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Autore: becca25    24/07/2013    8 recensioni
“Ma che diamine significa?”ansimò John, accasciandosi al suolo “perché…cosa…che facevamo lì?”
“Oh, solo per passare il tempo” tossì Sherlock, rivolgendo uno sguardo veloce all'amico “e per dimostrare una cosa”
“Che cosa?”
“Tu”
[Hogwarts!/Jonhlock!]
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Buon giorno a tutti carissimi!
Eccovi l’epilogo con addirittura un giorno d’anticipo! (causa contrattempo!)
Bè, che dire, questo è davvero il saluto definitivo! (Per il momento!) Mi sono divertita tantissimo a scrivere e pubblicare questa storia e per questo ringrazio tutti coloro che hanno recensito, facendomi sentire il loro sostegno, coloro che hanno aggiunto al storia alle preferite, seguite o ricordate e anche chi l’ha solo letta! Spero davvero che vi sia piaciuta!
Un bacione a tutti!
Con tanto, tanto affetto,
Becki.
 
p.s. Il titolo è un evidente omaggio a “Assassinio sull’oriente express”, una delle opere più belle di Agatha  Christie! Consiglio, a chi non lo avesse ancora fatto, di leggerla oppure di guardare il film, la versione con Albert Finney però! Questo consiglio è anche rivolto a Maya, sia mai che riesco a farle  cambiare idea su questa scrittrice!XD
ancora un bacio,
Becki.
 
Capitolo extra Assassinio sull’Hogwarts Express
 
“Jawn, mi annoio!” si lamentò con uno sbuffo Sherlock, stiracchiandosi come un gatto, lo sguardo rivolto al suo ragazzo che, trattenendo a stento un sospiro, continuò a leggere il suo romanzo come se nulla fosse.
“Jawn!” perseverò Sherlock, alzando ulteriormente il tono di voce, nel tentativo d’attirare l’attenzione del Grifondoro.
“Jaw…”
“Sherlock!” lo interruppe John, al limite dell’esasperazione, sbattendo con rabbia il libro su una gamba, senza riuscire più a trattenersi “dimmi cosa posso farci? Ti ho proposto di giocare a scacchi, mi hai risposto che è un gioco noioso, ti ho chiesto se volevi parlare e mi hai detto che non ne avevi voglia, quindi dimmi tu cosa vuoi fare? Vuoi andare a salutare Mycroft?” tentò in extremis John, ricevendo l’ennesimo sbuffo seccato dal ragazzo.
“Non voglio andare da Mycroft” si lamentò Sherlock, imbronciandosi “lo dovrò già sopportare abbastanza durante queste vacanze; e comunque, conoscendolo, sarà impegnato a flirtare con Lestrade” aggiunse con una smorfia disgustata.
“Cosa?”  esclamò John sconvolto, mentre Sherlock gli rivolgeva uno sguardo altezzoso “vuoi dire che tuo fratello e Greg…”
“Era ovvio, John” sospirò Sherlock “davvero non lo avevi capito?”
“Quando è successo?”
“Subito dopo il processo di Moriarty” spiegò Sherlock, facendo irrigidire John; nonostante, ormai, James Moriarty si trovasse in una cella ad Azkaban, quello era ancora un argomento che il Grifondoro preferiva evitare “dopo aver dato la loro testimonianza, Mycroft ha trovato, finalmente, la forza di invitare fuori Lestrade e da allora escono insieme”
John scosse appena il capo “Non posso davvero crederci” ammise sorpreso, prima di tornare a prestare attenzione al proprio libro.
“Devi proprio leggere?” lo interruppe Sherlock scocciato, guadagnandosi un’occhiataccia “si può sapere di cosa parla quel romanzo per risultare più interessante del tuo ragazzo?” insistette, facendo sospirare John.
Tipico di Sherlock, essere geloso di un libro…
“Parla delle avventure di Bilbo Baggins” spiegò alla fine John, voltando pagina con leggerezza, più che sicuro che il suo ragazzo non avesse mai sentito parlare de Lo Hobbit.
“Di chi?”
Appunto.
“Bilbo Baggins” ripetè con sufficienza, senza sollevare gli occhi dalle pagine “uno hobbit”
“E che diamine è uno hobbit?” replicò Sherlock perplesso, mentre John ridacchiava sotto i baffi.
“Bè, gli hobbit sono individui piccoli, alti all’incirca la metà di noi, che abitano nella Contea, sono esseri pacifici e tranquilli, che amano le feste, la natura e il buon cibo, mentre odiano qualsiasi genere di avventura”
“A che scopo leggere qualcosa riguardo a creature così noiose?” chiese Sherlock stupefatto.
“Bè, Bilbo non è così; lui, accetta di intraprendere un’avventura insieme ai nani, per aiutarli a recuperare il loro regno e, nonostante la sua natura pacifica ed ordinaria, riesce a dimostrare il proprio valore e audacia” spiegò John, mentre Sherlock assottigliava appena gli occhi, per studiarlo con attenzione.
“Come te” esalò infine, facendo sussultare John per la sorpresa.
“Come, scusa?”
“Ho detto che quel Bilbo Boggins, o come si chiama, ti somiglia molto” ribadì Sherlock tranquillamente, facendo ridere John di gusto “nonostante le apparenze, nasconde in sé una grande forza e un grande coraggio, come te” ripetè nuovamente Sherlock.
“Non saprei, Bilbo arriva addirittura ad affrontare un drago…”
“Un drago?” lo interruppe Sherlock, interessato.
“Oh, sì” confermò John “Smaug, un essere saccente ed altezzoso, pieno di sé ed incredibilmente irritante, che ama gli enigmi e non perde occasione per mettersi in mostra. Insomma, come te” lo canzonò, ridacchiando  dello sguardo di fuoco che gli rivolse Sherlock.
“E come finisce?” domandò il Serpeverde, con serietà, mentre John si stringeva nelle spalle, incerto.
“Non lo so, non l’ho ancora terminato. Se tu mi dessi il tempo di leggere, al posto di interrompermi ogni due secondi, riuscirei a concluderlo prima di arrivare a Londra”
“Ma io mi annoio! Cosa dovrei fare mentre tu leggi?”
“E va bene” si arrese con un sospiro il Grifondoro, abbandonando il libro sul sedile, allungandosi verso il proprio baule, sistemato sopra la reticella “avrei voluto aspettare di essere a Londra, prima di dartelo, ma magari in questo modo riuscirai a distrarti” continuò, sistemando, non senza una certa difficoltà, la pesante valigia sul suo posto e iniziando a trafficare con essa.
Ancora sdraiato sul proprio sedile, Sherlock voltò appena il capo per seguire con attenzione ogni movimento del suo ragazzo, senza nemmeno degnarsi di offrigli il suo aiuto.
“Eccolo qui!” esclamò pochi istanti dopo John, riemergendo dal suo baule ancora aperto, rivolgendo poi a Sherlock un sorriso raggiante e un grosso pacco colorato.
“Cosa dovrebbe essere?” domandò atono Sherlock, aggrottando con perplessità la fronte, davanti alla carta rossa e dorata con cui John aveva incartato il regalo.
“Sì, bè, Eric mi ha praticamente costretto ad usare i colori della nostra  casa” borbottò quasi in segno di scusa, allungando ulteriormente il dono verso Sherlock, che finalmente si decise ad afferrarlo.
Senza lasciar trapelare nessuna emozione, si rigirò il pacco tra le mani, scuotendolo lentamente per ascoltarne il suono e tastandolo in ogni parte.
“È un…” iniziò con sicurezza, ma John lo interruppe prima che potesse continuare, poggiando con forza la mano sulla sua bocca.
“Niente deduzioni, Sherlock!” lo avvisò, osservandolo con serietà “solo, limitati ad aprirlo” aggiunse , decidendosi a ritrarre la mano solo dopo un cenno leggero del Serpeverde.
Con un sospiro falsamente esasperato, Sherlock si tirò a sedere, iniziando a scartare il dono, sotto lo sguardo attento e felice di John, che lentamente, dopo aver spostato il proprio baule, era tornato a sedersi.
Lanciò l’incarto colorato sul sedile accanto a sé e mantenendo un’espressione scettica analizzò con attenzione il dono appena ricevuto.
“Allora?” lo incitò John, trepidante, mordendosi leggermente il labbro inferiore nell’attesa di una risposta.
Sherlock sollevò lo sguardo dalla scatola, posandolo su John “Un gioco da tavolo, John? Quando mai mi hai visto giocare a qualsiasi cosa?” chiese perplesso, una nota evidente di incredulità nella voce.
John si limitò a sbuffare, alzando gli occhi al cielo e sollevandosi dal proprio posto per poi sistemarsi accanto al ragazzo “Sono certo che questo gioco ti piacerà” lo contraddisse, strappandogli dalle mani la scatola del Cluedo Magico e posizionandosela in grembo “è un gioco di indagini; c’è un omicidio e tu devi scoprire chi è il colpevole” spiegò, iniziando a disporre sul sedile davanti al loro il tabellone del gioco, le carte e le pedine.
Sherlock lo osservò lavorare in silenzio, mantenendo un’espressione annoiata e indifferente, ma John non faticò a notare il luccichio che gli aveva catturato lo sguardo.
“Allora?” propose, allungandogli una pedina “vuoi giocare oppure no?”

“Quindi” sussurrò alcuni minuti più tardi John, facendo scorrere lo sguardo sul tabellone del gioco, dove erano riprodotti alla perfezione alcuni dei luoghi magici più famosi del paese, tra cui Hogwarts, Hogsmead, Diagon Alley, il Ministero della magia e Azkaban, e su cui sostavano i personaggi incantati, al momento impegnati a discutere riguardo la tragica morte di Salazar Serpeverde “secondo me è stata Guendalina la Guercia, al Ministero della magia, con una pozione avvelenata!” esclamò trionfante.
Orgoglioso, sollevò lo sguardo verso Sherlock, spegnendo immediatamente il suo sorriso, davanti all’occhiata di totale pietà che il ragazzo gli rivolse.
“Stai scherzando, Jawn?” soffiò Sherlock, con quel tono saccente ed irritante “come puoi davvero credere in una supposizione tanto insensata?” domandò incredulo, mostrandogli con un cenno della mano il piccolo corpo della pedina che raffigurava Salazar, immobile al centro del ministero.
“Era solo la mia prima ipotesi, Sherlock” si difese John imbarazzato, stringendosi nelle spalle, ignorando il sospiro rassegnato del Serpeverde.
“Jawn” iniziò con esasperazione “non c’è alcuna possibilità che la tua ipotesi sia corretta! Per prima cosa  non c’è nessun muovente che potrebbe spingere Guendalina la Guercia ad un simile atto! Da quello che sappiamo, probabilmente lei e Salazar non si sono nemmeno mai incontrati, credere che lo avrebbe voluto morto è assurdo!” s’infervorò, facendo cenno a John di tacere, quando vide che il ragazzo stava per ribattere “secondo, ammesso anche la donna avesse avuto un motivo valido per commettere questo omicidio, -motivo che abbiamo già appurato non esserci-, credi davvero che sarebbe stata in grado di sconfiggere uno stregone con doti magiche al pari di Salazar?”
continuò, ignorando ulteriormente John, che lo osservava con incredulità “e terzo, davvero pensi che quello che sarebbe potuto essere considerato l’omicidio del secolo, sarebbe potuto essere compiuto dentro il ministero della magia, davanti agli occhi degli Auror e del ministro stesso?” concluse il Serpeverde, visibilmente soddisfatto dall’aver confutato la tesi del suo ragazzo.
“Sherlock…” iniziò con titubanza John, ancora incredulo e sconvolto davanti alla reazione dell’altro “io credo che tu non abbia capito bene le regole…”
“Non diciamo assurdità, Jawn!” sbuffò Sherlock, incrociando le braccia al petto e rivolgendo al Grifondoro un’occhiataccia “ho capito perfettamente le regole! Lo scopo del gioco è quello di trovare l’assassino, giusto? Bene, io l’ho trovato!” aggiunse gongolante.
John sgranò appena gli occhi, allibito “E…?” domandò, facendo apparire un sorrisetto soddisfatto sulle labbra del ragazzo, che non aspettava altro di poter dar prova ancora una volta delle proprie incredibili capacità deduttive ed osservative.
“È stato un piano davvero furbo, John” iniziò, accucciandosi accanto al tabellone del gioco per poterlo osservare con più attenzione “sicuramente in molti sarebbero stati tratti in inganno, ma non io” continuò, rivolgendo un ghigno complice al Grifondoro, che con un cenno della mano gli fece segno di procedere “per prima cosa mi sono interrogato riguardo al luogo del delitto… Perché uccidere qualcuno all’interno del ministero della magia, quando era possibile scegliere posti decisamente meno sorvegliati e pericolosi? Perché? L’unica ipotesi plausibile è che chiunque abbia commesso il delitto, voleva portarmi a credere che questo fosse avvenuto in altro luogo e che il corpo fosse stato spostato solo in seguito” esclamò, osservando con aria critica i piccoli personaggi del gioco, che ora si erano riuniti sul bordo esterno del tabellone, per poter ascoltare meglio Sherlock.
“Ma lasciamo un attimo da parte questo particolare” continuò il Serpeverde, incrociando nuovamente lo sguardo di John “per passare ad un dettaglio decisamente più semplice; l’arma del delitto”
“Immagino non sia la pozione avvelenata” borbottò John, esasperato.
Sherlock scosse il capo con convinzione “Osserva la vittima, Jawn! La postura, l’angolazione del corpo!”
“Sherlock, questo è assurdo! La postura è totalmente casuale, non c’entra nulla con il delitto nel Cluedo!” sbottò John incredulo, alzandosi di scatto dal sedile.
“Come puoi dire una cosa del genere?” esalò indignato Sherlock, sgranando gli occhi con aria ferita, mettendosi a sua volta in piedi, sovrastando con il suo corpo quello più piccolo di John “la posizione di un cadavere è fondamentale per determinarne la vittima e ovviamente quest’uomo è stato ucciso con un’arma da taglio di grandi dimensioni!” tuonò “ovvero, la spada di Godric Grifondoro!” concluse, afferrando con decisione il piccolo spadino tempestato di gemme, facendolo oscillare davanti agli occhi tempestosi di John.
“Quindi immagino che l’assassino sia Godric Grifondoro, giusto?” soffiò John, mentre la piccola riproduzione di Godric sussultava, guardandosi intorno con aria spaventata.
Sherlock inarcò appena le labbra nell’accenno di un sorriso, scuotendo leggermente il capo “Come prevedile, John, sei caduto nella sua trappola” soffiò, facendo innervosire ulteriormente il Grifondoro “non è stato Godric, Jawn” continuò Sherlock, indicando con un gesto teatrale la piccola pedina di Salazar, che stanco di fingersi morto, si era messo a sedere a gambe incrociate, osservando con attenzione i due ragazzi “tutte le prove portano a Godric, lui aveva il muovente, lui aveva la possibilità e la capacità di farlo, l’arma del delitto era di sua proprietà” continuò, esaltandosi sempre di più ad ogni prova che elencava.
“Era il sospettato ideale; l’omicidio probabilmente era avvenuto ad Hogwarts, plausibilmente dopo l’ennesimo litigio tra i due uomini, causato probabilmente da idee contrastanti riguardo a chi fosse concesso, o meno, di frequentare la scuola. Era tutto perfetto, Jawn, capisci? L’odio tra i due, il muovente perfetto, l’ennesima discussione, il momento ideale, la spada di Godric lì, a portata di mano! Sarebbe stato possibile per Godric uccidere il suo avversario durante un attacco d’ira, infilzarlo con la sua spada per poi spostare il corpo in un altro luogo, magari il ministero della Magia… O almeno, questo è quello che ci vuole far credere il vero colpevole”
John sbuffò rassegnato, sollevando gli occhi al cielo “E di grazia, si può sapere chi è questo fantomatico colpevole?” chiese, mentre il volto di Sherlock si illuminava della solita luce eccitata che anticipava la risoluzione di un caso.
“Il colpevole è Salazar Serpeverde!” tuonò esaltato Sherlock, puntando il dito indice contro il povero Salazar, che osservava Sherlock con evidente terrore.
John sgranò gli occhi dalla sorpresa, sobbalzando davanti a quella rivelazione, incredulo “Sherlock” soffiò allibito, indicando a sua volta il gioco “il colpevole non può essere la vittima, è contro il regolamento!” esclamò, mentre Sherlock sbuffava indignato.
“A volte sei davvero cieco, Jawn” sbuffò, alzando gli occhi al cielo “ricordi il particolare del ministero? È quella la chiave! Se anche Godric avesse ucciso il suo rivale, perché spostare il corpo proprio al Ministero della magia? Non avrebbe avuto senso!” tuonò Sherlock, mentre la piccola pedina di Godric annuiva con enfasi “il delitto deve essere avvenuto all’interno del ministero stesso! Salazar era un mago dalle doti infinite, non è stato un problema per lui introdursi nella struttura sotto mentite spoglie; si è fatto largo tra gli Auror e gli altri dipendenti senza farsi notare, fino a trovare un luogo abbastanza appartato dove portare a termine la propria opera. A quel punto ha ripreso le proprie sembianze e ha incantato la spada per farsi trafiggere a morte; chiunque successivamente avesse trovato il cadavere, sarebbe stato portato a credere che il delitto fosse avvenuto altrove, perché nessuno aveva visto Salazar entrare nel Ministero quel giorno, senza contare che sarebbe stato impossibile assassinare un mago di tale potenza sotto gli occhi di tutti i funzionari! Quindi il corpo doveva essere stato spostato post mortem, quindi, da qualche parte, doveva esserci un colpevole. Un colpevole il cui odio nei confronti di Salazar non era un segreto, il proprietario dell’arma del delitto!” concluse Sherlock, rivolgendo uno sguardo duro alla pedina di Salazar, che confuso con mai cercava di scappare dal tabellone.
Un silenzio pesante seguì la brillante deduzione di Sherlock e il ragazzo si voltò lentamente verso il Grifondoro, già pronto a ricevere la sfilza di lodi che giustamente meritava, fino ad incrociare gli occhi con quelli severi e nervosi di John.
“Sherlock” sospirò per l’ennesima volta il Grifondoro, stropicciandosi con aria stanca gli occhi *“È impossibile che l’assassino sia la vittima, Sherlock!”
“John, è l’unica soluzione possibile!”
“Ma non è nelle regole!” ringhiò John, al limite dell’esasperazione, davanti allo sguardo imperturbabile del ragazzo.
“Allora le regole sono sbagliate!” *
“Sherlock, non puoi modificare le regole del gioco per vincere, non è così che funziona!”
“Metti in dubbio le mie doti deduttive, John?” lo sfidò Sherlock, incrociando le braccia al petto ed esibendosi nel suo celebre broncio.
“Io non sto dicendo questo!” sospirò il Grifondoro, cercando di calmarsi.
 “Bene, perché ci hai già provato una volta e tutti abbiamo visto com’è finita!” gli rinfacciò il Serpeverde, scocciato “o ti sei già dimenticato della tua avventura con Moran?” ringhiò.
Sherlock non finì nemmeno di pronunciare la frase, prima di accorgersi dell’errore commesso; gli occhi di John si sgranarono per lo stupore e la sorpresa, prima di lasciare il posto ad un’amara tristezza.
“No” soffiò, sostenendo con decisione lo sguardo ora titubante di Sherlock “non me ne sono dimenticato, non credo che potrò dimenticarmene mai” ammise senza timore, tornando a sedersi al proprio posto, lo sguardo ora rivolto alla campagna che sfrecciava fuori dal finestrino “non potrò mai dimenticare molte cose, Sherlock” aggiunse duramente, ed entrambi sapevano a cosa si stesse riferendo.
Con esitazione Sherlock estrasse la bacchetta dal mantello, sistemando il Cluedo con un colpo leggero, prima di prendere nuovamente posto accanto al suo ragazzo.
Osservò il volto severo per alcuni secondi, prima di lasciar scivolare la propria mano sotto quella dell’altro ragazzo, chiudendola poi in una stretta delicata, quando John non la ritrasse.
“Non avrei dovuto rinfacciartelo” sospirò con voce spezzata John, il volto ancora rivolto verso l’esterno “mi dispiace”
“Non devi scusarti” replicò Sherlock, rafforzando la stretta “posso comprendere il dolore che ti ho fatto provare, ma vorrei che tu capissi che non avevo altre alternative”
“L’ho capito” lo rassicurò il Grifondoro, con un ghigno rigido che doveva essere un sorriso “e ti ho perdonato, solo…” s’interruppe, prendendo un lungo respiro “solo che non posso dimenticare”
“Non ti chiedo di farlo, John” soffiò Sherlock al suo orecchio, arrischiandosi a premere un bacio leggero sul collo del ragazzo, facendolo sorridere.
“Non è buffo che la cosa più altruista e  umana che tu abbia mai fatto, l’unica cosa che tu abbia ma fatto per un’altra persona…”
“Per te” lo corresse Sherlock in un soffio.
“È anche quella che mi ha fatto più soffrire?” concluse John, voltandosi per incrociare i suoi occhi con quelli del Serpeverde.
“Ce la faremo, Sherlock?” domandò con titubanza, lo sguardo invaso da mille dubbi.
Sherlock  fece scorrere lentamente il dorso della mancina sul volto angosciato del suo ragazzo, sorridendogli con sicurezza “non ho dubbi, Jawn, non ho mai avuto dubbi” lo rassicurò premendo un  nuovo bacio leggero sulle sue labbra carnose “se siamo riusciti a superare questo” sospirò, alternando ogni parola con un delicato bacio a stampo “nulla potrà più dividerci”
“E se arrivasse qualcun altro?” chiese il Grifondoro in un gemito, quando le mani di Sherlock si fecero strada sotto la sua camicia, andando ad accarezzare il ventre liscio e a stuzzicare i capezzoli già turgidi.
“Lo combatteremo, insieme” disse con sicurezza, spostando poi la propria attenzione alla mandibola di John, che torturò con dei morsi leggeri.
“E se ti stancherai di me?” continuò John, assecondando le mani di Sherlock che lo spingevano supino sul sedile, mentre il ragazzo, si metteva a cavalcioni su di lui.
“Impossibile” sussurrò, aprendo con un gesto urgente la camicia di John, che si inarcò con un ansito, mentre il Serpeverde lasciava una scia di baci sull’addome.
“Come lo sai, Sherlock?” sospirò con voce spezzata, artigliando con forza il sedile sotto di sé, sentendo già crescere la  propria eccitazione.
Sherlock risalì il suo dorso con una nuova scia di baci umidi, fino a trovasi nuovamente alla stessa altezza di John, gli occhi eccitati ma seri.
“John, noi eravamo destinati a questo dal primo istante in cui ci siamo visti”
“A pomiciare sui sedile dell’espresso per Hogwarts?” scherzò il ragazzo, strappando un ghigno a Sherlock.
“Cosa succederà se un giorno incontrerai qualcun’altro?” insistette, sempre più insicuro.
Sherlock lo trafisse con lo sguardo, facendolo rabbrividire “Tu sarai sempre al primo posto, Jawn, sempre” soffiò, carezzando con gentilezza il viso scosso dell’altro “insomma, un sociopatico ad alte funzionalità e un malato d’adrenalina tormentato moralmente e fisicamente dalla mancanza d’azione della propria vita” sussurrò, facendo sorridere il ragazzo “credi davvero che esistano altre persone al mondo in grado di far sentire completi due come noi?” sbuffò, mentre John scoppiava in una piccola risata.
“Noi siamo due facce della stessa medaglia, yin e yang, ordine e caos, cuore e mente” elencò Sherlock, appiattendosi maggiormente sul corpo teso di John, strappandogli un mugolio sommesso, quando le due virilità entrarono in contatto “ non possiamo vivere separati, abbiamo bisogno l’uno dell’altro per riuscire ad andare avanti” soffiò Sherlock, spostando la mano verso il ventre del ragazzo, fino a farla premere contro il cavallo dei suoi pantaloni, facendolo gemere con forza, quando iniziò a stuzzicare la sua erezione ancora dolorosamente fasciata nei vestiti e mentre finalmente Sherlock la liberava dall’impiccio degli indumenti, circondandola con la propria mano, John pensò che il ragazzo aveva ragione.
Ripensò a tutto ciò che avevano passato, ai rischi, ai pericoli, ai litigi e ad ogni momento buio e sofferente di quell’anno ormai concluso, rendendosi conto solo allora che nemmeno per un istante avrebbe voluto sostituire uno di quegli attimi con qualsiasi altra cosa, capendo appieno solo allora che non solo era probabilmente l’unico ragazzo della scuola che riusciva a sopportare quell’enorme ammasso di difetti e paranoie che era Sherlock Holmes, ma che amava con tutto se stesso ognuno di quei singoli difetti, perché senza di essi Sherlock non sarebbe stato Sherlock e allora al diavolo!
John mugolò in protesta, quando Sherlock lasciò il suo membro duro, sollevandosi dal suo corpo con un gesto nervoso e rivolgendo la propria attenzione all’ingresso della cabina, chiusa dietro le tende scure, che sigillò totalmente con diversi incantesimi di protezione.
 Lo osservò spogliarsi velocemente, con urgenza, riflettendo su quanto quel ragazzo fosse singolare e particolare, bizzarro e totalmente fuori di testa.
Ma, infondo, era proprio questo che lo rendeva unico e speciale ai suoi occhi, era proprio per questo che lo amava.
Per tutte le volte che lo aveva svegliato di notte, lanciando maledizioni contro al muro, per quando aveva allontanato ogni ragazza che gli si era avvicinata, mettendo a nudo ogni suo più oscuro segreto, facendosi poi passare dalla parte della ragione, per ogni singola volta in cui gli aveva proposto macabre avventure ai limiti della legalità per distrarlo o corse infinite per tutta la scuola per dare la caccia a  pazzi psicopatici, avendo poi il coraggio di spacciare tali episodi per appuntamenti galanti, per essere stato in grado con la sua sola presenza di scacciare gli incubi orrendi che lo tormentavano, per tutti i bronci e le espressioni offese, per i baci, le carezze e i “ti amo” sussurrati di notte, per essere semplicemente Sherlock Holmes.
E lui, John Watson, sarebbe per sempre stato pronto a seguirlo ovunque, in qualsiasi folle impresa, per quanto pericolosa, per quanto lontana, perché, lo amava e mai niente avrebbe potuto allontanarli, perché, in cuor suo sentiva quanto Sherlock avesse bisogno di lui, allo stesso modo in cui lui necessitava di Sherlock per vivere ed essere felice, ed essere completo e  niente, né la miseria, né la degradazione, né la morte, nulla di tutto quel che Dio e Satana potevano infliggere, gli avrebbe separati.**
Perché, semplicemente, erano destinati a stare insieme, per sempre.
E mentre John sentì l’erezione di Sherlock premere delicatamente contro la sua apertura, spingendo piano per ridurre al limite il dolore, si ritrovò a ringraziare con tutto il suo cuore, quella stupidissima milza di gatto che il Serpeverde aveva cercato di aggiungere alla loro pozione, perché forse, senza di essa, tutto quello non sarebbe mai accaduto.
E con un grido sordo, bloccato dalle labbra affettuose di Sherlock, John capì che niente e nessuno li avrebbe mai divisi, perché nulla lo avrebbe potuto separare dall’altra metà di se stesso.
Sarebbero stati loro due, per sempre.
Watson e Holmes.
John e Sherlock.
 
Note Finali:
*Dialogo da “Il mastino di Baskerville”

**Cit “Wuthering Heights” (sì, lo so, la devo smettere di citarlo ovunque, ma lo sto rileggendo, quindi non riesco proprio a trattenermi!XD)
 
Ok, la frase finale, forse necessita di una piccola spiegazione, perché non credo che si possa capire ciò che volevo supporre; semplicemente volevo sottolineare come, con il passare del tempo, si sia passati dal “Watson e Holmes” del canon, allo “John e Sherlock” delle serie televisiva, sottolineando che non importa quante versioni e riadattamenti faranno nel corso degli anni o quanti anni trascorreranno, perché semplicemente saranno sempre e solo loro due.
E con questo questa fic è ufficialmente finita! Un saluto a tutti voi, spero ci risentiremo in futuro e spero davvero che questa storia vi sia piaciuta! Grazie di tutto!
Con affetto,
Becki
  
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