanfiction "No church in the wild", da leggere anche separatamente
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Siccome pioveva'
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Va bene, ok hai paura, capisco ce l'ho anche io,
e capisco pure tutto ma mi butto se mi provi a dire addio.
Scherzo, però sai è questo che mi piace di me,
che rido ultimo e bene se sto con te, parliamone.

 



Ad Emma, le persone serie non sono mai piaciute. Le piacciono le borse, gli smalti colorati e i braccialetti costosi, il terzo piano di Harrods e i tacchi di Megan. Le piacciono i vestiti di Chanel che le spedisce sua madre dell’America, il telefono nuovo che le ha comprato suo padre, il colore dei capelli di India, la camicia firmata di Louis Tomlinson e il pancione di Olivia.
Ma non le persone serie.
E le piacciono le foto, le gite al mare, l’anello di Tiffany che le ha regalato sua sorella per il compleanno, l’estate e i film di Quentin Tarantino.
Ma non le persone serie.
Ad Emma piace ridere, ridere sempre, ridere per una canzone o una battuta, ridere per un vestito o un messaggio, per la sua voce registrata, per Megan che ha rotto un tacco, per Dalia che non trova le scarpe, per Candice che ha le guance rosse, per Olivia e il suo pancione e per India che alza gli occhi al cielo col suo sorriso impertinente.
Ma le persone serie, quelle del “adesso parliamo”, l’hanno sempre messa in soggezione.
Parlare, ma parlare di cosa? Del tempo, di quanto fuori faccia schifosamente freddo? Di come Leonardo DiCaprio sia bello nell’ultimo film? Della signora che in metro le ha pestato il piede? Del sorriso imbranato di Candice quando si parla di Zayn? Di amore? Di sesso? Parlare di cosa?
Liam lo ripete spesso, “dobbiamo parlare”. Di solito congiunge la mani sotto il mento, allarga appena le ginocchia sul divano di casa e aspetta pazientemente che Emma si sieda sulla poltrona. Ma lei non lo fa mai. Ride e: “Ancora?”
India è l’unica persona che riesce a farla ragionare sul serio. Perché India è istintiva, si arrabbia, le dà della stronza, l’afferra per le spalle e la fa sedere a forza sul divano. Ma Liam è calmo, troppo calmo. Non ha restrizioni, le parolacce le dice raramente e comunque si scusa sempre.
“Tu hai solo paura, Emma”
“Non è vero”
“Guardami”
“Basta”
Parlare di cosa, Liam? Di noi, di te che mi guardi con quegli occhi e mi fai solo male? Delle mie gambe che tremano e il ticchettio delle mie dita? Dell’esame andato male, di mio padre che mi ha tolto il conto in banca? Parlare di Megan e Louis, lui che vuole sposarla e non sa dire ‘ti amo’ proprio come me? Parlare di quando ti ho graffiato la schiena e tu mi hai stretto i fianchi tanto da lasciare i segni?
Vorrei parlarti con tutta me stessa, dirti che sei bello da far paura, che i nuovi capelli ti donano anche se non potrò più giocare coi tuoi ciuffi quando dormi. Vorrei parlare di quando ti ho detto che andavo a trovare Olivia e invece sono andata in discoteca con Megan, di quando ho fatto la torta e si è bruciata, ma tu mi hai sorriso in quel mondo così prezioso. Hai detto: “L’hai fatta tu? Per noi?”, e io non ho avuto il coraggio di dirti la verità. “No, l'ha portata Olly, abbiamo cercato di aggiustarla ma non ci siamo riuscite”
Il fatto è che mi sento soffocare dai tuoi “Non ti sto obbligando”, “Non dobbiamo stare insieme se non sei felice”. Mi manca il respiro e allora rido, “Ma io sono felice”
Parliamo della tua collega, quella con le scarpe alte e la scollatura volgare, che ha il rossetto dei grandi magazzini ma che ci prova lo stesso con te. Parliamo di tua madre, di come mi ha squadrata da capo a piedi, del suo “Un ragazzina dei quartieri alti” quando credevi che stessi dormendo.
“Mio padre tradisce mia madre”
“La cosa ti rende triste?”
“Tantissimo. Mi sento presa in giro”
“E allora perché stai sorridendo?”
Parliamo di quanto la camicia nuova ti stia bene, parliamo del nuovo colore di capelli di Megan, parliamo di Zayn Malik e delle sue cicatrici.
Hai mai notato quanto le nostre mani combacino tra di loro? Come sia bello svegliarsi sudati per lo stare troppo vicino? Ci hai mai fatto caso, allo sguardo di tua sorella ogni volta che mi abbracci?
E allora parliamo di quando Harry Styles legge le sue bozze alle nostre serate, parliamo di India che ha sempre gli occhi lucidi, le loro mani che si cercano ma non si riescono a trovare, di te che mi ammonisci perché guardo il telefono, dici: “Sembri maleducata”
E invece ho solo paura.
Ci hai mai fatto caso, alla serietà delle parole che Harry scrive? E al silenzio che si crea a tavola, ogni volta che lui legge? Sembra che perfino ciò che c’è dentro la pancia di Olivia smetta di scalciare. E io mi chiedo spesso perché la gente smetta di ridere.
Siamo in due universi paralleli, India dice che c’è stata una collisione ma che io non voglio vederla. Tu ti siedi sul divano, aggrotti le sopracciglia come ogni volta che sei concentrato e io mi mordo l’interno guancia e faccio finta di non vederti.
“Emma, sono serio. Smettila di comportarti da stupida”
“Tu sei sempre serio”
“Guardami”
“No”

Parliamo del divano da cambiare, le tende nuove che ho comprato, del tuo: “Mi piace quando cucini per me” mentre provavo a mettere in forno il polpettone. Parliamo dei programmi alle due di notte che nessuno vuole seguire, delle tue mani sempre pazienti, dei tuoi baci sul collo, di me che non respiro e di te che mi tieni a galla.
“Mi dispiace, ho paura”
“Cos’hai detto?”
“Siamo in ritardo”

Parliamo dei fiori che mi hai comprato, del mio “Non sono veri”, del tuo sorriso che si è incrinato. Hai detto: “Sono i miei preferiti”
Non appassiscono e non c’è bisogno di acqua, li ho messi in terrazza per bellezza, ti ho chiesto scusa. Ho riso. Mi dispiace.
Il silenzio mi mette a disagio, mi sento spogliata di tutto ciò che indosso. Hai ragione, ho paura. La gente dice che ho un bel sorriso, da piccola mi stringevano le guance, io ridevo e arrossivo. Ho solo questo, ho solo il sorriso, Liam, e se mi togli questo, chi mi assicura che tu ci sarai per sempre?
Ho paura perché se parliamo un giorno potrai dirmi che non sono più bella perché non sorrido, noterai che ho le labbra troppo grosse e gli occhi troppo spenti, che il mio viso è scavato e la mia voce troppo rauca.
“Dobbiamo parlare”
Di solito lo si dice nei film, dopo c’è la rottura e poi le lacrime. Mamma mi ha detto “dobbiamo parlare” e poi è scoppiata a piangere. Il divorzio, il divorzio e papà che la tradisce. Ho sorriso, “Fa lo stesso, mamma”
Di cosa dobbiamo parlare, Liam? Perché noi parliamo, lo facciamo sempre. Però io non ti dico niente, parlo di noi e non ti dico che ti amo.
Nella serietà, nel silenzio, non c’è spazio per me, i miei vestiti, le scarpe firmate e il telefono. Non ci entra tutto, non c’è il mio sorriso.
E tu come puoi amarmi se io ti non sorrido?
Sono solo una ragazza viziata, che pretende tutto e non dà nulla in cambio. Te lo voglio sentire dire, che mi ami con tutto te stesso.
Parliamo del mio egoismo, dei miei “Grazie” ai tuoi “Ti amo”, tu che scuoti la testa e non ti arrabbi più.
Parliamo dei figli che io non voglio ma tu desideri, la casa a Brighton che vuoi prendere a tutti i costi, il tuo lavoro coi bambini, io che sbuffo perché mi danno fastidio e tu che ridi, “Pensa quando saranno i nostri”.
Non ce la faccio, non ti posso dire che ti amo se sorrido, l’ho imparato a mie spese. Risulta una presa in giro, per queste cose ci vuole la serietà di India che io non possiedo.
Tu l’hai capito, sei paziente, non mi vuoi costringere, dici, io sono fatta così e tu lo sai.
E io? Io lo so?
Parliamo dei fiori che non sono ancora appassiti, parliamo della torta bruciata che era per noi, parliamo del respiro che mi togli, parliamo di noi sotto le coperte.
“Dobbiamo parlare”
Lo so, Liam. Parliamo.
Un giorno di questi te lo dico, lo giuro.
Fammi spazio tra il silenzio e te lo dico.
 


 



 Che cos'è questo?
Forse la one-shot più difficile della storia, e poi ho capito che mi bastava una puntata di csi e un piatto di pasta al pesto, per scriverla.
Ho voluto - dovuto - scrivere in questa maniera perché sì, perché era emma, stavolta, a parlare.
Emma, quella vera, probabilmente non leggerà mai questa one-shot, glielo dirò ma non la cercherà. Ora anche voi sapete il perché.
Spero con tutto il cuore che vi sia entrata nel cuore, che vi abbia lasciato qualcosa di profondo.
Si è conclusa definitivamente questa serie di one-shot, ora parte ufficialmente la long, che ho già pubblicato.
Anche se in vesti diverse, potete trovare Emma e Liam e tutti gli altri, qui, in No church in the wild
Un saluto ad Emma, la mia, che ora è a Londra che però non le piace, ti voglio bene, anche oggi.
Per tutte voi, grazie immensamente. Per tutto. Grazie perché senza di voi, probabilmente avrei già abbandonato il sito.
E invece sono ancora qui, e ci siete anche voi.
Sapete dove trovarmi, Ask - Twitter - Facebook
A presto,
Caterina

 

  
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