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Autore: MandyCri    22/07/2013    15 recensioni
Ellen Mayer è la regina del liceo, l’idolo di tutte le ragazze della scuola.
Bionda con gli occhi azzurri e un fisico da pin up.
Tom Gore è invece il nerd della scuola.
Moro con gli occhi neri.
Grasso, brufoloso, occhialuto e con un vistoso apparecchio ai denti.
È ovviamente il bersaglio preferito della splendida, ma crudele Ellen.
Ma si sa, la vita riserva molte sorprese.
Cosa succederà quando i due si incontreranno, dopo sette lunghi anni dalla fine del liceo, per un colloquio di lavoro?
Scopritelo insieme a Ellen e a Tom, ma ricordatevi: non fate agli altri quello che non vorreste fosse fatto a voi!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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grazie a PinkyCCh per il meraviglioso banner

e il bellissimoTRAILER

https://www.youtube.com/watch?v=tBh8WH-4eIc


GRAZIE!
Per aver accolto così numerosi la mia nuova storia, non me lo aspettavo sinceramente.
Grazie a chi solo sulla fiducia ha recensito, mi ha messo nelle seguite, ricordate e preferite.
Spero di non deludervi.

Un ringraziamento particolare va ad Alessandra che mi ha creato il banner stupendo, meraviglioso e straordinario che vedete e che si è fatta carico delle mie paranoie per i vari trailer che mi ha fatto per "Un sacco di patate". Sono veramente stressante se mi ci metto!!!

 

Questo banner vi posso assicurare che racconta con un'immagine tutta questa storia.
E' bravissima.

Adesso andiamo a conoscere Ellen.
Buona lettura.

Quasi dimenticavo... Se vi va di iscrivervi al gruppo della storia il link è lo stesso dell'altra romantica in corso


Ho chiesto alle ragazze che ne fanno parte se potevo tenere lo stesso anche per questa storia e me l'hanno concesso.
 




CAPITOLO 2
 
Ellen chiuse la telefonata e cominciò a saltellare tutta allegra – Sophie! Sophie! – urlò tutta agitata – Mi è appena successa una cosa incredibile!
Sophie Rousseau, una francesina tutto pepe che si era trasferita negli Stati Uniti per studiare, la raggiunse in camera sua.
- Cos’è successo adesso? – chiese scocciata portandosi la mani sui fianchi.
Ellen sbuffò – Ho trovato un lavoro serio! – rispose ritornando subito di buon umore.
Sophie roteò gli occhi – E sarebbe?
La guardò con un grande sorriso.
Sophie era il diavoletto sulla sua spalla. La voce della verità.
Riusciva sempre a riportarla alla cruda e dura realtà in un battibaleno con i suoi modi diretti e sarcastici.
Se il bicchiere era mezzo pieno per Ellen, risultava mezzo vuoto per Sophie.
Mentre lei viveva nella speranza in un domani migliore alla Rossella O’Hara, l’amica, nonché coinquilina, viveva nella concretezza.
Erano totalmente diverse, ma come spesso accadeva in tanti casi, si completavano a vicenda.
- Domani andrò alla Gore Spot & Publicity – disse trionfante.
- Un altro ufficio dove pulire cessi? – domandò Sophie con tranquillità.
Ellen alzò gli occhi al cielo. Perché era così cinica? – No! – rispose secca – Vado a lavorare come segretaria!
Vide chiaramente l’amica sollevare entrambe le sopracciglia e fissarla perplessa – Ah si? Non mi avevi detto che avevi fatto un colloquio così importante! – affermò scettica.
- Infatti lo faccio domani, il colloquio! – ricominciò a saltellare tutta contenta, trascinando con sé anche Sophie.
Quando si fermarono si accasciarono sul letto, stremate.
- Ellen, non voglio essere sempre l’uccellaccio del malaugurio… ma è solo un colloquio, non è detto che ti prendano – mormorò dopo qualche secondo Sophie, abbandonando per un momento la sua solita durezza.
Alzò le spalle – Sento che quel Tom Gore mi assumerà. Dai! Mi ha chiamata lui personalmente. È un segno del destino. Lui è il titolare, capisci? Se non gli interessasse il mio curriculum, perché prendersi la briga di telefonare, personalmente?
Sophie la guardò dubbiosa – Magari perché è senza segretaria, testa! Chi te lo dice che non abbia fatto lo stesso anche con le altre ragazze in lizza per il colloquio?
Già! Poteva essere, non ci aveva pensato.
Il suo solito ottimismo l’aveva fatta da padrone – In verità non lo so, ma sento che sceglierà me! – disse seria.
- Non hai nessuna esperienza nel settore, non sai nulla di come si gestisce un lavoro di segreteria, devo proprio ricordarti quali sono stati i tuoi precedenti lavori? – chiese con la sua solita franchezza.
Ellen sospirò – Uffa perché mi devi sempre buttare giù? Che male c’è ad essere ottimisti? Magari per una volta mi andrà bene!
- Ellen, non vorrei insistere e sembrarti una stronza, ma diciamolo chiaramente come stanno le cose. Pulisci gli uffici e lavi i cessi degli uffici, tu! Quando il personale se ne va, arrivi armata di spazzettone e indossi il tuo grembiulino bianco a strisce azzurre, quegli orribili calzerotti rosa e gli zoccoloni in plastica! Lavi dove hanno pisciato e non aggiungo il resto… altre persone! Spolveri… riordini… passi il mocio e la tua busta paga è una miseria, tanto che, per arrivare a fine mese, sei costretta ad un secondo lavoro e fine settimana, ti proponi come barista in quel circolo di anziani, dove la cosa più difficile da servire è un cappuccino! Che ne sai tu di cosa fa una segretaria? – le domandò con enfasi Sophie.
Era vero – Fare la donna delle pulizie è un lavoro onesto…
- Non sto dicendo questo, anzi! Volevo solo precisare che dovresti lasciarlo a chi ha più ha più bisogno di te.
Ma che discorsi faceva? Lei ne aveva assoluto bisogno per pagare le bollette!
Purtroppo la vita era stata ingiusta con lei.
Dopo il liceo aveva deciso di non iscriversi al college.
Perché studiare, quando la natura era stata così buona con lei tanto da donarle un viso stupendo e un corpo perfetto?
Era partita con tanti buoni propositi, convinta che le bastasse quello per diventare famosa.
Il suo sogno? Fare l’attrice, la presentatrice, la ragazza immagine in qualche trasmissione tv, insomma qualsiasi cosa in cui bastasse mettere in mostra la sua meravigliosa silhouette.
Era brava a recitare, così aveva creduto fino a qualche tempo prima.
Al liceo aveva seguito con entusiasmo il corso di teatro e di recitazione e, neanche a dirlo, aveva sempre ottenuto il ruolo di protagonista.
I suoi non l’avevano fermata.
Suo padre se ne era sempre fregato, tanto male che andava, sarebbe ritornata per lavorare nella ditta di famiglia e sua madre l’aveva perfino incoraggiata, perché era narcisista, arrogante e stupida proprio come lo era lei un tempo.
Era così orgogliosa della sua bellezza, che dava per scontato che avrebbe sfondato.
Invece aveva ottenuto solo qualche particcina come comparsa e niente di più.
Molte delle ragazze che aveva conosciuto e con cui divideva questi sogni di gloria, erano convinte che per avere successo, bisognava darla.
Niente di più sbagliato!
Lei l’aveva data eccome a biondi e bruni, alti bassi e bassi, giovani e vecchi. Non si era risparmiata nulla, ma l’unica cosa che era riuscita ad ottenere era stata, appunto, qualche piccola parte.
La sua più grande interpretazione era durata due minuti vicino al protagonista che impersonificava un dottore salva-vite. Peccato che con lei avesse fallito, visto che era morta praticamente subito e il tizio ne aveva dichiarato subito il decesso, senza tentare il tutto per tutto.
Così, dopo tre anni di fallimenti vari, aveva rinunciato ai suoi sogni di gloria.
Inutile darla a destra e manca se poi i risultati erano quelli!
Per orgoglio aveva deciso di non tornare nella sua città natale e non aveva più chiesto un centesimo alla sua famiglia, voleva andare avanti con le sue sole forze.
Aveva, quindi, risposto all’annuncio di Sophie nel quale la ragazza cercava una coinquilina con cui dividere le spese d’affitto di un piccolo appartamento. Ormai per lei, era diventato improponibile l’affitto dell’attico che aveva preso con i soldi di papà.
Non era più ritornata a casa, nemmeno per le feste.
Erano passati quattro anni dall’ultima volta.
I suoi li sentiva per telefono e li vedeva in video chat. Erano loro, in genere, che l’andavano a trovare.
A Pasqua, a Natale e per il Ringraziamento.
Prendevano una suite nel miglior albergo della città, perché lei non poteva, certamente, ospitarli nel minuscolo appartamento che divideva con Sophie.
La casa d’altronde era troppo piccola. Due camerette, un bagno munito di doccia e un salotto con angolo cottura. Stop!
E poi c’era quell’altro particolare, particolare non da poco, per cui non voleva ritornare a casa.
Mai e poi mai avrebbe fatto vedere com’era diventata a chi l’aveva sempre conosciuta come la splendida ed eterea Ellen Mayer.
Aveva il suo orgoglio lei!
- Senti Ellen, anche se mi dispiacerebbe perderti, il mio consiglio resta sempre lo stesso. Fa armi e bagagli e tornate da paparino che sarà lieto di darti un bel lavoro di dirigenza nella sua miliardaria ditta e pagarti la retta in una clinica estetica dove ti rimetteranno in sesto! – sbottò Sophie incoraggiata dal suo lungo silenzio.
Ellen la guardò stupefatta – Mai! – affermò convinta – E poi, te l’ho detto il mio sesto senso mi dice che sarò assunta da Gore!
Sophie alzò gli occhi al cielo – Uhm… ok! Non è che tra poco dovrò venirti a recuperare dentro qualche armadio dove ti nasconderai, perché alcune anime che hanno ancora un conto in sospeso con la vita terrena ti cercano, dato che sei una delle poche persone sulla terra che riesce a vederle e sentirle? (*)
- Mio Dio Sophie cosa hai mangiato pane e simpatia questa mattina per colazione? – sbuffò.
Possibile che nemmeno la sua migliore e unica amica in quella grande città non fosse dalla sua parte?
- Senti Ellen. Parliamoci chiaro una volta per tutte… ci conosciamo da quattro anni ormai e conviviamo da altrettanti. Cosa hai fatto per migliorare la tua vita in questo tempo? Niente! Ti prego non guardarmi così e non fare l’offesa, perché non ti è permesso! Adesso ascoltami! Prima di venire ad abitare qui, facevi la mantenuta da paparino e vivevi in un bellissimo attico. Provini, feste e bella vita. A un certo punto ti sei svegliata e hai deciso che eri diventata grande. Io non so il motivo che ti ha fatto rinsavire, ma da quel momento hai rinunciato ai soldi di papà, al tuo bellissimo appartamento in cima al grattacielo e soprattutto ai tuoi sogni e ti sei accontentata di lavorare in un’impresa di pulizie con una paga minima, senza contare che al vederdì e al sabato sei impegnata in quel circolo per arrotondare, altrimenti non potresti nemmeno contribuire a pagare le bollette. Non hai più visto un uomo. Ti sei fossilizzata tra casa e lavoro e che lavoro! Santo cielo Ellen! Ricevi proposte da vecchietti flaccidi, la cui parte più dura del corpo è l’unghia dell’alluce!! E non sto pensando affatto a quella cosa che ormai non sai più nemmeno come è fatta, ma semplicemente ad un misero muscoletto maschile!
Ellen ascoltò tutta la predica di Sophie ad occhi spalancati.
Ok! Era vero che non si ricordava nemmeno più com’era fatto un uomo, ma tutto sommato alla sua passerina un po’ di pausa forzata non faceva male – Cavoli! Certo che tu le mezze misure non sai nemmeno dove stiano di casa. Di uomini ne ho avuti talmente tanti che anche se per qualche tempo mi riposo non succede nulla! – disse esasperata.
- Ah! Se lo dici tu… si può sapere da quanto non esci con qualcuno? – la sfidò l’amica.
- Non credo sia importante adesso fare i conti! – rispose piccata.
- No? Da quando abitiamo qui non ti ho mai sentire nominare, nemmeno per sbaglio, un appuntamento! Quattro anni Ellen… QUATTRO LUNGHISSIMI ANNI!!!
- Vorrei precisare che stavamo parlando del mio colloquio di lavoro, colloquio importantissimo, Sophie. Devo ancora decidere cosa mettere – disse eludendo la domanda con rimprovero annesso.
- Ellen hai due stracci dentro quel cavolo di armadio, di cui tre quarti sono tute da ginnastica per il tuo sofisticato lavoro di donna delle pulizie e calzerotti di lana, più comunemente chiamati “scaccia piselli”…
- Ah! Ah! Ah! Dì al tuo dietologo di toglierti pane e simpatia dalla dieta. Ha degli effetti collaterali e non da alcun risultato! – affermò alzandosi dal letto e aprendo le ante dell’armadio.
- Invece tu dovresti dire al tuo di levarti pane, salsette varie, cioccolata, gelato e tutte le porcherie che ingoi… hanno degli effetti collaterali e sembrano dare notevoli risultati, tipo: chiudiamo le porte agli uomini duri. Dove l’aggettivo duro non è riferito al carattere, ma alla pelle… non so se mi spiego.
Ellen fece finta di non sentire, continuò imperterrita ad ispezionare gli abiti.
Effettivamente Sophie non aveva tutti i torti.
Era davvero tanto che un uomo non la corteggiava e ancora di più che un uomo non la faceva felice in quel senso, ma non gliene importava nulla.
Insomma! Ne aveva fatte di cotte e di crude, non occorreva per forza scopare per essere felici, giusto?
No! Non era giusto un corno!
Erano passati più di quattro anni, ma come aveva fatto a ridursi così?
Lei, la regina indiscussa del liceo, lei che non aveva mai pregato nessuno, lei che aveva sempre selezionato tutti dall’alto!
Se Sophie avesse saputo che si era iscritta anche ad un sito per cuori solitari l’avrebbe cacciata di casa a calci in culo, fregandosene completamente della metà dei soldi per l’affitto e le bollette.
Ma si sentiva così sola…
- Tra l’altro il nome Tom Gore non mi è per niente nuovo! Mi dice qualcosa, qualcosa che mi sfugge, lo sento. Forse è quel mio sesto senso che mi fa essere così sicura che sarà la mia occasione – disse cambiando completamente argomento.
Sophie si stese sul suo letto e arricciò il naso – Speriamo che sia giovane almeno, questo Gore! Ultimamente la tua tacca è dai settantacinque in su!
Ellen sospirò – Ma la vuoi smettere? Mica ci devo andare a letto, devo solo fare un colloquio di lavoro e se non mi aiuti a trovare un abito decente non l’otterrò e sarà solo colpa tua!
L’amica sbuffò e si alzò raggiungendola – Vediamo se troviamo qualcosa in mezzo a quest’immondizia. Ti consiglierei la camicetta azzurra che ti illumina gli occhi e i pantaloni grigio scuro – disse infine, dando una rapida occhiata.
- I pantaloni grigio scuro sono da vecchia! – protestò Ellen.
Sophie si girò a fissarla, poi le puntò un indice sul naso – Ok! Allora vediamo pantaloni a pence di varie tonalità di marrone cacca, cacca morbida, cacca dura, cacca secca. Ah no aspetta! Ci sono anche quelli beige vomito. Quali preferisci Ellen?
- I grigio scuro andranno benissimo… - rispose seccata.
- Fatto! Ti ho aiutata, hai visto? Come già ti avevo accennato è stato semplice e, in ogni caso, ripeto: ti stai solo illudendo. Anche se nell’articolo non c’è scritto, sono sicura che sia richiesta la bella presenza, ovvero curve mozzafiato, non che tu non le abbia, oh no… è che le tue mozzano il fiato in un altro senso. Au revoir ma chère…
Ellen grugnì.
Non sarebbe andata così. Tom Gore l’avrebbe assunta, ne era più che certa e finalmente lei avrebbe potuto abbandonare il lavoro come donna delle pulizie e tenere solo quello al circolo anziani per arrotondare un pochino.
Sarebbe ritornata trionfante questa volta, alla faccia di Sophie!
Tom Gore era un nome familiare.
Non riusciva a collocarlo in una definita linea temporale, ma sapeva che in qualche modo lei ci era legata.
Che fosse un suo ex compagno di scuola?
Cacciò un insetto inesistente dal viso. Se li ricordava tutti, o quasi, i nomi dei ragazzi con cui aveva avuto a che fare e Gore non le risultava.
Non poteva aver frequentato il suo stesso liceo e nemmeno lo desiderava pensandoci bene.
Se l’avesse riconosciuta non avrebbe fatto certo bella figura.
La Ellen Mayer del liceo non c’era più.
Si guardò sconsolata allo specchio.
Ah no! Non c’era proprio più era stata inglobata da quella persona grassa che la stava guardando al di là del vetro e che era almeno tre volte la vecchia Ellen.
Come aveva fatto a ridursi così?
 
 
 
 
 
 
(*) È un chiaro riferimento al film “Il sesto senso”, quando la madre trova il piccolo Cole nell’armadio.

   
 
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