Film > Coraline e la Porta Magica
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Autore: alix katlice    22/07/2013    3 recensioni
Sono passati anni dalle vicende narrate in "Coraline".
Una nuova famiglia si è trasferita a Pink Palace.
Riusciranno a non cadere nella tela del ragno? Riusciranno ad uscirci?
*Tematiche delicate*
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altra Madre, Gatto, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Ottavo Capitolo.
Dove Avrile non si trova e niente va per il verso giusto.
 

 
 
 
 
 
Nathan non era sicuro di aver fatto la cosa giusta.
Avrile era solo una bambina, e averla mandata dritta fra le braccia della distruzione lo faceva sentire… sporco. Sporco dentro.
Aveva bisogno di Alexa, anche se di lì a poco avrebbe dovuto fare lo stesso con lei. Dopotutto le aveva già detto che le dispiaceva: cos’altro poteva fare?
Salvare Alexa. Non dirle dove era andata sua sorella. Andare dall’Altra Madre, affrontarla, e riportare nel proprio mondo la piccola Avrile.
Nathan si disse che non sarebbe stato capace di disubbidirle.
Avrebbe fatto come lei voleva.
Era solo un codardo: come poteva ribellarsi?
 
***
 
Il giorno dopo alla disastrosa cena, Julia si alzò con un forte mal di testa e con un brutto presentimento.
Solitamente la mattina -quando non si andava a scuola- la casa era sempre molto rumorosa.
Quella mattina il silenzio era totale, un angosciante e opprimente silenzio.
Scese dal letto in punta di piedi, facendo attenzione a non far rumore, come se rompendo il silenzio potesse succedere qualcosa di orribile.
Percorse il corridoio che separava la sua camera da quella di Alexa: aprì la porta lentamente, e guardò la figlia maggiore dormire con un sorriso in volto.
Bene.
Lei stava bene.
Proseguì il suo percorso, dirigendosi verso la camera di Avrile e…
Avrile non c’era.
Il cuore le iniziò a battere molto più velocemente del solito.
Doveva essersi alzata prima, ed era andata a fare colazione. Sicuramente era andata così.
Sono le sette del mattino, Julia, Avrile si alza solitamente alle nove e mezza.
Ha avuto un brutto incubo e…
Sarebbe venuta da te immediatamente, lo sai.
Julia fece un respiro profondo.
- Avrile?
Non ricevette risposta a quel mormorio soffocato. Si schiarì la voce.
- Avrile? – disse, con tono più forte, ma ancora una volta nessuno rispose.
- Avrile! – urlò, presa alla sprovvista dalla disperazione.
Sua figlia non era in casa.
Sua figlia minore non era in casa.
Dov’era? Suo padre se l’era portata via?
No, la sera prima Jack se n’era andato con Roberta ed Avrile era andata in camera sua.
- Avrile, dove sei! Avrile!
Iniziò a correre per la casa, guardando in ogni camera, ma niente. Svegliò Alexa e si fece aiutare anche da lei, ma Avrile non si trovò.
Era come se fosse scomparsa nel nulla.
 
***
 
- Pronto, parlo con la centrale di polizia?
- Sì signora, come posso esserle utile?
- Mia figlia è sparita.
- Quanti anni ha la bambina?
- Dieci. È bassa e un po’ cicciottella, ha gli occhi grigi e i capelli neri. Le posso portare una foto.
- Sì signora, venga immediatamente alla centrale: la aiuteremo, lei stia calma.
- Sì, vengo subito.
Julia chiuse la telefonata: poi si rivolse ad Alexa.
- Tu rimani qui. Sarei più tranquilla se chiamassi Nathan.
Non la vide annuire.
Si precipitò fuori, incurante della pioggia che precipitava con forza dal cielo.
Poco dopo l’uscita di Julia, il campanello squillò rumorosamente: Alexa si diresse verso la porta, già sapendo chi ci fosse dietro.
Sospirò di sollievo quando spalancò la porta, e si gettò fra le braccia del ragazzo.
- Nathan, Avrile non si trova da nessuna parte, papà non risponde al telefono, mamma è andata alla centrale di polizia ed io… io non so cosa fare, sono inu…
Nathan bloccò quelle parole con le proprie labbra: baciò Alexa, ma non come finto fidanzato, come Nathan, e fu una delle poche cose belle che avesse mai fatto nella vita.
Una delle poche cose vere che avesse mai fatto nella sua vita.
Le accarezzò i capelli per calmarla, e la strinse più forte a sé quando smise di baciarla.
- Va tutto bene.
Ma non andava tutto bene.
Alexa si sentiva stupida: non aveva mai dato molta importanza alla sorella, ed ora che non c’era più… le mancava.
Era preoccupata per lei, per la prima volta da anni.
- No, non va tutto bene.
Incominciò a piangere.
Non andava affatto tutto bene.
Rimasero abbracciati sul divano per il resto della mattinata, e, per la prima volta da molto tempo, Alexa si sentì protetta.
Infelice, ma pur sempre protetta.
 
***
 
- Sei solo un ragazzino, Nathan. Sei solo un ragazzino confuso. Perché devi fare del male alle persone che ami?
Nathan diede un calcio ad un sasso, e iniziò a camminare più velocemente.
Il Gatto lo seguì.
- Io non amo Avrile.
- Ma le vuoi bene. E ami Alexa.
- Non è vero.
- Tu la ami ma sei troppo confuso e codardo per ammetterlo.
- Sta zitto!
Nathan si voltò di colpo, gli occhi arrossati, la voce roca.
- Non devi intrometterti nella mia vita! Non sai niente di me!
- So più di ciò che immagini, al contrario. Nathan, ora calmati, e troviamo insieme una soluzione, perché se non mi aiuterai dovrò combattere da solo.
Nathan per un momento lo guardò: poi abbassò lo sguardo e si sedette a terra, a gambe incrociate.
- Non posso. La Megera mi ucciderebbe, non posso, Gatto. Mi dispiace. Mi dispiace.
Quel pomeriggio rimase lì a terra, con le mani sugli occhi per non vedere tutto quello che continuava a succedergli attorno.
La sera, quando si alzò finalmente in piedi e si diresse verso la casa, aveva deciso cosa fare.
Dovrai cavartela da solo, Gatto.
Ho già un padrona a cui dover rispondere.
 
***
 
- Alexa?
Alexa era sdraiata sul suo letto a pancia all’aria, e continuava a fissare il soffitto con sguardo perso.
- Alexa? Sono Nathan, posso entrare?
Non si chiese come il ragazzo fosse riuscito ad entrare, visto che in casa c’era solo lei: Julia non era ancora tornata, e Jack non si vedeva dalla sera prima, quando sua madre lo aveva cacciato di casa con Roberta.
Le si sedette accanto, e iniziò ad accarezzarle i capelli. La guardò per un momento, poi le sue dita iniziarono a scorrere sulla guancia.
- Nate…
Le mise un dito sulla labbra.
- Shh, non parlare.
Le fu sopra velocemente, non sedendosi sopra per non pesarle addosso, e, scansando una ciocca di capelli ricci, iniziò a lasciare piccoli baci accennati sulla pelle sottile del collo.
Ad ogni bacio un brivido di piacere saliva su per la schiena di Alexa, che chiuse gli occhi per assaporare meglio il momento: voleva dimenticarsi di tutto e di tutti, di Avrile, di sua madre, di suo padre… c’era solo Nathan, Nathan e le sue labbra, Nathan.
- Stavo pensando… - disse Nathan – stavo pensando a dove potrebbe essere Avrile.
Alexa non aprì gli occhi, non ebbe nessuna reazione fisica: un campanello d’allarme suonò nella sua testa.
Nathan sapeva dove Avrile si era andata a cacciare.
- Ti ricordi della porta? – continuò, parlando tra un bacio e l’altro – quella in cui ti ho detto di non entrare?
Alexa annuì.
- Dietro la porta… è andata dietro la porta…
Mentre continuava a baciarla e le sue labbra si avvicinavano pian piano all’orecchio, le sue dita corsero su un fianco.
- Aveva la chiave, e visto che ieri sera si è arrabbiata… è andata lì…
Sollevò di poco il lembo della maglietta, iniziando a disegnare disegni immaginari sulla pelle nuda della pancia.
- E ora è sola ed impaurita… dietro la porta c’è solamente una stanza buia…
La sua mano iniziò a salire fino ad arrivare sotto al seno, e staccò le proprie labbra dal collo di Alexa per poi ritrovarsi a faccia a faccia con lei: la fissò negli occhi per qualche secondo, poi la baciò.
- Domani andiamo a cercarla? – sussurrò poi, a pochi millimetri di distanza dal suo viso.
Alexa annuì.
 
***
 
Una donna era seduta su una sedia a dondolo, di quelle antiche dove solitamente le nonnette sono sedute davanti al fuoco per raccontare dei bei vecchi tempi.
Aveva una sigaretta in mano, e formava piccole nuvolette grigie con il fumo che fuoriusciva dalla sua bocca.
Il telefono squillò, e la donna chiuse il libro che stava leggendo per rispondere.
- Pronto?
- Parlo con Coraline Jones?
- Wybie?
- Coraline, abbiamo un problema.

 
 
 

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Alice's Space:
Scusate l’immenso ritardo! Proprio per questo ho scritto un capitolo un po’ più lungo delle altre volte :3
Dunque, grazie alle nove persone che seguono, alla persona che ricorda e alle quattro che preferiscono! Per essere uno sfigafandom questa ff sta riscuotendo un discreto successo, dai xD
Ok, la smetto.
Baci e al prossimo aggiornamento!

  
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