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Autore: GrEEn    02/02/2008    9 recensioni
[...] -Aaaaaah… gli volevi bene, vero, Potterino?
Non potevo mostrare i miei sentimenti.
Perché io ero la cattiva e la pazza.
E io dovevo indossare la mia solita maschera di ghiaccio anche in un momento come quello. [...]
BELLA/SIRIUS
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Sirius Black, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ministero.


-Avanti puoi fare di meglio!- Mi gridasti, la voce echeggiante nella vastissima sala.

Ci misi tutta me stessa, tutta la mia essenza andò assieme all'incantesimo che ti scagliai contro.

Il secondo getto luminoso ti colpì in pieno petto.

La risata non ti si era ancora spenta sul viso, ma il colpo ti fece sgranare gli occhi.

Non pensavi avrei avuto il coraggio di farlo. Ti avevo sorpreso, ed ero felice di averlo fatto... non puoi immaginare quanto.

Tu pensavi fosse un gioco il mio, il nostro. Niente di più sbagliato.

Vidi Potter alla mia destra estrarre la bacchetta, furioso, mentre anche Silente si voltava verso di noi, verso la piattaforma.

Sai, ci mettesti un'eternità a toccare terra: il tuo corpo si piegò con grazia e cadesti all'indietro oltre il velo logoro appeso all'arco.

Sì, potevo vederlo anch'io quel velo, potevo sentire anch'io le voci strazianti dei morti.

Ho visto troppe persone morire. Ho ucciso troppe persone.

Vidi un misto di paura e stupore sul tuo volto sciupato, un tempo così attraente, mentre varcavi l'antica soglia e sparivi dietro il velo, che per un momento ondeggiò come scosso da un forte vento, poi ricadde immobile.

Urlai. Felice ma -in realtà- troppo per esserlo veramente.

Ci fu un momento carico di silenzio. Silenzio per riflettere.

E a quel ci fu la consapevolezza.

E a quel ci fu il rimpianto.

E a quel punto capii. Capii solo allora quello che avevo fatto...

Ma non volevo accettarlo.

Scappai via veloce e vidi -chiaramente, fin troppo- Potter inseguirmi, preso da una furia cieca.

Non capiva che io, in realtà, ti volevo forse più bene di lui.

Il tuo figlioccio.

Lasciai la sala con il mantello nero, da Mangiamorte, che mi ondeggiava alle spalle.

-HA UCCISO SIRIUS! LO HA UCCISO…E IO UCCIDERO’ LEI!

Parole dette con rabbia, tristezza, odio… Harry Potter, nemmeno sai cosa sia l’odio…

Scagliai una maledizione al di sopra della mia spalla.

Io invece sì. So fin troppo bene quale mostro sia.

Come potesse essere spregevole.

Presi il corridoio che portava agli ascensori, inciampando più e più volte nel mio lungo abito di seta nero.

Arrivai al punto in cui avrebbero dovuto esserci gli ascensori. Schiacciai freneticamente il pulsante per chiamarne un altro -come se quel mio gesto potesse farlo venire più velocemente- e quando arrivò, traballante, e la grata si aprì mi buttai al suo interno; dimenticandomi completamente cosa fosse l’eleganza.

Atrium.

La grata si richiuse e l’ascensore prese a salire.

Appena arrivata mi buttai in avanti disperatamente, iniziando a correre.

Non sapevo nemmeno perché stessi scappando.

Forse perché negli occhi di Potter vedevo il tuo stesso orgoglio…

Fuggivo da te. Come sempre, d’altronde.

E stavo quasi per raggiungere la cabina telefonica, quella che mi avrebbe fatto uscire da li, da quell’incubo fatto di morte e dolore, quando vidi il tuo figlioccio sollevare la bacchetta; pronto a colpirmi.

Mi voltai e gli scagliai contro un’altra maledizione.

Si nascose dietro una statua.

Mi ero fermata.

-Vieni fuori, vieni fuori, piccolo Harry- Lo presi in giro facendo una voce troppo infantile persino per me -Perché mi hai seguito, altrimenti? Credevo che volessi vendicare il mio caro cugino!

Dicevo questo per non rendermi definitivamente conto di ciò che avevo fatto.

Ti insultavo.

-E lo farò!- Urlò.

Capii perché gli volevi tanto bene. Era così dannatamente uguale a te!

-Aaaaaah… gli volevi bene, vero, Potterino?

Non potevo mostrare i miei sentimenti.

Perché io ero la cattiva e la pazza.

E io dovevo indossare la mia solita maschera di ghiaccio anche in un momento come quello.

Sapevo già che incantesimo voleva usare contro di me.

Ma non mi ritrassi, in fondo me lo meritavo.

-Crucio!

Era la prima volta per lui, lo vidi nei suoi occhi.

Il dolore fu lancinante, sebbene me lo aspettassi.

Strillai e cadetti a terra. Sentivo la pelle tirare e mille pugnalate invisibili colpirmi in ogni dove.

Ma per lui era, appunto, la prima volta e la mia sofferenza durò poco.

Mi rialzai barcollante e sbraitai:

-Non avevi mai usato una Maledizione Senza Perdono, vero, ragazzo?

Avevo abbandonato la vocetta infantile.

-Crucio!

Schivò ancora il mio attacco.

Ti insegno io cos’è il dolore.

Lo pensai con frustrazione.

-Potter non puoi vincere contro di me!

Mi spostai verso destra, cercando un punto dove tenerlo sotto tiro.

-Io ero e sono la serva dell’Oscuro Signore. Da lui ho appreso le Arti Oscure e incantesimi tanto potenti che tu, patetico ragazzino, nemmeno puoi sognarti di affrontare…

Lo pensavo davvero. Era vero.

-Stupeficium!- Urlò.

Ghignai sarcastica. Patetico sul serio…„������ai il terrore più puro.

Rivolse il suo sguardo verso di me.
Avevo le lacrime agli occhi.

E bastò quello, bastò incontrare i suoi occhi per capire.
Lui sapeva, aveva visto e letto ogni mio pensiero su di te.

La bacchetta puntata verso il ragazzo paralizzato dal terrore.

Ma mai quanto il mio.

-E così hai rotto la mia profezia?

La voce bassa mentre lo scrutava con occhi spietati.

-E così, ancora una volta, i miei Mangiamorte hanno permesso a Harry Potter di tagliarmi la strada…

-Padrone, mi dispiace, non sapevo- Bugie Bella, tutte bugie… Pensai con la mente ben chiusa, almeno questa volta. -stavo combattendo contro l’Animagus Black!

Mi gettai ai suoi piedi, mentre lui avanzava -imperturbabile come sempre- lento.

Rivolse il suo sguardo verso di me.
Avevo le lacrime agli occhi.

E bastò quello, bastò incontrare i suoi occhi per capire.

Lui sapeva.

E se ancora dentro di me si era conservata una minuscola speranza che non ne fosse a conoscenza, quel mio piccolo desiderio morì in quello stesso istante.

Come me.

Non avevo più alcuna speranza.

Io ti amavo, ti amo, e l’Oscuro lo sapeva.

Mi rialzai da terra.

-Padrone io posso spiegarle…

Mi fissava ancora e, nonostante tutto, anche Potter si voltò verso di me.

Aveva capito che non stavamo più parlando della Profezia.

-CREDI SIA TANTO STUPIDO BELLATRIX? HO LETTO LA TUA MENTE, SO TUTTO, NON C’E’ NIENTE DA SPIEGARE!

Urlò Voldemort in uno scatto d’ira, tanto che cadetti all’indietro dallo spavento.

-L’amore è un sentimento adatto solo ai deboli… tuo cugino, ami la stessa persona che hai ucciso! Te ne rendi almeno conto..?

Sibilò freddo queste parole, con il solo intento di ferirmi.

E ci riuscì.

Il mio cuore si frantumò in mille, minuscoli, pezzi.

Era vero, era tutto maledettamente vero…

Voltai lo sguardo verso Potter e lo vidi sgranare gli occhi.

Be’, era normale.

Mi tornò alla mente una frase dettami mille volte dal mio amato padre.

La reputazione prima di ogni cosa.

Non m'importava più, io che tutta la vita avevo seguito quella maledetta frase… in quel momento pensavo solo a quanto fossi stata stupida a crederci. Avevo perso così tanto tempo dietro a degli ideali senza senso quando invece sarei potuta stare con te... così stupida nella mia follia.

Ritornai con lo sguardo al mio Padrone.

-Ma non sono certo venuto fino a qui per ascoltare le tue patetiche scuse, Bellatrix. Con te faremo i conti più tardi.

Già, perchè esiste solo Potter, non è così? Neanche ne fossi innamorato.

Lasciai la mente ben aperta consentendogli di ascoltare i miei pensieri, che mai avrei avuto il coraggio di dire ad alta voce.

Fece come speravo, si voltò verso di me e mi puntò la bacchetta contro, dimenticandosi per un attimo di Potter.

-AVADA KEDAVRA!

Proprio in quel momento mi Smaterializzai facendolo, lo so, arrabbiare ancora di più…

Ma non mi importava, tanto sarei morta comunque.

Non aveva importanza di come sarebbe stata la mia fine. Quella era la mia piccola vendetta contro l’Oscuro Signore.

Mi ritrovai davanti a casa tua e non so neanche per quale motivo.

Casa tua. Quella in cui per tante volte ero venuta, in visita a te e Regulus. I miei cugini.

Entrai.

Avanzai lentamente, camminando per le tantissime stanze.

Mi muovevo con sicurezza, avendoci passato la maggior parte degli anni della mia insulsa vita.

Salii le scale e la vidi.

La targa con su inciso il tuo nome.

La tua camera.

Sirius.

Non avevi voluto mettere Black perché odiavi il nostro cognome, me lo avevi raccontato in una delle tante notti passate insieme.

Spinsi la porta.

La stanza, come già sapevo, era molto spaziosa.

C’erano il solito grandissimo letto in legno scuro, la finestra oscurata dalle tende.

Le pareti grigio argento erano ricoperte di stendardi di Gryffindor, per ricordare la tua distanza dalla nostra famiglia Slytherin. Da me.

E poi c’erano loro.

Tutte le tue foto. Le tue orribili foto, i poster delle moto e di tutte quelle ragazze Babbane, in costume, che erano state spesso motivo di numerosi litigi.

Ero gelosa, lo ero sempre stata, anche se non te lo avevo mai detto.

Gelosa che tu appendessi le foto di altre ragazze in camera tua.

E, ovviamente, mi coprivo dietro la scusa che fossero umilianti. Umiliante anche solo guardare un Babbano con quello che non fosse disprezzo.

Ma sapevo che tu avevi capito che le mie erano solo giustificazioni.

Mi sedetti sul tuo letto pieno di polvere.

Ma una di quelle foto in particolare attirò la mia attenzione.

Una ragazza, Babbana, bionda e riccia era sotto un getto d’acqua, in piedi, a gambe spalancate e con il seno scoperto.


… eravamo seduti sul tuo letto e per quella ti avevo rifilato un pugno sul naso.

Mi avevi guardata strano, il sangue che ti scendeva dal naso rotto, cogliendo da cosa era data la mia rabbia: poi ti eri avvicinato, mi avevi preso il volto tra le mani e avevi posato le tue morbide ed invitanti labbra sulle mie.

Un bacio al sapore di sangue e di menta.

Avevamo cuntinuato a baciarci mentre, tutti e due esperti, ci sfilavamo i nostri indumenti.

Ti stesi su di me e mi penetrasti.

La nostra prima volta.

Urlai il tuo nome e tu il mio, consapevoli di poter essere sentiti, o peggio, essere visti dai nostri parenti al piano di sotto.

Ma non ci importava.

Mi aggrappai alla tua schiena, tremante e ansimante.

Mai, mai, avevo provato sensazioni di quel genere.

E facendo quello che in quel momento pensavo fosse un arte, ci stringemmo un patto eterno.

Ci separammo restando però abbracciati, stretti.

Ti chiesi scusa tante volte che non so contarle per averti rotto il naso.

Tu sorridevi.

E poi alla fine mi dissi:

“In realtà, appena ho visto quel poster ho pensato a te… volevo tanto fossi tu al posto di quella ragazza…”

Avevi le guance arrossate. Io sorrisi radiosa.

“E se lo facessi adesso..?” Ero maliziosa, estremamente maliziosa.

Sorrisi anche tu, eccitato.

Ti trascinai verso il bagno e mi misi sotto il getto d’acqua della tua vasca.

Mi sei quasi saltato addosso…

Lo capii…

Solo ripensando al passato, lo capii…

-Ho… ucciso… Sirius… Black…

Una lacrima mi scivolò sul volto scavato dal tempo.

L’ho fatto davvero?

Ma conoscevo già la risposta.

La lacrima si infranse a terra.

Tic.

Sì.

  
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