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Autore: Miss_OneUp    22/07/2013    1 recensioni
Certe volte inseguire la felicità senza curarsi del resto, fa solo sbattere la testa contro un muro che non si è in grado di oltrepassare.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Ciao a tutti ^^
Dopo molto tempo, mi è tornata una sorta di ispirazione autobiografica che mi ha spinto a raccontare un pezzo della mia vita. Non è facile spiegare quel vortice di sentimenti dettati dall'amore, ma ci ho provato e spero che apprezziate questo risultato.

Buona lettura a tutti, 
OneUp 




Two years.



Tutto è iniziato in un pomeriggio d’estate, due anni fa. Faceva caldo, quasi tutti erano in acqua mentre noi pochi che non amiamo il mare eravamo distesi all’ombra, con una sigaretta e un mazzo di carte. Solitari, scopa, briscola, niente riusciva a distogliere i miei pensieri fissi su lui, un ragazzo simpatico, carino e con un sorriso che prometteva davvero bene. Quel ragazzo si chiamava Edoardo.
Quel giorno è iniziato tutto. Poco a poco, pian piano, i giorni si sono sommati, le settimane sono passate e l’estate è finita, portandosi via il sole, il caldo e quel mare che tanto odio. Una cosa però non era riuscita a portarla via: Edoardo. Lui seguì lento il ritmo delle giornate, delle settimane e dei mesi, ma accanto a me, una ragazza che di bello ha ben poco, una ragazza a cui gli occhi non sorridevano più, ma a lui non importava affatto: si era prefissato un obiettivo, giurandomi che fino a quando non ci sarebbe riuscito, non si sarebbe mai stancato di faticare. Quell’obiettivo era rendere felice me, la persona più strana, stupida e distrutta del mondo. Una persona che a forza di dare si era consumata, perché nessuno aveva mai ricambiato un sorriso, un bacio o una carezza. Non credevo più in niente, figuriamoci nell’amore o nella felicità.
Mentre gli ultimi giorni lunghi e caldi scendevano al disotto dell’orizzonte, l’inizio della scuola per me portava novità. Ero quasi impaziente di conoscere i miei nuovi compagni e scappare ogni mattina lontano da quel quartiere che mi teneva prigioniera, senza possibilità di sfuggire dai ricordi associati a quest’angolo, quel parco o quella gelateria.
Lentamente a quei ricordi che cercavo di cancellare, se ne aggiunsero altri, molto più belli e che valeva davvero la pena di fissare nella mente e non lasciarli più andare. Erano ricordi che davano inizio ad una nuova vita, un nuovo anno e un nuovo racconto fatto di sorrisi, baci e parole dolci all’ombra degli alberi che ci offrivano un’isola felice lontano dal mondo a cui sentivamo di non appartenere, un mondo di cui non avevamo bisogno per essere felici, perché ci bastavamo a vicenda. Ci bastava il sorriso dell’altro e gli occhi che per la prima volta ridevano, rispecchiavano quell’allegria che nessuno poteva toglierci, perché era nostra e non sapevamo nemmeno come spiegarla, sapevamo solo che ci bastava per continuare ad alzarci ogni mattina e ad intraprendere quella noiosa routine che nessuno sopporta, confortati solo dal fatto che in quella routine, ad un certo punto, giungeva quell’incontro quotidiano che però era sempre così inaspettato, così carico di emozioni da farci sempre sorridere.
Passavano i giorni, le settimane e le foglie cadevano giù, spazzate via dal vento e dalla pioggia fredda che picchiettava sui tetti, sulle case e su di noi, che sotto a quell’albero continuavamo a ridere e scherzare, incuranti di tutto, stupidi e felici, solamente noi due nel nostro mondo felice, perfetto, senza che nulla potesse cambiare le cose.
Passava il tempo e la passione si tramutava in stabilità, l’innamoramento sfociava nell’amore e allora il nostro mondo si ripopolava degli amici, dei familiari e dei problemi che nessuno dei due aveva il coraggio di affrontare perché eravamo troppo felici anche solamente per pensare ai litigi o i disaccordi, ma essi prima o poi arrivano e fanno spazio alle lacrime, al malcontento e alla paura di restare soli, senza nessuno che sia pronto a ridere con te.
Le nostre incertezze e i nostri litigi si accumulavano, ma noi eravamo sempre felici mentre l’estate che ci aveva fatto conoscere tornava veloce ad invadere le strade, i cuori, mentre i portoni delle scuole si chiudevano e quelli delle spiagge si riaprivano, facendo in modo che tanti ragazzi come noi tornassero a godere dell’acqua e dell’ombra di un capanno sulla spiaggia, ma anche delle stelle che si specchiavano sull’acqua mentre noi, distesi sulla spiaggia, facevamo l’amore, pieni di noi e pieni dell’amore che non ci aveva mai abbandonato.
Ovviamente il tempo non smetteva di trascorrere e di imporsi su di noi che facevamo sempre più caso al peso di esso che gravava sulle nostre spalle.
I sentimenti erano gli stessi, ma la noia iniziava a invadermi ed io, preoccupata, piangevo. Lui invece sembrava non avvertire nulla di simile e continuava a farmi ridere, mentre dentro il mio cuore quel sentimento che restava immutato, veniva contornato da emozioni cattive, dalla rabbia, la noia e la fatica che nessuno poteva togliere.
Io, sempre io dovevo rovinare tutto. Ero così felice e senza che lo volessi non riuscivo ad esserlo più per uno scherzo del destino che mi diceva che magari la mia strada non era quella, che il mio cuore non era destinato ad essere compartito con quel fantastico ragazzo dal sorriso contagioso, i capelli scuri e gli occhi color castagna che mi infondevano tanta tranquillità e che mi dimostravano amore incondizionato. Mi sentivo in colpa, sporca e stupida, incapace di essere felice, ma non mi importava, perché oramai una cosa era certa: dovevo renderlo felice, anche se io non lo ero, lui non meritava di soffrire perché mi aveva donato solo amore, gioia ed io non potevo ripagarlo in questo modo, non me lo sarei mai perdonato.
Passavano i giorni, l’inverno aveva già conquistato le strade e stava scappando, rincorso dalla primavera, intenta a portare colori nei prati e intorno a noi.
In primavera i dubbi che avevo accantonato, tornarono, più potenti e forti che mai, spezzarono la mia routine e le lacrime sgorgavano dai miei occhi che non riuscivano più a trasmettergli quell’amore che si meritava, che sapevo gli appartenesse nonostante i suoi difetti e le sue manie.
Nonostante mi impegnassi a renderlo felice, i suoi divieti pesavano sempre di più e le bugie che mi facevano sfiorare quel sentimento di libertà che dentro me tanto agognavo, gli facevano capire che c’era qualcosa che non andava, qualcosa che aveva smesso di funzionare perché io non riuscivo più a renderlo felice e l’unico modo per smetterla di prenderlo in giro era uno: lasciare che le nostre vite si dividessero, magari non per sempre perché l’amore non era mai mutato, ma sarebbe servita la lontananza per capire quanto lui fosse importante o me ne sarei semplicemente andata via senza che lui fosse più un mio problema?
Era una domanda a cui non potevo rispondere. Non c’erano in quel momento delle risposte, c’era solo tristezza perché non riuscivo a renderlo felice e la consapevolezza del vuoto che avrei lasciato andandomene via, lasciandolo solo dopo tutto quello che aveva fatto per me, dopo tutto quello che lui mi aveva donato di se stesso! Ero e sono un’ingrata, ma oramai la situazione sfuggiva di mano più e più volte senza che io riuscissi davvero ad affrontare il problema perché avevo paura, tanta paura del fatto che lui sarebbe scappato via, il più lontano possibile, senza fare caso al fatto che io sarei stata male quanto lui.
Alla fine la mia decisione l’ho presa e adesso sono sola, triste, ma è meglio così, è meglio che lui abbia l’occasione di trovarne una migliore di me, che lo faccia sorridere e non soffrire, che sia più bella e simpatica. Magari ci rincontreremo, ma ora io mi limito a piangere e a correre tra le braccia di quei pochi amici che non mi hanno abbandonato perché lui mi portava via troppo tempo.
Sono sola e sento un vuoto che mi accompagna in ogni luogo, ma sono sicura che soffrire porta a qualcosa di più bello, un giorno. Magari torneremo insieme, felici, sotto quell’albero in quel parco a cui non importa che ora o che stagione sia per offrire riparo a due giovani sciocchi e troppo accecati dall’amore e dai sorrisi che pensano non finiranno mai.
Io non credo nell’amore eterno delle fiabe, piuttosto in una forma di amore che tutti sono in grado di provare, ma che poi va aiutata, va incoraggiata con la forza di volontà e la voglia di costruire muri, case, con la pazienza di sopportare quelle cose che danno fastidio, molto fastidio, ma che alla fine fanno parte dell’essere di una persona e che nessuno può cambiare più di tanto.
Spero davvero di non essere così tanto odiata, perché l’unica cosa che riesco a percepire è un grande vuoto che non sono ancora riuscita a riempire con nessun tipo di droga, amico o stupidaggine; ma per ora è meglio così, perché certe volte inseguire la felicità senza curarsi del resto, fa solo sbattere la testa contro un muro che non si è in grado di oltrepassare.
  
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