Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Lightning00    23/07/2013    1 recensioni
Rosemary non ha un passato. O almeno non lo ricorda. Da quando si è risvegliata non fa altro che vivere la sua vita alla giornata, immersa nella tranquillità della sua foresta. Ma un giorno la sua vita tranquilla finisce, quando una sera, in circostanze spaventose, incontra Demon, un ragazzo davvero misterioso. Rosemary scoprirà che questo ragazzo appartiene a un mondo nascosto e pericoloso, un mondo di cui purtroppo anche lei fa parte, e che ora la reclama, spinta da persone a lei sconosciute. Il suo obiettivo? Scoprire chi sono e cosa vogliono le persone che la cercano. Scoprire cosa sta succedendo al Mondo Notturno. Ma soprattutto, scoprire chi è Rosemary.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Rosemary


Nero.
Da quant’è che non vedeva altro che quel colore? Minuti? Ore? Giorni? Non poco, comunque. E dov’era finita quella sensazione di dolore bruciante che fino a poco fa le straziava il corpo? Era sparita e non le sembrava vero. Non era da molto che aveva ripreso conoscenza, ma aveva paura di aprire gli occhi, perché temeva che se li avesse aperti, qualcuno l’avrebbe di nuovo ferita, e avrebbe di nuovo sofferto per quel dolore. Ma non c’era altro da fare, cominciava ad avere fame, e lì, per terra, era tutt’altro che comodo.
Aprì gli occhi.
Alberi, erba, muschio, animali…una foresta. Ma cosa ci faceva in una foresta? L’ultima volta...no…dov’era l’ultima volta? Improvvisamente, si rese conto che aveva degli enormi vuoti nella mente. Si alzò in piedi, e nel farlo non poté fare a meno di notare il suo abbigliamento. Pantaloni lunghi e neri, scarponi da montagna…e la sua camicia. Non aveva idea del perché, ma la maggior parte della sua camicia aveva dei lunghi tagli e degli strappi un po’ dovunque. Sotto, neppure la traccia di graffi e cicatrici. Dovevano essere stati quelli la causa del dolore tremendo di prima, ma come era possibile che fossero spariti in così poco tempo? Forse qualcuno l’aveva curata e portata via dal posto in cui si trovava prima, e trasportata lì. Ma non aveva senso…e qual era il posto in cui si trovava prima? Perché era ferita? Cosa le era successo? Non ci capiva più nulla. Cercò di calmarsi e fece il punto della situazione, riassumendo tutto quello che sapeva.
Il suo nome era Rosemary. Aveva vent’anni. I suoi capelli erano rossi e i suoi occhi blu. Veniva da Boston e aveva viaggiato molto, in lungo e in largo, la sua famiglia risiedeva in Italia, a Roma, ricordava di aver incontrato delle persone vestite di nero, di aver lavorato con loro…ma poi più niente. Si controllò le tasche, in cerca di qualche cellulare, ma niente neppure lì. Non era una bella situazione, la sua.
Fece qualche passo, guardandosi intorno. Magari c’era ancora qualcuno, nelle vicinanze: provò addirittura ad urlare qualcosa. Dritto davanti a sé, però, riuscì a trovare qualcosa di interessante, che non si addiceva al paesaggio di una foresta.
Un lungo impermeabile completamente nero era disteso a terra. A giudicare da quanto era strappato, doveva essere il suo. Ma era messo molto peggio della sua camicia, non era assolutamente più utilizzabile.
Un forte dolore allo stomaco e un fastidioso bruciore alla gola le ricordò che aveva una fame da lupi e che moriva di sete. Si incamminò in cerca di una città vicina. Pazienza per i ricordi, prima o poi qualcosa le sarebbe tornato in mente. Prima o poi qualcuno avrebbe cominciato a cercarla. Il problema, però, era quando tutto quello sarebbe successo.
Si avventurò così all’interno della selva, sparendo sotto le fronde.
 
Molto tempo dopo
 
Per Rosemary quella era una delle giornate più belle di sempre. Era una piacevole giornata di inizio autunno: l’aria era calda, e il sole di tanto in tanto era coperto da delle numerose nuvole bianche, il cielo era quasi bianco come il latte, e già le foglie degli alberi cominciavano ad ingiallire. Se avesse avuto un foglio e una matita tra le mani avrebbe fatto un disegno bellissimo.
Rosemary da quel giorno nella foresta non ne era più uscita. Oh, non che non riuscì a trovare una città, anzi, trovò subito una cosiddetta “Maidenhair City”, ma…c’era qualcosa, in quella città, che non riusciva a sopportare. E purtroppo erano le persone. Alcuni di loro, gli anziani soprattutto, la guardavano in un modo…sembravano sapere molte più cose loro di quante ne sapesse lei stessa, e a giudicare dal modo in cui la guardavano quelle cose dovevano essere parecchio brutte. Ma forse esagerava. Forse semplicemente non le piaceva sentire la presenza delle persone: la mettevano a disagio. Forse erano entrambe le cose. Così, aveva trovato rifugio nella sua foresta, che si era rivelata migliore di qualsiasi appartamento che aveva trovato nella città. Aspettava che scendesse la sera per prendersi le cose di cui aveva bisogno, quando c’era meno gente in circolazione. E il cibo se lo poteva procacciare benissimo all’interno della foresta. A quanto pare era molto brava a stanare e a catturare le bestie. Chissà che lavoro faceva prima, con quelle persone…magari la cacciatrice.
Comunque, quel giorno, per sua sfortuna, doveva andare a fare rifornimento. Tuttavia, mancava ancora del tempo prima della sera, quindi ne approfittò per leggere il giornale della sera prima.
In prima pagina c’era scritto a caratteri cubitali la notizia di un “nuovo omicidio”. Rosemary sospirò.
Era da un po’ di giorni, ormai, che degli strani omicidi stavano avvenendo di notte, e proprio lì a Maidenhair City. A quanto pare le vittime venivano uccise in modi sempre diversi, alcuni con un coltello, altri con una pistola, eccetera, ma la cosa più strana era che dopo venivano completamente dissanguate. Si sospettava che li avesse uccisi qualcuno per conto della mafia, oppure, più probabile, si pensava fosse opera di qualche pazzo porfirico. In ogni caso, non si era trovata nemmeno una minuscola traccia, e non aiutava il fatto che le persone uccise non avevano nessun nesso tra loro. Questo fatto preoccupava molto Rosemary: non perché temeva per la vita di quelle persone, ma perché temeva che quell’assassino si sarebbe potuto rifugiare nella foresta.
Guardò in alto, e notò che il sole era calato più velocemente del giorno prima. Benone, meglio per lei. Buttò via lontano il giornale, infastidita, e si accinse a consumare la sua cena, e quando arrivò in città era già buio.
Come sempre, le pareti degli edifici le sembravano avvicinarsi a lei con fare minaccioso, per rinchiuderla nella loro stretta. Si sentiva sempre così da quando si era ritirata nella foresta.
Però, quella sera…c’era qualcosa di innaturale. Non erano nemmeno le otto, ma non c’era nessuno in giro. Quella notizia sul giornale doveva aver spaventato molto i cittadini. Però…non le piaceva per niente. E’ vero, non apprezzava molto la compagnia, ma quel silenzio non si addiceva alla città, che ricordava sempre in movimento, sempre accesa. Cercò di fare più veloce delle altre sere, e si diresse alla più vicina delle edicole.
A metà strada qualcosa la bloccò.
Nell’aria si propagava un odore metallico e penetrante, un odore che però che conosceva fin troppo bene. Certo, lo sentiva sempre quando catturava gli animali nella foresta.
Sangue.
Proveniva da un vicolo alla sua sinistra. No, non doveva entrare lì dentro. Avrebbe visto che c’era un cadavere, e forse sarebbe rimasta uccisa. Però non poteva restarsene con le mani in mano, magari quella persona lì era ancora viva e aveva bisogno di aiuto, magari l’assassino se n’era andato. Fece uno sforzo immenso, e si mosse vero la fonte dell’odore. Entrò nel vicolo.
Si dovette mettere una mano davanti per non vomitare. Non c’era una persona, lì. C’era quello che una volta doveva essere stato un cadavere, e che era stato trasformato in carne macinata. L’intero vicolo grondava di sangue, le interiora erano sparpagliate per terra e sulle pareti, e si poteva vedere benissimo il cervello spappolato fuoriuscire dal cranio rotto. No, era stata una pessima idea venire lì. Terrorizzata, Rosemary non riusciva a muoversi di un millimetro. L’unica cosa che riuscì a fare fu indietreggiare di qualche passo.
Si rese conto troppo tardi che qualcuno le si era avvicinato da dietro, e le aveva afferrato una mano. Lanciò un grido e provò a divincolarsi, ma quello era molto più forte di lei. Con l’altra mano il tizio le coprì la bocca.
-Shhh! Vuoi farci ammazzare?- Urlò lui sottovoce. Rosemary lo guardò strabuzzando gli occhi. Quella non era la frase che avrebbe detto un assassino.
-No, non sono un assassino, se è quello che stai pensando. Ma l’assassino vero è ancora qui nei paraggi, dobbiamo correre!- detto questo lasciò la presa sulla bocca, e tenendo stretta la mano di lei, cominciarono a correre. Rosemary non si fidava molto di lui, ma che scelta aveva? Corsero tantissimo, fino ad arrivare in pieno centro, lontano da quella pericolosa stradina periferica.
-Scusa, comunque, devo averti spaventata tantissimo, non era mia intenzione…- disse lui.
Rosemary lo guardò bene. Alla fine era un ragazzo della sua età, forse un po’ più grande. Aveva i capelli biondo platino, e gli occhi di un marrone scurissimo. Il suo abbigliamento sembrava un po’ trasandato, con la camicia bianca tutta stropicciata e fuori dai pantaloni beige, e con le scarpe consumate e slacciate. Però, nel complesso, e nonostante tutto, emanava una certa bellezza. Si doveva essere spaventato molto anche lui, visto che era tutto pallido.
-Allora tu hai visto l’assassino…massacrare quella persona?- chiese lei, con un filo di voce. Lui si appoggiò al muro e guardò il cielo, sconsolato.
-Non proprio. Passavo di lì, e ho sentito dei rumori strani e un terribile odore di sangue. Mi sono avvicinato lentamente, e ho visto un uomo con una mazza, lì dentro, insieme alla vittima. E’ stato orribile. Lui si è allontanato, e io ho chiamato la polizia, poi sei arrivata tu.- A questo abbassò il capo verso di lei. –A proposito, come ti chiami?-
-Rosemary…-
-Che bel nome…io sono Demon, piacere. Mi dispiace molto che ci siamo incontrati così, in queste circostanze…se ci rincontreremo ancora, vedrò di farmi perdonare offrendoti una bella cena!- Si staccò dal muro per fare un profondo inchino, poi si avviò verso una delle strade. Prima di sparire si voltò verso di lei, e con una mano alzata disse: -Ci vediamo in giro, Rose…-
Dal canto suo, Rosemary non sapeva che cosa dire. Era finita in una situazione orribile, e quel ragazzo, Demon, l’aveva tirata fuori da lì come se, invece di aver trovato un morto, le si fosse spezzata un’unghia. Non era normale, e se possibile, non avrebbe voluto incontrarlo di nuovo. Puzzava di falso, e oltre a quello, del sangue della stessa vittima. Che cosa nascondeva Demon? L’unica risposta che ricevette, fu il suono di una sirena in lontananza.
 
 
Angolo dell’Autrice
Buonasera, lettori! O almeno da me è sera, ma lasciamo perdere, tanto non interessa a nessuno…allora, rileggendo questo capitolo mi è parso di averlo fatto troppo veloce…spero non sia così, ma ormai la storia è avanti di un bel pezzo, quindi spero lo abbiate apprezzato lo stesso…E, oddio, volevo fare di Rosemary una ragazza tosta…e invece mi è venuto fuori una specie di bimbetta, ahah…ah…ah…sì, bene…in ogni caso, spero che qualcosa vi abbia incuriosito, e spero anche di vedere una vostra recensione! Grazie mille, e alla prossima!
Ciàu!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Lightning00