Da Stria93: Ciao!
Shot corta corta, poco più di una flash a dire il vero, ma spero vi
piaccia comunque. ^ ^
Il titolo è
ripreso dal prologo inglese de “La Bella e la Bestia” :)
Baci!
Quella mattina Belle aprì gli occhi
svegliata da un timido raggio di sole che filtrava dalla piccola
finestra della cella.Si tirò su a sedere sul pagliericcio
stiracchiandosi e la sua schiena protestò sonoramente per quella
sistemazione notturna dura e umidiccia, decisamente diversa dal
morbido letto della sua camera al palazzo reale di Avonlea.
Una volta scomparsi gli ultimi residui
di sonno, la ragazza si accorse che qualcosa non andava: se la luce
del sole entrava nella cella poteva significare soltanto che l'alba
era passata da un pezzo.
Realizzò con orrore di essere in
ritardo per il lavoro, così fu costretta a vestirsi e sistemarsi in
fretta e furia: non voleva incorrere nelle ire del Signore Oscuro,
inoltre non era la prima volta che le capitava di dormire più del
dovuto.
Salì le scale ogni due gradini
correndo come una forsennata e alla fine arrivò alla sala
dell'arcolaio arrossata e ansimante.
Rumpelstiltskin sedeva al tavolo di
legno, tamburellando con le dita sulla lucida superficie con
malcelata impazienza.
- Credevo che la puntualità fosse una
delle qualità più importanti in una principessa, dearie. -
Belle si portò una mano al petto e
cercò di riprendere fiato: - Scusate, uffff...ho dormito troppo.
Sono mortificata, non accadrà più...
Il folletto fece un gesto secco con la
mano per porre fine a quella sfilza di scuse: - Sì sì, va bene,
dearie, dici così tutte le volte; ma ora servimi la colazione. Alla
punizione per il tuo ritardo penserò dopo. -
La ragazza sospirò e si diresse nelle
cucine, dove la sera prima aveva preparato una crostata di fragole.
Aveva scoperto di cavarsela piuttosto
bene con il cibo, inoltre cucinare era un'occupazione che le piaceva
e la rilassava; a volte si metteva perfino ad intonare qualche
ballata di Avonlea mentre armeggiava con pentole e ingredienti vari.
In particolare aveva un certo talento
per le torte e sembrava proprio che Rumpelstiltskin apprezzasse
questa sua dote.
Tagliò una fetta di dolce piuttosto
abbondante, poi tornò al piano di sopra e la servì al Signore
Oscuro su un piatto d'oro.
Il folletto mangiò di gusto e Belle
non potè trattenere un sorriso alla vista che i suoi sforzi erano
stati apprezzati.
Rumpelstiltskin se ne accorse e sfoderò
il solito ghigno sghembo: - Non credere di cavartela così, dearie.
Verrai comunque punita per il ritardo, quindi puoi anche toglierti
quel cipiglio compiaciuto dalla faccia. -
La verità era che quel sorriso aveva
l'incredibile potere di ipnotizzarlo ogni volta e di fargli
dimenticare tutto ciò che lo circondava.
Lei alzò un sopracciglio, divertita: -
In realtà speravo proprio che la dolcezza di quella torta vi avrebbe
fatto dimenticare l'accaduto e convinto a non punirmi, ma vedo che
non ha funzionato. -
Belle era tranquilla, sapeva che le
punizioni a cui alludeva il folletto erano in realtà dei compiti in
più da svolgere durante la giornata, oltre alle sue solite faccende;
ormai viveva al Castello Oscuro da qualche mese, abbastanza a lungo
da sapere che Rumpelstiltskin non le avrebbe mai fatto del male.
Lui rise: - Non ci provare, dearie! Per
corrompermi ci vorrà molto più di una fetta di dolce. -
La ragazza alzò le spalle: - Tentar
non nuoce. -
Si avvicinò e fece per portare via il
piatto vuoto, ma all'improvviso il folletto si alzò e la fissò con
concentrazione, senza dire una parola.
Belle si sentì a disagio e lo guardò
con aria interrogativa, senza riuscire a capire le sue intenzioni.
I loro visi erano molto vicini e la
ragazza poteva quasi contare le pagliuzze dorate che luccicavano
nell'abisso degli occhi neri e impenetrabili di lui, che continuavano
a scrutarla intensamente.
Infine Rumpelstiltskin allungò molto
lentamente una mano verso il suo viso, scostandole un ricciolo
ribelle e risistemandoglielo nella coda.
Belle avvertì la pelle tiepida e
squamosa di lui contro la sua e si sentì avvampare mentre il suo
cuore scalpitava nel petto.
- Oggi sei tutta scarmigliata, dearie.
- La rimproverò il Signore Oscuro, divertito.
La ragazza cercò di riprendersi da
quel gesto inaspettato e di ritrovare l'uso della parola: - Be'...qui
non c'è neanche uno specchio in cui possa controllare il mio aspetto
al mattino, li avete coperti tutti. Se solo ce ne fosse uno... -
Il folletto si fece improvvisamente
serio e scosse la testa: - No, dearie. Mi dispiace ma questo è fuori
discussione. - Rispose in tono calmo, ma deciso.
- Ma perchè? Vi credete tanto brutto
da non voler nemmeno incrociare il vostro riflesso? -
- Ci sono altri motivi per coprire uno
specchio, dearie; molto più importanti. - Ribattè Rumpelstiltskin.
Lei assunse un'espressione scettica: -
Forse, ma ciò non toglie che voi odiate il vostro aspetto. -
A quel punto il Signore Oscuro scoppiò
in una risata amara e fredda, totalmente priva di qualsiasi allegria
o gioia: - Oh, dearie, ma mi hai visto?! Sono un
mostro, una bestia!
Chi potrebbe mai apprezzare la mia immagine?! -
Belle rimase colpita dal dolore e dalla
disperazione insiti in quelle parole, nonostante Rumpelstiltskin
cercasse di nasconderli dietro l'atteggiamento sarcastico.
Lo fissò così intensamente da far
cessare la sua risata isterica, poi gli parlò con voce seria e
decisa: - Non siete un mostro o una bestia. E in ogni caso ho sempre
pensato che la vera bellezza si trovi qui. -
Così dicendo gli si fece più vicina e
gli sfiorò piano il petto, all'altezza del cuore.
Lui rimase immobile e s'irrigidì;
Belle avvertiva i suoi battiti accelerare furiosamente sotto il
tessuto damascato del prezioso gilet rosso porpora.
Il folletto la guardò confuso e
incredulo; non c'era traccia di menzogna o paura negli occhi celesti
di Belle, anzi, riusciva a leggervi solo pura sincerità: lei credeva
davvero a ciò gli aveva appena detto, era davvero convinta che lui
non fosse un essere ripugnante e spaventoso.
Ancora una volta era riuscita a
spiazzarlo e a sorprenderlo; lei riusciva a guardare oltre ciò che
tutti vedevano o credevano di vedere, riusciva a scorgere l'uomo
oltre la bestia.
Ma ormai era troppo tardi per lui, e
Belle non doveva farsi illusioni.
Dopo qualche secondo prese
delicatamente la mano di lei nella sua e l'allontanò da sè,
scuotendo la testa: - No, dearie. Non illuderti. Non c'è nulla nel
mio cuore, tranne oscurità. -
Belle abbassò lo sguardo rattristata,
mentre Rumpelstiltskin si sedeva all'arcolaio e iniziava a filare con
lo sguardo perso nel vuoto.
No, lei sapeva che il suo cuore non era
solo tenebra, ne aveva avuto prova in più di un'occasione; sapeva
che in esso brillava ancora una debole scintilla d'amore e di bontà,
e sperava che, un giorno, anche lui sarebbe riuscito a vederla, così come
la vedeva lei.