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Autore: Winry977    21/07/2013    3 recensioni
-Credo che andrò da Ellis.- continuo, auto incoraggiandomi.
Mia sorella minore azzarda a guardarmi, ma resta in silenzio.
-Tanto ho diciotto anni, posso viaggiare da sola. E ho dei soldi da parte, e ...[...] ..l'unica cosa che mi preoccupa è che dovrò scendere più al Sud prima di poter andare dove desideriamo.
-Layra...
-Sapete, noi desideriamo andare in Inghilterra, ma abbiamo preso in considerazione ancora di più la California.
-Ora basta!- mio padre sbatte le mani callose sul tavolo e si alza in piedi, fissandomi, già paonazzo.
-California baby!
Genere: Fluff, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andy Biersack, Ashley Purdy, Cristian Coma, Jinxx, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sbarco e già sto morendo dal caldo. Ma perché ho indossato i jeans lunghi? Mi allargo il collare borchiato che porto sempre al collo. Mi sfilo la felpa dalle spalle e mi guardo attorno. E' pieno di gente dalla pelle tinta ormai di una tinta degna dell'estate. Io invece sono la prova vivente che non sono uscita di casa dalla fine dell'inverno: sono bianca come un lenzuolo. Mi sistemo la canottiera strappata e mi accendo una sigaretta.

Bene, mi sento meglio.

Recupero i miei bagagli e controllo il cellulare. Nessun messaggio o chiamata.

Vediamo piuttosto dove sta Ellis.

Controllo il suo indirizzo di casa, scritto su un foglietto, e mi avvio verso l'uscita, per prendere un taxi.

Non è la prima volta che viaggio da sola, sono piuttosto autonoma. E l'idea di poter fumare (soprattutto) senza che mi disturbino o me lo proibiscano, mi mette piuttosto di buon umore. Odio che mi si dica quello che devo fare.

Per fortuna nel taxi c'è l'aria condizionata.

Mostro l'indirizzo al conducente, e nel giro di un quarto d'ora... siamo imbottigliati nel traffico.

Ma che palle!

E così, arrivo a destinazione con un'ora di ritardo dall'orario che prevedevo. Do una mancia stentata al tizio e non appena se ne va, mi rendo conto di dover trasportare il trolley ovunque io vada.

Questa è una gran rottura. Dovevo pensarci prima...

Mi mordo il labbro inferiore.

Okay, calma e sangue freddo. Prima di tutto... un hotel.

Mi tocca fermare la prima macchina che passa per chiedere qual'è l'hotel più vicino e per fortuna è dieci minuti a piedi. Guardo il viale davanti a me e mi chiedo quale sia la casa di Ellis. Sospiro e mi avvio verso il famoso hotel.

 

-Scusi, vorrei una camera singola.

-Si, ha già una prenotazione?

-Veramente no, sono arrivata senza preavviso.

-Non fa niente, abbiamo una camera libera al...- si interrompe e si acciglia per un attimo. -... al secondo piano. E' la numero 7.- finisce e mi porge la chiave.

Mentre mi allontano sono un po' perplessa. Chissà chi c'è al secondo piano.

Boh. Fatto sta che arrivo e subito trovo una camera più che accogliente, con già l'aria condizionata accesa e un forte odore di incenso. Ed io amo l'incenso.

Mi butto sul letto. Morbido al punto giusto. Che soddisfazione.

Okay, prima di tutto una doccia. Almeno, non andrò in giro mezza appiccicosa.

Prendo un cambio di vestiti e apro la porta che presuppongo sia del bagno.

Errore. Non è il bagno, quello a cui mi affaccio, ma un'altra stanza, nella quale ci sono cinque perfetti sconosciuti dai capelli corvini, a esclusione di uno che ce li ha biondi e rasati, fatta eccezione al ciuffo. Forse sono tinti.

-Ma che cazz...- sono imbarazzata. I cinque mi fissano quasi sotto shock.

-E tu chi sei?- mi chiede un a petto nudo e con un tatuaggio enorme sulla pancia.

-La domanda di chi è viene dopo.- si intromette uno, poggiando le dita sulla fronte con aria teatrale. -La primaria è: perché questa bella ragazza è nella stanza di cinque fighi come noi.-mi acciglio, ma stringo i miei vestiti tra le mani.

-Scusate credevo che qui ci fosse il bagno.- indietreggio. -S-scusate..- richiudo la porta prima che uno di loro possa riaprire bocca.

Sbuffo di sollievo. Che cosa imbarazzante. Mi guardo attorno, ma mi rendo conto che non ci sono altre porte. No. Non può essere.

Getto i vestiti sul letto e scendo alla reception, dallo stesso tizio di prima.

-Senta, io ho un problema. La mia stanza è collegata a quella di cinque tizi, e tra l'altro non ho il bagno.- poggio l'avambraccio sul bancone e lui alza uno sguardo da cucciolo da una specie di registro.

-Mi spiace, ma non ci sono altre singole. Non ricordavo che quella stanza fosse collegata ad un'altra: il bagno è condiviso.

-Ma! Insomma! È troppo imbar...

-Mi scusi, ma non ci sono altre singole libere, mio malgrado, o si accontenta di questa o dovrà andarsene.

Stringo gli occhi in fessure e risalgo sopra, sbattendo la porta.

Questa. È. Una. Grande. Scocciatura.

Prendo un respiro profondo, e stavolta busso alla porta, stringendo tra le unghie tinte di nero i vestiti di ricambio.

Sentendo che nessuno dice nulla mi azzardo ad entrare.

-Oh, ben tornata, darling.- improvvisa quello di prima.

-“Darling” a chi?- inarco un sopracciglio e loro scoppiano a ridere. -Mi spiace infastidirvi di nuovo, ma ho appena felicemente scoperto che il vostro bagno è condiviso col mio... se non è occupato, potrei usarlo?

Loro si guardano a vicenda ed in quel momento il ragazzo biondo esce dal bagno con addosso solo un asciugamano stretto ai fianchi. Sembra poco sorpreso di vedermi, ma appoggia l'avambraccio allo stipite della porta e mi fissa.

-Quindi, vostra signoria vuole abusare del nostro bagno?

-Esattamente.- rispondo io senza troppi sbilanciamenti.

Lui alza le sopracciglia e mi cede il passo. Sembra quasi stupito del fatto che io non gli sia caduta ai piedi. Che siano musicisti? Beh, sono abbastanza appariscenti, eh... Mi chiedo mentre poggio i miei vestiti su una sedia e mi avvicino alla doccia una tovaglia pulita. Ma si, chi se ne frega.

Lascio che l'acqua mi scorra addosso, e decido che una doccia ghiacciata mi rinfrescherà le idee. Devo organizzarmi bene. Ragiono mentre mi faccio lo shampoo. Ho fatto tutto in fretta e furia, senza alcun progetto. Dovrò continuare ad andare alla cieca? O posso stare tranquilla ed elaborare qualcosa a mente riposata? Mi viene in mente il viso di Ellis. No, niente cose in stile 007. Improvviserò e andrà tutto bene. Come è stato finora.

Esco dal bagno con i vestiti nuovi ed i capelli castani gocciolanti sulle spalle e subito cinque paia di occhi mi si incollano addosso.

-Grazie.- sorrido e torno nella mia stanza chiudendomi la porta alle spalle, ma subito, mentre mi accendo una sigaretta, bussano alla porta.

-Si può?- un tipo dai capelli corvini, lunghi e dagli occhi azzurrini mi fissa da dietro la porta. Io annuisco e lascio che loro entrino.

-Beh, non che qui si dia una festa. Ditemi. Vi serve qualcosa? Sigarette?

-Io si, una, grazie.- il biondo allunga una mano ma il tizio dal tatuaggio sul torace lo blocca con un buffetto sulla mano.

-Non puoi. Devi migliorare la tua voce. Niente fumo finché non torni a fare scream come l'anno scorso.- lo rimprovera. Io scoppio a ridere.

-Scream? Ma allora avevo capito bene, siete una band?

Loro si illuminano come lampadine.

-Esatto, siamo i Black Veil Brides!- attacca il biondo. -Io sono Andy, il vocalist, lui Ashley, il bassista,- indica il ragazzo che gli ha impedito di fumare. -lui Christian, batterista,- quello che mi ha accolta. -e loro: Jinxx, chitarra ritmica e violinista,- indica il ragazzo dagli occhi azzurrini. -e Jake, chitarrista ufficiale.- capelli corvini, occhi profondamente marroni.

-Woah... che figata! Beh, io sono Layra. Piacere di conoscervi.

-Beh, come mai da questa parti?- chiede Jake, ed è la prima parola che dice da quando mi ha vista.

-Io...- parto intrepida, ma in realtà non so da dove partire, e mi blocco subito. -Io... io, io, io...- penso incrociando le gambe sul letto e prendendo una lunga boccata di fumo. Da dove dovrei cominciare? “Sono fuggita per un'operazione di recupero della mia migliore amica, poi non so bene cosa farò e andrò ad istinto.” interessante, Lay, ti prenderanno sicuramente sul serio. -Io sono venuta qui a prendere una persona importante per me e a cominciare un'altra vita.- butto lì, ed è praticamente quello che ho appena pensato.

-Un'operazione di recupero?- chiede Christian e mi salta il cuore in gola. Perspicace.

-Esattamente.- sorrido, poi mi rendo conto che fuori sta scurando. -Scusate, un attimo...- prendo il telefono e controllo l'orario. 19.56 non credo sia l'orario adatto... controllo i messaggi ma non ce n'è nemmeno uno. Ma santo Buddha!

-Beh, e voi...- riprendo, cambiando faccia -che ci fate qui?

Tutti puntano degli sguardi allegri su Ashley, che spiega.

-Beh, diciamo che io volevo farmi una bella vacanza, tranquillo, lontano dal lavoro... da questi qui...- e sottolinea la frase con un tono un po' più grave. -...Ma a loro sembrava brutto farmi partire da solo, quindi mi si sono attaccati come delle adorabili pulci e mi hanno seguito fin qui. Ma in realtà non abbiamo nulla da fare.

Scoppio a ridere. Spengo il mozzicone di sigaretta in un posacenere che Andy mi porge. -Beh, mi auguro che troviate un buon passatempo... nel frattempo, vi invito a cena.- sorrido e ci avviamo verso la sala, dove qualche coppietta di anziani sta già cenando.

  
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