Videogiochi > Final Fantasy XII
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Autore: Steffa    01/02/2008    7 recensioni
Una one-shot con i pensieri di una regina per un amore impossibile ma così vicino a lei... Leggete e commentate!!! Baciozzi!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ashe, Penelo, Vaan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sinceramente questo Final Fantasy non mi ha appassionata più di tanto, però mi ha dato lo spunto per questa fic... L'ho scritta di getto, quindi siate clementi...e commentate, please!! Baciozzi!! *.*





La regina si sedette sulla panca in ferro, osservando l'orizzonte dal terrazzo della sua camera. Erano passati molti anni dalla sua avventura a cui aveva partecipato con tutti i suoi vecchi amici. Qualcuno di loro veniva ricevuto in udienza per qualche breve incontro fra tutti gli impegni in cui era sommersa. Non appena aveva qualche minuto per sé, andava a sedersi lì per pensare, per ricordare.

Solamente l'anno precedente, proprio lì nel palazza reale aveva organizzato una grande cerimonia per il matrimonio di Vaan e Penelo. Vi avevano partecipato tutti i popoli di Ivalice e tutti gli amici incontrati molti anni prima, durante la resistenza contro l'impero. In quello stesso periodo erano iniziati gli incontri notturni con il ragazzo. Nessuno dei due sapeva il perchè del loro comportamento, ma poco per volta erano diventati quasi indispensabili per entrambi.

Vaan era cambiato molto e non solo nell'aspetto di uomo maturo che aveva soppiantato quello di ragazzino ribelle, il suo modo di porsi e di comportarsi l'aveva notevolmente colpita, quando con Penelo l'aveva incontrata per comunicarle del progetto di matrimonio e quando lei stessa aveva voluto celebrarlo in grande stile. Dopo la cerimonia li aveva convinti a restare per qualche tempo, giusto per far calmare le acque.

In una delle sue sortite notturne nel giardino reale, aveva incontrato il ragazzo intento a fissare l'acqua che docile stillava da una fontanella per uccellini. Gli si era seduta accanto e cominciando a parlare del più e del meno, aveva anche cominciato a descrivere ciò che portava dentro. Era un'esperienza nuova per lei, non si era mai confidata con nessuno, né aveva mai avuto nessuno con cui provarci.

Dopo quella notte, si erano incontrati ogni sera, semplicemente per parlare. Per lo meno sino a quella notte in cui tra loro in cui tra loro era successo qualche cosa di più rispetto a qualche semplice parola.

Nulla di progettato, nulla di prevedibile, nulla di voluto.

< Una settimana... > sussurrò Ashe nell'aria, da sola, mentre ripensava a quella notte.

Mentre lei parlava, lui la ascoltava come sempre, comprensivo e attento; stava parlando di Rasle, sino a che non riuscì più a trattenere le lacrime che da anni chiedevano di essere liberate. E aveva pianto a lungo, aveva pianto tra le sue braccia forti e sicure che la stringevano a lui saldamente.

Non ricordava come fossero finiti a baciarsi con passione e non ricordava nemmeno come fossero arrivati fino al letto della camera reale. Quello stesso letto in cui sarebbe dovuta stare con il suo Rasle, ma che la guerra le aveva strappato via.

Ricordava solamente il totale benessere nel completarsi a vicenda e ricordava lui che se ne andava all'alba, per ritornare da colei con la quale sarebbe dovuto restare.

Da una settimana lei lo aspettava su quella panca nel giardino, poteva vederla in quel momento dal terrazzo, ma lui non era più arrivato.

In quell'attimo di riflessione fu distratta da qualcuno che bussò lievemente alla porta della camera e quando diede il permesso d'entrare, Penelo le si presentò davanti con un grande sorriso come saluto. Rimasero a parlare per qualche minuto, poi la regina restò di nuovo sola. La ragazza l'aveva informata che sarebbero partiti, lei e suo marito, per tornare in città, avevano già usufruito troppo della sua gentilezza.

Quando quella notte andò nel giardino, ormai certa di non rivederlo più, lo trovò invece su quella stessa panca, a fissare quella stessa fontanella. Si sedette accanto a lui, abbassando lo sguardo per la prima volta in tutta la sua vita; non aveva mai abbassato lo sguardo davanti a niente e a nessuno, ma non riusciva a sostenere quei suoi occhi così sinceri e puri.

LEI si sentiva sporca, lui non lo era, LEI era la colpevole, lui ne era uscito candido come una nuvola.

< E'... Impossibile... > disse sempliemente il ragazzo. Due parole che contenevano tutto il loro mondo e la loro storia. In fondo lei lo aveva sempre saputo, semplicemente lo aveva ignorato sperando che in realtà così non fosse.

Una lacrima prese a scenderle lungo la guancia, ma lei si impose che non ne sarebbero seguite delle altre < Sarete felici a Rabanastre. > rispose e dopo un sorriso forzato, si allontanò diretta a palazzo.

Il mattino seguente li guardò andare via, lui le stringeva le spalle mentre salivano sull'aereonave, sorridevano; lui era così sinceramente felice. Guardò il suo sguardo, quegli occhi andare via, con una promessa sussurrata nella notte: "Non dimenticherò, tornerai un giorno."

Da quel giorno, ogni notte andava in quel giardino, sedendosi su quella panca, per aspettarlo, per rivedere quei suoi occhi puri, per ricominciare a vivere.
  
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