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Autore: ChiaraLilianWinter    22/07/2013    2 recensioni
Camilla Herstood ha quindici anni, un'amica fantastica che cambia fidanzato con la stessa velocità con cui si fa zapping in tv, una madre depressa che, dopo la fine di un matrimonio sbagliato, tenta di rifarsi con il primo che le capita sotto mano.
Camilla ama scrivere, ma, a forza di essere circondata da persone superficiali, ne ha assunto il carattere: non riesce a completare una storia, che già sta lavorando ad un'altra, e così di continuo.
Camilla ha un segreto, un segreto terribile che è costretta a trattenere all'interno del suo cuore.
Camilla incontra William, e da allora cambia tutto. Il ragazzo gli propone di esaudire dieci desideri, per superare la sua superficialità, e Camilla accetta. Tra i due nasce qualcosa che diventa sempre più profondo, ma il tempo a loro disposizione è poco, e ogni secondo che passa diminuisce.
Perchè anche William nasconde un segreto. E non solo lui.
I segreti, le bugie, i tradimenti, sono fili insidiosi che avvolgono tutto, in un intreccio terribile che Camilla dovrà districare. Ma ciò che rimarrà alla fine potrebbe non essere quello che lei e William hanno sperato.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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<< Quando torna mamma? >>
William stava iniziando a preoccuparsi. Suo padre aveva ricevuto una chiamata poche ore prima e subito dopo era uscito, correndo, con la disperazione in volto. Suo fratello maggiore era riuscito a parlargli prima che se ne andasse, e da quel momento si era rinchiuso in camera. Una delle domestiche, quella che si occupava di loro due, si era seduta sul divano con la testa nelle mani e aveva iniziato a singhiozzare. William aveva provato più volte a chiedere cosa stesse succedendo, ma nessuno in quella casa sembrava non avere tempo per stare a sentire un bambino di dieci anni. Eppure, nonostante la giovane etá, William era intelligente e perspicace, forse anche fin troppo. Per questo motivo, era riuscito a nascondersi e a sentire un discorso tra due domestiche. Non era riuscito a capire molto, solo due parole: Signorina Anne. Anne era sua madre. Erano due parole, tredici lettere, ma erano bastate. La mamma c'entrava qualcosa in quello che stava succedendo quella sera. E non doveva essere una bella cosa.
Verso le undici di notte William sentì la porta di casa aprirsi. Suo padre era sulla soglia, con il suo solito portamento severo, rigido. Solo un paio di cose erano diverse: il signor Harstrong sembrava stanco e, inoltre, aveva gli occhi rossi e gonfi. O qualcuno lo aveva picchiato o, più probabilmente, aveva pianto. William sapeva quale era la risposta giusta, ma si ritrovò a sperare che fosse l'altra opzione. Suo padre gli si avvicinò lentamente, gli mise le mani sulle spalle e si chinò su di lui.
<< Dov'è tuo fratello? >>
William indicò il piano di sopra, dove c'erano le camere da letto.
Suo padre annuì e si avviò in quella direzione.
<< Aspetta! >>
La sua voce da bambino si diffuse lungo la sala. L'uomo non si girò.
<< Dov'è mamma? >>
Aveva paura di chiederlo, ma doveva sapere. Suo padre si girò un attimo e lo guardò, ma senza vederlo.
<< È inutile saperlo, ormai. >>
Detto questo, scomparve al piano superiore.

Non capisco. Non credo di essere mai stata così confusa. L'appartamento è buio, le tende sono tirate. William stringe ancora la mia mano, come se avesse paura che mi allontanassi. Cosa impossibile. La porta è chiusa a chiave, adesso.
<< Credo che dovremo rimanere qui per un bel pò, finchè le acque non si saranno calmate. >>
Non riesco a rispondergli, sto ancora riprendendo fiato. Mi giro a guardarlo. È sudato, come me, e ansima, ma sul suo viso non c'è confusione, solo preoccupazione. Anche io dovrei essere preoccupata, e in colpa, visto che ci siamo cacciati in questo pasticcio per colpa mia, ma voglio capire, prima. Mi stacco dalla sua presa e mi guardo intorno. Non c'è polvere, nè odore di chiuso. Ci deve abitare qualcuno, qui. Ma perchè William ha le chiavi?
Mi giro a guardarlo, non serve nemmeno che gli ponga la domanda.
<< È l'appartamento di mio fratello. Mi ha dato le chiavi in caso... Di emergenza. >>
So che mente, glielo sento nella voce. Ma lui distoglie lo sguardo e inizia ad aprire le finestre. Non siamo molto in alto, ma è pur sempre il GE Building. E l'appartamento, è semplicemente stupendo, adesso che me ne accorgo. Ci troviamo nel salotto, che è grande e spazioso. La parete a nord è una vetrata che dà sulla città, mentre quella opposta è piena di quadri. Un corridoio si apre sulla destra, e noto numerose porte. Quante stanze ci sono? I mobili sono moderni, devono essere costosi. Nell'insieme, questo è sicuramente un posto da ricconi. Insomma, la famiglia di William deve essere veramente molto benestante, se uno dei figli può permettersi una casa del genere.
Ma c'è qualcosa che non va. Un dubbio mi si insinua nella testa.
Se sono così ricchi, perchè William vive in un appartamento minuscolo? Insomma, non ha senso.
Vorrei chiedergli un sacco di cose, su di lui e sulla sua famiglia, ma so che non vuole parlare di sè e cerco di rispettare questa sua decisione, per quanto difficile sia.
<< Allora... Il primo desiderio è andato. Te ne restano altri nove. >>
Lo guardo, leggermente sperduta. Adesso è seduto su un divano rosso, mi osserva e cerca di abbozzare un sorriso. Mi rendo conto che sta parlando della lista e gli rispondo subito, sperando che non si accorga del rossore sulle mie guancie, appena comparso.
<< Sì... Sì, hai ragione. >>
<< E mancano sei giorni... Beh, sei giorni e mezzo. Ce la farai? >>
<< Certo che ce la farò. >>
Lo dico in tono sicuro, determinato, in modo che mi creda. Sono assolutamente intenzionata a farcela. E poi, il primo desiderio è andato a buon fine - a parte la scenetta finale - , no? Sono davvero riuscita a salire sul GE Building senza fare la fila. E mi sono divertita tantissimo. Chissà, magari la missione impossibile si rivelerà migliore di quanto pensassi.
William sembra accorgersi di quello che sto pensando e scoppia a ridere.
<< Non ti esaltare, ne hai esaudito solo uno. >>
<< Già. Quindi è meglio iniziare subito a pensare al secondo. >>
Tiro fuori la lista e la osservo lentamente.
Improvvisamente una strana sensazione mi assale, come di inquietudine, e capisco che muoio dalla voglia di fare una cosa. Frugo nella borsa a tracolla nera e tiro fuori un pennarello. Poi ritorno alla mia lista e, con tono solenne, traccio una perfetta linea retta sopra il Numero Uno. Fatto. Me ne restano nove, adesso.
Sorrido, soddisfatta di me stessa, e mi rendo conto di essere felice. Sono felice, sono orgogliosa. Non mi sono mai sentita così, e mi piace.
William evidentemente ha capito cosa penso, perchè mi sorride e si appoggia al divano, in attesa, lasciandomi godere questo momento di gioia.
Ma non dura a lungo. Rimangono nove desideri e solo sei giorni, quindi non ho tempo da perdere per queste stupidaggini. Ci penserò dopo.
Il mio sguardo vaga sul secondo della lista.
È un desiderio banale, forse il più banale tra i dieci. È facile da realizzare, rispetto agli altri, ma considerando.. Me stessa, è anche molto difficile.
<< Il Numero Due. >>
<< Di già? >>
William sembra stanco, ma io non ho intenzione di aspettare, perciò mi volto e lo fisso.
<< L'idea dei desideri è stata tua. Sei stato tu a decidere il limite di tempo. Adesso non ti lamentare. >>
Forse sono stata troppo brusca. Ho paura che adesso lui se ne uscirà con qualcosa di scortese e ricominceremo a litigare, come al bar. Ma mi sbaglio. Nemmeno mi risponde. Semplicemente, tira la testa all' indietro e scoppia a ridere.
Sento le guancie andarmi in fiamme, e mi volto bruscamente. È strano come ogni cosa che faccia provochi in me strane emozioni. Fin troppo strano. Devo ricompormi, assolutamente.
<< Bene... Vediamo questo numero due... >>
Cerca di calmarsi e di frenare le risate, mentre estrae dalla tasca dei pantaloni la fotocopia della lista, perfettamente piegata in quattro parti. La stende sul tavolino di vetro al centro della stanza. Quando la vedo, trattengo a stento un gridolino di stupore. Ha appiccicato con lo skoch un quadratino di cartone nero, che copre i desideri. Tutti, tranne il primo. Delicatamente, lo stacca e lo riapiccica sempre sul foglio, solo una riga più in basso. In questo modo, adesso è visibile anche il secondo desiderio:
Cucinare una torta al cioccolato senza l'aiuto di Lilian.

<< Una torta al cioccolato? >>
Annuisco, imbarazzata. Quando l'avevo scritto mi sembrava un bel desiderio, ma adesso me ne vergogno profondamente. Non solo perchè è banale, ma anche perchè dovrò realizzarlo di fronte a William, e, credetemi, non sarà un bello spettacolo, per due motivi.
Motivo Uno: Sono un disastro in cucina.
Motivo Due: Per quante volte ci abbia provato, non sono mai riuscita a fare nemmeno l'impasto della torta al cioccolato. Nemmeno quello. Mi perdevo o sbagliavo sempre all'inizio. Quindi, sarà sicuramente una strage. Spero che William sia preparato.
<< Possiamo prepararla qui. È meglio aspettare ancora un pò prima di uscire. >>
<< Qui? Sicuro? Non vorrei... Disturbare... >>
Ok, adesso ho ancora più paura di combinare un casino.
William scuote la testa e si alza, dirigendosi verso la stanza più vicina alla sala.
<< Non disturbi. >>
Si comporta come il padrone di casa. Mi guida fino alla cucina e quando apro la porta, rimango di stucco. La stanza è enorme, forse quanto la sala, e modernissima. I fornelli si estendono sulla parete di destra, mentre il centro della cucina è occupato da un'isola rettangolare. Tutto è in perfetto ordine ed estremamente pulito. È come se quella cucina mi stesse aspettando. Mi sta spronando a realizzare anche il secondo.
William fa scorrere lo sguardo sulla stanza, fino ad arrivare a me.
<< Ti basta? >>
Eccome se mi basta. È pure troppo, per quanto riguarda gli utensili. Il problema è ben altro.
Annuisco.
<< Se ti servono, nella libreria ci sono dei ricettari... >>
<< No, grazie. So la ricetta a memoria. >>
Sorrido, mentre con la mente ritorno al passato.
<< Ogni volta che andavo a casa sua Lilian si metteva a cucinare dolci. La torta al cioccolato era la nostra preferita. Ho perso il conto di quante volte l'abbia preparata... >>
Lui mi squadra. So di aver assunto un'espressione malinconica, sebbene non ne avessi avuto l'intenzione. William mi sorride.
<< Quindi sei golosa. Chi l'avrebbe mai detto. >>
Riesce a strapparmi un sorriso.
<< Tu, mio caro, sei di fronte ad una delle ragazze più golose degli Stati Uniti d'America. >>
Entrambi scoppiamo a ridere.
Per questa volta, l'allegria ha soffocato la tristezza che, in un modo o nell'altro, ci riempe entrambi.

Nell'antro della strega
Scusate quest'assurdo ritardo ma ho avuto da fare... L'estate non è vero riposo per me! Rispetto al precedente, questo capitolo è molto corto, ma avevo bisogno di un altro capitolo cuscinetto. Se avessi messo tutto insieme, sarebbe uscito un poema! Comunque non ho molto da dire su questo, spero solo che vi sia piaciuto!
Come vi avevo detto, all'inizio si intravede una parte del passato di William... Chissà che sarà successo a sua madre.
Alla prossima, tesori!
  
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