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Autore: weretogether    22/07/2013    5 recensioni
Lui era li? Justin era li? Era tornato? E non era solo.
-Kristen?- pronunciò lui.
Maledizione, non doveva succedere. Maledizione, non poteva essere. Maledizione, non sarei dovuta venire. Ma lui cosa ci faceva li?
---
Hai mai amato qualcuno così tanto da non riuscire a liberarti del suo ricordo? Kristen si. Kristen ci vive col ricordo di lei e Justin felici, ma quello che ancora non sa è che presto non sarà più solo un ricordo. A quanto pare il passato è deciso a tornare, ovviamente con i suoi vantaggi e svantaggi, ma che sia un bene o un male questo ancora nessuno lo sa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11.
''all i need is you and i''

La mattina seguente mi svegliai di buon’umore e questo non poteva che essere una cosa positiva per iniziare una “nuova vita”.
In quegli ultimi mesi era come se la mia vita fosse stata in pausa e io avessi fatto da spettatrice a quella degli altri, ma, purtroppo, non era così. La mia vita era continuata e io non avrei mai riavuto quei momenti sprecati, non avrei potuto riviverli un’altra volta.
Era ora di riprendermi la mia vita, visto che da sola non era riuscita a tornare. 
Mi sentivo un’estranea, come se fossi diventata qualcosa che non avrei mai immaginato d’essere, nemmeno fra cent’anni, e quella sensazione mi preoccupava. 
Scesi in cucina e mamma stava preparando la colazione. Avevo almeno la fortuna di avere una famiglia unita, una di quelle che quando stai male fa di tutto per strapparti un sorriso.
-ciao.- dissi sedendomi sulla solita sedia che ormai era diventata “mia”.
-ciao.- mi sorrise dolcemente.- pensavo che dopo lo punizione di ieri non saresti più scesa.- continuò.
-invece sono qui.- dissi anche se era la cosa più ovvia del mondo.
-lo vedo.-
-già.- 
Quella tensione era imbarazzante. Sapevamo entrambe che il motivo di quell’aria elettrica non era tanto la punizione, ma l’argomento “Justin”.
Dopo che mi aveva lasciato nessuno l’aveva più nominato a casa, nemmeno per sbaglio, e la conversazione avuta la sera prima era stata fastidiosa e frustrante. Se da un lato i miei genitori avevano tutta la ragione del mondo, dall’altro avevano affrontato tutto con troppa poca delicatezza. C’ero rimasta male, davvero male. 
Eppure sentivo di non essere arrabbiata più di tanto, non ora, almeno. 
La chiacchierata con Jon era servita davvero e mi aveva aiutata a star meglio, forse era per questo che, stranamente, avevo iniziato la giornata col piede giusto.
Dopo aver fatto colazione uscii di casa e vidi Jon. Fui tentata di aspettare Justin, di andare a scuola con lui, ma controllai quell’impulso assurdo e andai con Jon. 
Per dimenticarlo avrei dovuto calmare certi impulsi, o almeno avrei dovuto impedire che popolasse continuamente la mia mente, e stargli alla larga per un po’ sarebbe stato di sicuro di grande aiuto. 
Quando fummo a scuola, vidi Justin che era già arrivato e, un po’ delusa, mi limitai a ricambiare il saluto. 
Avevo davvero pensato che mi avrebbe aspettata?

Quella settimana in punizione passò così. Tra scuola, compiti, telefonate con Izzy e serate furtive con Jon, e fu più piacevole del previsto. 
Pian piano recuperavo il rapporto che avevo con Jon, e questo mi aiutava, e, ad essere sincera, mi faceva stare meglio.
Avere accanto qualcuno su cui contare era una bella sensazione e pian piano stavo riavendo la mia vita, e questo cambiava tutto, in meglio. Ero stanca di vivere una vita che non sentivo mia. 
-Kristen.- sentii mentre stavo per spegnere le luci della mia camera.
Mi affacciai e capii che era Justin. 
-Justin.- dissi con noncuranza.
-come stai?- disse prendendo posto sulla piccola panchina che si trovava sul suo balcone.
-abbastanza bene.- feci una pausa.- tu?- 
-anch’io.- sorrise.
Anche se volevo e dovevo stare lontana da Justin, quella di parlare dopo cena o prima di andare a letto era diventata un’abitudine.
Un’abitudine di cui avrei dovuto fare a meno, ma, mio malgrado, in parte mi cullavo su quell’illusione. L’illusione di poter essergli almeno amica, senza soffrire, senza pensare a noi, senza guardare indietro.
“tutte le cose belle finiscono, è sempre stato così e non sarà di certo una storiella d’amore a fare in modo che le cose cambino.” furono le parole di mia nonna qualche mese prima, e, per quanto sgradevole potesse essere quell’affermazione, era la triste verità. Non sarebbero bastati dei semplici sentimenti a far si che le cose cambiassero, ma, in cuor mio, speravo almeno di potergli essere amica. Anche se avrebbe fatto male, anche se non sarebbe stato facile, anche se era uno sbaglio, un enorme sbaglio. 
-mi fa piacere.- gli sorrisi. Almeno stava bene. 
-oggi non è venuto il tuo amico?- chiese dopo poco. 
-il mio amico si chiama Jon.- dissi chiaramente parecchio infastidita.
-okay. oggi il tuo amico Jon non è venuto?- 
-no, aveva impegni.- 
-sta uscendo con qualche ragazza?- chiese. A quel punto capii che avremmo parlato ancora per molto, così mi gettai sulla poltroncina in vimini e iniziai a guardare fisso davanti a me.
-non che io sappia.- 
-sarai la prossima conquista allora.- mi fece l’occhiolino.
-non penso proprio.- affermai convinta.
-io invece penso di si.- 
-sei nella sua testa?- risposi stanca. Avevo studiato davvero tanto ed ero sfinita. 
-no. ma tutti vedono i suoi occhi.- 
-cos’hanno i suoi occhi?- chiesi non capendo.
-sul serio non capisci?- domandò.
Scossi la testa –no.- 
-ha gli occhi lucidi quando ti guarda o quando parla di te.- fece una pausa.- questo può significare solo una cosa..
-o è cotto di te, o ha qualche problema.- ripetemmo in coro. 
Ricordavo quelle parole a memoria, sentirle e ripeterle faceva male, più di quanto avessi immaginato.

“-Izzy, c’è una cosa che devo dirti.- 
-cosa?- 
-io..- come dovevo dirglielo? e soprattutto, come potevo dirle che mi ero innamorata del ragazzo che lei aveva desiderato per anni? mi sentivo così dannatamente in colpa che se avessi potuto avrei cambiato scuola, casa, città, nazione. avrei fatto di tutto pur di non innamorarmi di Justin, ma era successo, e ora non potevo impedire al mio cuore di battere più forte quando lo vedevo, non potevo impedire alle farfalle non mio stomaco di scatenarsi ogni volta che sorrideva, non potevo, non più.
Mi guardò con aria interrogativa. Io presi un respiro e sputai tutto fuori –io mi sono innamorata di Justin.- dissi a bassa voce, ma con sicurezza, quasi avessi ritrovato il coraggio che qualche secondo prima mi era mancato. 
Lei mi sorrise, era un sorriso gentile quello.
-tutto qui?- chiese calma. 
-si. mi dispiace Izzy, ma non ho potuto farci niente. è arrivato da un giorno all’altro e mi ha stravolto la vita. mi ero promessa di stargli lontana, perché tanto non ci sarebbe mai potuto essere qualcosa tra me e lui, ma non è stato così.- dissi mentre cercavo di mandare indietro le lacrime.
-ehi, va tutto bene. è già un anno e mezzo che non mi piace più, tranquilla. e poi quella era solo una stupida cotta.- disse accarezzandomi i capelli.- tu sei innamorata di lui, è diverso.- 
-si, credo di essermi innamorata.- 
-hai gli occhi lucidi quando lo guardi o parli di lui. questo può significare solo una cosa- mi sorrise.- o sei cotta di lui, o hai qualche problema.- ridemmo insieme. 
-grazie Izzy.- dissi abbracciandola.”


-i..io non credo.- balbettai. 
-so riconoscere certe cose.- disse in tutta risposta.
Se lui sapeva riconoscere certe cose, allora, qualche tempo prima, aveva riconosciuto anche l’amore che avevo provato per lui? E nonostante tutto se ne era andato senza dirmi niente, mi aveva lasciata sola, senza darmi nemmeno una spiegazione. 
Sentivo di odiarlo, ogni giorno di più.
-che stronzo.- dissi tra me e me.
-cosa?- evidentemente aveva sentito. 
Stavo per rispondere ‘niente’, ma d’un tratto sentii di dovergli dire tutto. Non avevo più niente da perderci, lui mi aveva lasciata e mi aveva fatto del male, io dovevo pure fingere che andasse tutto bene? 
-che stronzo che sei.- ripetei, questa volta a voce più alta. 
-perché sono uno stronzo?- 
-dovresti saperlo. non sarò di certo io a dirtelo.- dissi alzandomi. 
-ah, ho capito.- affermò prima che tornassi dentro.- ti rode il fatto che io me ne sia andato a Londra, nonostante sapessi che mi amavi.- disse di colpo.
L’aveva detto con quel suo tono da ‘non me ne frega niente degli altri’ e questo mi aveva infastidita, e non poco. 
-no Justin. non cambiare le cose. io non mi sono mai arrabbiata perché dovevi partire. sapevi che ti amavo da morire, non te lo avrei mai impedito, non se quello era ciò che volevi, o dovevi, fare.- precisai il ‘dovevi’.- mi fa solo incazzare il fatto che tu te ne sia andato, ma con un’altra.-
-sai com’è, l’amore ti bussa alla porta di casa, fingendosi un venditore di aspirapolveri, o cazzate simili, ti prende per mano e ti trascina via, dalla prima persona che capita. ma da quel momento in poi, quella persona non sarà più una semplice conoscente, o amica, o tutto il resto.- disse come se volesse spiegarmi l’amore. 
-io lo so com’è l’amore, lo so meglio di te. perché a me l’amore non ha bussato alla porta di casa, è salito dalla scala appoggiata al mio balcone, si è seduto sulla mia poltroncina in vimini e mi ha aspettata, poi però, per chissà quale assurdo motivo, un giorno, è sceso da quel fottutissimo balcone e non ha avuto più il coraggio di salire.- dissi imponendomi di non piangere.

Justin’s pov.

“Kristen non era ancora in casa, così decisi di farle una sorpresa.
Salii dalla scala che si trovava sul suo balcone, poi, appena misi i piedi a terra, mi sedetti sulla sedia che si trovava li. 
Quel pomeriggio l’aspettai per ben tre ore, ma sapevo che ne sarebbe valsa la pena.
Quella ragazza si era presa il mio cuore e ora non riuscivo più a fare a meno delle sue parole, della sua risata, delle sue facce buffe, anche se, in realtà, l’unica vera cosa di cui non riuscivo a fare a meno era lei. 
La cosa mi preoccupava molto, aver bisogno di qualcuno non era mai stato nel mio stile di vita. Non ero un puttaniere, uno di quelli che prima le scopa e poi le lascia, no, ma non avevo mai avuto una ragazza per mia scelta, né mai avevo approfittato di qualcuna.
Vivevo di baseball e questo mi era sempre bastato, ma ora, mentre ripensavo a tutti i momenti passati con Kristen, mi rendevo conto che se prima avevo sempre e solo avuto voglia di giocare a baseball, ora quella voglia non bastava più. Il mio cuore voleva lei, la voleva ora, e per sempre. 
Sentii la macchina degli Edwards entrare percorrere il vialetto di casa, e io cercai di non farmi vedere.
Dopo essere rientrati in casa, sentii qualcuno salire le scale e poco dopo la porta della camera di Kristen aprirsi. 
Appena mi vide corse fuori, con quel suo splendido sorriso che faceva invidia anche alle stelle. 
-che ci fai qui?- disse piano per non farsi sentire. I suoi genitori non volevano che frequentasse qualche ragazzo, ma non potevo lasciare che delle stupide regole mi impedissero di stare con lei. 
-niente, avevo voglia di te e sono venuto.- ammisi, un po’ imbarazzato. Ero il capitano della squadra di baseball, all’apparenza sembravo un duro, ma provavo vergogna nel dire cose dolci o nel fare complimenti a qualche ragazza, anzi no, provavo vergogna nel fare complimenti a lei. Chi l’avrebbe mai detto.
Lei sorrise imbarazzata, mentre le sue gote acquistavano colore. Era diventata rossa. 
Sorrisi istintivamente e le accarezzai una guancia. 
-ma non ero in casa.- disse lei non notando il mio gesto. 
Forse mi ero dato da solo delle speranze mai esistite. 
E se non le piacessi? Se vedeva qualcun altro? Se non ero il suo tipo? Se non fossi stato all’altezza? 
Mi creai non so quante paranoie e sentii il cuore stringersi. D’un tratto tutta la sicurezza che avevo, svanì, come se non fosse mai esistita, e mi sentii così dannatamente solo e insicuro. 
Justin Bieber che si sente insicuro. Quella ragazza stava davvero cambiando le cose.
-ti ho aspettata lo stesso.- finsi sicurezza. Dovevo giocarmi la carta del tutto per tutto. Mi stavo giocando tutto ciò che avevo, per lei. 
-potevi venire quando arrivavo.- 
-ma poi non sarebbe stato lo stesso.- 
-cosa sarebbe cambiato?-
-che non avrei potuto vederti sorridere mente mi consideri un completo idiota, non avrei potuto dirti cose dolci e accarezzarti la guancia.- 
-c’è una cosa che devo dirti.- disse mentre guardava altrove.
-devo dirti una cosa anche io.- 
-Justin io..- prima che finisse la frase la baciai. 
Le sue labbra erano morbide e calde, e finalmente erano mie. 
-ti amo.- dissi sulle sue labbra. Lei sembrò cogliere il messaggio e sorrise.”


Aveva colpito nel segno. Al sentire quelle sue parole era come se fossi stato nudo davanti ad una folla. 
La vidi rientrare in casa con gli occhi pieni di lacrime e mi sentii così dannatamente in colpa. 
A riportarmi alla realtà, dopo qualche secondo, fu il suono del mio telefono. 
Risposi alla chiamata senza nemmeno vedere chi fosse a chiamarmi. 
-si?- dissi con noncuranza.
-amore, sono io.- disse Susan dall’altra parte del telefono con, di sicuro, un enorme sorriso stampato in faccia. 
-oh, ehi.- dissi fingendomi felice. La verità era che le parole di Kristen mi avevano colpito nel profondo del cuore, quel giorno era stato un giorno speciale, e sapere che per lei non aveva avuto più di tanta importanza era una cosa terribile. 
Me l’aveva fatto rivivere, descrivendolo con qualche parola, come se fosse la cosa più naturale del mondo, mentre io, invece, mi ero sentito come non avevo mai fatto.
-tutto qui?- chiese un po’ delusa.
-scusa, stavo facendo una cosa. perché mi hai chiamato?- chiesi. –amore.- aggiunsi dopo, quasi me ne fossi dimenticato.
-papà mi ha detto che la settimana prossima parto, vado a Dublino, vieni?- chiese speranzosa.
-no, non posso. devo recuperare un paio di materie.- dissi sperando che le bastasse quella scusa.
La verità era che non mi andava di ripartire, non ora, non con lei. 
-posso aiutarti io quando torneremo.-
-no, sul serio. e poi non mi va di ripartire. siamo arrivati da poco.- 
-okay.- dissi riattaccando al telefono senza nemmeno salutare.
Rientrai in camera e mi buttai a peso morto sul letto. 
Presi l’ipod e feci partire la riproduzione casuale.

“-promettimi che mi amerai in eternò.- disse lei.
-e se non volessi promettertelo?- 
Lei mi guardò un po’ delusa –fa niente, vivrò sapendo che non mi amerai per sempre.- disse smettendo di guardarmi negli occhi.
Le alzai il viso –amore mio, non c’è bisogno che te lo prometta, perché non abbiamo bisogno di promesse, io ti amerò in eterno, stanne certa.- 
Lei mi sorrise.
-te lo prometto.- dissi prima di baciarla.”


Con quel ricordo mi addormentai, con le cuffie ancora nelle orecchie e il cuore che batteva forte.

''All i need is you and i, without you.''


**

Allora, eccomi qui col capitolo 11.
Vi ho fatte aspettare un bel po', lo so, ma tra la mancanza di tempo, di ispirazione, e tutto il resto, ho scritto solo ora.

Allora, spero vi piaccia e spero in una vostra recensione. 
Poi, volevo ringraziarvi per le recensioni e tutto il resto. 

Alla prossima :). 

(PRECISO: QUELLI TRA VIRGOLETTE SONO DEI FLASHBACK)


 

  
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