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Autore: _S_Barker_    01/02/2008    1 recensioni
I pensieri di Sirius, come li immagino io, dopo la morte di James e Lily, la sensazione di fallimento e abbandono che lo circonda. Le recensioni sono gradite.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho scritto questa breve one-shot solo perchè mi andava, e ho deciso di pubblicarla. Questi sono, a parer mio i sentimenti di Sirius Black dopo la morte del suo migliore amico. Ho aggiunto una parte alla fine, molto "fantasiosa".
Le parti in corsivo sono prese dai libri (a volte ho leggermente cambiato qualcosa, ma se volte dei riferimenti, potete trovare una parte in "Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban", alle pagine 30-31; l'altra parte è presa da "Harry Potter e l'Ordinde della Fenice", pagina 746, entrambe dalla versione italiana).
Gradirei recensioni, sia negtive che positive, purchè siano costruttive. Buona lettura.


Come se fossero stati due gemelli, lui se ne era accorto subito. L'aveva saputo. Prima ancora che gli arrivasse il gufo di Silente, lui l'aveva sentito, come se se ne fosse andata una parte di lui.
Era sera, tardi. Un bel giovane di poco più di vent'anni era seduto ad un tavolo, chino su un libro, illuminato dalla debole luce di una candela, quando all'improvviso aveva sentito freddo, aveva sentito la vita scivolargli via. Eppure lui era ancora vivo, respirava. Poi aveva capito. Come in trance, si era alzato, chiudendo il libro. Poi un gufo era entrato dalla finestra. Aveva aperto la lettera, a il suo sesto senso aveva avuto ragione. I suoi timori erano stati confermati. No, no, no. Lily e James. No.

«Hagrid, dallo a me, sono il suo padrino..» sussurrò Sirius, tendendo le braccia verso il fagotto fra le braccia del gigante.
«No Sirius, devo portarlo a Silente» ribattè Hagrid deciso.
Sirius guardò ancora una volta con tristezza il bambino, che dormiva profondamente. Poi scese dalla moto e la porse ad Hagrid.
«Prendila, a me non serve.»

«Lily e James, Peter! Come hai potuto?» urlò Sirius, in preda alla rabbia. Non aveva ancora pianto. Non era possibile. Doveva piangere, sfogarsi. James Potter era tutto per lui.. E ora non c'era più. Strinse più forte la bacchetta.
«Tu li hai traditi, Sirius! Tu!»
Sirius scoppiò in una triste risata, senza traccia di allegria. Continuò a ridere, mentre le prime lacrime iniziavano a solcargli il viso.
Era colpa sua. Lui aveva suggerito di usa Peter, lui.. Era tutta colpa sua. Aveva fallito, li aveva spinti fra le braccia del nemico. Che senso aveva, adesso, continuare a combattere? Per cosa? Per chi?
Poi un'esplosione. Morti. Polvere. Urla. Solo un dito in mezzo alla strada, Auror che lo afferravano, mentre la risata diventava isterica e le lacrime ormai scorrevano come fiumi. E lui si lasciò portare via, perchè ormai nulla aveva più senso.

Felpato avanzò silenzioso nella notte.
Dal numero 4 di Privet Drive, era appena corsa fuori una figura esile. Sotto la luce del lampione, intravedeva dei capelli neri disordinati, gli occhi verdi e un pauoi di occhiali. Aveva in mano la bacchetta, una gabbia e un baule sotto il braccio. Era così simile a suo padre..
Harry Potter avanzò nella notte. Sirius ricordò quando James camminava, silenzioso, nei corridoi di Hogwarts. Guardò con tenerezza il ragazzo. Quel tredicenne magrolino, era l'unica cosa che restava di James e Lily, l'unica cosa che James gli avesse lasciato, quella sera in cui se ne era andato, tanti anni prima.
Harry corse per un po' poi crollò su un muretto, ansimando; dopo un po' di tempo, inizò a guardarsi intorno, sembrava pensieroso. Che buffo, aggrottava la fronte proprio come James.
Strinse la bacchetta e aprì il baule con un calcio; frugò dentro, poi si alzò di scatto e guardò verso l'angoloin cui si nascondeva Felpato, quasi sapesse che era lì.
«Lumos» mormorò il ragazzo, e una luce abbagliante illuminò la strada; travolse il grosso cane nero e Harry indietreggiò, inciampando nel baule.

Felpato corse via nella notte, silenzioso, agile, sparendo alla vista del ragazzo terrorizzato.
Quel ragazzo non era James. Non era il suo migliore amico, il fratello che avrebbe voluto, il compagno di scherzi e cretinaggini, l'amico su cui contare sempre; non era James Potter. Era solo la sua immagine, no? James non sarebbe tornato, mai. L'unico modo per ritrovarlo, era raggiungerlo.
Era stato tentato tante volte di raggiungere Lily e James. Dopo tutto, quel ragazzo era stata la sua vera famiglia, era stato più di un amico, più di un fratello; tutta la sua vita, era quel ragazzo. Che da dodici lunghi anni non c'era più.
Lo rivide nel buio della notte: un giovane alto e magro, i capelli arruffati, gli occhi color cioccolato pieni di affetto. Avrebbe dato qualsiasi cosa per rivederlo. Qualsiasi cosa. Per raggiungerlo. Eppure sapeva che non era ancora arrivato il suo momento. Doveva ancora combattere, per Harry, per James, per Lily.

*Quasi tre anni dopo*
«E' tutto qui, quello che sai fare?» urlò Sirius a sua cugina Bellatrix, mentre schivava un fiottò di luce rossa. «Avanti, puoi fare di meglio!» La voce echeggiò nella vasta sala, dove solo loro continuavano a combattere.
Rise, e la donna ne approfittò. La seconda maledizione lo colpì in pieno petto.
La risata non si era ancora spenta sul viso, ma il colpo gli fece sgranare gli occhi.
Agli occhi dei presenti, Sirius parve impiegare un' eternità per arrivare a toccare terra: si piegò con grazia e cadde all'indietro oltre il velo logoro appeso all'arco.


Come se stesse sognando, Sirius avvertì la mano ruvida di James afferrare la sua e stringerla. Era venuto a prenderlo. Era tornato. O forse, era semplicemente lui che andava via e lo raggiungeva, finalmente. I suoni attorno a lui si fecero soffocati, i colori sbiadirono. Udì la voce di Harry, gridava il suo nome, gridava che non se ne era andato, disperato; ma era troppo tardi. Avvertì la disperazione nella sua voce, il dolore immenso che provava trafisse anche lui, squarciandogli il petto, ma qualche secondo dopo si rese conto di non provare più alcun dolore.
sarebbe voluto tornare indietro solo per un secondo e stringere quel ragazzino tormentato, dirgli che doveva andare così, era arrivato il suo momento, rassicurargli che sarebe andato tutto bene, ma non poteva.
Forse, però, stava solo sognando. I suoni intorno a lui si fecero sempre più soffocati, finchè non fu circondato da silenzio. Attraverso le palpebre serrate intravide una luce abbagliante. Schiuse gli occhi e fu come riemergere dall'acqua; il respiro diventò pian piano regolare e cominciò a mettere a fuoco ciò che lo circondava. Un uomo giovane era chino su di lui. James Potter gli sorrideva, tenendogli la mano.
«Sirius» sussurrò, la voce rotta.
«James..» La voce gli morì in gola. Stava sognando? Era morto, giusto?
Sentì una mano leggera che si posava sulla spalla. Si voltò ad osservare il sorriso di Lily Evans, mentre stringeva la sua spalla, le dita sottili, le unghie corte e curate, gli abbaglianti occhi verdi, il volto circondato dai capelli rosso scuro. Si voltò verso James; entrambi erano esattamente come li ricordava lui: giovani, radiosi, sembrava che il tempo non fosse mai passato per loro, che fossero rimasti ventenni e pieni di speranze.
James lo circondò con le braccia, stringendolo in un abbraccio fraterno, e Sirius si sentì a casa, dopo tanto tempo. Avrebbe voluto dirgli tante cose; quanto gli era mancato, quanto gli erano mancate le loro cazzate, le loro risate, quanto gli era mancato quel sentirsi vivo con lui. Ma non trovò le parole, e tacque, mentre anche Lily lo abbracciava.
«Sono morto?» domandò ad un certo punto con voce roca. Lily annuì, e parve rattristarsi.
«Quindi non sto sognando ora?» continuò.
James scosse la testa. «In un certo senso» aggiunse poi.
«Jamie.. Lily.. Mi dispiace, è tutta colpa mia» disse Sirius, non riuscendo più a trattenersi.
«Non è colpa tua, Felpato» lo corresse James. «Non dirlo mai più.»
«Come sta Harry?» chiese Lily, e gli occhi le si riempirono di lacrime.
«Sta.. Bene. Era.. Era disperato, qualche minuto fa.» Si guardò alle spalle, quasi potesse tornare indietro. «Ma sta bene, Silente si prende cura di lui.. Ha conosciuto Lunastorta, sapete? E..» trattenne una risata, «studia Occlumazia. Con Piton. L'altro giorno, casualmente, si è addentrato nei suoi ricordi. Di quando era giovane. Di quando eravamo giovani..»
Lily si fece cupa in viso, mentre James cominciò a ridere e lo incitò a continuare.
«Beh, sapete.. Ha visto i nostri G.U.F.O...»
«Basta così» lo interruppe Lily, ma anche sul suo viso si intravedeva l'ombra di un sorriso.
«Sono contento di riverdeti, Ramoso.»
James annuì, quasi a dire «anch'io», poi scoppiarono a ridere. Come tanti anni prima. Come se non fossero passati tutti quei giorni di solitudine, come se fossero ancora a scuola, giovani, belli, spensierati, spericolati, malandrini. Ancora insieme. Per sempre, questa volta.
  
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