Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Alexiel_Slicer    23/07/2013    2 recensioni
Probabile seguito della seconda serie di Kuroshitsuji.
Francia. Una mezz'anima ed una rosa formata da 7 petali, rappresentanti i 7 peccati capitali, da comporre.
Fu svegliata nel cuore della notte da un'insistente scalpitio di piedi contro la strada sterrata e dalle urla irregolari che squarciavano il silenzio della notte con il loro "Strega! Al rogo la strega!". [...]
[...] Ad un tratto scivolò e battè la testa su una roccia. La vista le si annebbiò e sentì qualcosa di caldo scivolarle lungo la fronte. Le voci sembravano avvicinarsi.
Un corvo volò silenzioso su un albero lì vicino e gracchiò. Quel verso rimbombò nelle sue orecchie. Lasciò il ramo dell'albero su cui si era posato, la ragazza udì le sue ali sbattere. Sembrava un rumore assordante. Mormorò una frase incomprensibile e l'uccello atterrò sulla roccia che le era accanto e sulla quale aveva sbattuto la testa. Scosse la testolina corvina coperta da piume e col becco picchiettò il sangue con cui si era imbrattata la grigia e muschiata roccia. (tratto dal primo capitolo)
***
Mia prima ff su Kuroshitsuji
DEATH!
Genere: Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri personaggi, Ciel Phantomhive, Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis, Undertaker
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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QUEL MAGGIORDOMO 1 - Sono solo un diavolo di maggiordomo


Fu svegliata nel cuore della notte da un'insistente scalpitio di piedi contro la strada sterrata e dalle urla irregolari che squarciavano il silenzio della notte con il loro "Strega! Al rogo la strega!".
Abbandonò il letto e andò alla finestra; vide gli abitandi del villaggio marciare verso la sua capanna. In mano tenevano dei forconi e delle torce che illuminavano la buia natura ai loro lati, mentre camminando alzavano un polverone. I loro visi erano tesi e furiosi. Una voce si staccò dal coro e indicando la finestra in cui lei guardava urlò "Ecco la strega! Prendiamola!".
La ragazza indietreggiò e voltandosi corse verso la porta sul retro, dalla quale lasciò la casa.
La notte era fredda, ma lei vestita solo della leggera camicia da notte di panno non aveva tempo per rabbrividire. Avvertiva soltanto l'aria tagliarle la pelle scoperta e infiltrarsi sotto l'indumento, mentre correndo scalza nella foresta calpestava rocce e legnetti che le ferivano le piante dei piedi. Davanti a lei si condensava una nuvoletta ogni volta che respirando affannosamente buttava fuori l'aria già usata.
Dietro di sè sentiva i piedi pesanti degli uomini inseguirla. Di tanto in tanto si voltava vedendo le torce ridotte in pallini luminosi tra gli alberi.
Ad un tratto scivolò e battè la testa su una roccia. La vista le si annebbiò e sentì qualcosa di caldo scivolarle lungo la fronte. Le voci sembravano avvicinarsi.
Un corvo volò silenzioso su un albero lì vicino e gracchiò. Quel verso rimbombò nelle sue orecchie. Lasciò il ramo dell'albero su cui si era posato, la ragazza udì le sue ali sbattere. Sembrava un rumore assordante. Mormorò una frase incomprensibile e l'uccello atterrò sulla roccia che le era accanto e sulla quale aveva sbattuto la testa. Scosse la testolina corvina coperta da piume e col becco picchiettò il sangue con cui si era imbrattata la grigia e muschiata roccia.
La ragazza con il viso rivolto al limpido cielo nero coperto dagli intricati rami degli alberi li vide vorticarle lentamente attorno, poi udì una voce chiamarla.
"Scarlett Belmont, perchè mi hai evocato?".
"Realizza la mia vendetta e avrai la mia anima".
"Come desideri".
Sentì qualcosa bruciarle la pelle dietro la schiena.
"Uccidili tutti" disse poi.
La ragazza un secondo dopo udì degli atroci urli provenire dalla foresta, infine tutto si fece spaventosamente silenzioso.
Vide una sfocata figura maschile chinarsi su di lei e prenderla in braccio, la sua schiena perse il duro contatto con il terreno.
"Io sono una signora, portami in un luogo come si conviene. Portami in una reggia, la più bella. E non importa se è abitata: uccidi tutti se necessario" detto quello chiuse gli occhi.
"Yes, my Lady".

***

Avvertiva un piacevole tepore avvolgerla e qualcosa di morbido sorreggerla. Aprì gli occhi e si trovò in una grande stanza elegante. Le pareti erano coperte da tessuto color giallo ocra e decorate con arabeschi dorati, in una c'era un'ampia finistra che dava su un tondo balcone in pietra e dalle bianche tende tirate, da cui filtrava la luce del giorno, poteva intravedere dei fiori ai piedi della ringhiera e tutt'intorno. Il letto su cui giaceva era spazioso e comodo. Aveva uno scheletro di legno massiccio intarsiato e ai piedi vi era un lungo baule di legno scuro con immagini di prodi cavalieri dipinte sulle quattro facce. Accanto a sè aveva un comodino dalle gambe incurvate e con un solo cassettino, su cui stava una brocca di porcellana bianca piena d'acqua. Un armadio affiancava la porta e uno specchio le stava di fronte. Vedendo la sua immagine riflessa si vide circondata da soffici cuscini quadrati con dei pennacchi sulle estremità. Il suo corpo era avvolto in candide lenzuola che odoravano di pulito e fresche al tatto e indossava una morbida camicia da notte di seta bianca.
Si alzò e andò allo specchio. Si osservò attentamente: aveva una benda intorno alla fronte che in quel punto le appiattiva i voluminosi capelli ramati; poi fece un paio di giravolte su se stessa incredula. Mai e poi mai si sarebbe sognata di svegliarsi in una stanza del genere.
Consapevole del patto stretto con il demone cercò sul suo corpo il sigillo del contratto che avevano stipulato. Cercò dappertutto, ma senza trovare nulla. Allora un'idea le passò la mente come un fulmine a ciel sereno. Mise i capelli tutti su una spalla e slacciò il nastro che dietro al collo teneva chiusa la camicia da notte. Lasciò scivolare il tessuto fino a scoprire del tutto la schiena e lì trovò l'enorme sigillo che correva lungo la sinuosa linea della sua colonna vertebrale. In quel momento la porta si spalancò: un giovane uomo in tenuta da maggiordomo dal colorito della pelle chiaro, i capelli neri che spiccavano su di essa e i begli occhi rossi stava sulla soglia.
"Scusi la mia improvvisa irruzione, padrona" disse con la voce che sembrava tanto una melodia, mentre faceva un mezzo inchino. "Mi presento: sono Sebastian Michaelis, suo umile servitore" continuò prolungando l'inchino.
Sulle carnose labbra della ragazza si dipinse un sorriso compiaciuto.
"Le ho preparato del tè e qualcosa con cui deliziare il palato. Pensavo che ne avrebbe avuto bisogno dopo la piccola avventura di ieri sera". Il maggiordomo fecendo un passo indietro entrò nella stanza spingendo un carrellino che ospitava un centrino con uno stretto e lungo vaso in cui stava un ramoscello in fiore, una teiera d'argento, una tazzina su un piattino e un altro piatto che conteneva una meravigliosa fetta di torta al cioccolato fatta da pan di spagna al cioccolato e farcitura nel medesimo gusto, pure la glassa che la ricopriva era di cioccolato, più scuro del resto però. A completarla in cima c'erano una fragola perfettamente rossa e un ricciolo di cannella.
Scarlett si accomodò sul letto e Sebastian iniziò a versare il verde liquido fumante dalla teiera alla tazza.
"E' dell'ottimo tè verde, per rilassarsi. Si chiama Anji ed è una varietà molto rara. Viene raccolto all'inizio della primavera quando le foglie della pianta sono ancora bianche. Pensi che è stato fatto importare direttamente dalla Cina". Le tese cordialmente la tazzina che lei prese.
"Per dolce abbiamo una torta al cioccolato e rhum. La glassa è stata fatta con finissimo cioccolato fondente svizzero".
Scarlett accavallò le gambe "Hai fatto davvero un ottimo lavoro...maggiordomo" disse marcando l'ultima parola.
"Non mi aduli, in fondo sono solo un diavolo di maggiordomo".
  
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