Londra e Neve
“Se puoi sognarlo, puoi farlo.”
Cit. Walt Disney
L'aria fredda della sera pungeva il viso ed il cielo iniziava ad annuvolarsi.
July, sulla schiena di Peter con le mani intorno al suo collo, non riusciva a smettere di pensare alle parole della vecchia zia. Voleva sapere cosa fosse successo, cosa avesse scaturito tanto odio da una donna adulta per un ragazzino di più o meno l’età di July; perché nonostante Beatrice avesse esagerato, non poteva aver inventato ogni cosa.
La voce entusiasta di Peter, che sembrava aver scordato quasi completamente la discussione, la risvegliò dai suoi pensieri.“July guarda, nevica!”
Solo in quel momento July si accorse che piccoli fiocchi bianchi iniziavano a cadere, si toccò la testa e li sentì tra i capelli, le spalle e ne aveva anche lì, poi guardò in basso e vide che Londra iniziava a tingersi di bianco; tutto veniva ricoperto da quel candore che creava una perfetta atmosfera natalizia. Per definire quello spettacolo c’era solo una parola...
“È… splendido.”
“Ti va di vedere meglio?” Propose Peter, girando la testa di lato per cercare di vederla.
July incontrò i suoi occhi, e gli rivolse uno sguardo incuriosito: dove voleva arrivare?
“In che senso vedere meglio?” Gli chiese.
“Preparati a vedere Londra come non l'hai mai vista.” Le disse lui in risposta.
All'improvviso Peter scese in picchiata verso terra e July strinse la presa intorno al suo collo nascondendo il viso nella sua schiena.
“Non aver paura July” Disse Peter “guarda...”
July, un po' titubante, alzò la testa e vide che stavano sfrecciando tra i palazzi; guardando dentro vide che le persone stavano cenando e pensò che se tutto fosse andato secondo i piani ora sarebbe anche lei a cenare con la famiglia, ma non si rattristò a quel pensiero, né le venne la malinconia, perchè questo, era molto meglio.
Dalla sua schiena, Peter sentì July ridere forte, e non sapendo come né perchè, iniziò a ridere anche lui, in modo isterico.
Da un palazzo con una grande finestra aperta, si vedeva uscire una densa nube di fumo, a causa di un gruppo di anziani seduti su delle poltrone che al posto di cenare fumavano grossi sigari. Peter vi passò vicino e, all'altezza della finestra lanciò un grosso grido che assomigliava di più ad uno strano verso, che fece saltare dalle poltrone i fumatori e ridere di gusto July.
“Ora prova tu!” Le disse Peter. July non se lo fece ripetere due volte e, passando vicino ad un altro palazzo, lanciò anche lei un urlo che fece sobbalzare la piccola famigliola riunita a cena che, intanto, stava pregando. Sia July che Peter risero e, al palazzo dopo urlarono entrambi ed anche al seguente, e ad un altro e così via, finché Peter, qualche minuto dopo, non disse:
“Bhe se questo è divertente, devi vedere cosa c'è sull'isola.”
“Allora che ci facciamo ancora qui, Peter?”
“Proprio non lo so.” Le rispose.
E, presto fatto, Peter sfrecciò verso il cielo, in alto fino ad incontrare una stella luminosissima.
“Chiudi gli occhi!” Ordinò a July, che ubbidì. Anche lui fece giusto in tempo a chiuderli che una luce abbagliante li colpì, inglobandoli e facendoli scomparire... da questo mondo.
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“Ora li puoi aprire.” La voce di Peter era bassa, quasi un sussurro delicato che le annunciava l'arrivo di una dolce sorpresa. July, lentamente, aprì gli occhi e ciò che vide fu lo spettacolo più bello che avesse mai potuto immaginare.
“Benvenuta, July. Benvenuta all'isola che non c'è. Benvenuta a Neverland.”