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Autore: Kolja    23/07/2013    1 recensioni
"A differenza di tutti gli altri miei concittadini, che trepidano all’idea del reality più crudele dell’anno e vedere gli altri combattere fino alla morte manda loro in ecstasy, io odio gli Hunger Games. Ventiquattro ragazzi vengono tolti dalle loro famiglie, dai loro amici e costretti a uccidersi uno contro l’altro, per cosa, poi? È vero, il vincitore poi diventa ricco e pieno di fama, ma gli altri? Morire per divertire gli abitanti di una città? Anche se è una realtà così lontana dalla mia, provo il dolore delle famiglie dei tributi morti.
Ma ovviamente sono pensieri che tengo per me, o verrei prima portata da uno psicologo e poi accusata di ribellione."
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ripenso tutto il giorno alla scena che ora più che mai rappresenta il Distretto 12. L’intero Panem non aveva mai udito le parole “mi offro volontaria come tributo” uscire dalla bocca di un aspirante tributo del Distretto più remoto e uno tra i più poveri dello Stato. Le si sente più pronunciare dai tributi dei Distretti favoriti, 1, 2 e qualche volta anche il 4, da coloro che impiegano l’infanzia ad allenarsi per conquistare la vittoria agli Hunger Games e, quindi, alla fama. Oltre all’inaspettato gesto, tutta la scena era intrisa d’amore. Insomma, la coraggiosa ragazza che si offre volontaria al posto della sorellina ha colpito tutti. Non posso negarlo, ha colpito anche me. Ma so che non devo affezionarmi più di tanto, né a lei, né alla bambina dalla pelle mulatta del Distretto 11. Inutile affezionarsi a qualche tributo. Ognuno ha le stesse probabilità degli altri di vincere e, nel caso contrario, di morire.
Nei giorni successivi alla mietitura, la televisione trasmette gli stessi programmi dell’anno e le repliche dei momenti più belli della mietitura. Il “meglio” deve ancora venire. Stasera i tributi sfileranno sui carri.
Non avendo niente a fare, decido di andare a trovare una delle poche mie coetanee di Capitol City con cui io vada d’accordo. Lei la pensa come me, quasi su tutto.
Passo per strada e sento tutti parlare degli Hunger Games. I più iniziano a scommettere piccole somme, una parrucca, o la ricetta della propria salsa ai gamberetti, su chi potrebbe vincere. Tutti puntano la loro parrucca color smeraldo (difficile da trovare, dicono) su Marvel, il ragazzo del Distretto 1 e Cato, quello del 2. Sento anche piccoli commenti su Clove. Tutti, però, parlano di Katniss. Principalmente sono commenti del tipo “Che carina”, “Ha fatto un bel gesto”. Si passa poi alla sua acconciatura. Perché, ovviamente, l’aspetto fisico ha la meglio su tutto. Guarda caso, quel ragazzino esile con i denti storti e i capelli crespi del Distretto 6, non se lo ricorda nessuno.
 
Busso alla porta, non me la sento di suonare il campanello e sentire una versione accelerata dell’inno nazionale. La porta si apre.
“Ciao” dico. E “Ciao” risponde lei. Dimostrare affetto non rientra nei nostri paramentri.
“E quelli?” dico, indicando le ciocche color blu e verde situate alle punte dei capelli. Le tocco leggermente, ad un primo impatto sembrerebbero chiazze di tempera cadute accidentalmente sui suoi capelli. E invece no. Sono vere.
“Oh. Mia madre”sbuffa accennando  un’alzata di spalle. Ma non le si addice quel gesto di indifferenza. Sono sicura che deve aver lottato duramente con sua madre, prima di cedere alla sua bizzarra richiesta. Ripensandoci, non è così bizzarra come idea. Le ciocche colorate spopolano a scuola. È una moda che tutti, ovviamente, seguono.
La scuola. Dovrei chiamarla così? Dovrei chiamare “scuola” quel paio d’ore al giorno in cui ci spiegano i vari usi del cashmere? Oh no.  Tra l’altro in occasione degli Hunger Games non ci fanno neanche andare.
“Mi manca la scuola, sai?” commento.
“Se tu quella la chiami scuola.” risponde accigliata “Ma non credo sia solo una tradizione di qua, credo che la scuola non abbia la sua dovuta importanza, a Panem”
Ha ragione. Una volta mentre passeggiavo per la città, mi sono fermata vicino al parco. Su un vicolo quasi invisibile c’erano due signore intenti a scaricare merce sul retro di un negozio. C’era sì, il rumore. Le grida dei bambini coprivano tutto. Nonostante quello sono riuscita ad ascoltare ciò che dicevano. Un signore proveniva dal Distretto 3, infatti scaricava merce elettronica. L’altro dal 4, scaricava, invece, casse di polpo sul retro del negozio affianco.  È raro vedere qualcuno che non sia di Capitol City, eppure i due sembravano conoscersi, come se si vedessero da tanto tempo. Arrivo al punto. I due parlavano dei loro figli. Mi ricordo un pezzo della loro conversazione:
“Come va a casa?” dice uno.
“Si tira avanti” risponde l’altro.
“Ti capisco. Sono preoccupato per mio figlio, Noah, quello che ha 10 anni. Passa tutto il giorno al porto. Salta pure la scuola! E se i pacificatori lo punissero per questo? Non ce la farei.” a quel punto, l’uomo del Distretto 3 posa la scatola e gli dà una pacca sulla spalla rassicurante.
“Stai tranquillo, amico mio. Lui impara il suo lavoro, è questo che a loro importa. Che lo impari a scuola o al porto non gli interessa. Anzi, meglio. Un popolo di ignoranti è più facile da governare.”
Un popolo di ignoranti è più facile da governare.” Sussurro, riportando le parole di quell’uomo.
Grime annuisce. Poi parla: “Ma.. pensiamo alle cosedavvero importanti. Gli Hunger Games! Li hai visti?”
“Perché, avevo altra scelta?”  ride. Continuo: “Non cambia molto da gli anni scorsi: i bellocci, i favoriti, gli spacciati. Oh, aspetta. C’è una novità!”
“Cioè?”
“Ora ci sono anche i coraggiosi. O meglio, una: Katniss Everdeen.”
“Oh, già. Ricorda che viene dal 12, non ha molte speranze comunque”
In quel momento entra dalla porta d’ingresso suo fratello, che saluta con un cenno di mano e poi va in camera.
“Mi chiedo se lui avrebbe mai fatto quello per me. Offrirsi volontario, intendo.
“Non so..”
“Probabilmente no” sorride amaramente “Però tua sorella l’avrebbe fatto”
Mia sorella, argomento delicato.
“Non ne voglio parlare” liquido la conversazione.
“Ehi, non ti rattristare!” mi sfrega le guancie “Oggi c’è la sfilata dei carri”
“Io odio gli Hunger Games, ricordi?”
“Anche io. Ma i nostri genitori li adorano e come facciamo a indagare su tua sorella se non vogliamo dare nell’occhio e, invece, vogliamo sembrare due normali adolescenti stile Capitol City? Ho un’idea!” Riflette per poco e poi aggiunge: “Andiamo a vedere coi nostri occhi i tributi della settantaquattresima edizione degli Hunger Games!”





Salve a tutti, grazie per leggere la mia fanfiction. Vorrei dire due parole sulla mia ff. Allora, da come si è capito,
non parla direttamente degli Hunger Games, sono come una "copertura", uno sfondo. La storia è completamente inventata da me, vi prego però di considerarla comunque. Non è come le altre. Inoltre, lo so, questo capitolo è di passaggio, ma serve un po' a introdurre la storia. Secondo voi chi è la sorella della protagonista? Capelli rossi... 
Grazie a tutti, recensite magari.
Un bacio.

  
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