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Autore: Mimi18    24/07/2013    8 recensioni
Di certo Stiles Stilinski non si sarebbe mai immaginato di passare le sere del college a guardare film come X-Men in compagnia di Lydia Martin.
(Stydia, future!fic).
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Never have I ever

 

 

 

Tre anni prima Lydia Martin non solo non ci avrebbe creduto, ma avrebbe anche riso in faccia a chiunque avesse osato pensare che lei, reginetta della Beacon Hills High, al primo anno di College, avrebbe passato quasi ogni sera nella stanza di Stiles Stilinski a commentare malevolmente i suoi fumetti o guardare film – raramente, Stiles le permette anche di guardare ‘I passi dell’amore’, e Lydia si diverte quasi ogni volta nel vederlo piangere.

Oggi, invece, Lydia non trova niente di strano nello stare seduta su una moquette dubbiosamente igienica, il viso appoggiato sulla spalla di Stiles, a guardare X-Men in nient’altro che pantaloncini e una maglietta di un paio di taglie più grande, non un filo di trucco sul volto.

«Quindi», Lydia arriccia le labbra rosse in un’espressione crucciata, lanciando un’occhiata a Stiles dal basso – come sempre, i suoi grandi occhi marroni già la stanno fissando, la curiosità di sapere cosa le passa per la mente. «Lui», il dito piccolo e bianco di Lydia indica indecisa Michael Fassbender seduto  al fianco di un aitante James McAvoy, una scacchiera tra di loro, «e Charles sono gay?».

Stiles spalanca la bocca circa cinque volte, guardandola come guarderebbe un cane con due teste, per niente colpito questa volta dal ciuffo di capelli rossi che le cade maliziosamente davanti al viso, coprendole gli occhi verdi e risaltando ancor di più in contrasto alla pelle bianca del suo corpo. Oh, è così bella Lydia che non vorrebbe darle della stupida, ma deve – per l’onore di Magneto.

«No!» La voce di Stiles suona terribilmente indignata, e Lydia solleva il viso dalla sua spalla per poterlo guardare direttamente negli occhi, e sono così espressivi e profondi che ci si potrebbe perdere per sempre, lei questo lo sa bene. «Sono amici, ora, come fratelli, ma poi una serie di…»

Stiles si blocca quando un dito di Lydia si appoggia con decisione contro le labbra, il mormorio su quanto sia complicata la storia tra Erik e Charles cessa immediatamente. Sono passati anni, ma tutto il tremolio ogni qualvolta lei gli è vicina non se n’è mai andato, l’amore per lei non si è dissolto nemmeno con la nascita di quell’amicizia, nonostante qualche ragazza Stiles sia riuscito a baciarla  - e qualcosa decisamente di più – negli ultimi tempi.

Di tutte le sue piccole ed insignificanti (talvolta imbarazzanti) avventure Lydia non sa nulla. Lei sgattaiola dal dormitorio femminile fino alla sua camera, qualche volta tende ad addormentarsi sulle sue gambe e Stile in quegli istanti dimentica quasi che il pavimento è terribilmente scomodo, e ci si siede solo quando guardano film insieme. O studiano. O leggono fumetti. In effetti, tutti i suoi momenti con Lydia li ha passati su quel pavimento polveroso, su cui ogni tanto ci butta i vestiti usati o carte di brioche o qualsiasi cosa capiti. Ogni tanto succede che Lydia si sfoghi su qualcosa di serio, Allison è lontana e Stiles è quasi sicuro che non ci sia nessuna nuova particolare amicizia nella sua vita, o almeno, non importante. Lui la capisce, perché Scott è con Allison da qualche parte, il college non calza effettivamente per un lupo mannaro e una cacciatrice, quindi può sentirlo raramente.

Non c’è niente però di serio tra lui e Lydia. Ogni tanto Stiles vorrebbe baciarla, o baciare il suo dito, come ora, quando le prende la cattiva abitudine di zittirlo, ma tutto deve essere taciuto, perché Lydia è sua amica e non ci sarebbe mai potuto essere nulla tra loro.

«Sì, ma li vedi i loro sguardi, Stiles?»

Al momento, Stiles sta guardando solo i grandi occhi di Lydia, ma con uno sforzo gira il collo e l’unica cosa che percepisce è lo sguardo verde sul collo, inquisitorio, e meccanicamente si porta a coprire la piccola macchia viola ormai quasi sbiadita.

«Quello è un succhiotto?!»

Stiles Stilinski ha un succhiotto sul collo, questo è tutto ciò che il cervello di Lydia riesce a formulare mentre balza in piedi come una molla, quasi calpestando il pacchetto di patatine che ha abbandonato ai suoi piedi all’inizio del film.

«Uhm, io – eh?»

Stiles si massaggia il collo, sfregando la macchia e pensando, pensando così velocemente ad una qualsiasi scusa che non ce la fa, e scrolla le spalle. «Cosa hai -»

«Oh no, Stilinski,» Lydia punta un dito accusatorio proprio contro il naso di Stiles, che deglutisce rumorosamente, «non provare ad usare questa tattica con me, sei ben lontano dall’essere sordo oanalfabeta per non aver capito quello che ho detto!»

«Okay, ma – »

«Chi e quando, Stilinski? Parla!»

Stiles si gratta il mento cercando di guardare ovunque fuorché il viso di Lydia, sente le gote arrossarsi per l’imbarazzo e lo stomaco stringersi; di certo non poteva immaginare di avere questa conversazione proprio con lei. Nei suoi sogni, in cui interpretava un latin lover, si vantava delle proprie conquiste nello spogliatoio maschile di lacrosse, facendo diventare Jackson Whittermore verde di invidia.

«Amy Adams», borbotta allora Stiles abbassando la testa verso la moquette e guardando i piedi nudi di Lydia. Ha le unghie pitturate di rosso, un rosso geranio, un po’ rovinato qua e là, ma lei ha smesso di controllare queste minuzie prima di uscire – prima di venire da lui. «Qui, mercoledì scorso».

Lydia apre e richiude la bocca circa tre volte, osserva Stiles. Non muove un muscolo nemmeno per colpirlo, o non urla improperi, sembra solo riflettere.

«Lo stesso mercoledì in cui avremmo dovuto vedere Il ritorno del Cavaliere Oscuro?»

Stiles deglutisce, ora. «Sì».

«Lo stesso mercoledì in cui hai rimandato la visione perché – com’era? – ‘dovevi studiare’?»

Il colore sul suo viso non c’è più, Stiles si sente completamente bianco, prima di deglutire. «Non – »

«Sh! Mi hai mentito, Stiles! Mi hai dato buca per…scoparti una ragazza!» Lydia solleva le braccia al vento, facendo sì che i lunghi capelli rossi si muovano e le finiscano di fronte al viso, e Stiles non può fare a meno di pensare quanto sia bella arrabbiata.

Poi, all’improvviso, Stiles ragiona. «Perché te la prendi tanto, Lydia?»

Tutto tace all’improvviso, e Stiles sa per certo di aver colpito un tasto dolente. Osserva le braccia di Lydia abbassarsi con lentezza, mentre le dita scostano qualche ciuffo di capelli dagli occhi e dalle labbra – le mani le tremano, mentre si dondola sui talloni indecisa.

«Perché mi hai mentito».

«Sbagliato», Stiles si alza in piedi, appoggiandosi al divano per sollevarsi. È una quindicina di centimetri più alto di Lydia, ora, può vedere attraverso la scollatura della sua maglia troppo larga. Stiles l’ha sempre trovata sensuale, quella tenuta così da casa. L’immagine delle sue forme nascoste, dei suoi capezzoli turgidi, della sua pelle bianca, è tutto così intossicante da star male. «Quando ti ho mentito perché dovevo affrontare quella battaglia online non te la sei presa, hai solo commentato con un ‘Nerd’, dandomi un pugno – mi hai lasciato un livido, tra parentesi».

Lydia si morde il labbro inferiore indecisa, spostando lo sguardo verso la porta di legno della stanza, chiedendosi se sia il caso di fuggire così e abbandonarlo senza una risposta, ricomparendo dopo un mese portando caramelle come se nulla fosse successo.

«Mi stai dicendo di volere un pugno?» La voce è un po’ roca, a Stiles questo non sfugge mentre rotea gli occhi, portando le mani sulle spalle di Lydia. Le sente sussultare sotto le sue dita, una cosa che non era mai successa tra loro – era sempre stato lui a sussultare, quando le dita di Lydia lo sfioravano per caso.

«Ti sto chiedendo perché te la prendi, anche tu qualche volta mi hai dato buca», e Stiles ogni singola sera saltata ha pensato con chi la passasse, Lydia. Con chi riempisse quelle ore.

«Per studiare».

«Oh, andiamo, non prendiamoci in giro!», Stiles si passa una mano tra i capelli, guardandola irritato negli occhi verdi. «Vuoi dire che non sei mai uscita con nessun ragazzo da quando siamo entrati al college, Lydia? Proprio tu?»

Lydia sente lo stomaco stringersi sotto lo sguardo accusatorio di Stiles. Non c’è niente che possa dire per convincerlo, i suoi occhi marroni sputano sentenze, eppure niente è come sembra. Non c’è niente nella vita di Lydia all’infuori delle serate con Stiles, un caffè con i docenti più interessati ai suoi progetti, qualche chiacchierata superficiale con la sua compagna di stanza e le chiamate lunghe delle ore con Allison. Non c’è nulla di più, perché a Lydia tutto questo basta. Non necessita di sentire un corpo caldo contro il suo, quando Stiles le accarezza la coscia in un attento gesto distaccato, così distaccato che l’ha sempre fatta ridere. Non ha bisogno di amiche che si complimentino con lei per il suo nuovo vestito o i perfetti abbinamenti, quando Stiles le dice che è bellissima con una cipolla sfatta e il trucco leggermente sbavato, a mezzanotte sulla soglia della sua stanza con una tazza di latte e cioccolato tra le mani. Non può certo ammettere che addormentarsi su una moquette di dubbio igiene sia sufficiente, perché è evidente che la sua sola presenza a Stiles non basta più, e questa non è altri che colpa sua. Perché non ha parlato delle farfalle nel suo stomaco – farfalle? Che cosa da ragazzina. Non ha parlato delle mani sudate quando le ginocchia si toccavano sotto i tavoli della biblioteca. Non ha mai svelato niente, Lydia, perché ha sempre dato per scontato che Stiles ci fosse, per lei.

«Pensa quello che vuoi, io devo andare».

Lydia afferra velocemente le pantofole abbandonate sotto la sedia, mentre Stiles osserva i suoi movimenti tremolanti ed indecisi, le mani nei capelli e l’indecisione scritta sul viso.

«Vuoi andartene così ed ignorarmi in eterno solo perché – Lydia, maledizione!»

Stiles sente la porta sbattere, il poster di Star Wars appeso sopra il letto cade penzolante, mentre i passi di Lydia si perdono nell’edificio. Rimane immobile, non la insegue.

 

*

 

Lydia osserva di sottecchi Amy Adams da lontano e lei stessa trova la cosa parecchio inquietante. Non sa nulla di lei se non che frequenta un corso di lingue straniere avanzato e che al liceo fosse una delle titolari della squadra di pallavolo. E che le piacciono i gruppi rock, viste le numerose magliette di Pink Floyd, Guns ‘n’ roses e Iron Maiden giornaliere. Lydia si chiede guardandola come ci si possa vestire in tal modo al college.

«Dovresti smetterla con lo stalking», è così che esordisce Allison una sera, mentre Lydia se ne sta rinchiusa in bagno a controllare la giusta sfumatura di rosa per lo smalto. È tutto ciò che può fare, il desiderio di distrarsi dal pensiero che Stiles Stilinski – lo stesso Stiles Stilinski che a diciassette anni era ancora vergine – possa essere con chiunque a fare qualsiasi cosa, che è così orrendamente orrendo da farle saltare i nervi.

«Non pratico stalking, Allison, sono solo preoccupata che Stiles possa uscire con una ragazza poco seria».

Lydia sente ridacchiare all’altro capo, e rotea gli occhi. «Una ragazza poco seria? Probabilmente è esattamente questo che cerca, Stiles, dopo esserti venuto dietro per – ».

La boccetta di smalto cade sulla moquette, rovesciando il proprio contenuto intorno ai piedi nudi di Lydia, che impreca contro Allison, se stessa e Stiles. Una quindicenne, ecco come si sente in quel preciso istante.

«Evidentemente non è più così, comunque», ribatte acida Lydia afferrando il rotolo di carta igienica, iniziando a tamponare la macchia rosa decisamente antiestetica. Dio, Kelly, la sua compagna di stanza, l’avrebbe uccisa.

«Sei gelosa».

Lydia ha le dita nello smalto, i polpastrelli sono macchiati di rosa e sa già che ci vorranno almeno dieci minuti per pulirli perfettamente. Tuttavia, non le importa, perché la voce di Allison risuona come un’eco sorda nella sua testa, rumorosa e fastidiosa, fino a quando un singhiozzo non le scappa dalle labbra.

«Di Stiles Stilinski?»

Allison mugugna un ‘sì’, e chiunque potrebbe immaginare le sue labbra piegate in un sorriso terribilmente divertito.

«Io gelosa di Stiles?»

«Proprio tu».

Lydia solleva le sopracciglia. «Lo stesso Stiles Stilinski che si è spruzzato il profumo in faccia?»

«Proprio lui».

«Lo stesso Stiles Stilinski che è membro di una community online per giochi da nerd?»

«Aha», Allison si guarda le unghie, lo spettro di un sorriso negli occhi.

«Lo stesso Stiles Stilinski che…»

«Sì, Lydia, lo stesso Stiles Stilinski che si domanda ancora oggi se potrebbe piacere ai gay».

Lydia arriccia le labbra, cercando di trattenere una risata: ricorda ancora il racconto di Danny di qualche anno prima, allora non sapeva quasi chi fosse Stiles Stilinski. Oggi, invece…

«E nel remoto – ma comunque non certo – caso che fossi gelosa cosa suggeriresti di fare?»

Un chiaro tonfo si percepisce all’altro capo del telefono, Allison rotola sul letto, afferrando un quaderno consunto e mordicchiandosi il labbro.

«Digli tutto».

Lydia sbatte le palpebre per un attimo, leccandosi poi le labbra e guardando il proprio riflesso nello specchio. I lunghi capelli legati in una crocchia scompigliata, il visto struccato e le gote arrossate per il caldo soffocante nel piccolo bagno.

«Dichiararmi a Stiles Stilinski? Giammai».

 

*

 

Lydia Martin non è mai stata una ragazza insicura. O almeno, non negli ultimi nove anni della sua vita. Quindi è per questo che, con ostentata sicurezza, bussa alla porta di Stiles Stilinski alle undici in punto di un invernale sabato sera, con una felpa più grande di due taglie e dei pantacollant floreali un po’ scoloriti.

Quando Stiles apre, la sorpresa è disegnata nei suoi grandi occhi marroni.

«Lydia? Cos – perché – uhm, cioè – »

Lydia solleva una bottiglia di tequila, scrollando le spalle. «Hai mai giocato a ‘Io non ho mai’? Per ogni cosa fatta, bevi».

Stiles la guarda. Sono quasi due settimane che Lydia non si presenta alla sua porta con un DVD tra le mani, o un libro, o un fumetto che lui non era riuscito a trovare. Sono quasi due settimane che Stiles si avvia verso il suo dormitorio per poi tornare indietro, le mani nei capelli e l’indecisione. Sono quasi due settimane che Stiles tormenta Scott al telefono per avere consigli sul da farsi, perché Lydia gli manca così tanto da stare quasi male. Ed ora lei è lì, una bottiglia di tequila in mano, e nonostante le mille domande che vorrebbe farle Stiles si limita a lasciarla passare, chiudendosi la porta alle spalle.

 

*

 

Lydia venti minuti dopo ha abbandonato la felpa sul letto di Stiles, rimanendo solo in una leggera canottiera che lascia davvero poco all’immaginazione offuscata del ragazzo, soprattutto nello stato di ubriachezza in cui entrambi vertono in quel momento.

Osserva le mani di Lydia afferrare un altro bicchiere di tequila, la risata che irrompe dalle sue labbra è un po’ isterica, ma a Stiles piace in ogni caso.

«Io non ho mai,» e osserva la sua lingua inumidire le labbra incantato, «fumato Marijuana nei bagni della scuola, prima di un test».

Stiles butta giù la tequila in un sorso, mentre Lydia sgrana gli occhi verdi e picchia contro una sua spalla, ridendo e buttando il capo contro il divano. Stiles non può che trovare sensuale il collo nudo e sudato esposto alla vista, e sente lo stomaco stringersi prepotentemente dal desiderio di baciarlo. E baciarlo. E baciarlo.

«Quando?»

«Prima del test di Economia, ho finito per parlare della circoncisione», blatera Stiles riempiendole un bicchiere, distogliendo gli occhi dalla scollatura. «Io non ho mai baciato una ragazza ad un pigiama party».

«Sei un porco, Stilinski!» E Lydia beve, ridendo e bagnandosi un po’ il mento, permettendo all’indice di Stiles di raccogliere la goccia d’alcool. Ed è qualcosa che succede a rallentatore, perché la temperatura si alza e Lydia stringe le cosce, consapevole della sua vicinanza – consapevole di dove voglia andare a parare con questo gioco.

«Io non ho mai voluto fare l’amore con la mia migliore amica».

Lydia osserva gli occhi di Stiles sgranarsi per lo stupore. Osserva la sua mano afferrare la bottiglia e riempire un altro bicchiere, prima di berlo in un sorso, e leccarsi le labbra. Stiles Stilinski le ha detto cinque mesi prima che lei, Lydia Martin, è come una migliore amica per lui.

«Io non ho mai voluto fare l’amore con il mio migliore amico – beh, forse a parte – », ma Stiles si zittisce, perché Lydia prende un sorso di tequila direttamente dal collo della bottiglia, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

Nella testa di Stiles risuona ancora la confessione di qualche mese prima, dopo una festa in piscina, in cui Lydia aveva bevuto troppa birra: ‘Sei il primo amico maschio che ho, non sei Allison, ma…’.

«Io non ho mai baciato qualcuno per prima».

Questa volta Stiles non beve, si china sulle labbra di Lydia e le bacia, leggero ed incerto, come ci si aspetta da un ragazzo che non vuole buttare all’aria un sogno. Era in prima media Stiles quando ha desiderato per la prima volta di baciare Lydia Martin, in biblioteca, quando l’aveva vista arricciare la bocca leggendo i compiti di matematica. A quei tempi Stiles non sapeva nemmeno che ci volesse la lingua, pensava che tutti ci si baciassero con labbra e occhi chiusi, tenendo le mani sulla vita dell’altra e respirando con il naso.

Questo bacio non è come se l’era immaginato l’undicenne Stiles Stilinski, la lingua di Lydia gioca con la sua, le labbra si aprono e si chiudono producendo suoni a cui credeva di essere abituato, ma con lei tutto è diverso. Sente il suo corpo spingersi contro di sé, le mani stringono la vita morbida di Lydia, salendo lente verso il seno, e la percepisce tremare e gemere nella bocca, ed è tutto così perfetto che Stiles deve staccarsi per poterla guardare negli occhi.

«Io ho sempre voluto farlo durante le nostre serate, lo sai, Lydia?»

Lydia annuisce con occhi scintillanti, le mani ad entrambi i lati delle guance calde ed arrossate di Stiles. «Anche io».

«Che – come?! Da quando?!»

Le mani si abbassano, finendo sul collo in una leggera carezza. «Più o meno dopo il primo mese in cui venivo tutte le sere in camera tua».

«Nove mesi fa! Hai aspettato tutto questo – »

Lydia lo interrompe, mettendo un broncio adorabile e Stiles vuole baciarla ancora. «Quando un ragazzo non salta addosso ad una ragazza, mentre sono soli, in una stanza del college, vuol dire che non è interessato o è gay».

«No», una ciocca di capelli rossi cade di fronte al viso di Lydia, mentre Stiles porta i loro nasi a toccarsi in una carezza, «significa che il ragazzo non vuole mandare niente a quel paese, visto che finalmente è amico della ragazza dei suoi sogni».

«Questo è poetico».

Stiles scrolla le spalle, un ghigno a piegargli le labbra. «Sì, mi piace pensarlo».

«Hai ancora paura di mandare qualcosa a quel paese?»

«Uh – eh?»

«Vuoi baciarmi o aspetti l’alba, Stilinski?!»

Ed in realtà dovrebbero parlare e non rotolare su un pavimento sporco, le dita di Stiles aggrovigliate nei capelli lunghi di Lydia, così profumati che ci si potrebbe intossicare.

Lydia vorrebbe chiedergli di tutte le altre ragazze, ma la bocca di Stiles sulla sua pancia le fa chiudere gli occhi, costringendola a sospirare leggera il suo nome. E per Stiles non c’è niente di meglio, aspetta quel momento dalla terza media, quando avevano seguito un corso di educazione sessuale e aveva desiderato ardentemente che fosse Lydia la prima ragazza ad infilargli la mano dei pantaloni.

Circa sei anni di ritardo, ma Stiles ora sa che ne è valsa la pena.

 

*

 

«Quindi», la voce di Scott è quasi sorpresa e Stiles dovrebbe esserne offeso, ma non riesce a togliersi quello stupido sorriso soddisfatto dalla faccia, «tu e Lydia vi siete messi insieme».

«Esatto».

«La stessa Lydia Martin che ti ha ignorato per praticamente tre quarti della tua vita?»

Il sorriso di Stiles si fa ancora più largo. «Proprio lei».

«La stessa Lydia Martin che ha sempre e solo frequentato ragazzi palestrati?»

«Ancora una volta, esatto».

«Quindi, la stessa per cui hai una cotta dal terzo anno dell’asilo, non un’omonima».

«La stessa e bellissima e intelligentissima e – talvolta – inquietantissima Lydia Martin, con i capelli profumatissimi e color biondo fragola, labbra rosse e morbide, corpo perfetto – », Stiles inizia ad elencare ogni singolo pregio di Lydia, ignorando i toni disgustati di Scott all’altro capo del telefono, che fa di tutto per fermare la tiritera dell’amico, che non si blocca, perché ha subito per anni i discorsi su quanto fosse perfetta Allison, quindi una piccola vendetta è d’obbligo.

«Dillo, non ci avresti mai scommesso», dice Stiles con voce completamente gongolante, sentendo ancora il profumo di fragola sul proprio cuscino.

Scott ridacchia, passandosi una mano tra i capelli. «In realtà Allison me l’ha detto una settimana fa».

Stiles balza in piedi di colpo, buttando a terra i due DVD pronti per essere visti con Lydia e la lampada del comodino, fissando stupito la finestra.

«Da una settimana?»

Scott capisce immediatamente di aver detto la cosa sbagliata.

«Come puoi saperlo da una settimana e io solo da un giorno?!»

«Allison mi ha fatto promettere di – »

«MA IO SONO IL TUO MIGLIORE AMICO!»

«Sì, ma Allison mi ha – »

«Mi hai nascosto la cotta di Lydia! LYDIA MARTIN, la ragazza di cui sono innamorato da  – »

«Ci siamo già dati all’Indovina chi?, Stiles».

«Questo non cambia che tu mi abbia mentito, dopo tutto quello che ho passato a causa della tua faccia pelosa!»

«Stiles».

«Non dire ‘Stiles’ a me!»

 

*

 

Stiles Stilinski aveva sempre creduto che, un giorno, sarebbe finito così: seduto su una moquette nella sua stanza al college, una ciotola vuota di pop corn ai piedi e Star Wars in televisione, accanto a Scott. Ma non c’è Scott vicino a lui, in quel momento, ma una ragazza, con la tempia sulla sua spalla ed una mano sulla coscia – un punto pericolosamente alto perché possa definirsi innocente. E non una ragazza qualunque, ma Lydia Martin.

«Stiles?»

Oh, il suo nome pronunciato con voce roca e gli occhi, quei grandi occhi verdi che lo guardano pazienti. E le sue labbra, dio come baciano quelle…

«Mi annoio, Stiles».

In qualsiasi altra occasione, Stiles l’avrebbe baciata, perché nessuno può stancarsi di baciare e fare l’amore con Lydia Martin, ma non questa volta. Ogni pensiero su di lei – o quasi – si blocca, il ragazzo mette in pausa il film e la guarda dritta negli occhi, indignato.

«Lydia, per quanto ti ami è impossibile che tu ti possa annoiare guardando Star Wars».

 

 

 

 

 

N/a: sì, lo so, è stupida. Ma io mi sono divertita a scriverla, perché voglio che loro siano l’endgame, anche se per questo dovremo aspettare forse fino al college. Li amo troppo, sono la mia piccola nuova ossessione. *ghigna* Quindi sì, tornerò. E sì, è una minaccia. Vi adoro. (L)

 

 

 

   
 
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