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Autore: Bea_chan    01/02/2008    1 recensioni
[sequel di "Amicizia"] *Lei* è morta. Crudele ma incontrovertibile verità che Yuri, ancora disperatamente innamorato, deve accettare. Tuttavia, oscure forze che sembravano perdute tornano a farsi vive, in un turbine di complotti e apocalittiche Profezie che, ancora una volta, i nostri bladers dovranno affrontare, senza potersi tirare indietro. Ma *lei*, che sembrava ormai perduta, è più immischiata di quanto non si crederebbe... Unitevi a loro in questo inesorabile viaggio verso l'abisso. Perchè lo scontro tra Eros&Thanatos, purtroppo, è ormai cominciato...
Genere: Avventura, Dark, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Guardava fuori dal finestrino quella bianca distesa di nuvole. Sembrava quasi un mare di panna, nel quale tuffarsi e affogare dolcemente. I suoi occhi azzurri erano assorti, persi nell’oceano di candida spuma…
Mancava poco all’arrivo, già intravedeva le cupole dell’immensa cattedrale di San Basilio, sotto i cirri. Sorrise tristemente… L’aveva vista così tante volte da piccolo, passeggiando per le vie di Mosca, la mano in quella di sua madre. Solo sei anni di vita…
- Informiamo i signori passeggeri che il volo Tokyo-Mosca giungerà a destinazione tra qualche minuto. Si prega di allacciare le cinture e rimanere seduti. Grazie. - la voce metallica dell’altoparlante dell’aereo lo risvegliò dai suoi pensieri.
- Avete sentito? Siamo arrivati! - esclamò Takao, allacciandosi le cinture entusiasta
-Non vedo cosa ci sia di esaltante, Kinomiya… - minimizzò Boris, imitandolo. Rei, Max e Kappa inarcarono le sopracciglia, sorpresi
- Ma come? La vostra patria, la Russia! Non siete… contenti di tornarci? -
I russi a bordo stettero impassibili.
Kei sospirò
- Beh, Rei…
Non abbiamo ricordi particolarmente *piacevoli* legati a questa terra… -
- Kei ha ragione. Solo la poca infanzia che abbiamo trascorso in famiglia… Chi ne aveva una. - disse Yuri freddo, controllando l’allacciatura della cintura.
- Ma Ayumi… Almeno lei vi darà ricordi piacevoli. - fece notare Hilary, sporgendosi nel corridoio dal sedile di fianco a Takao.
Ognuno, a modo suo, si sentiva legato alla giovane. Era stata strappata alla sua patria, rinchiusa da sua madre nel Monastero… Tuttavia, non mancava mai di dare una parola di conforto, di arrabbiarsi quando qualcuno voleva mollare, di spronare tutti ad andare avanti…
- Ci vuole vita… -
- …per amare la vita. - sussurrarono alterni Yuri e Boris.
Kei sorrise leggermente
- Penso sia questo che Hilary intendeva… -

Scesero dalla scaletta dell’aereo, poggiando il piede sul freddo suolo russo. Il cielo era bianco e fosco, delicati fiocchi di neve imbiancavano imperterriti il paesaggio.
Max inspirò la fredda aria, soddisfatto
- Magnifico… Adoro la neve! - esclamò, appoggiato dalla risata di Rei. Hilary si strinse nel cappotto, soffiandosi sulle mani.
Kappa si guardò intorno… La strada dell’aereoporto era affollata, brulicava di taxi e persone, apparentemente incuranti dell’intenso freddo. Poi estrasse una cartina
- Il nostro albergo dovrebbe essere… - alzò lo sguardo verso la fine della strada – Circa in quella zona… Ci conviene sbrigarci. - esortò, reintascando la mappa e prendendo il suo bagaglio.
Kei si gettò su una spalla il suo borsone, seguendo Takao e gli altri, lasciando indietro Yuri, Boris, Ivan e Sergej. Questi stavano in silenzio, fissando tristi la strada.
- E così… rieccoci qua. - disse Boris in un caldo sospiro, che fluttuò nell’aria fredda.
Sergej annuì.
Yuri abbassò lo sguardo
- A rincorrere i ricordi del passato… - sussurrò, non sentito degli altri.
Il giovane dagli occhi verdi si guardò intorno
- Ma dov’è finito Ivan? - fece notare. Sergej, dalla sua considerevole altezza, scrutò da una parte all’altra del marciapiede.
- Eccolo là… Ha comprato un giornale, mi sembra. - rispose il biondo, vedendo arrivare Ivan, gli occhi posati su una rivista aperta davanti al suo naso. Dall’espressione, non prometteva nulla di buono…
- Ivan, cosa hai letto? - chiese Boris, cominciando ad avviarsi per raggiungere i giapponesi all’albergo. Il moretto scosse la testa, chiudendo rapido il giornale
- Siamo arrivati troppo tardi… L’Evil Team ci ha anticipato ancora una volta. - imprecò.
Yuri ascoltava distrattamente. Sapeva che Hiroto non sarebbe certo rimasto con le mani in mano… Mentre camminava, il brusio delle voci di Boris, Sergej e Ivan gli sfiorava le orecchie.
Era stanco di sentirli parlare… Era tornato in Russia per…
…Non ricordava nemmeno il motivo.
Finchè…
Un guizzo di una chioma ramata gli colpì lo sguardo. Alzò rapido il capo, guardandosi attorno. Inspirò nella fredda aria invernale un profumo a lui ben noto…
…Cannella, speziata e penetrante…
Ne era quasi certo, *lei* era lì… Inspiegabilmente, era impossibile, eppure c’era.
- Yuri? Ti senti bene…? - chiese Boris titubante, battendogli sulla spalla. Il rosso sussultò, fissando i tre visi ansiosi degli amici. Annuì
- Certo… Si, andate avanti, vi raggiungo più tardi. -
- Sicuro? Se vuoi pos… -
- No. No grazie, davvero… Ci vediamo dopo, ok? -
Corse via, lasciando il bagaglio ai piedi dei suoi compagni, inghiottito dalla folla circostante. Sergej raccolse la valigia, leggermente perplesso.
- Non trovate che Yuri sia strano? - ipotizzò Ivan, cercando di vedere dove era corso il suo amico.
Boris corrugò la fronte
- Soprattutto… Cos’ha visto da farlo correre via in quel modo…? -

Urtando la folla, Yuri correva a perdifiato, rincorrendo una sagoma immaginaria. Dov’era finita?
Eppure, quella zuccherina essenza di cannella era la *sua*…
Ne era certo, nessun altro poteva possederla…
Si fermò, ansimando, scorrendo con lo sguardo i volti della massa di persone, cercando di trovare quel viso tanto agognato… Improbabile, era impossibile che fosse davvero lei… Ma c’era.
Inspiegabilmente, però era quasi certo che si trattasse della sua dolce *ossessione*
E ancora…
Un altro sinuoso movimento rossiccio catturò i suoi occhi, così caldo sulla stoffa nera.
Yuri riprese la sua corsa, seguendo attentamente i movimenti di quella figura. Adesso sorvegliava attentamente le sua mosse, i suoi passi felpati sul marciapiede innevato, circospetta e con aria fuggiasca in quel mantello nero. Poi, si fermò…
Yuri la imitò, leggermente distanziato da lei, studiando le sua intenzioni. Guardò da una parte all’altra del marciapiede, accertandosi di non essere seguita, e imboccò il vicolo di sinistra, sparendo dall’affollata strada. Yuri, ben deciso a non farsela sfuggire, corse rapido nel vicolo, seguendo il rumore dei passi sulla neve e sul ghiaccio.
Ma… Arrivato in fondo a quella stretta stradina, la figura non c’era più.
-Impossibile… Questo è un vicolo cieco- pensò ansimando, guardando le pareti, aspettandosi che sbucasse davanti all’improvviso.
Infatti, accadde qualcosa che non aveva previsto…
Un tonfo dietro di lui lo fece girare di scatto. Non ebbe neanche il tempo di estrarre il suo bey che si ritrovò quello dell’avversario puntato davanti al proprio naso.
-Mossa sbagliata, chiunque tu sia… Odio essere seguita, mi rende nervosa…- disse una voce sibillina dal cappuccio nero. Yuri intravedeva una bocca scarlatta piegata in un risolino, due occhi scuri e scintillanti, qualche ciocca ramata che sbucava e si snodava sulla stoffa davanti.
Ma fu il profumo di cannella a colpirlo, fulminarlo. Come una martellata al cervello, gli annebbiò la vista, inebriando i suoi sensi…
- Ayumi… Ayumi, sei tu… - rantolò Yuri in un sussurro.
La figura sussultò, la presa sul lanciatore si allentò
- Come… C-come sai il mio nome? Ma… tu… -
Era impossibile. Alla ragazza cadde di mano il bey, affondando nella fredda neve. Si portò le mani alla bocca, incredula
- Tu sei… Yuri…?! - sussurrò, la voce rotta dall’emozione.
Il giovane annuì, incapace di compiere altri movimenti. E la sagoma si abbassò il cappuccio.
Ciò che il russo vide davanti ai suoi occhi, sfuggiva a qualsiasi possibile spiegazione razionale… Il decesso di Ayumi era stato provato, clinicamente era morta un anno fa, suicidio per affogamento. Allora… Come poteva essere così… Così maledettamente reale?
Le lentiggini, i suoi occhi, le sue labbra, i suoi folti capelli ramati.
- Che… Che ci fai tu qua in Russia? Ti cred… -
- E tu, allora?! Come puoi essere viva? Come puoi parlarmi, camminare… Sei reale? -
- Certo che sono reale, baka… -
- Anche se non fosse, non mi importerebbe niente… Sei qui, questo è ciò che conta. -
Yuri si avvicinò ad Ayumi e sfiorò con due dita una sua guancia, arrossata dal freddo. Ayumi chiuse gli occhi… Lo sentiva di nuovo, avvertiva il tocco delicato del giovane sulla sua pelle… Quanto gli era mancato…
Un brivido e… Ancora il dolore. Quel folle e lancinante dolore la beccò in pieno petto, facendola piegare, le mani artigliate alla stoffa, il respiro mozzo.
Il tatuaggio…
- Dannato… Hiroto… - ansimò sottovoce, mentre la sensazione si riduceva a pulsazioni intervallate.
- Ayumi? Che hai, ti senti male…? - chiese ansioso Yuri, cercando di risollevarla. La ragazza si scostò bruscamente, rifiutando l’aiuto…
- Vattene Yuri, ti prego… -
- C-che cosa? -
- Ti sto dicendo di andartene, adesso! - urlò Ayumi, caricando nuovamente il suo Devil – E’ già abbastanza difficile senza che tu complichi ulteriormente la situazione… -
- Situazione…? -
- Non posso spiegarti, mi dispiace… Forse un giorno riuscirò a tornare da te. - sussurrò tristemente.
Yuri la guardò, ferito.
- Perché non lasci che ti aiuti…? Già una volta non ho potuto salvarti. - ma la giovane scosse la testa, interrompendolo.
- No, Yuri… Questa è una cosa più grande di te, di me… Dimentica di avermi rivisto, ti supplico… Fallo per me. - pregò Ayumi, il tono più disperato che Yuri avesse mai sentito.
Il rosso abbassò lo sguardo.
- Ayumi io… Non posso fare ciò che mi chiedi… Mi capisci, vero? - rialzò le iridi azzurre, aspettandosi di trovarsela davanti. Ma la giovane era sparita…
Si guardò attorno, cercandola. Niente, se n’era andata sotto il suo sguardo… E ancora, non aveva saputo fermarla.
- Ayumi! Ayu, torna indietro. - chiamò, correndo fuori dal vicolo mentre cercava la ragazza.
Ma quella saltò giù dalla scala arrugginita dove era salita, fissando la figura di Yuri allontanarsi lungo il vicolo. Senza poterlo rincorrere, senza poterlo fermare…
- Perdonami Yuri… - disse in un sussurro – Ho dovuto farlo… Non voglio che Hiroto ti faccia del male. Ritornerò da te, un giorno… Aspettami… -
Corse sulla scala di metallo, salendo sul palazzo e inoltrandosi nelle viscere di Mosca.
Ma qualcosa rigava la sue guance… Qualcosa di trasparente, puro e scintillante…
Qualcosa che nemmeno la schiavitù dell’Evil Team poteva soggiogare…


***


- “Rapina al museo. I ladri si sono introdotti con grande maestria all’interno dell’edificio, manomettendo l’allarme principale e agendo indisturbati. Il manoscritto della Profezia Apocalittica è stato trafugato questa stessa notte ad opera di ignoti. Il custode ha sentito dei rumori, ma quando era arrivato alla sala della pergamena era già troppo tardi, i ladri erano già spariti”… -
Qualcuno sbattè violentemente le mani sul tavolo.
- Lo sapevo! Sapevo che quella serpe di Okamura non avrebbe aspettato molto a rubare la pergamena… -
- Calmati Takao… Odio quando fai baccano. - lo rimproverò una voce fredda. Takao gonfiò le guance indispettito, fissando il suo tacitatore
- Dici facile, Kei… Intanto spiegami a fare siamo venuti, visto che l’Evil Team ha già praticamente finito di att… -
- Questo non è detto. -
Tutti si girarono verso la voce che aveva parlato. Rei sbuffò scettico
- Andiamo, prof… Al massimo dovranno mettere a punto i particolari, ma per il resto… -
- Sono d’accordo con Rei. - intervenne Max, deciso – Che ne dite voi? - chiese rivolto al resto dei presenti. Hilary annuì tristemente.
- Purtroppo, penso che Takao abbia ragione… -
Sergej, Ivan e Boris fissarono Yuri. Era stato silenzioso, molto più del solito, il volto corrucciato, una scintilla di quell’antico ardore che possedeva. Il pensiero che Ayumi era in città, da qualche parte, immischiata in chissà quali intrighi, e che gli aveva impedito di aiutarla… Gli provocava una scarica di adrenalina mai sentita… Voleva saperne di più.
-Allora, Yu? Tu che ne pensi? -
Il rosso fissò l’amico dagli occhi verdi che gli aveva appena posto la domanda. Scorse tutti i visi degli amici, soffermandosi su quello di Kappa.
Si alzò in piedi, impugnando Wolborg con aria spavalda. E dopo tanto tempo, un ghigno gli si formò sulle labbra sottili.
- Signori… - si rivolse agli occupanti della stanza, alzando il suo bey – Ho un piano! -


***


- Era ora Ayumi! Dove sei stata? -
- Non sono affari tuoi, Soto… - rispose brusca la giovane, buttando malamente il mantello innevato su uno scatolone, alzando una consistente nuvola di polvere.
- Non ti puoi permettere di fare i tuoi comodi, Kiyo… - disse una voce dall’ombra – Avevi l’ordine di restare al magazzino, mi sembra. -
Ayumi si voltò di scatto, fissando velenosa il suo interlocutore
- Sai che ti dico? Che mi sono stufata dei tuoi rimproveri, Soichiro… - si avvicinò allo scatolone dove era stravaccato il moro – Non devo certo rendere conto a *te* di ciò che faccio… -
Il giovane si alzò, sovrastando la rossa. Avvicinò il suo viso a quello della giovane, fissandola con un sorrisino cattivo
- Però, adesso non c’è Hiroto che ti possa levare dalle grane… -
- Eddai, So… -
- Taci, Soto… Lasciamela vedere con la signorina Kiyo… - il moro interruppe le parole del fratello, tenendo sempre lo sguardo smeraldino sul volto della giovane.
Ayumi rimase impassibile.
- Hiro non è certo la mia balia… Me la sono cavata in situazioni peggiori. - disse, una nota di sufficienza nella voce. Questo tono fece spazientire del tutto l’animo di Soichiro. Tirò un violento schiaffo ad Ayumi, che cadde a terra.
- Soichiro! Che diamine hai fatto? - esclamò Soto, correndo a trattenere suo fratello.
La ragazza si tenne la guancia rossa, leccandosi un filo di sangue che gocciolava dalle labbra. Guardò Soichiro con odio, un odio fin’ora mai provato.
Si alzò in piedi.
- Bastardo schifoso… - sibilò minacciosa – Questa me la paghi, parola mia… -
- Ah si? - rise ironico – E come? -
- Così! - ringhiò Ayumi, gettandosi su di lui. Cominciarono a picchiarsi, rotolando sul pavimento polveroso e crepato.
Soto guardava la scena senza parole.
- Smettetela! Insomma, la volete finire?! Soichiro, basta! - cercò invano di fermare il fratello, che aveva afferrato la giovane per il collo, stringendo… Ayumi gli tirò un calcio in mezzo alle gambe, liberandosi dalla stretta. Soichiro si accasciò a terra, tenendosi in un gemito la parte lesa.
Ma la ragazza continuò a tempestarlo di calci e pugni. Soto non sapeva più che fare…
Sentì il rumore della porta arrugginita alle sue spalle.
- Meno male che sei arrivato, Hiroto! Guarda che stanno facendo quei due… Non riesco a fermarli. -
Il moro fissò corrucciato i due litiganti, ancora avvinghiati sul pavimento. Alzò le mani e le separò, staccando così i due compagni, che si ritrovarono inchiodati al muro di cemento.
Passò lo sguardo di ghiaccio su entrambi, ansimanti, da Soichiro che aveva un occhio pesto e la faccia piena di graffi, ad Ayumi, una manica del vestito rotta, i capelli in disordine e un labbro sanguinante.
Sogghignò, una luce d’ira negli occhi chiari.
- Posso chiedervi… Che diavolo vi siete messi in testa?! - sbottò. A quell’urlo, i due al muro vennero premuti ancora più su di esso, strappando ad entrambi un gemito di dolore.
Poi Hiroto fece un gesto con la mano ed essi scivolarono lungo il muro, doloranti e ancora con il fiatone. Soichiro si alzò, massaggiandosi una spalla.
Ayumi si asciugò il sangue con il dorso della mano, squadrando i tre con rabbia.
- Piccola sgualdrina… - sibilò Soichiro, uscendo dal magazzino, sbattendo la porta, subito seguito da suo fratello Soto.
Hiroto guardò Ayumi con espressione neutra, limitandosi a inarcare leggermente un sopracciglio.
La ragazza si alzò lentamente, cercando di ricomporsi i capelli ramati.
Il moro sospirò.
- Non mi aspettavo questo tuo comportamento, bambolina… Attaccar briga con Sadamu… - sussurrò, avvicinandosi a lei – Non è un comportamento da signorina. -
La giovane non rispose. Abbassò lo sguardo, leccandosi il sangue che ancora le bagnava le labbra. Sentì la fredda mano di Hiroto alzarle il mento, costringendola a guardarlo negli occhi. Si sentì gelare a contatto con quelle iridi ghiacciate, così diverse da quelle di Yuri…
- Ho detto, non ti devi permettere di comportarti in questo modo… Non sei una piccola teppista di strada, Kiyo… Sei la mia bambolina, e non voglio che tu agisca in questo modo… - le disse velenoso, stringendo le due dita sul mento.
Ayumi si rabbuiò.
- Ha cominciato lui… Mi ha tirato uno schiaffo, mi sono semplicemente difesa… -
Hiroto annuì.
- A questo ci penserò io… Piuttosto… - la mano sul mento scese oltre il collo, posandosi proprio sulla stoffa dove sotto Ayumi aveva tatuato il marchio dell’Evil Team – Dov’è che sei stata, oggi? - chiese in tono malizioso, premendo sul vestito e sfiorando la pelle del seno.
La giovane sussultò, un brivido le corse rapido lungo la colonna vertebrale. Fissò di sfuggita Hiroto, allontanando subito gli occhi scuri, inquieta
- Da… nessuna parte, solo in giro… -
- Da sola? -
- Certo, da sola… Con chi, con Soichiro? - disse acida, schiaffeggiando la mano del ragazzo, che la allontanò riluttante. Ayumi strinse la stoffa… Stava diventando sempre più sensibile in quel punto, ad ogni minimo tocco avvertiva un leggero dolore.
Hiroto la squadrò, sogghignando.
- D’accordo… Però ricorda una cosa… - andò alla porta, afferrando la maniglia, deciso ad uscire. Diede le spalle ad Ayumi, spalancando la porta. Una fredda folata di vento e neve soffiò all’interno del magazzino.
- Dovunque tu vada… Io saprò sempre dove e con chi tu sia… Ricordatelo, bambolina… - sibilò, uscendo nella tormenta e lasciando la giovane sola.
Ayumi rabbrividì… Non sapeva se erano state le parole del diciottenne o l’aria che era entrata dalla porta, fattostà che cadde in ginocchio, il corpo scosso da tremiti e la mente invasa da pensieri.
Perché aveva accettato?
Perché si era cacciata in quella maledetta situazione…?
E per la seconda volta, in quel giorno, si piegò su se stessa, poggiando la fronte al pavimento, le lacrime che silenziose le rigavano le guance.
Pensava ai suoi amici…
Pensava a Yuri…
Non voleva che fossero usati da Hiroto nel suo piano, non voleva che accadesse loro qualcosa…
Non l’avrebbe potuto sopportare…
- Ti prego, Yuri… Vattene dalla Russia… - singhiozzò a bassa voce.
Non si sentì nel silenzio opprimente del freddo magazzino, invaso solo dal crudele fischio del vento, che impetuoso soffiava nelle strade innevate.


...to be continued...
  
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