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Autore: This my story    22/07/2013    0 recensioni
Amori tribolati, ribellione giovanile, romanticismo, domande di vita e tante emozioni. La protagonista è Janet Johnson, una ragazza al quanto ribelle, sicura sempre di quello che fa. Ma se continua con queste azioni si troverà male. Una sera scappa di casa stanca della sua vita, ma così facendo si troverà solo peggio. Tutto questo cambierà la sua vita
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Non-con
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Dopo un paio di minuti di corsa mi fermai prendendo respiro. Mi venivano i brividi a ripensare ciò che avevo fatto a quel povero bambino che non centrava niente con la mia vita di merda. Ero arrivata allo schifo davvero! Non potevo continuare così! -2 giorni dopo- La rutine era sempre la stessa! Mentre stavo andando vicino ad un bar per aspettare Mel passai accanto ad un negozio di elettronica. C’erano tante tv che parlavano della stessa cosa : un bambino molto probabilmente picchiato da qualche conoscente e ora in stato mal ridotto. Trasmisero alcune immagini del bambino all’ospedale. Oh merda, che cazzo avevo fatto?! Lasciai le valige e misi le mani tra i capelli. Un paio di lacrime mi rigarono il viso. Dissero il nome dell’ospedale e con le valige pesantissime corsi fino ad arrivare li! Chiesi del bambino e corsi dubito alla stanza. Aprii la porta spalancandola e lasciando delicatamente le valige in un angolo. Mi avvicinai al letto dell’ospedale con passo felpato, fin quando toccai le lenzuola fredde. Vedere quel bambino che nemmeno conoscevo sdraiato su quel letto dell’ospedale per colpa mia mi faceva venire un brivido dopo l’altro. Mi chinai un po’ fino a poter osservare i lividi che gli avevo causato e gli sussurrai “Io : Ehi bimbo, per favore alzati!” Dissi la stessa frase molte volte e mentre la dicevo sulle mie guance si erano formate cascate di lacrime. Rassegnata appoggia la testa sul lenzuolo continuando a piangere. Qualcuno si muoveva! Allora drizzai subito la schiena spostando lo sguardo sul bambino. Apri piano gli occhi e dopo averli aperti bene li spalancò e si tiro indietro come se volesse fuggire! Ma non poteva aveva quei maledetti fili che lo ricoprivano quasi del tutto! “X : T-ti prego! Non farmi ancora del male! Farò quello che vuoi! TI PREGOOO!” Scoppiò in un pianto che fece scendere anche a me qualche lacrima. Senza dire niente lo abbracciai sperando che capisse che mi volevo scusare. Il bambino si tranquillizzo. Parlammo per un po’. Mi aveva raccontato della sua vita difficile in Brasile. Mi disse che sua madre era in un giro di droghe, e suo padre aveva un locale di spogliarelliste dove si esibiva anche la madre e la sorella. Poi si trasferì qui a NY con sua zia. Si chiama Jose, davvero un bel nome. “Io : Scusa davvero di quello che ti ho fatto l’altra volta! Non so cosa mia sia preso! Farò tutto quello che vuoi! Jose : Non ti preoccupare! E comunque ti sei scusata tante volte!” Parlai un altro po’ con Jose e poi uscii dall’ospedale. Chiamai Mel e le dissi che le dovevo parlare, così mi iniziai a incamminare. Decisi che dovevo dire tutto quello che pensavo a Mel e di come ero cambiata di male in paggio negli ultimi mesi. Era meglio prevenire che curare, no?! Arrivai in anticipo sul posto così per l’ansia fumai 5 o 6 sigarette. Stavo per accendere un’altra quando vidi da lontano Mel. Mi alzai di scatto restando ad aspettarla lì. “Mel : Allora, cosa hai da dirmi di così importante? Io : Ti devo lasciare! Mel : In che senso?! Io : Bhe, ho notato che negli ultimi mesi sono peggiorata invece …” Mi interruppe subito con il suo tono freddo e un po’ arrabbiato “Mel : Ehi, da quanto ti preoccupi di essere cattiva?! Io : Senti, non voglio restare qui a discutere, quindi ciao!” Feci per andarmene quando Mel mi prese per un braccio e mi butto a terra. “Mel : Tu non vai da nessuna parte! Mi servi! Come cavolo farò senza di te a campare?! Io : Come posso rimanere con una pazza che non parla ma arriva subito alle mani?!” Cercai di alzarmi con un tremendo dolore alla schiena “Mel : Ok! Vuoi fare così? Bene, ciao! Ma ricorda non ti farti più rivedere e se ti azzardi a continuare il lavoro che ti ho trovato giuro che ti spezzo le gambe, ricorda!” Disse tutto questo con un tono sicuro e gesticolando. Poi prese e andò via! Passai un dito sotto al mio occhio ma mi accorsi che non scendeva più nessuna lacrima. Ero stanca anche di piangere. Presi le mie cose e mi diressi nel locale che era diventata quasi la mia casa. -1 settimana dopo- Le cose continuavano a peggiorare! Andavo sempre nel locale a drogarmi e a fumare canne e ogni santa volta vomitavo, i soldi erano quasi tutti finiti perché compravo la droga e non lavoravo più. Era la terza volta che andavo a finire all’ospedale. Ma questa volta entrai in come per overdosi.
  
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